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Siamo in Messico, a Cuernavaca, nel 1938: è il primo novembre e c’è una grande fiera. Si fa festa, in Messico, per la festività dei morti: è come per noi a Carnevale. Il film si apre su sequenze documentarie, forse anche antropologiche, che vedremo anche più avanti, nel corso della narrazione, e che danno senso a tutto il film.E’ una sequenza di mummie e scheletri, veri e in maschera: i titoli di coda ci dicono che sono stati filmati da Danny Huston (figlio del regista). Ascoltiamo subito anche le musiche originali per il film, molto belle, scritte da Alex North: quasi dimenticato, ci ha dato alcune tra le colonne sonore più belle della storia del cinema. E’ un film grande e disperato, come molti dei più belli di Huston; e senza speranza, a differenza di altre volte. E’ un film sul disincanto, sul capire veramente come è fatto il mondo, cosa c’è dietro al nostro affannarsi.
Geoff Firmin è l’ex ambasciatore britannico a Cuernavaca, ha dato le dimissioni e ha appena ricevuto un telegramma che gli annuncia l’avvenuto divorzio dalla moglie. Il motivo lo sapremo più avanti: la moglie ha avuto una relazione con il fratello minore di Firmin. Tutti vogliono molto bene a Firmin, ma lui non può perdonare né dimenticare, può solo far finta che non sia successo nulla e andare avanti in qualche modo: cioè, bevendo fino ai limiti del possibile. In una delle prime sequenze vediamo Firmin elegante e ben curato, in abito da sera ma senza i calzini: il suo amico dottore, messicano, glielo fa notare. Un dettaglio che sciupa tutto, ma Firmin è troppo ubriaco per dargli importanza. La sua sofferenze deriva da una lucidità estrema, una coscienza del mondo così forte da doverla annegare nell’alcool.
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Firmin: Solo in Messico la morte diventa un’occasione per divertirsi.
Dottore: Nel giorno dei morti, quando i loro spiriti tornano sulla Terra, le strade del Paradiso dobbiamo rendergliele facili e piacevoli. Se le riempiamo di lacrime, loro scivolano.Firmin dice di voler rimanere a Cuernavaca, anche se adesso è in pensione. Al dottore dice anche che ha appena ricevuto la notizia del divorzio, ma che con lui c’è suo fratello, il fratellastro che il padre ha avuto con una texana, e al quale è molto affezionato. Il fratello, reduce dalla guerra di Spagna, gli ha detto che ha notizie certe su un gruppo di banditi vicino ai nazisti, che ricevono cospicui finanziamenti dalla Germania.
Il Dottore porta Firmin in un locale, dove l’ex ambasciatore si ubriaca ancora di più. Gli si avvicina il nuovo console tedesco, e il dottore glielo presenta. Firmin continua ad essere gentile e diplomatico; il nazista gli ricorda sorridente il recente Patto di Monaco: Gran Bretagna e Germania sono amiche. Firmin lo ascolta con educazione, ma poi la sua amarezza ha il sopravvento e comincia a non essere più diplomatico; il nazista si ritira un po’ spaventato, Firmin va sul palco del gruppo musicale e comincia a parlare dei morti, della grande quantità di morti che porterebbe una nuova guerra.. Il dottore riesce a calmarlo: “E’ triste consumare la vita nella convinzione che tutto sia una tragedia... Non si può vivere senza amore.” Questa frase, “non si può vivere senza amore”, il dottore la ripeterà spesso a Firmin.
Il dottore porta Firmin fuori dal locale, e insieme vanno in chiesa, dalla Vergine della Solitudine. Ma Firmin non è cattolico, dice che per lui è come invocare la Fata Turchina.
- Perdonalo, è ubriaco, ed è triste ed è solo. – dice il dottore, rivolto alla Vergine.
Alla fine, Firmin se ne esce con una mezza preghiera. I due non lo sanno, ma la moglie di Firmin è già tornata: però l’autobus si è attardato e giungerà in città solo la mattina dopo.
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- Sei tornata per restare?
- Sono qui e basta.
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Nonostante il divorzio, lei è molto affettuosa, si vede che gli vuol bene. Insieme recitano i nomi dei mesi in Maya, “il mio preferito è quel mese piccolo che ha solo cinque giorni”. Lui le promette che smetterà di bere, si baciano, lei lo ama ancora. Ma non dura, non può durare, lui si rialza subito.
- Mi dispiace tanto, non serve a niente, purtroppo. (si allontana)- (sottovoce, quasi a se stessa) Rimani qui...Qui torna il fratello Hugh, col cappello e gli stivali da cowboy. E’ stato ferito nella guerra di Spagna, ed è rientrato; adesso è guarito ma la guerra non è ancora finita. - E’ una causa persa, comunque - dice a Yvonne – Franco ha le armi, gli aerei e i carri armati, noi solo le canzoni patriottiche. “Adesso che sei tornata può darsi che smetta di bere”. Lei sospira.
Il giorno dopo, Firmin ubriaco cade per strada e lì si addormenta. Lo “soccorre” un automobilista yankee che lo riconosce: è lui quello che ha fatto quel discorso l’altra sera, nel locale! Gli dà da bere e fanno amicizia, poi l’altro riparte. Firmin torna a casa e prova a farsi una doccia, ma vede uno scarafaggio nel bagno (in spagnolo, una cucaracha: ma la canzone non c’è nel film), un inizio di delirium tremens o uno scarafaggio vero? Firmin ne è atterrito, urla; Hugh e Yvonne accorrono ad aiutarlo. Una scena tristissima, una delle più tristi della storia del cinema; ma dimostra che Firmin è molto amato. Il fratello gli fa la barba, lei lo aiuta a infilarsi i calzini. Lo accudiscono come si farebbe come un bambino.
“Niente passato, solo futuro” “Perché non ce ne andiamo via di qui?” dice lei.
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Hugh: Ma questa volta combatteremo per le nostre anime.
Firmin: Ah, allora vuol dire che ce le abbiamo ancora.
Yvonne: Tu hai un’anima, ed è bellissima.
Firmin: Allora aiutami a trovarla, chissà dov’è finita.Ma qui Firmin li abbandona, dice loro “ci vediamo dopo” e va da una vecchia amica che gestisce un bar, Donna Gregoria (Katy Jurado). Parlano insieme, ma soprattutto lei lo lascia bere. Per strada, bambini offrono armadilli in gabbiette di legno a Hugh e Yvonne; ci sono tiro a segno e giostre. Firmin va sull’aeroplano che gira su una grande ruota, è ubriaco e gli cade tutto quello che ha in mano e in tasca, ma ride contento. Sotto, i bambini raccolgono tutti gli oggetti; li mettono nel cappello (soldi e pipa compresi) e glieli rendono quando scende. Yvonne e Hugh sono già accanto a lui, preoccupatissimi. - Sapete cosa ho fatto? Ho preso a calci il cielo.Insieme, i tre prendono un bus. Sul bus, Hugh riconosce il simbolo della setta nazista messicana (“Sinarquistas”) addosso a un uomo; poco più avanti, il bus viene fatto fermare perchè c’è un ferito disteso per terra, sul bordo della strada. E’ il cieco che suonava il flauto, agonizzante; accanto a lui il suo cavallo bianco. L’uomo è cosparso di sangue, e ha molte monete con sè. Hugh vorrebbe soccorrerlo, ma arrivano dai campi uomini armati e minacciosi che lo fanno desistere. Tutti tornano sul bus, l’uomo col distintivo nazista maneggia i soldi insanguinati appena presi dal cadavere; ha le mani sporche di sangue e pulisce con un fazzoletto le sue mani e le monete. Ma bisogna far finta di niente.
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Hugh: Geoffrey, ma quale demone ti possiede?
Firmin: Quello della sobrietà, temo. L’inferno, io preferisco il mio inferno... l’ho scelto io, è il mio ambiente naturale.No, non è più possibile tornare indietro. Firmin si alza e se ne va, è davvero sobrio e lucido.
- Non ci perdonerà mai. Non lo vuole, il tuo aiuto.
- Ma io voglio il suo! – dice Yvonne, e si alza per andarlo a cercare. Ma Firmin è già salito sull’autobus.
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Finito e pagato, Firmin esce dal locale; ma fuori c’è legato il cavallo bianco del cieco e si ferma a guardarlo. Ne nasce una brutta discussione.
- Ho sentito dire che il mondo gira, e così sto qui e aspetto che mi torni davanti.
- No, tu volevi rubarmi il cavallo.Firmin verrà ucciso a colpi di pistola; Yvonne tornando indietro, dopo gli spari, verrà travolta dal cavallo bianco in fuga; morirà tra le braccia di Hugh.
Memorabili gli interpreti, su tutti Albert Finney; bellissima e commovente Jacqueline Bisset, elegante e intenso Edwards. Da sottolineare l’uso della luce fatto da Huston: una luce molto particolare, si direbbe tutta luce naturale, che diventa parte stessa della narrazione, dando ai colori un risalto e un’ombra che, sotto il Vulcano, rispecchiano lo stato d’animo del mondo alla vigilia di una grande catastrofe.
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