- Georges Méliès (1997), documentario di Jacques Mény. Consulenza di Jacques Malthete. Produzione La Sept-Arte-Sodaperaga-Mikros Image. Trasmesso dalla TSI nel 1998.
- Tutto Méliès, 175 cortometraggi in cofanetto da 5 dvd. editore Morris Casini & Partners www.casinieditore.com
Georges Méliès negli anni ’90 era un prestigiatore di successo, con un suo teatro e ottimi spettacoli. Nella Parigi del 1895 si recò, in mezzo agli altri curiosi, ad assistere alle primissime proiezioni dei fratelli Lumière, quelle ormai leggendarie dove la gente si spaventava vedendo arrivare il treno, con la locomotiva sbuffante che sembrava proprio venirgli addosso. Ne uscì con la convinzione che si poteva fare di meglio, e che quel nuovo mezzo appena inventato, il cinematografo, era adattissimo al suo mestiere, e che di trucchi adesso ne poteva fare quanti ne voleva. Si costruì una macchina da presa e un proiettore (i Lumière non erano interessati a venderli, ma Méliès era anche un ottimo artigiano), attrezzò un capannone, e cominciò a lavorare.
Méliès è l’inventore dei trucchi cinematografici. Cominciò, secondo quanto racconta lui stesso, con un problema tecnico: mentre faceva una ripresa in place de l’Opéra, con quelle rudimentali prime macchine da ripresa, la manovella da girare a mano si inceppò. Riparato il danno, ricominciò il lavoro temendo di dover magari buttare via tutto il girato: invece l’interruzione aveva creato un effetto strano e divertente. Forse, solo a un prestigiatore poteva venire in mente di approfittare di queste inopinate sparizioni ed apparizioni: i fratelli Lumière, industriali, non avevano pensato ad applicazioni commerciali per la loro invenzione; e l’inventore Edison in America, che già produceva piccoli film che potevano essere visti da una sola persona alla volta, almeno per questa volta non era arrivato per primo.
Méliès continuò con il più classico dei classici, i fantasmi e le locande stregate e il diavolaccio che appare e scompare tra nuvole di fumo; tutti ottimi pretesti per far apparire e scomparire cose e persone, con effetti tra il magico e il comico. Da qui continuò con un vero crescendo di effetti speciali, realizzati in maniera artigianale ma sopraffina, con una pazienza da vero certosino, mettendo mascherine sull’obiettivo, avvolgendo e riavvolgendo più volte la pellicola a mano. Fu sempre sul punto di diventare ricco, e aprì perfino una succursale a New York; ma la storia del cinema avrebbe girato da un’altra parte, il cinema stava diventando adulto e per il bambino Méliès non c’era più spazio.
Méliès lavora a gran ritmo fino al 1909, poi si ferma. Riparte nel 1911, e girerà film fino al 1913, ma ormai sa che non può più reggere la concorrenza. Il suo capannone fu funestato da incendi (la celluloide, anzi l’acetato, con cui erano fatte le prime pellicole cinematografiche, era infiammabilissimo); gran parte della sua produzione è andata perduta in questo modo e molto materiale fu bruciato o distrutto dallo stesso Méliès in una crisi di sconforto.
Ma i suoi film si trovano ancora, ne sono rimasti molti e ogni tanto da una vecchia valigia o da una soffitta ne salta fuori uno, miracolosamente conservato in copie più o meno intatte. Non sono tutti capolavori, ma sono film che ancora oggi si guardano con piacere. Gli effetti speciali di Méliès, dopo più di cent’anni, non hanno niente da invidiare ad "Avatar", al “Signore degli anelli” o alla saga di “Guerre stellari”: l’unica differenza è nella tecnologia, non certo nella fantasia o nella bravura personale.
Il “Viaggio sulla Luna” è del 1902, non è il suo film migliore ma è certamente il più famoso: almeno un fotogramma l’abbiamo visto tutti, quello della Luna che riceve il missile-astronave in un occhio. E’ un tipico esempio dell’umorismo di Méliès, davvero bizzarro. Agli spazi siderali e all’astronomia Méliès si dedicherà molto, e sono tra i suoi film che rivedo più volentieri: la recitazione degli attori è quella che è, ma le smorfie e le facce buffe del Sole e della Luna in “Eclissi di Sole con la Luna piena” sono inarrivabili. “Il viaggio sulla Luna” è anche il primo vero kolossal nella storia del cinema: la lavorazione durò un mese, costò molto e rese molti soldi.
Già che ci sono, dico subito che Méliès è anche uno dei padri del cartone animato: gli esempi sono molti, in quasi tutti i suoi film; ma soprattutto ad avvicinarlo al cartoon è la durata (quasi tutti i suoi film, tranne appunto alcuni “kolossal” da un quarto d’ora circa, sono sui cinque minuti), le gags, la conclusione sempre ben studiata: come nei cartoons di Bugs Bunny, per l’appunto.
Méliès recita in quasi tutti i suoi film, e ha un’ottima presenza scenica. Gli altri attori sono quasi sempre molto improvvisati, si ha spesso l’impressione di una recita in famiglia e così era veramente: nei film recitano i suoi impiegati, il giardiniere, il personale di scena al suo teatro, attrezzisti e macchinisti, e le ragazze che gli facevano da assistenti nei suoi numeri d’illusionismo in teatro. Di persona (come attore), Méliès non è simpaticissimo, ma certamente è una sagoma. Come figura fisica, è della famiglia di Vincent Price e di Ciccio Ingrassia, ma è più piccolo e agile, brillante e scattante. Ci trovo anche qualcosa di David Niven, per l’eleganza; e mi piace anche perché non dà peso alla sua calvizie, che anzi usa con profitto.
In Méliès c’è già tutto il cinema, non solo gli effetti speciali. Nel repertorio dei suoi film troviamo per esempio l’attualità stile cinegiornale, come per i film sull’affaire Dreyfus del 1899, una storia che appassionò la Francia, in più puntate e molto ben girato, o “L’incoronazione di Edoardo VII” del 1902, e anche “l’entente cordiale” del 1904 , un accordo politico tra Inghilterra e Francia sulla spartizione delle colonie celebrato da Méliès in chiave comica con le lezioni di inglese ai poliziotti francesi (finisce tutto in balletto tra i flics e le insegnanti: il film è del 1908) . Fu pioniere, oltre che dell’horror, anche del catastrofico: Il Tunnel sotto la Manica, Viaggio nell’impossibile, Gli allegri scherzi di satana...Se vedete un treno in un film di Méliès, state sicuri che la catastrofe è in arrivo: ma è tutto uno scherzo, sia ben chiaro: senza morti né feriti.
Molte le favole e le riduzioni da romanzi famosi: Barbablu, Il piccolo spazzacamino, Rip van Winckle, La Fata Carabosse, e tanto altro ancora. Fu pioniere anche del remake, con due film su Cenerentola (1899 e 1912): come sarà anche in futuro, il remake è meno bello dell’originale. Nel catalogo dei film di Méliès c’è perfino una donna che si spoglia per fare il bagno: succede in “Dopo il ballo” (Aprés le bal, 1897). Considerando la data in cui fu girato, questo breve film è probabilmente da considerarsi come il più spinto di tutto l’Ottocento; viene il dubbio che l’autore avrebbe volentieri osato di più, ma a quei tempi – oltre ai problemi con la censura – non c’erano ancora luci e riflettori elettrici, si era costretti ad usare la luce naturale e a girare quasi all’aperto.
Forse Georges Méliès è davvero il simbolo dell’intera storia del cinema. Méliès piace ancora perché gioca, si diverte. Dilettantismo, passione e divertimento lo accomunano anche a noi bloggers, che come lui stiamo facendo prove su un mezzo ancora ai suoi inizi, in attesa che arrivino i colossi a mangiarsi tutta la torta.
(continua)
Fotogrammi da «Le roi du maquillage», 1904 e da « Les cartes viventes » del 1905.
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