giovedì 21 ottobre 2010

Stalker ( III )

Stalker (id) (1979) Regia: Andrej Tarkovskij. Dal racconto «Picnic sul ciglio della strada» di Arkadij e Boris Strugackij. Sceneggiatura: Arkadij e Boris Strugackij. Versi di Fjodor Tjutcev e Arsenij Tarkovskij. Fotografia: Aleksandr Knjazinskij. Musica: Eduard Artemev (e brani dal Bolero di Ravel e dalla Nona sinfonia di Beethoven). Interpreti: Aleksandr Kajdanovskij (lo Stalker), Anatolij Solonicyn (lo scrittore), Nikolaj Grinko (lo scienziato), Alisa Frejndlich (la moglie dello Stalker), Natasha Abramova (la figlia), F. Jurna, E. Kostin, R. Rendi; produzione: Mosfil'm (Secondo Gruppo Artistico); direttore della produzione: L. Tarkovskaja; durata: 161'
Lo Stalker è preoccupato, chiama i due compagni di viaggio che accorrono. Ma il Professore ha lasciato indietro lo zaino, dice che senza non può andare avanti. Lo Stalker dice che dovrà lasciarlo là e continuare senza, ma il Professore si ribella e va a riprendersi le sue cose. Lo ritrovano poco dopo: gli è andata bene, commenta lo Stalker, ed è contento di averlo ritrovato.
Lo zaino rappresenta forse i beni terreni, forse il nostro corpo? La Zona è la vita, la Stanza è il suo termine, non la morte come la intendiamo di solito ma l’accesso a qualcosa d’altro?
A questo punto lo Scrittore e il Professore cominciano ad essere stanchi, e – come fanno i bambini durante i lunghi viaggi – s’informano:
- Ma quanto è distante questa stanza?
- In linea retta duecento metri, ma qui purtroppo linee rette non ce ne sono.
Lo Stalker consente a concedere un po’ di riposo. I tre si sdraiano per terra, dove capita, forse si addormentano. Siamo a 1h20 dall’inizio del film; sul sonno dello stalker ascoltiamo brani dall’Apocalisse, con voce di donna. E poi l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus (Luca 24,13) recitato dallo stalker.

I tre riprendono la loro strada. E’ il momento di affrontare il tunnel, a 1h28. Un tunnel buio e umido che “è l’unica via” (metafora della nascita, o visione della morte?) (la stanza è forse un utero, un ovulo da raggiungere?). Servono più di cinque minuti per attraversare il tunnel, lentamente. E’ un momento drammatico, lento, con molta tensione. E’ lo Scrittore ad andare avanti: non si è offerto volontario ma è stato estratto a sorte con la tecnica del fiammifero più lungo e quello più corto. Lo Stalker è sinceramente preoccupato, forse teme che lo Scrittore possa non essere all’altezza della prova. Poi, dietro la porta alla fine del tunnel, una vasca allagata: per passare dall’altra porta bisogna immergersi fino alla testa. Poi ancora, monticelli di sabbia o farina (terra per filtri?) poi ancora acqua (liquido amniotico, battesimo?), un pozzo, una cisterna sotterranea piena d’acqua. Lo Scrittore è stanco, teso. Si siede e riflette ad alta voce su se stesso e sulla vita, un lungo monologo mentre gli altri due lo osservano da lontano. Siamo a 1h43: “questa è la trovata di un idiota...” dice lo scrittore, come fosse Macbeth, nelle sue riflessioni su vita e arte, dopo lo spavento del tunnel.
Ma Il tunnel è il “tritacarne”: “molte persone sono morte qui”, incluso il fratello del Porcospino. Così spiega lo Stalker, e lo Scrittore insorge: perché ha insistito per mandare avanti proprio lui? Perché inventarsi la storia del tirare a sorte, se tutto era già deciso?

Ma lo Stalker tira un sospiro di sollievo, ormai siamo in prossimità della Stanza, tutto è andato bene. Si appoggia ad un muro, e recita questa poesia:
E' fuggita l'estate, più nulla rimane.
Si sta bene al sole,
eppure questo non basta.
Una foglia dalle cinque punte
mi si è posata su una mano,
eppure questo non basta.
Né il bene né il male sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso,
eppure questo non basta.
La vita mi prendeva sotto l'ala,
mi proteggeva, mi salvava: ero davvero fortunato,
eppure questo non basta.
Non sono bruciate le foglie, non si sono spezzati i rami,
il giorno è terso come il cristallo,
eppure questo non basta.
( Arsenij Tarkovskij )

I tre arrivano finalmente nell’edificio dove si trova la Stanza. E’ in rovina, ampi locali allagati, si cammina nell’acqua. Li vediamo in un locale, intenti a discutere, quando d’improvviso si sente lo squillo di un telefono. Il telefono è lì vicino, funziona. Il Professore lo prende, risponde quasi meccanicamente, rimette giù: no, questo non è l’ospedale. Stupito, lo riprende in mano e compone un numero.
Ne segue un dialogo assurdo, quasi da comica (Feydeau o Ionesco?), il Professore parla di corna con il tizio dall’altra parte, un collega, un fisico: scopriamo che il Professore non è venuto fin qui per curiosità, sapeva già molte cose, nello zaino ha una bomba piccola ma potente, vuole far saltare la Stanza. Ma è solo per questo che vuol far saltare tutto, per una banale questione di fedeltà coniugale?
Una scena simile si trova in “Nel corso del tempo” di Wenders, sempre nel finale: un telefono che inopinatamente funziona, in una stanza abbandonata. I due film sono quasi contemporanei, difficile che Tarkovskij abbia visto Wenders, o viceversa.
Da qui in avanti, alle soglie della Stanza, lo stalker cessa di essere accompagnatore, contrabbandiere o angelo, e diventa più simile ad un prete, un sacerdote, custode della Fede e della Speranza che gli altri due vogliono distruggere. Quando lo scienziato ha finito di montare la bomba, un’operazione che gli vediamo fare con semplicità e consuetudine, stalker cerca di opporsi, anche lottando. Vuole strappargli la bomba, gettarla nell’acqua. E’ lo Scrittore a spingerlo indietro, più volte: anche lui è favorevole alla distruzione della Stanza. Lo Scrittore e il Professore si trovano d’accordo senza averne discusso prima: la Stanza va distrutta. I due rimangono molto stupiti dall’opposizione dello Stalker. “Ma che cosa fa? Eppure è una persona ragionevole...”

10 commenti:

Marisa ha detto...

Nella prima parte del percorso vediamo i due clienti che discutono molto tra di loro. Veramente è soprattutto lo scrittore, più estroverso e curioso,(è uno scrittore alla moda ed ha successo con le donne, anche se è in crisi) che provoca il professore, che vorrebbe anche essere lasciato in pace, ma si lascia comunque coinvolgere in discussioni filosofiche-esistenziali in cui rivela la sua fondamentale scetticità e razionalità. Lo Stalker non è interessato ai loro discorsi; a lui fondamentalmente sono indifferenti le varie opinioni. Lo vediamo all'erta, è molto concentrato sui segnali della "Zona" ed attento a dare le istruzioni sul corretto modo di rapportarsi con essa. E' un messaggio molto importante: di fronte ai veri pericoli e ai problemi fondamentali della vita le nostre opinioni sono superfue e spesso persino inutili, se non di ostacolo. Occorrono invece attenzione, intuito e fiducia, tutte qualità che hanno ben poco a che vedere con le sofisticate elucubrazioni da intellettuali.
Ci sono due momenti di crisi per lo scrittore. Il primo, quando vede la casa con la famosa stanza davati a sè e, disobbedendo,vuole tirare dritto, ma viene fermato da una voce e deve tornare indietro frustrato. Va a suo merito che dalla frustrazione impara che bisogna accettare un percorso indiretto, non quello razionale, ma quello mediato dai lanci e diretto dalla"Zona" stessa. Come Dante non può salire direttamente il colle perchè le tre belve glie lo impediscono e deve affidarsi alla guida di Virgilio, che lo condurrà attraverso un ben più lungo e difficile cammino, così lo scrittore deve affidarsi allo Stalker e ai suoi lanci.
La seconda grave crisi compare dopo il difficile passaggio del tunnel "tritacarne", che non ha risparmiato nemmeno il fratello del porcospino. Ma anche qui lo capiamo. Non è facile che i nervi cedano subito dopo aver attraversato un pericolo mortale e le peggiori crisi isterche non si verificano forse come scarica emotiva dopo una tensione eccessiva? Lo vediamo accusare lo Stalker di impostura e ciarlataneria, ma la guida deve essere abituato a tali attacchi (proiezioni?) e non se la prende più di tanto. Persino la rivoltella che si era portato dietro cercando di usarla per forzare una porta viene neutralizzata senza essere troppo colpevolizzato. E' proprio difficile rinunciare alla violenza!
Riguardo allo scienziato, dopo il tentativo di fermarsi (chi non si scoraggia mai e non vorrebbe rinunciare al viaggio pericoloso?) e la insistenza per recuperare quello che sembra un innocuo zainetto per la colazione, si comporta prudentemente , seguendo le istruzioni. Almeno fino all'arrivo alle soglie della "stanza"

Riguardo al tunnel-tritacarne hai ragione. Anche a me sembra alludere al momento clou, quello di maggior pericolo, che è stato spesso identificato con il "trauma della nascita"(Otto Rank), passaggio pricoloso di morte e rinascita, dove si riattivano le angosce più profonde, il Labirinto dove si affronta il Mostro e da cui è difficile uscire vivi, ma se se ne esce, si va incontro ad una rinascita e una trasformazione. E' il tema centrale del mito dell'Eroe.

Giuliano ha detto...

Senza mai dimenticare la parte visiva, che è la più importante. Per esempio il piccolo gesto con cui lo Stalker fa immergere la pistola. Mi sono sempre chiesto come mai Tarkovskij fosse così - volutamente - approssimativo in alcune cose, e così perfezionista in altre. D'altra parte, è il suo fascino più grande: studiando il film con il pc, si trova una perfezione tale, anche nell'angolino più nascosto di ogni minimo fermo immagine, che è difficile trovare con altri. Uno così era Fellini, poi Kubrick, pochi altri; e per me è incredibile la perfezione dell'Andrej Rubliov, con quel formato di pellicola così grande, e in esterni, e non c'è mai niente di fuori posto.

Marisa ha detto...

E' proprio così e credo che quello che ti stupisce in Tarkovskij e che può sembrare approssimazione, mentre è capace di essere così incredibilmente preciso e perfetto è che lui preferisce lavorare con le immagini così come appaiono o ce le ricordiamo nei sogni. Non sono infatti a volte confuse e vaghe (intere sequenze di sogni si sovrappongono e sbiadiscono), mentre altre si presentano con estrema chiarezza e precisione? Tu stesso non hai detto in qualche post che Tarkovskij è insieme a pochi altri (giusto Fellini infatti o Weir e Kubrik)soprattutto interessato al mondo dei sogni e dell'anima? Il grande fascino di certi film e, per me il loro valore simbolico, consiste proprio in questa partecipazione mistica: come fare tutti lo stesso sogno. Per ottenere un tale impatto va da sè che ci vuole una grande capacità estetica. Bisogna fare insomma della grande arte.

In quanto all'Andrej Rubliov sono assolutamente d'accordo. Amo molto le Icone russe (il cielo d'oro!) e lui è riuscito a farne un film!

Giuliano ha detto...

I sogni, e le visioni: pochissimi li hanno filmati così. Fellini ha raccontato spesso di queste sue visioni, ma per esempio la scena in Otto e mezzo con Mastroianni che parla con i genitori, è più vera del vero. Anch'io ho avuto dei sogni così, i sogni sono così: e il cavallo che appare nel Rubliov, così come quello dell'Infanzia di Ivan, fanno parte di questa meraviglia.
Aggiungerei Bergman, naturalmente!

Marisa ha detto...

Ritorniamo a "Stalker" perchè vorrei riflettere con te ancora su qualche aspetto del film. L'immagine della rivoltella che la mano dello Stalker spinge sott'acqua, per esempio. Anche la bomba, una volta smontata, va a finire sott'acqua e, sopra, vediamo un pesce che sembra si aggiri curiosando mentre l'acqua (sempre così limpida, come hai notato) si intorbida di nafta. Perchè? Mi sono risposta che le cose chel'Io lascia andare vengono riprese dall'inconscio, cioè dall'elemento acqua che lo rappresenta meglio e poi, a volte riaffiorano, a volte no, ma niente (come è teorizzato da una nota legge fisica)scompare veramente nel nulla. Tutto vuole essere trasformato, anche se a volte la rimozione è così forte da impedirla. Una parte di aggressività deve essere risospinta nell'inconscio, ma l'Io ne ha preso coscienza, sa di averla ed era pronto ad usarla. Nel caso dello scrittore è la guida stessa che se la fa consegnare e la spinge sott'acqua e vediamo che subito dopo lo scrittore attacca lo Stalker accusandolo delle peggiori intenzioni, compresa quella di sfruttare economicamente le angosce degli altri. Si passa cioè da una aggressività agita e distruttiva ad una verbale, più mediata. E' già un progresso.
In quanto al Professore l'intenzione di usare la violenza (la bomba) compare alla fine, proprio davanti alla stanza e per distruggere la stanza stessa. Si tratta di una forma di violeza diversa: più fredda e distaccata, molto premeditata, come si addice ad uno scienziato. Una violenza scientifica per l'appunto. Lui vuole distruggere la stanza per impedire a troppa gente di andarci. Sembra quasi che lo faccia a fin di bene, come una missione umanitaria e riesce anche ad ottenere l'appoggio dello scrittore, tanto sembra "razionale e sensato" il suo progetto. Solo l'estrema accorata difesa e disperazione dello Stalker riesce ad impedire la catastrofe e vediamo che è il Professore stesso a smontare la bomba e ad immergerla. E' qui che compare il pesce e l'acqua si intorbida: una traccia scura dei pensieri negativi rimane mentre la vita innocente delle ceature primordiali (il pesce) continua tranquillamente a vagare.
Dopo questa tensione i due rinunciano ad entrare nella stanza. Hanno fatto abbastanza esperienza della "Zona" e non vogliono ulteriormente confrontaresi con il loro "segreto".
D'altra parte anche lo Stalker, pur amando così intensamente la "Zona" da rischiare continuamente (sappiamo che è stato persino in prigione) per ritornarci ed accompagnare gli "infelici" non ci è mai entrato. Anzi, sembra quasi una "regola professionale" lasciare che nella stanza entrino solo i clienti che ne hanno veramente bisogno: Al Porcospino,che aveva voluto usare lui stesso la stanza è andata male.
Le guide devono sempre fare un passo indietro a vantaggio dei loro clienti (non sono forse pagate per questo?). Anche i genitori, gli educatori ed i maestri spesso devono fare un passo indietro.

Giuliano ha detto...

«...le cose chel'Io lascia andare vengono riprese dall'inconscio, cioè dall'elemento acqua che lo rappresenta meglio e poi, a volte riaffiorano, ...»
Un commento molto bello, sono molto contento di averti qui.

kelevra ha detto...

Please... mi riportate i versi che la moglie dello stalker reicta, quando i 3 si riposano. Grazie.

Giuliano ha detto...

Ok Kelevra, però ci vuole un po' di pazienza...riascolterò volentieri quel momento appena posso.

Maria Candida Ghidini ha detto...

La moglie legge l'Apocalisse: Apocalisse VI, 12-16 (o forse 17)
"E vidi, quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i frutti non ancora maturi. Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge, e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re della terra e i grandi, i comandanti, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai monti e alle rupi:"Cadete sopra di noi e nascondetecidalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, perché è venuto il grande giorno della loro ira, e chi può resistervi?"

grazie del bellissimo sito, è un'autentica miniera!!!

Giuliano ha detto...

Grazie a te, Candida! ma Stalker me lo vado a rivedere lo stesso...
:-)