sabato 30 ottobre 2010

Georges Méliès ( V )


- Georges Méliès (1997), documentario di Jacques Mény. Consulenza di Jacques Malthete. Produzione La Sept-Arte-Sodaperaga-Mikros Image. Trasmesso dalla TSI nel 1998.
- Tutto Méliès, 175 cortometraggi in cofanetto da 5 dvd. editore Morris Casini & Partners www.casinieditore.com

Georges Méliès raccontò spesso come nacque il primo trucco cinematografico: stava girando in esterni, a Parigi in Place de l’Opéra, e la cinepresa si bloccò. Quando riparò il congegno, erano passati alcuni minuti: vedendo il film dopo lo sviluppo, d’improvviso cose e persone si erano mutate in altre cose e altre persone. Il cinema era appena nato, siamo nel 1895-96: i primi film sono soprattutto riprese dal vero, scene di vita comune, con qualche timido tentativo umoristico (“L’arroseur arrosè” dei Lumière) e drammatico.

Il pubblico però comincia presto a stancarsi delle riprese documentarie, e Méliès arriva nel momento giusto, girando film divertenti e spettacolari, con scenari e costumi fantastici, disegnati e progettati da solo. Le scenografie sono tutte all’aperto, perché all’epoca solo la luce naturale poteva garantire delle buone riprese; questo crea dei problemi quando il tempo è variabile, e bisogna correre a smontare e coprire, e mettere tutto al riparo. Da qui nasce l’esigenza di avere un teatro di posa, che costerà parecchio: ma gli affari vanno molto bene e per adesso non ci sono problemi. Altri pionieri del cinema, invece, continueranno a girare all’aperto, anche senza scenografie e palcoscenici: questo del girare solo in teatro sarà uno dei limiti principali del cinema di Méliès, limite che però si manifesterà solo qualche anno dopo. Per il momento, quello che fa Méliès al pubblico piace, e gli affari vanno a gonfie vele.

Nel 1897 Méliès costruisce a Montreuil il primo teatro di posa per il cinema. Occorreva proteggersi dalle intemperie: la produzione si stava facendo industriale, bisognava garantire sempre un certo numero di pellicole nuove e non si potevano più perdere giorni a causa del maltempo, come si era fatto fino ad allora.
Il teatro di posa, che verrà via via perfezionato negli anni successivi, ha un tetto fatto di pannelli di vetro, girevoli, montati su telai metallici: la luce viene dal tetto, e per proteggersi da ombre indesiderate i pannelli possono essere spostati e schermati con carta opaca. Ha le stesse dimensioni del Teatro Houdin, quello dove Méliès tiene i suoi apprezzati spettacoli come prestigiatore, e (dal 1898) una fossa sotto il palcoscenico che permette molti trucchi, come la scomparsa all’inferno del diavolo e di Faust (“Faust aux enfers”, 1903); è studiato per ricevere la luce dal mattino fino a mezzogiorno, la migliore. Di conseguenza, attori e tecnici devono alzarsi presto ed essere puntualissimi: il sole non aspetta.

Méliès vendeva i suoi film non alle sale cinematografiche, che non c’erano ancora, ma agli ambulanti delle fiere, che li portavano anche nei paesi più sperduti, per proiezioni improvvisate ma di grande successo. Nelle fiere, il cinema era abbinato alla presenza dell’imbonitore, che invitava la gente ad entrare e a tenere un contegno appropriato (si era al buio...). Dentro, oltre al proiezionista, c’era il pianista e quasi sempre si leggeva un testo che accompagnava il film e ne spiegava l’azione. Era Méliès stesso a stampare questi testi, che venivano venduti insieme al film.


Le trame dei film sono tutte inventate da Méliès, con disegni preparatori molto belli e precisi al millimetro (e con molte prove per gli attori) perché tutto doveva filare liscio durante le riprese. Per avere maggior precisione usava il metronomo, e alle volte un pianoforte, per dettare i tempi esatti durante le riprese; e gli attori recitavano come se fossero a teatro, parlando, per dare maggior credibilità alle loro azioni. “L’uomo orchestra” (L’homme orchestre, 1900), dove Méliès suona tutti gli strumenti, uno alla volta, è un esempio di questa precisione.
Méliès dipingeva spesso da solo gli scenari, quasi sempre in varie tonalità di grigio ma anche studiando i colori che rendevano meglio sulla pellicola. Gli attori all’inizio sono amici, operai, domestici e giardinieri, vicini di casa; poi arriveranno attori e ballerine vere, perché Méliès pagava bene. Méliès era molto attento anche alla sicurezza, e a che nessuno si facesse male durante le riprese: è lui stesso che tiene a precisarlo, perché i suoi film gli avevano dato fama di scavezzacollo.
Fotogrammi da “La dannazione di Faust” (Faust aux enfers, 1903).

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