martedì 26 aprile 2011

Fanny e Alexander ( I )

FANNY E ALEXANDER (Fanny och Alexander, 1981-82) Scritto e diretto da Ingmar Bergman - Fotografia: Sven Nykvist (colori) - Scenografia: Anna Asp - Montaggio: Sylvia Ingemarsson - Marionette di Arne Hogsander Effetti speciali e animazioni: Bengt Lundgren. Lanterna magica : Christian Wirsen Musica: Robert Schumann, Benjamin Britten, Charles Gounod, Fryderyk Chopin, e altri. Gli esterni e le scene in teatro sono stati girati a Uppsala (Svezia). Durata: 197 minuti versione per il cinema; Durata per la tv: 312 minuti. Durata del dvd italiano: tre ore esatte, 183 minuti con i titoli di coda.  
Interpreti: casa Ekdahl Gunn Wällgren (nonna Helena Ekdahl); Allan Edwall (Oscar Ekdahl), Ewa Fröling (Emilie, moglie di Oscar), Pernilla Allwin e Bertil Guve (Fanny e Alexander, figli di Oscar e di Emilie); Jarl Kulle (Gustav Adolf Ekdahl), Mona Malm (Alma, moglie di Gustav Adolf), Maria Granlund (Petra, figlia di Gustav Adolf), Kristian Almgren (Putte), Emilie Werkö (Jenny); Börje Ahlstedt (Carl Ekdahl), Christina Schollin (Lydia, moglie di Carl); Käbi Laretei (zia Anna, la pianista), Sonya Hedenbratt (zia Emma); Pernilla Ostergren (Mai, bambinaia), Svea Holst-Widén (signorina Ester), Majlis Granlund (signorina Vega, la cuoca), Lena Olin (Rosa, nuova bambinaia), Siv Ericks (Alida, cuoca di Emilie) Kristina Adolphson (Siri, cameriera), Eva Von Hanno (Berta, cameriera di Helena) Inga Alenius (Lisen, cameriera di Emilie) Orchestrali: Daniel Bell, Gunnar Djerf , Ebbe Eng, Folke Eng, Evert Hallmarken, Nils Kyndel, Ulf Lagerwall, Borje Marelius, Karl Nilheim; Attrezzista al teatro: Gus Dahlstrom Casa di Isak: Erland Josephson (Isak Jacobi), Mats Bergman (Aron), Stina Ekblad (Ismael) Casa del vescovo: Jan Malmsjö (vescovo Edvard Vergérus), Harriet Andersson (Justina, serva di cucina), Kerstin Tidelius (Henrietta, sorella del vescovo), Marianne Aminoff (Blenda, madre del vescovo), Marianne Nielsen (Selma, cameriera) Mona Andersson (Karina, cameriera) Marrit Olsson (Malla Tander, cuoca) Hans Henrik Lerfeldt (Elsa Bergius, zia del vescovo) e con: Gunnar Björnstrand (Filip Landhal), Anna Bergman (signorina Hanna Schwartz), Angelica Wallgren (Eva), Ake Lagergren (Johan Armfeldt), Carl Billquist (ispettore di polizia), Axel Duberg (testimone) , Patricia Gelin (la statua), Nils Brandt (Mr Morsing), Viola Aberle, Gerd Andersson, Ann-Louise Bergstrom (tre dame giapponesi) Sune Mangs (Mr Salenius) Per Mattson (Mikael Bergman) Licka Sjoman (Grete Holm) Maud Hyttenberg-Bartoletti (Miss Sinclair) Marianne Karlbeck (Miss Palmgren) Heinz Hopf (Tomas Graal) Gösta Prüzelius (Dr Furstenberg) Hans Straat (sacerdote al matrimonio), Olle Hilding (sacerdote anziano). I tre amici al club con zio Carl: Lars-Owe Carlberg, Hugo Hasslo, Sven Erik Jakobsen

Il film incomincia nel 1907, con le feste per il Natale in casa Ekdahl. Ma adesso siamo a 2h20’ dall’inizio: lo zio Isak, grande amico di famiglia, ha appena liberato i bambini dalla casa del terribile patrigno, e per farlo ha usato sia l’astuzia che la magia. Li ha portati a casa sua, al sicuro; e adesso il vecchio Isak può riposarsi, perché sa che la mamma sta per raggiungerli.
La casa dello zio Isak (Erland Josephson) è davvero strana. Il signor Isak Jacobi, amico della nonna Helena, oltre ad essere una magnifica persona a cui si vuol bene subito, è un banchiere ebreo che fa anche da antiquario: la sua casa è piena di cose belle e mai viste prima. Per i bambini, per Fanny e Alexander, che dovranno stare lì finché non si calmano le acque, è uno stupore continuo. In casa c’è anche Aron, nipote vero dello zio Isak, che fa il marionettista e il burattinaio; e c’è un altro ragazzo, fratello di Aron, che si chiama Ismael e che non è cattivo ma viene tenuto rinchiuso perché considerato pericoloso. Ogni tanto, di notte, il misterioso Ismael canta. Aron e Ismael sono fratelli, orfani fin da bambini: lo zio Isak li tenuti con sè, e adesso Aron (interpretato da Mats Bergman, figlio di Ingmar) aiuta Isak nei suoi affari.
Ma adesso è notte, è buio: Alexander (che nonostante la statura è ancora un bambino) deve proprio fare pipì ed esce dalla sua stanza per cercare un posto adatto, ma si perde nel buio della casa.
Alexander: (a bassa voce) Speriamo che non ci siano i fantasmi...
Alexander passa davanti alla stanza dove in un grande letto dorme profondamente lo zio Isak (si è addormentato con un libro in mano); vicino a lui, su una poltrona, dorme profondamente anche Aron. Alexander ne approfitta e riesce a liberarsi usando un vaso di fiori; poi si rende conto di essersi davvero perso, questa volta, nella grande e misteriosa casa.
Alexander: Adesso mi sono perso davvero. Chissà dov’è la mia stanza...
Siamo a 2h25’, e Alexander vede il fantasma di suo padre, che sospira.
Oscar: Non è colpa mia se tutto è andato male. Io non posso lasciarvi, non posso.
Alexander: Sarebbe meglio che filassi diritto in cielo, dato che non ci puoi aiutare.
Oscar: Ho vissuto tutta la vita con voi bambini, e con Emilie...La morte non cambia nulla.
Alexander si siede su una poltrona, perplesso.
Oscar: Che c’è Alexander?
Alexander: Perché non vai da Dio a dirgli di far morire il vescovo? (il suo patrigno, un vescovo luterano che ha sposato la madre rimasta vedova di Oscar) O forse Dio se ne frega di te, se ne frega di tutti noi...Hai mai visto Dio, lì dall’altra parte?
Oscar abbassa gli occhi, in silenzio.
Alexander (prosegue, tra sè, da bambino arrabbiato) Non c’è uno stronzo che abbia un’idea in testa, sono quasi tutti degli idioti.
Oscar cerca di accarezzare il figlio.
Oscar: Devi aver riguardo per la gente, Alexander...
Siamo a 2h27’, la cinepresa stacca sulla casa del vescovo. Sono le quattro di notte: Emilie (che è incinta) sta aspettando l’occasione per lasciare il vescovo e raggiungere i bambini. Sta fingendo di bere una tazza di brodo, ma dentro c’è il sonnifero.
A 2h30’ si torna da Alexander, che si è addormentato sulla sedia a casa di zio Isak. Un rumore lo sveglia: è una porta che si apre lentamente, nel buio.
Alexander: Chi c’è dietro la porta?
Una voce: Dietro la porta c’è Dio.
Alexander: Non vuoi venir fuori?
La voce: A nessun vivente è concesso di vedere il volto di Dio.
Alexander: Che cosa vuoi da me?
La voce: Dimostrarti che esisto.
Alexander (si nasconde sotto il tavolo): E’ la mia fine, vero?
La voce: Vuoi davvero che mi faccia vedere? Ora mi vedrai. Ora vengo, Alexander.
Un tremito prende le maschere e le marionette appese al muro; qualcosa si avanza verso Alexander. E’ un’enorme marionetta, in sembianza di Dio con tanto di barba bianca. La marionetta fa qualche passo nel buio, verso il bambino spaventato, poi cade come se inciampasse. La voce misteriosa è in realtà quella di Aron, che ha voluto divertirsi un po’.
Aron si avvicina ad Alexander e ride.
Aron: Ti sei spaventato?
Alexander: Non mi sono spaventato un cazzo!
Aron (imitando Alexander): “Questa è la mia fine, vero?”
Alexander dà uno schiaffo ad Aron, ne segue una piccola collutazione; poi Aron si accorge che il bambino sta piangendo, e si ferma.
Alexander: Ahi, mi fai male...
Aron: Non piangere Alexander, non volevo spaventarti. Non fino a questo punto. (lo lascia e va a prendere la marionetta “di Dio”) Ho lavorato tutta la notte a questa marionetta. C’è il direttore di un circo, un inglese, che va matto per i nostri burattini. Ti ho sentito che andavi in giro, e così... (si sente una voce che intona un canto religioso) Lo senti? Mio fratello è sveglio, sta cantando...Povero Ismael, non sopporta la gente. A volte s’infuria, e allora è pericoloso.
Alexander: Tu dici di aver lavorato tutta la notte, ma io ho visto che dormivi, insieme a tuo zio.
Aron: Ci sono molte cose strane, che non si spiegano; e questo lo sa bene chi si occupa di magia.
(continua)

Fanny e Alexander ( II )

FANNY E ALEXANDER (Fanny och Alexander, 1981-82) Scritto e diretto da Ingmar Bergman - Fotografia: Sven Nykvist (colori) - Scenografia: Anna Asp - Montaggio: Sylvia Ingemarsson - Marionette di Arne Hogsander Effetti speciali e animazioni: Bengt Lundgren. Lanterna magica : Christian Wirsen Musica: Robert Schumann, Benjamin Britten, Charles Gounod, Fryderyk Chopin, e altri. Gli esterni e le scene in teatro sono stati girati a Uppsala (Svezia). Durata: 197 minuti versione per il cinema; Durata per la tv: 312 minuti. Durata del dvd italiano: tre ore esatte, 183 minuti con i titoli di coda.
Interpreti: casa Ekdahl Gunn Wällgren (nonna Helena Ekdahl); Allan Edwall (Oscar Ekdahl), Ewa Fröling (Emilie, moglie di Oscar), Pernilla Allwin e Bertil Guve (Fanny e Alexander, figli di Oscar e di Emilie); Jarl Kulle (Gustav Adolf Ekdahl), Mona Malm (Alma, moglie di Gustav Adolf), Maria Granlund (Petra, figlia di Gustav Adolf), Kristian Almgren (Putte), Emilie Werkö (Jenny); Börje Ahlstedt (Carl Ekdahl), Christina Schollin (Lydia, moglie di Carl); Käbi Laretei (zia Anna, la pianista), Sonya Hedenbratt (zia Emma); Pernilla Ostergren (Mai, bambinaia), Svea Holst-Widén (signorina Ester), Majlis Granlund (signorina Vega, la cuoca), Lena Olin (Rosa, nuova bambinaia), Siv Ericks (Alida, cuoca di Emilie) Kristina Adolphson (Siri, cameriera), Eva Von Hanno (Berta, cameriera di Helena) Inga Alenius (Lisen, cameriera di Emilie) Orchestrali: Daniel Bell, Gunnar Djerf , Ebbe Eng, Folke Eng, Evert Hallmarken, Nils Kyndel, Ulf Lagerwall, Borje Marelius, Karl Nilheim; Attrezzista al teatro: Gus Dahlstrom Casa di Isak: Erland Josephson (Isak Jacobi), Mats Bergman (Aron), Stina Ekblad (Ismael) Casa del vescovo: Jan Malmsjö (vescovo Edvard Vergérus), Harriet Andersson (Justina, serva di cucina), Kerstin Tidelius (Henrietta, sorella del vescovo), Marianne Aminoff (Blenda, madre del vescovo), Marianne Nielsen (Selma, cameriera) Mona Andersson (Karina, cameriera) Marrit Olsson (Malla Tander, cuoca) Hans Henrik Lerfeldt (Elsa Bergius, zia del vescovo) e con: Gunnar Björnstrand (Filip Landhal), Anna Bergman (signorina Hanna Schwartz), Angelica Wallgren (Eva), Ake Lagergren (Johan Armfeldt), Carl Billquist (ispettore di polizia), Axel Duberg (testimone) , Patricia Gelin (la statua), Nils Brandt (Mr Morsing), Viola Aberle, Gerd Andersson, Ann-Louise Bergstrom (tre dame giapponesi) Sune Mangs (Mr Salenius) Per Mattson (Mikael Bergman) Licka Sjoman (Grete Holm) Maud Hyttenberg-Bartoletti (Miss Sinclair) Marianne Karlbeck (Miss Palmgren) Heinz Hopf (Tomas Graal) Gösta Prüzelius (Dr Furstenberg) Hans Straat (sacerdote al matrimonio), Olle Hilding (sacerdote anziano). I tre amici al club con zio Carl: Lars-Owe Carlberg, Hugo Hasslo, Sven Erik Jakobsen

Siamo in casa dello zio Isak, a notte fonda: continua il dialogo fra Aron e Alexander.
Alexander: Tu dici di aver lavorato tutta la notte, ma io ho visto che dormivi, insieme a tuo zio.
Aron: Ci sono molte cose strane, che non si spiegano; e questo lo sa bene chi si occupa di magia. Hai già visto la nostra mummia?
Alexander: No.
Aron: Vieni.
Ismael canta ancora, si ascolta la sua voce che intona un inno sacro. A 2h33’ vediamo anche noi la mummia, che respira.
Aron: Guarda bene, Alexander: lo vedi che respira? E’ morta da più di quattromila anni, ma respira. Ora spengo la candela. Cosa vedi?
Alexander: Che risplende.
Aron: Proprio così. Nessuno sa spiegare perché sia fosforescente. Le cose incomprensibili fanno uscire di senno, perciò si dà la colpa agli apparecchi, agli specchi, alle proiezioni...Così la gente ride, ed è meglio da tanti punti di vista, soprattutto da quello economico. (pausa) Ora, stai attento.
Aron si bagna le dita con la saliva, poi le porta verso la testa della mummia, che si volta cercando l’umido; di seguito, senza interruzioni, primissimo piano sul volto della sorella inferma del vescovo.
Queste parole di Aron, “ Le cose incomprensibili fanno uscire di senno, perciò si dà la colpa agli apparecchi, agli specchi, alle proiezioni...Così la gente ride, ed è meglio da tanti punti di vista, soprattutto da quello economico.” rimandano direttamente a “Il volto”, un altro film di Bergman del 1959. Molti i rimandi anche al mito del Golem, ma anche all’inizio del Libro di Giobbe (e al Faust di Goethe), in questa scena e nelle successive.
A 2h35’, lasciata la mummia, vediamo Aron e Alexander comodamente seduti ad un tavolo, nel laboratorio del marionettista.
Aron: Lo zio Isak sostiene che siamo circondati da diverse realtà, una esterna all’altra; che ci sono nugoli di fantasmi, spiriti, spettri, anime, angeli; e che ci sono anche i diavoli. Dice che perfino le pietre vivono. (pausa) Vuoi ancora del caffè?
Alexander: Sì, grazie.
Aron (versando il caffè): Tutto ha una vita. Tutto è Dio, o il pensiero di Dio. Non solo il bene, ma anche le cose più cattive. Tu che ne pensi?
Alexander: (esprimendosi da bambino, serio ma con molta volgarità) Se esiste un Dio, è un Dio di cacca e di piscia, che vorrei prendere a calci in culo.
Aron (sorridendo appena): La tua teoria sembra molto interessante, Alexander; ed è anche molto ben motivata. Su, portiamo la colazione a Ismael.
Tutti e due vanno a bussare alla porta di Ismael, che è chiusa a chiave dall’esterno; dentro la porta normale ve ne è un’altra a rete metallica. Ma noi ci spostiamo alla casa del vescovo, il patrigno di Alexander: che si rende conto di essere stato drogato per dormire tutta la notte. Emilie gli comunica che sta per andar via dalla sua casa, e ormai il vescovo non può più fare niente per impedirlo. Il sonnifero fa rapidamente il suo effetto.
A 2h38’, Aron e Alexander entrano nella stanza di Ismael: che è interpretato da una giovane attrice, Stina Ekblad. Ismael ha infatti aspetto di androgino.
Aron: Buongiorno Ismael. Questo è Alexander Ekdahl, un amico.
Ismael: Lasciaci soli, Aron. (pausa) Non preoccuparti, non lo mangerò (sfiora il volto di Alexander) ...anche se ha un aspetto appetitoso. (pausa) Torna a prenderlo fra mezz’ora. Ora vattene.
Aron: Zio Isak non vuole...
Ismael: E’ un vecchio caprone. Non saprà mai della visita di Alexander. Su, vai.
Aron bacia con affetto il fratello, poi esce, ma lascia Alexander con Ismael; nell’uscire, chiuderà a chiave dall’esterno entrambe le porte.
Ismael offre il caffè che sta bevendo ad Alexander.
Alexander: No, grazie.
Ismael: Mi chiamano Ismael, e questo già lo sapevi. (recita, dalla Bibbia) “E diventerà come un asino selvatico; la sua mano sarà contro la mano di ogni altro uomo, e la mano di ogni altro uomo sarà contro la sua”. (sorride appena) Mi considerano pericoloso, perciò mi tengono rinchiuso.
Alexander: Pericoloso in che senso?
Ismael: (sorride) Scrivi il tuo nome su di un foglio. Eccoti una matita. Purtroppo è spuntata: ma non preoccuparti, scriverà. (Alexander si siede alla scrivania, e scrive). Dunque, Alexander Ekdahl, leggi quello che hai scritto.
Alexander: (incerto) C’è scritto “Ismael Vizinsky”.
Ismael: Forse siamo la stessa persona, e tra di noi non ci sono confini. Forse passiamo l’uno nell’altro, e mirabilmente scorriamo all’infinito l’uno attraverso l’altro...(avvicinandosi molto e scrutandolo in volto) Ti porti dentro pensieri terribili. E’ quasi penoso starti vicino, e al tempo stesso attraente. Sai perché?
Alexander: Non voglio saperlo.
Ismael: (allontanandosi leggermente) Conosci l’usanza di formare l’immagine di qualcuno che si odia, per poi trafiggerla con degli spilli? E’ un metodo quantomai rozzo, se si pensa alla rapidità con la quale possono agire i pensieri cattivi. (gli si avvicina ancora) Sei proprio uno strano ragazzo, Alexander. Non vuoi parlare di quello a cui stai continuamente pensando... (gli afferra una mano, lo fa alzare) Porti in te la morte di un uomo. Aspetta. So a chi stai pensando. Un uomo biondo con i capelli striati di grigio...correggimi se sbaglio. Ha gli occhi limpidi e azzurri e un volto giovanile...dimmi se sbaglio. Adesso dorme, e sogna di inginocchiarsi all’altare; sull’altare vedo il Profeta crocifisso. Nel sogno si alza ed esclama: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Ma nessuno gli risponde, nemmeno con una risata.
Alexander: (arrabbiato) Non voglio che mi parli così.
Ismael: Non sono io a parlare, sei tu.
Vediamo la zia inferma del vescovo, che tocca e fa cadere un lume a petrolio. Le fiamme invadono la scena.
Ismael: Ora, non esitare. Dorme profondamente, è tormentato dagli incubi...(pausa) Dammi le mani, Alexander. Non sarebbe necessario, ma è più sicuro. Le porte si spalancano, un grido irrompe nella casa...
Alexander: Io non voglio.
Ismael: E’ troppo tardi. C’è una sola strada da percorrere, e io sono con te. Ora annullo me stesso: entro in te, bambino mio. Non temere, sono con te: sono il tuo angelo custode. (...)
A questa scena, segue la morte effettiva del vescovo Vergerus. L’inchiesta successiva della polizia dirà che non si può imputare nulla a sua moglie Emilie, che il sonnifero era in dose accettabile, e che la disgrazia è stata causata da una serie di circostanze davvero imprevedibili. Emilie e i bambini sono liberi, e possono tornare nella grande casa degli Ekdahl, dove si concluderà la storia.
Il personaggio biblico di Ismaele è figlio di Abramo e della schiava Agar; Ismaele è quindi fratello di Isacco, che però è figlio di Abramo e della sua sposa legittima. La moglie di Abramo, Sara, alla nascita di Isacco si mostrerà molto gelosa e ostile verso Agar e Ismaele, e Abramo sarà costretto ad allontanarli. Il passo citato nel film viene da Genesi 16,11: l’angelo del Signore annuncia ad Agar l’arrivo di un figlio e lo fa esattamente con queste parole, non proprio benauguranti.
Ismaele è considerato il progenitore degli Arabi, che infatti sono detti ismaeliti (si tratta di eventi di molto anteriori al Corano, quindi niente a che vedere con l’islamismo). La storia di Ismaele è narrata nei capitoli successivi, da Genesi 21 in avanti.
Si può ancora aggiungere che Ismaele è anche il nome del protagonista di Moby Dick di Herman Melville, colui che sopravvive per raccontare a noi la storia: è probabile che Bergman ne abbia tenuto conto nel dare questo nome al suo personaggio, ma ad essere sinceri non ho mai capito bene il significato di questo nome in quel contesto.
Un’altra fonte di ispirazione, in parte per il clima complessivo di questa scena, e sicuramente per il momento in cui Alexander scrive il suo nome e leggendo scopre poi che il nome sul foglio quello di un altro, è sicuramente il romanzo “Il Golem” di Gustav Meyrink, pubblicato nel 1915.
(continua)

Fanny e Alexander ( III )

FANNY E ALEXANDER (Fanny och Alexander, 1981-82) Scritto e diretto da Ingmar Bergman - Fotografia: Sven Nykvist (colori) - Scenografia: Anna Asp - Montaggio: Sylvia Ingemarsson - Marionette di Arne Hogsander Effetti speciali e animazioni: Bengt Lundgren. Lanterna magica : Christian Wirsen Musica: Robert Schumann, Benjamin Britten, Charles Gounod, Fryderyk Chopin, e altri. Gli esterni e le scene in teatro sono stati girati a Uppsala (Svezia). Durata: 197 minuti  per il cinema; Durata per la tv: 312 minuti. Durata del dvd italiano: tre ore esatte, 183 minuti con i titoli di coda.
Interpreti: casa Ekdahl Gunn Wällgren (nonna Helena Ekdahl); Allan Edwall (Oscar Ekdahl), Ewa Fröling (Emilie, moglie di Oscar), Pernilla Allwin e Bertil Guve (Fanny e Alexander, figli di Oscar e di Emilie); Jarl Kulle (Gustav Adolf Ekdahl), Mona Malm (Alma, moglie di Gustav Adolf), Maria Granlund (Petra, figlia di Gustav Adolf), Kristian Almgren (Putte), Emilie Werkö (Jenny); Börje Ahlstedt (Carl Ekdahl), Christina Schollin (Lydia, moglie di Carl); Käbi Laretei (zia Anna, la pianista), Sonya Hedenbratt (zia Emma); Pernilla Ostergren (Mai, bambinaia), Svea Holst-Widén (signorina Ester), Majlis Granlund (signorina Vega, la cuoca), Lena Olin (Rosa, nuova bambinaia), Siv Ericks (Alida, cuoca di Emilie) Kristina Adolphson (Siri, cameriera), Eva Von Hanno (Berta, cameriera di Helena) Inga Alenius (Lisen, cameriera di Emilie) Orchestrali: Daniel Bell, Gunnar Djerf , Ebbe Eng, Folke Eng, Evert Hallmarken, Nils Kyndel, Ulf Lagerwall, Borje Marelius, Karl Nilheim; Attrezzista al teatro: Gus Dahlstrom Casa di Isak: Erland Josephson (Isak Jacobi), Mats Bergman (Aron), Stina Ekblad (Ismael) Casa del vescovo: Jan Malmsjö (vescovo Edvard Vergérus), Harriet Andersson (Justina, serva di cucina), Kerstin Tidelius (Henrietta, sorella del vescovo), Marianne Aminoff (Blenda, madre del vescovo), Marianne Nielsen (Selma, cameriera) Mona Andersson (Karina, cameriera) Marrit Olsson (Malla Tander, cuoca) Hans Henrik Lerfeldt (Elsa Bergius, zia del vescovo) e con: Gunnar Björnstrand (Filip Landhal), Anna Bergman (signorina Hanna Schwartz), Angelica Wallgren (Eva), Ake Lagergren (Johan Armfeldt), Carl Billquist (ispettore di polizia), Axel Duberg (testimone) , Patricia Gelin (la statua), Nils Brandt (Mr Morsing), Viola Aberle, Gerd Andersson, Ann-Louise Bergstrom (tre dame giapponesi) Sune Mangs (Mr Salenius) Per Mattson (Mikael Bergman) Licka Sjoman (Grete Holm) Maud Hyttenberg-Bartoletti (Miss Sinclair) Marianne Karlbeck (Miss Palmgren) Heinz Hopf (Tomas Graal) Gösta Prüzelius (Dr Furstenberg) Hans Straat (sacerdote al matrimonio), Olle Hilding (sacerdote anziano). I tre amici al club con zio Carl: Lars-Owe Carlberg, Hugo Hasslo, Sven Erik Jakobsen

Un’altra scena magica di “Fanny e Alexander” è l’incontro di nonna Helena (Gunn Walgren) con il fantasma del figlio Oscar (Allan Edwall).
A 1h39’ il violoncello di Britten (dalle "suites per violoncello") introduce la scena del colloquio di Helena col fantasma di Oscar. Dapprima siamo in esterni, e vediamo piovere sulla statua; Helena è in casa e dorme su una poltrona. Oscar le siede accanto, le accarezza il volto e Helena si sveglia.
Helena: Lo vedi, caro Oscar, come vanno le cose? Ci si sente bambini e vecchi nello stesso tempo, e tutto il tempo in mezzo non si capisce dove sia finito...Tutto quello che consideravamo tanto importante... (sospira, poi cambai tono e sorride) Posso prenderti la mano? (ridendo felice) Mi ricordo la tua mano da bambino! Era piccola, calda, e asciutta; e il tuo polso era spaventosamente sottile...(ride) Era divertente fare la mamma! Anche fare l’attrice era divertente, ma lo era di più fare la mamma. Era così bello essere incinta! Me ne infischiavo davvero di cuore, del teatro. (qui cambia tono si fa più triste, e seria) Ma si recita sempre un ruolo. Ci sono parti divertenti e altre meno... io faccio la mamma, poi Giulietta, Margherita...e poi mi trovo a fare la vedova, e la nonna. Una parte succede all’altra, l’importante è non tirarsi indietro. (sorridendo con serenità) Ma dove è andato a finire, tutto questo? Tu lo sai? Eh, me lo sai dire, tu?
Oscar chiude gli occhi, fa cenno di no, poi torna a guardare sua madre.
Helena: (sorridendo) Sei gentile ad ascoltare i discorsi della tua mamma...i “monologhi”, come li chiama il vecchio caro zio Isak...(facendosi seria) Sei un caro ragazzo, Oscar. Quanto ho sofferto quando te ne sei andato! E’ stata una parte strana, quella. I miei sentimenti provenivano dal corpo, e certo avrei potuto dominarli; ma è stato comese lacerassero di colpo la verità. Tu mi capisci, vero? (pausa) Da allora la verità è rimasta strappata, lacerata. E’ strano, ma così fa un effetto più giusto; (sospira) e per questo non mi dò la pena di rimetterla insieme, e non mi preoccupo del fatto che niente sia logico.
Oscar sospira profondamente.
Helena: (preoccupata): Oscar, mio caro figliuolo...
Oscar: Sì, mamma?
Helena: Sei triste?
Oscar: Sono in pensiero.
Helena: Per i bambini?
Oscar fa cenno di sì.
Helena: Oh, sì, sì...
A 1h44’ vediamo, di seguito, i due bambini alla finestra, nella casa del vescovo loro patrigno. La finestra è blindata, e c’è un forte temporale.
Frasi simili a quella di nonna Helena, (“è bello essere mamma”, “è bello essere incinta”) non sono una novità per Bergman: le diceva già Eva Dahlbeck in “Donne in attesa”, e sull’universo femminile, sulla bellezza e la saggezza delle donne, e anche sul loro mistero, si gioca gran parte della sua poetica.
E forse è inutile sottolineare che anche in questo dialogo c’è molto di Shakespeare: il mondo come un palcoscenico, e “this time is out of joint”, dall’Amleto...
Jaques: All the world's a stage,
and all men and women merely players.
They have their exits and their entrances,
and one man in his time plays many parts,
his act being seven ages.
(William Shakespeare, As you like, atto 2 scena 7 )
(continua)

Fanny e Alexander ( IV )

FANNY E ALEXANDER (Fanny och Alexander, 1981-82) Scritto e diretto da Ingmar Bergman - Fotografia: Sven Nykvist (colori) - Scenografia: Anna Asp - Montaggio: Sylvia Ingemarsson - Marionette di Arne Hogsander Effetti speciali e animazioni: Bengt Lundgren. Lanterna magica : Christian Wirsen Musica: Robert Schumann, Benjamin Britten, Charles Gounod, Fryderyk Chopin, e altri. Gli esterni e le scene in teatro sono stati girati a Uppsala (Svezia). Durata: 197 minuti per il cinema; Durata per la tv: 312 minuti. Durata del dvd italiano: tre ore esatte, 183 minuti con i titoli di coda.
Interpreti: casa Ekdahl Gunn Wällgren (nonna Helena Ekdahl); Allan Edwall (Oscar Ekdahl), Ewa Fröling (Emilie, moglie di Oscar), Pernilla Allwin e Bertil Guve (Fanny e Alexander, figli di Oscar e di Emilie); Jarl Kulle (Gustav Adolf Ekdahl), Mona Malm (Alma, moglie di Gustav Adolf), Maria Granlund (Petra, figlia di Gustav Adolf), Kristian Almgren (Putte), Emilie Werkö (Jenny); Börje Ahlstedt (Carl Ekdahl), Christina Schollin (Lydia, moglie di Carl); Käbi Laretei (zia Anna, la pianista), Sonya Hedenbratt (zia Emma); Pernilla Ostergren (Mai, bambinaia), Svea Holst-Widén (signorina Ester), Majlis Granlund (signorina Vega, la cuoca), Lena Olin (Rosa, nuova bambinaia), Siv Ericks (Alida, cuoca di Emilie) Kristina Adolphson (Siri, cameriera), Eva Von Hanno (Berta, cameriera di Helena) Inga Alenius (Lisen, cameriera di Emilie) Orchestrali: Daniel Bell, Gunnar Djerf , Ebbe Eng, Folke Eng, Evert Hallmarken, Nils Kyndel, Ulf Lagerwall, Borje Marelius, Karl Nilheim; Attrezzista al teatro: Gus Dahlstrom Casa di Isak: Erland Josephson (Isak Jacobi), Mats Bergman (Aron), Stina Ekblad (Ismael) Casa del vescovo: Jan Malmsjö (vescovo Edvard Vergérus), Harriet Andersson (Justina, serva di cucina), Kerstin Tidelius (Henrietta, sorella del vescovo), Marianne Aminoff (Blenda, madre del vescovo), Marianne Nielsen (Selma, cameriera) Mona Andersson (Karina, cameriera) Marrit Olsson (Malla Tander, cuoca) Hans Henrik Lerfeldt (Elsa Bergius, zia del vescovo) e con: Gunnar Björnstrand (Filip Landhal), Anna Bergman (signorina Hanna Schwartz), Angelica Wallgren (Eva), Ake Lagergren (Johan Armfeldt), Carl Billquist (ispettore di polizia), Axel Duberg (testimone) , Patricia Gelin (la statua), Nils Brandt (Mr Morsing), Viola Aberle, Gerd Andersson, Ann-Louise Bergstrom (tre dame giapponesi) Sune Mangs (Mr Salenius) Per Mattson (Mikael Bergman) Licka Sjoman (Grete Holm) Maud Hyttenberg-Bartoletti (Miss Sinclair) Marianne Karlbeck (Miss Palmgren) Heinz Hopf (Tomas Graal) Gösta Prüzelius (Dr Furstenberg) Hans Straat (sacerdote al matrimonio), Olle Hilding (sacerdote anziano). I tre amici al club con zio Carl: Lars-Owe Carlberg, Hugo Hasslo, Sven Erik Jakobsen

“Fanny e Alexander” si può dividere in tre parti, per nostra comodità; o magari in quattro, a seconda che lo si consideri come una sinfonia (così è nella sua prima parte) o come una sonata da camera, con pochi personaggi (come è per quasi tutta la seconda metà del film).
La prima parte serve per introdurre i personaggi, e per farceli conoscere: è in gran parte autobiografica, ma questo film è la storia del bambino Alexander, e non di Ingmar Bergman da bambino; quindi i discorsi sull’autobiografia di Bergman si possono tranquillamente saltare, e casomai riprenderli più avanti, alla fine di tutto il film. Per ora si può dire che la casa in cui si immagina l’azione di “Fanny e Alexander” è stata ricostruita in maniera fedele sulla casa della nonna materna di Ingmar Bergman, a Uppsala.
Ed è proprio Ingmar Bergman da bambino quello delle primissime immagini: Alexander (Bertil Guve) che gioca con il teatrino e con la sua lanterna magica. “Lanterna magica”, edito in Italia da Garzanti negli anni ’80, è proprio il titolo dell’autobiografia di Bergman; in questo libro il grande regista svedese racconta questi giochi in maniera dettagliata.
Veniamo subito coinvolti dalla musica, che in “Fanny e Alexander” è molta e di altissima qualità, ma usata quasi soltanto per frammenti: fin dall’inizio ascoltiamo Robert Schumann, un frammento dal Quintetto op.14 per archi e pianoforte; per la precisione il secondo movimento, subito dopo l’esposizione del tema principale, circa due minuti dopo l’inizio del secondo movimento. E’ un tema che può ricordare alcune cose di Schubert, come il Trio D929 (usato da Kubrick in “Barry Lyndon”) o l’Adagio D897 (“notturno”) tre brani che hanno in comune la tonalità: mi bemolle maggiore. C’è anche una notevole somiglianza con il tema utilizzato da Schubert nel quartetto “La morte e la fanciulla”, tratto dall’omonimo Lied. Grandissima musica, confesso di essermi sbagliato subito: pensavo davvero che fosse Schubert, e ne ero convintissimo finché non sono andato a controllare. Sulle note di Schumann, inizia l’azione vera e propria del film.
Si festeggia il Natale, nella casa della famiglia Ekdahl. L'anno è il 1907, in una città svedese con cattedrale e università. Gli Ekdahl sono ricchi, il teatro è grande, tre ordini di palchi; come apprenderemo più avanti dalla voce di nonna Helena (Gunn Walgren) è stato in perdita per parecchio tempo, ma poi con la gestione di Oscar Ekdahl, il figlio maggiore, il teatro è andato in attivo e dà anche un piccolo utile. Ma di preoccupazioni economiche non ce ne sono mai state, in casa Ekdahl: la famiglia si occupa di commercio, Bergman non specifica in quale ramo e del resto la cosa non è importante ai fini della narrazione.
Helena Ekdahl ha molti figli: il maggiore è Oscar (Allan Edwall) che è il direttore del teatro, poi c’è Gustav Adolf (nome da re di Svezia: lo interpreta Jarl Kulle, altro fedelissimo bergmaniano) che si occupa degli affari e del commercio. Il terzo maschio è Carl, un professore; poi ci sono due femmine, zia Anna (una pianista) e zia Emma.
A questo punto bisogna fare molta attenzione agli attori scelti da Bergman: come sempre, una scelta molto attenta e molto meditata.
Gunn Walgren (1913-1983) è Helena, la mamma di Oskar e nonna di Fanny e Alexander. Ha un aspetto molto giovane, grande presenza, riesce ad essere sorridente e positiva anche nei momenti più drammatici (arriveranno). La Walgren ha recitato pochissimo con Bergman, ma è un’attrice molto presente nel cinema svedese; dal suo lunghissimo curriculum si può far notare che recitò in “Ordet” di Dreyer.
Allan Edwall (1924-1997) è un attore che ha lavorato moltissimo con Bergman, ed al quale Bergman ha sempre affidato parti difficili, ambigue, “borderline”. Qui lo vediamo come padre di Fanny e Alexander, un uomo dolce e molto amato da tutti, molto appassionato al suo lavoro e al teatro. Proprio in virtù di questo suo volto e della sua particolare recitazione, Allan Edwall fu scelto da Tarkovskij per “Sacrificio”, accanto a Erland Josephson.
Jarl Kulle, interprete di Gustav Adolf, è sempre stato scelto da Bergman per le parti di uomo vitale, sanguigno, pieno di vita: è addirittura Don Giovanni in “L’occhio del diavolo”, ma anche le sue apparizioni in “Sorrisi di una notte d’estate” o in “A proposito di tutte queste signore” vanno diritte nella direzione di un uomo molto attratto dalle donne. In “Fanny e Alexander” questo lato della recitazione di Jarl Kulle è spinto molto in là: Gustav Adolf non è più un uomo giovane ma ha ancora una grande vitalità, e anche una grande carica sessuale. E’ un uomo simpatico e alle donne, come vediamo, piace. Sua moglie Alma vede tutto ma tace, vive e lascia vivere: che è un po’ la filosofia di vita di tutta casa Ekdahl, dove si rispetta e si apprezza la buona educazione, ma la morale è molto aperta. Alma è interpretata da Mona Malm (classe 1935), mentre la moglie di Oscar, Emilie, interpretata da Ewa Fröling, è molto più giovane del marito e molto innamorata di lui. Emilie è il vero perno dell’azione del film, forse si può dire che ne è la protagonista.
Su questa prima parte del film non c’è molto da dire, la narrazione è chiarissima e il film è tutto da vedere. C’è un anticipo di “Fanny e Alexander” già nel Posto delle Fragole, le scene in famiglia nel ricordo di Isak Borg: mi sono chiesto se anche l’epoca era la stessa, ma facendo qualche calcolo qui siamo nel 1907, mentre nel “Posto delle fragole”, data la veneranda età del professore, dovremmo essere a fine Ottocento.
Al minuto 12 ascoltiamo gli orchestrali del teatro intonare la marcia dal Faust di Gounod (atto terzo scena terza, “gloire immortelle”) quando Gustav Adolf porta in tavola il ponce fiammeggiante. Dopo questo trionfale ingresso, Gustav Adolf non fa un discorso, ma si limita a introdurre Oscar che è il direttore del teatro.
Oscar: Amici miei carissimi, sono ventidue anni che tocca a me, in quest’occasione, di tenere, come di direttore del teatro, il discorso: una cosa per cui non ho il minimo talento. Me ne rendo conto quanto voi, specialmente se penso a mio padre che era spesso un oratore molto brillante. Sì, insomma... l’unico talento che io ho - ammesso che ne abbia uno, di talento -, è di amare questo piccolo mondo racchiuso tra le spesse mura di questo edificio; e soprattutto mi piacciono le persone che ci lavorano, in questo piccolo mondo. Fuori di qui c’è il mondo grande, e qualche volta capita che il mondo piccolo riesca a rispecchiare il mondo grande tanto da farcelo capire un po’ meglio. In ogni modo, riusciamo a dare a tutti coloro che vengono qui la possibilità, se non altro per qualche minuto, per qualche secondo (si commuove, si ferma un attimo) di dimenticare il duro mondo che è là fuori (un’altra pausa, con emozione). Il nostro teatro è un piccolo...un piccolo spazio, fatto di disciplina, coscienza, ordine, e amore. (Oscar è molto commosso, emozionato) Non capisco perché io mi senta così...così comicamente solenne, proprio stasera...
E’ interessante confrontare questo discorso con quello che Bergman dice dei suoi attori, in “Immagini”. Rileggendo queste pagine, mi è venuto da pensare che questo discorso di Oscar è la cosa più autobiografica di tutto il film, burattini e lanterna magica a parte...
Ingmar Bergman, da “Immagini”, ed. Garzanti 1992 (da pagina 274 in avanti)
(...) Quello degli attori è, del resto, un capitolo a sé. Non credo di essere in grado di vagliare la loro influenza sull'ideazione e sulla realizzazione dei miei film. E, tuttavia: come sarebbe stato Persona se Bibi Andersson non avesse interpretato Alma? E come sarebbe stata la mia vita, se Liv Ullmann non si fosse occupata di me e di Elisabet Vogler? Se non ci fosse stata Harriet in Monica e il desiderio? Il settimo sigillo senza Max von Sydow? Victor Sjöström e Il posto delle fragole? Ingrid Thulin e Luci d'inverno? Di certo, non avrei mai osato fare Sorrisi di una notte d'estate senza Eva Dahlbeck e Gunnar Björnstrand. Vedevo gli attori in altri contesti, e questo aggiungeva nuove motivazioni. Ed ecco apparire la figura della nonna - Gunn Wällgren - in Fanny e Alexander. Senza Lena Olin e Erland Josephson non avrei mai scritto Dopo la prova: quei due erano l'incarnazione stessa del piacere e dell'attrazione. Ingrid Bergman e Liv Ullmann furono i presupposti di Sinfonia d'autunno. E poi tante mattine, e le pause per il pranzo, e per la riflessione... E ancora tanta gioia, tanti pasticci, tante tenerezze. Tutto quell'affetto... Quando le riprese avevano termine, i sentimenti mutavano tono e colore, si stabilizzavano oppure sbiadivano e sparivano. Amore, abbracci, baci, turbamenti e lacrime.
Prendiamo le quattro ragazze di Sussurri e grida. Posseggo un'immagine retroattiva delle riprese del film: le rivedo sedute in fila su un basso sofà, vestite di nero, con un portamento solenne; Harriet è truccata e vestita da cadavere. Improvvisamente, cominciano a trabalzare su e giù sul sofà, che ha molle molto forti, tutte e quattro trabalzano e saltano, ridendo come fuori di sé. Kari Sylwan, Harriet Andersson, Liv Ullmann, Ingrid Thulin: quanta esperienza femminile e, insieme, quanta capacità di recitazione raccolta su quel sofà! (...) Quando misi in scena Il sogno di Strindberg, qualche anno fa, la piccola ma importante parte della Danzatrice venne affidata a una giovane attrice, Pernilla Ostergren. Proprio in quel periodo, era stata lei a dar vita alla allegra e leggermente zoppa bambinaia di Fanny e Alexander. Durante le prove del Sogno fui colpito dall'energia, dall'ardore e dalla naturalezza di Pernilla: anche quando sbagliava, faceva bene. Mi venne subito in mente che, finalmente, dopo molti anni di attesa il Dramatiska Teatern aveva di nuovo una Nora! Acchiappai la ragazza dopo le prove e le dissi che nel giro di tre, al massimo quattro anni, avrebbe recitato la parte di Nora.
Sono gli attori che producono il teatro. Registi e scenografi possono fare quello che vogliono, possono persino sabotare se stessi, gli attori e i poeti. Ma i grandi attori producono comunque teatro. Ricordo una rappresentazione delle Tre sorelle fatta a pezzi e macinata come tabacco da fiuto da un vecchio e tetro barbagianni mitteleuropeo. Bravi attori se ne andavano in giro come sonnambuli annoiati. Ma una regina vestita di nero si elevava al di sopra del grigiore, inflessibile e follemente viva: Agneta Ekmanner.
So che la nota scritta qui sopra non è in accordo con la mia considerazione su Alle soglie della vita. Anche se, forse, lo è comunque. Per lo più, i testi dei miei film li scrivo io. Scrivo e riscrivo. Le mie agende di lavoro testimoniano (spesso con mio stupore, più tardi) i processi di lunga durata. I dialoghi subiscono duri controlli, vengono scarnificati, condensati, ricostruiti, cestinati, le parole saggiate e cambiate. Nella stesura finale ampi brani del testo vengono eliminati: « kill your darlings». Quando l'attore, alla fine, s'impossessa delle mie parole e le trasforma in espressioni sue proprie, di solito perdo il contatto con il significato originale delle battute. Gli artisti riescono a destare nuova vita in scene piene solo di chiacchiere. Sono prudentemente lieto e un po' soddisfatto: ah, sì, mi dico, è così? Sì, certo, era così che pensavo, anche se, durante il lungo e solitario processo di accordatura, ho finito col dimenticare tutto. (...)
Ingmar Bergman, da “Immagini”, ed. Garzanti 1992 (da pagina 274 in avanti)
A questo punto (siamo nei dintorni del minuto 16) entra però in scena un personaggio che sarà molto importante, lo zio Isak: che è interpretato da Erland Josephson e che non è propriamente uno zio, ma un grande amico di tutta la famiglia Ekdahl, e in particolare della nonna Helena.
(continua)