sabato 30 ottobre 2010

Georges Méliès ( VI )

- Georges Méliès (1997), documentario di Jacques Mény. Consulenza di Jacques Malthete. Produzione La Sept-Arte-Sodaperaga-Mikros Image. Trasmesso dalla TSI nel 1998.
- Tutto Méliès, 175 cortometraggi in cofanetto da 5 dvd. editore Morris Casini & Partners www.casinieditore.com

Nel 1896, un anno dopo la prima proiezione dei Lumière, Georges Méliès gira “Le manoir du diable” 60 metri di pellicola, tutto in luce naturale. E’ il vero inizio della sua produzione a livello professionale.
Del 1903 è « Faust aux enfers » ; nello stesso anno “Le royaume des fees” : che stupisce perché ha molte scene sott’acqua, con pesci, sirene e palombari. Il trucco è questo: tra la cinepresa e gli attori Méliès mette un grande acquario con pesci vivi, e polipi e altri animali marini; l’effetto è ancora oggi sorprendente. Méliès metterà anche modellini di vascello in catini d’acqua, a simulare tempeste, ed è il primo a filmare battaglie marine che destano molto stupore, ma questa volta l’effetto che fa rivedere oggi quei modellini è davvero deludente.
Altri film molto impegnativi: “Deux cents milles sous les mers », 1907 ; « Giovanna d’Arco”, 1900.
“Il palazzo delle mille e una notte”, 1905; “L’inquilino diabolico” del 1907; “L’equilibrista impossibile” del 1902 (con quattro Méliès in scena a fare giochi d’equilibrio); “L’uomo orchestra” del 1900 (sette riavvolgimenti della pellicola per arrivare al risultato voluto); “Il melomane” del 1903, con Méliès che butta la sua stessa testa sul pentagramma: umorismo un po’ macabro, ma è uno dei suoi film che reggono meglio al passare del tempo, e stupisce ancora. Molti trucchi spettacolari erano già stati fatti con la lanterna magica, e l’umorista Grandville aveva già dato forme umane alle note musicali nei suoi disegni; Méliès unisce questi due aspetti e ne trae un piccolo capolavoro che avrà enorme successo.
Del 1902 è il famosissimo “Voyage dans la Lune” (ispirato a Verne ma anche a HG Wells, “I primi uomini sulla luna”), che è molto costoso (un mese di riprese, un vero kolossal) e all’inizio spaventa i compratori per il prezzo chiesto da Méliès per il noleggio. La casa produttrice di Méliès si chiama “Star film”; e le pellicole vengono vendute a metri, come i tessuti. Essendo la pellicola di “Viaggio sulla Luna” molto più lunga del normale, il prezzo veniva giudicato esorbitante: ma il film avrà grande successo e ripagherà abbondantemente i costi. A vederlo oggi, tolta la sequenza famosa del missile che arriva nell’occhio della Luna, non rimane molto di guardabile: divertente, ma il miglior Méliès (a mio parere) non è qui.
I trucchi di Méliès richiedono un montaggio elaborato, che sembra già fatto alla moviola; ma il lavoro era molto più complicato, roba da certosini. Per fare bene i trucchi, bisognava infatti tagliare e incollare la pellicola, perché era impossibile fermarsi e ripartire esattamente nel punto voluto. Méliès sovrappone le immagini sullo sfondo, con mascherine, e poi riavvolge la pellicola girando un’altra volta. Inoltre, le pellicole erano spesso colorate a mano, fotogramma per fotogramma, con infinita pazienza e precisione.
Méliès teneva a sottolineare di aver fatto tutti i generi cinematografici, non solo i trucchi; ed è verissimo. Girò anche degli spot pubblicitari: già con la lanterna magica, prima della nascita del cinema, si facevano degli spot che venivano proiettati per le vie di Parigi, sulle facciate dei palazzi e sulle vetrine dei negozi; ma la nuova invenzione apriva molte possibilità. Per esempio, in “Le nozze di Barbablù” (Barbe-bleu, 1901) durante il corteo nuziale sullo schermo passa un’enorme bottiglia di champagne, e la marca è ben leggibile sull’etichetta.
Fino al 1902-1903 Méliès è il re incontrastato del cinema, ma poi arrivano concorrenti e imitatori: soprattutto la Pathé e la Gaumont con registi come Gaston Velle e Ferdinand Zecca. Charles Pathé è un industriale, ha molto denaro da investire e scende in campo con molti mezzi: Zecca per Pathé gira sei o sette volte più film in un anno rispetto a quello che può fare Méliès.
Oltretutto, Méliès non era protetto negli USA, dove la pirateria cinematografica assume proporzioni enormi: le copie pirata americane si possono distinguere ancora oggi, perché spesso si usava duplicare raschiando via il marchio “Star” dalla pellicola, che Méliès badava di mettere sempre ben inquadrato nelle scenografie, il che genera uno sfarfallio caratteristico durante la visione del film.
Méliès decide di aprire una filiale a New York, e manda a dirigerla il fratello Gaston che deposita ufficialmente il marchio “Star” anche in America. In America andavano forte i nickelodeon, cinema a cui si poteva accedere con una monetina di nickel. A New York la “Star” di Méliès va a gonfie vele, ma Edison ha il brevetto sulla pellicola perforata e decide che vuole i diritti sui film proiettati con la sua pellicola, dunque su tutti i film; vince la causa in tribunale e dal 1907 tutto il cinema americano è nelle mani di Edison, che però stringe un buon accordo con Gaston Méliès e convince la “Star” a produrre molto di più.
Per stare dietro alla crescente richiesta, Georges Méliès a Parigi deve assumere un assistente, e soprattutto deve costruire un altro teatro di posa. Lo fa nel 1907, sempre nella tenuta di famiglia: dal 1908 entrerà in funzione a pieno ritmo, però Méliès per il nuovo teatro si è riempito di debiti e questo gli sarà fatale. Ma va anche detto che il nuovo ritmo di produzione mal si accorda con la qualità artigianale dei film di Méliès, che non riescono a rimanere al livello di invenzione e di fantasia degli inizi; presto il pubblico si stanca e comincia a preferire la concorrenza. Il 1901 è l’anno di “Storia di un crimine” girato da Zecca, che mescola realismo e storie sociali di attualità; Méliès è già costretto ad adeguarsi e a inseguire il nuovo gusto del pubblico. Oltretutto, Gaumont e Pathé girano in esterni, mescolandosi alla gente; e arrivano i primi attori famosi, magari comici, come Max Linder; e si girano film su tutto, anche sulla Passione di Cristo.
Un piccolo resoconto di cosa succede nel cinema in quegli anni: nel 1908, a Torino, Giovanni Pastrone gira il suo primo film; il suo kolossal “Cabiria” è del 1914. Mack Sennett, re delle comiche americane, gira il suo primo film nel 1911; Charlot arriva nel 1915. David W. Griffith gira il primo film del 1908; Intolerance è del 1916, Birth of a Nation è del 1915.
Nel 1909 si tiene a Parigi il Congresso mondiale dei produttori di film; Méliès ne viene eletto presidente. C’è una foto di gruppo di questo congresso, al fianco di Méliès ci sono George Eastman (della Kodak) e Gaumont, e tutti gli altri big mondiali. In questo congresso si prendono decisioni capitali: soprattutto si decide che lo standard per le pellicole sarà il 35 mm, con la pellicola perforata di Edison – lo standard che è ancora in uso, e che è stato soppiantato solo dal digitale computerizzato.
Méliès non è equipaggiato per il nuovo sistema. Il film che gira nel 1909, “L’inquilino diabolico”, può essere preso come emblema della sua situazione: nel film (molto divertente, interpretato da Méliès stesso) si vede il protagonista che butta tutto dalla finestra; lo farà anche Méliès, proiettori e cineprese compresi.
Nel 1909, la Star produce solo dieci film, nel 1910 niente. Saranno solo sei i film del 1911: sei film commissionati a Méliès da Pathé, ex concorrente, e che non avranno successo. Nella primavera del 1913 Méliès interompe per sempre le produzioni: l’ultimo film è “Il viaggio della famiglia Bourrichon” (Le voyage de la famille Bourrichon, 1913).
Nel 1923 vende tutto e lascia Montreuil. Lo studio diventerà un deposito, e verrà demolito poco dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Dal 1925 al 1932 Méliès apre un negozio di giocattoli e dolciumi nella stazione di Montparnasse, con la seconda moglie. Fa una vita modesta, e molti lo credono morto; ma poi un giornalista lo riconosce e inizia una campagna stampa a suo favore.
Nel 1932 la mutua del cinema acquista il castello di Orly, e propone a Méliès di abitarvi; Méliès vi si trasferisce e vivrà lì fino alla morte, nel 1938.
Nel castello, Méliès riceve molte visite e scrive i suoi ricordi. Nel 1933 recita in uno spot per una marca di sigarette, sfruttando la sua abilità di prestigiatore: lo spot si può vedere in “Le violon d’Ingres” di Jacques Brunius.
Il numero preciso di film di Méliès si aggira intorno a 1500, in gran parte distrutti (molti da Méliès stesso, in un momento di delusione). Il sito www.imdb.com ne riporta 552, e porta “Un petit diable” del 1896 come primo titolo.
Sulla vita di Méliès è stato girato nel 1953 il film “Le grand Méliès” di Georges Franju; e il mondo di Méliès e il suo modo di girare sono ben ricostruiti in “Il silenzio è d’oro” di René Clair (1947), una commedia con protagonisti d’invenzione dove però Clair si è avvalso dei collaboratori di Méliès per la ricostruzione del teatro di posa, e dove il protagonista (interpretato da Maurice Chevalier) è un regista del 1907, evidentemente ispirato a Méliès. René Clair iniziò a girare film (come attore) già nel 1920: per molti versi il mondo di Méliès era anche il suo mondo.
Fotogrammi da “Eclissi di sole nella luna piena” (Eclipse de soleil en plein lune, 1907)

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