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- Tempo di viaggio (1982) Regia: Andrej Tarkovskij; sceneggiatura: Tonino Guerra; fotografia: Luciano Tovoli; montaggio: Franco Letti; fonico: Eugenio Rondani. Produzione: Rai 2. Documentario tv sulla lavorazione di Nostalghìa, trasmesso da Rai 2 il 29 maggio 1983. Con Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij, Lora Jabloskina (l’interprete). Durata: 60’
Quando uscì “Nostalghia” non esistevano ancora i dvd, e i videoregistratori erano da poco sul mercato: molto costosi e ancora con il dilemma Betamax-VHS. Il mio primo videoregistratore lo avrei comperato solo cinque o sei anni dopo, e comunque la possibilità di rivedersi un film a casa era ancora poco più che fantascienza. Tutto questo per dire che “Nostalghia” lo si doveva vedere al cinema, in quel 1983: tutto di seguito, per 130 minuti, al buio, senza possibilità di fermarsi, tornare indietro, mettere un segno e continuare domani come si fa con i libri.
Dico questo per confessare che anch’io, grande ammiratore di Tarkovskij, con Nostalghia ho fatto molta fatica a raccapezzarmi e ad arrivare fino in fondo; e se non sono scappato prima è stato in parte per la fiducia assoluta in un grandissimo artista, e anche per l’emozione e la bellezza incomparabile di quasi tutte le sue sequenze. Insomma, per tagliar corto posso dire che “Nostalghia” ho cominciato a capirlo solo con le videocassette (prima) e col dvd (oggi).
Confermo molte delle mie perplessità, ma devo ammettere che si tratta di un grande lavoro; inoltre, allegato al dvd ho trovato “Tempo di viaggio”, un documentario girato insieme da Tonino Guerra e da Tarkovskij, che spiega molto bene la genesi dell’opera.
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Tarkovskij non era un dissidente, non si occupava di politica e nei suoi film la politica e l’impegno sociale entrano pochissimo. Voleva solo fare ciò che si sentiva di fare: basta e avanza a creare dei problemi, come ben sappiamo.
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E’ per tutti questi motivi che vediamo Tarkovskij, in “Tempo di viaggio”, in buona forma fisica ma sempre molto pensoso, perplesso, preoccupato. Sembra un pesce fuor d’acqua, sembra sempre guardare altrove, non sapere dove mettersi, pensare ad altro. Sembra che voglia scappare.
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A un certo punto (ed è con questo pensiero che si aprirà “Nostalghia”), Tarkovskij confessa di non poterne più: troppi capolavori tutti insieme, troppi bei paesaggi pieni di sole, così diversi da quelli dove è sempre vissuto, con paesi piccoli e raccolti invece dei grandi spazi russi. E’ una sensazione comune a tutti noi, nei primi giorni di un viaggio: poi ci si abitua, ma l’inizio è così per tutti.
E infatti questa è una storia a lieto fine: Tarkovskij farà in tempo a prendere casa a Firenze, a portare qui la sua famiglia, e anche ad andare in Svezia per fare un film (“Sacrificio”) girato completamente a casa di Ingmar Bergman, sull’isola di Faro. Purtroppo, non durerà a lungo: la malattia era già in agguato, Tarkovskij ha solo pochi anni ancora da vivere e non vedrà nemmeno crollare il Muro di Berlino.
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Guerra aveva raccontato una piccola bugia, per avere la scusa di portare in Italia Tarkovskij: aveva detto di aver già pronta la sceneggiatura di un film, “Viaggio in Italia”, che non c’era né ci sarebbe mai stato. Per nascondere il bluff, viene girato questo piccolo diario di viaggio, che sfocerà comunque in un film vero. Troviamo molti posti belli, e anche due locations che verranno usate in Nostalghia, Monterchi e Bagno Vignoni: non il sole di Lecce ma i paesaggi più raccolti della Toscana e dell’Alto Lazio.
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