- Nostalghìa (1983). Regia di Andrej Tarkovskij; soggetto e sceneggiatura: Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Giuseppe Verdi (messa di Requiem) , Ludwig van Beethoven (finale nona sinfonia), musica tradizionale russa, musica antica cinese. Scenografia: Andrea Crisanti; costumi: Lina Nerli Taviani. Interpreti: Oleg Jankovskij (Andrej Gorchakov), Erland Josephson [voce di Sergio Fiorentini] (Domenico), Domiziana Giordano [voce di Lia Tanzi] (Eugenia), Patrizia Terreno (moglie di Gorchakov), Milena Vukotic (donna nella piscina di Bagno Vignoni), Laura De Marchi, Delia Boccardo (moglie di Domenico), Raffaele Di Mario, Rate Furlan, Livio Galassi, Elena Magoia, Piero Vida. durata: 130'.
- Tempo di viaggio (1982) Regia: Andrej Tarkovskij; sceneggiatura: Tonino Guerra; fotografia: Luciano Tovoli; montaggio: Franco Letti; fonico: Eugenio Rondani. Produzione: Rai 2. Documentario tv sulla lavorazione di Nostalghìa, trasmesso da Rai 2 il 29 maggio 1983. Con Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij, Lora Jabloskina (l’interprete). Durata: 60’
Quando uscì “Nostalghia” non esistevano ancora i dvd, e i videoregistratori erano da poco sul mercato: molto costosi e ancora con il dilemma Betamax-VHS. Il mio primo videoregistratore lo avrei comperato solo cinque o sei anni dopo, e comunque la possibilità di rivedersi un film a casa era ancora poco più che fantascienza. Tutto questo per dire che “Nostalghia” lo si doveva vedere al cinema, in quel 1983: tutto di seguito, per 130 minuti, al buio, senza possibilità di fermarsi, tornare indietro, mettere un segno e continuare domani come si fa con i libri.
Dico questo per confessare che anch’io, grande ammiratore di Tarkovskij, con Nostalghia ho fatto molta fatica a raccapezzarmi e ad arrivare fino in fondo; e se non sono scappato prima è stato in parte per la fiducia assoluta in un grandissimo artista, e anche per l’emozione e la bellezza incomparabile di quasi tutte le sue sequenze. Insomma, per tagliar corto posso dire che “Nostalghia” ho cominciato a capirlo solo con le videocassette (prima) e col dvd (oggi).
Confermo molte delle mie perplessità, ma devo ammettere che si tratta di un grande lavoro; inoltre, allegato al dvd ho trovato “Tempo di viaggio”, un documentario girato insieme da Tonino Guerra e da Tarkovskij, che spiega molto bene la genesi dell’opera.
Che Tarkovskij fosse in serie difficoltà, in quel periodo, lo si sapeva. Tarkovskij era uno dei grandi del cinema, i giornali parlavano con regolarità di lui e dei suoi progetti: a quel tempo la pagina degli spettacoli era ancora gestita da appassionati e da competenti, e non dagli uffici stampa e dalla pubblicità come oggi. Va ricordato che siamo ancora ben dentro l’Unione Sovietica, erano gli ultimi anni di Brezhnev, di Cernienko, di Andropov, poco prima di Gorbaciov; e che la caduta del Muro, da lì a sette anni, era ancora impossibile da immaginare. I film di Tarkovskij non erano mai piaciuti al governo sovietico, che gli impedì spesso di lavorare.
Tarkovskij non era un dissidente, non si occupava di politica e nei suoi film la politica e l’impegno sociale entrano pochissimo. Voleva solo fare ciò che si sentiva di fare: basta e avanza a creare dei problemi, come ben sappiamo.
“Tempo di viaggio” , girato a due mani da Guerra e da Tarkovskij, con la bella fotografia di Luciano Tovoli, è un film molto utile per gli appassionati. L’antefatto è questo: la moglie di Tonino Guerra è russa. Guerra abita a Mosca per lunghi periodi, ed è lì che viene a sapere che la casa dove abita il grande regista russo, del quale è uscito da poco “Stalker”, non è molto distante dalla sua. Va a trovarlo e fanno subito amicizia: Tarkovskij conosce bene il nome di Guerra, storico collaboratore di Fellini e Antonioni, ed ha anche lui molte cose da chiedere al nuovo amico. Tarkovskij non sta bene di salute, è reduce da un infarto ed ha molte preoccupazioni; ma la convalescenza sembra procedere bene, e così Guerra, che è in buoni rapporti con l’Associazione Italia-URSS, gli propone un viaggio in Italia. Per un artista famoso, uscire dall’URSS era sempre difficile. Molti personaggi famosi, ballerini, musicisti, attori, sportivi, avevano a più riprese lasciato l’URSS approfittando di viaggi e tournée. Tarkovskij ottiene il permesso, ma deve partire da solo: la sua famiglia resterà a Mosca, non in ostaggio ma quasi.
E’ per tutti questi motivi che vediamo Tarkovskij, in “Tempo di viaggio”, in buona forma fisica ma sempre molto pensoso, perplesso, preoccupato. Sembra un pesce fuor d’acqua, sembra sempre guardare altrove, non sapere dove mettersi, pensare ad altro. Sembra che voglia scappare.
Tonino Guerra, romagnolo doc, è un ospite più che perfetto: lo porta in giro per l’Italia, da Lecce fino al Lazio, in Toscana e in Umbria, e quasi lo sommerge con il suo affetto e la sua ospitalità.
A un certo punto (ed è con questo pensiero che si aprirà “Nostalghia”), Tarkovskij confessa di non poterne più: troppi capolavori tutti insieme, troppi bei paesaggi pieni di sole, così diversi da quelli dove è sempre vissuto, con paesi piccoli e raccolti invece dei grandi spazi russi. E’ una sensazione comune a tutti noi, nei primi giorni di un viaggio: poi ci si abitua, ma l’inizio è così per tutti.
E infatti questa è una storia a lieto fine: Tarkovskij farà in tempo a prendere casa a Firenze, a portare qui la sua famiglia, e anche ad andare in Svezia per fare un film (“Sacrificio”) girato completamente a casa di Ingmar Bergman, sull’isola di Faro. Purtroppo, non durerà a lungo: la malattia era già in agguato, Tarkovskij ha solo pochi anni ancora da vivere e non vedrà nemmeno crollare il Muro di Berlino.
E’ in questo clima, di ansia per il futuro e di preoccupazioni, che nasce “Nostalghia”: una trascrizione della parola russa (che da quanto ne ho capito dovrebbe pronunciarsi con l’accento sulla i, e direi che Tonino Guerra fa testo per la pronuncia) che sta ad indicare non solo il ricordo lontano, ma anche la sensazione di non poter più tornare.
Guerra aveva raccontato una piccola bugia, per avere la scusa di portare in Italia Tarkovskij: aveva detto di aver già pronta la sceneggiatura di un film, “Viaggio in Italia”, che non c’era né ci sarebbe mai stato. Per nascondere il bluff, viene girato questo piccolo diario di viaggio, che sfocerà comunque in un film vero. Troviamo molti posti belli, e anche due locations che verranno usate in Nostalghia, Monterchi e Bagno Vignoni: non il sole di Lecce ma i paesaggi più raccolti della Toscana e dell’Alto Lazio.
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