Segodnja uvol’nenija ne budet (“Non ci sarà licenza oggi”, traduzione letterale: “Oggi non ci sarà libera uscita”, 1958). Scritto e diretto da Andrej Tarkovskij e da Aleksandr Gordon. Fotografia di L.Bunin ed E.Yakovlev. Interpreti: O. Borisov (capitano Galich), A.Alekseev (il colonnello), P.Lyubeshkin (il funzionario al telefono), I.Koshukin (il soldato georgiano), S.Lyubshin, e altri. Film per la tv, durata 45 minuti.
L’esordio di Tarkovskij alla regia (ma prima di questo c’è un altro film di venti minuti, sempre in collaborazione con Aleksandr Gordon) è stato una piacevole sorpresa. Vedendo il film pieno di uniformi e di militari mi ero un po’ messo in allarme, pensando a un puro e semplice compitino da scuola di regia; ma si tratta di tutt’altra cosa.
Il soggetto è questo: in una città, proprio in una via principale, una ruspa porta alla luce delle bombe: residuati della guerra mondiale appena conclusa. Le bombe sono tante, pericolose e in pessime condizioni; di disinnescarle non è proprio il caso. A rigor di logica (e di regolamenti) bisognerebbe farle brillare sul posto. Ma come si fa? Basta dare un’occhiata in giro per accorgersi che ci sono case ovunque: l’esplosione di tutte queste bombe causerebbe una catastrofe e centinaia di persone rimarrebbero senza tetto. Il ricordo della guerra e delle macerie dei bombardamenti è ancora una ferita aperta, e i militari decidono di tentare a portar via le bombe prima di farle saltare.
Ma in tutto questo non c’è niente di retorico o di eroico, e qui sta il pregio del film, tutt’altro che un film di regime o di propaganda.
E’ un soggetto che abbiamo visto molte volte, al cinema: almeno un paio di film molto belli negli anni ’50, e tanti altri ancora con episodi che riguardano il disinnesco di bombe inesplose, o lo sminamento di un campo. Questo di Tarkovskij e di Gordon è dunque un piccolo film di genere, e non un capolavoro; ma lo si vede volentieri, la tensione rimane sempre alta e gli attori sono molto bravi e molto ben diretti. C’è anche una trama secondaria, probabilmente non necessaria: un chirurgo e la sua equipe (due infermiere e un anestesista) si fermano in un ospedale che deve essere evacuato, a causa di un’emergenza. C’è una vita in pericolo, un uomo vittima di un incidente d’auto, e l’operazione non può essere rinviata.
Il senso del titolo è questo: quando arriva la notizia, due dei soldati che poi vedremo all’azione si lanciano un’occhiata e commentano: “Per oggi, niente libera uscita...” (o: “Non ci sarà licenza oggi”, il titolo con cui il film è arrivato su Raitre)
Si inizia come una giornata qualsiasi, un tran tran quotidiano molto burocratico e noioso; poi una telefonata dal cantiere rivela il pericolo. L’azione parte subito, già dai primi minuti siamo ben dentro alla storia e impariamo a conoscere i protagonisti. Il clima di tensione che si crea, con i suoi personaggi molto ben delineati, mi ha ricordato un altro film corale girato nello stesso periodo, “La parola ai giurati” di Sydney Lumet, con Henry Fonda (Twelve angry men, 1957). Ovviamente, la storia è molto diversa e questo è un film più piccolo e più breve, senza star, ma l’ambiente raccolto e il cast quasi interamente maschile rendono i due film molto simili. I militari che vediamo in azione non sono marionette, ma persone vere; non eroi ma persone attente ai valori del vivere e del lavorare insieme. Niente inutili eroismi, molta professionalità (di quella buona, solida, “di una volta”, e non di facciata, alla Bertolaso) e c’è spazio anche per qualche momento divertente. Donne e bambini, ed è strano per un film di Tarkovskij, questa volta rimangono sullo sfondo; ma c’è spazio per un’attrice che interpreta la moglie del capitano che guida la piccola pattuglia di sminatori.
Un film che non speravo più di vedere, e per il quale ringrazio molto lo staff di Raitre che lo ha trasmesso di recente (alle due di notte, ma si fa quel che si può, di questi tempi...). Rimane la curiosità di vedere anche il primo breve film di Tarkovskij, ancora allievo della scuola di cinema, che è tratto da un racconto di Hemingway, "The killers", dove Tarkovskij ha anche una parte come attore. Una piccola sequenza di questo film è già nel documentario di Chris Marker "Una giornata di Andrej Arsenevich". Diamo tempo al tempo, arriverà anche quello.
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