martedì 30 novembre 2010

Topsy-turvy ( I )

Topsy-Turvy (Il mondo sottosopra, 1999) Scritto e diretto da Mike Leigh. Tratto dalla biografia di Gilbert & Sullivan. Fotografia: Dick Pope. Scenografie: Eve Stewart. Costumi: Lindy Hemming. Coreografie: Francesca Jaynes. Ricerche: Rosie Chambers. Musica: Arthur Sullivan (Lyrics by William S. Gilbert) Altre musiche: Jacques Offenbach, Beethoven, Schumann. Musiche originali e arrangiamenti di Carl Davis. Direttore d’orchestra: Gary Yershon. Tutti gli attori cantano con le loro vere voci. Durata: 160 minuti.
INTERPRETI: Allan Corduner (Sir Arthur Sullivan) Jim Broadbent (W. S. Gilbert) In casa di Gilbert: Lesley Manville (Lucy, moglie di Gilbert) Charles Simon (padre di Gilbert) domestici di casa Gilbert: Dexter Fletcher (Louis), Sukie Smith (Clothilde), Kenneth Hadley (Pidgeon), Kate Doherty (Mrs. Judd), Keeley Gainey (cameriera); David Neville (il dentista); Theresa Watson e Lavinia Bertram (sorelle di Gilbert) Eve Pearce (madre di Gilbert) In casa di Sullivan: Eleanor David (Fanny Ronalds, la cantante amica di Sullivan), Matthew Mills (Walter Simmonds, il pianista con la Rolands)
Al Savoy Theatre: Ron Cook (Richard D'Oyly Carte), Wendy Nottingham (Helen Lenoir, assistente di D’Oyly Carte), Sam Kelly (Richard Barker, direttore di scena - al telefono nell’ufficio di D’Oyly Carte) Nicholas Woodeson (Mr. Seymour, assistente di Gilbert nelle prove)  I cantanti del Savoy: Timothy Spall (Richard Temple, The Mikado), Martin Savage (George Grossmith), Kevin McKidd (Durward Lely, il tenore giovane), Shirley Henderson (Leonora Braham, che canta nel finale) Dorothy Atkinson (Jessie Bond, la cantante ferita a una gamba), Vincent Franklin (Rutland Barrington, cantante, nella scena delle ostriche), Cathy Sara (Sybil Grey, quella che prova il kimono) Louise Gold (Rosina Brandram, Katisha), Mark Benton (il corista che difende Temple) Steve Speirs (il corista che è d’accordo sul taglio dell’aria di Mikado)
Personale del Savoy Theatre, e altri attori: Francis Lee (Butt, servo di scena), Amanda Crossley (al servizio di Jessie Bond), Neil Humphries (il ragazzo), Roger Heathcott (Banton), Stefan Bednarczyk (Frank Cellier, assistente di Sullivan in orchestra), Geoffrey Hutchings (un armigero) William Neenan (Cook, servo di scena), Adam Searle (Shrimp) Andy Serkis (John D'Auban, coreografo) Mia Soteriou (Mrs. Russell, pianista durante le prove) Alison Steadman (Madame Leon, la costumista) Angela Curran (Miss Morton, assistente di Madame Leon) Jonathan Aris (Wilhelm, costumista e assistente di Gilbert) Shaun Glanville , Julian Bleach, Neil Salvage, Matt Bardock (orchestrali) In Francia: Gary Yershon (pianista nel bordello) Katrin Cartlidge (Madame) Julia Rayner (Mademoiselle Fromage) Jenny Pickering (Second Prostitute) Philippe Constantin (il cameriere) Al padiglione giapponese: Kimi Shaw (filatrice) Toksan Takahashi (calligrafo) Akemi Otani (danzatrice) Kanako Morishita (suonatrice di samisen) Togo Igawa e Eiji Kusuhara (attori Kabuki ) Naoko Mori (Miss 'Sixpence Please')

William Gilbert (1836-1911) è uno dei grandi umoristi britannici; Arthur Sullivan (1842-1900) è un ottimo musicista, compositore brillante ma anche profondo quando serve, e dotato di felicissima inventiva melodica. Messi insieme, Gilbert & Sullivan, sono popolarissimi in tutto il mondo anglosassone: da noi un po’ meno, ed è un peccato. Da Gilbert & Sullivan discendono quasi tutti i comici e gli umoristi britannici del Novecento, compresi i Monty Python: per conoscerli bisogna sapere bene l’inglese, e direi che questo è l’unico limite al loro successo anche da noi. Eppure il loro modello è dichiaratamente italiano: le opere di Rossini, sia per la musica che per i libretti (quasi tutti i libretti di Rossini sono molto divertenti, per chi ancora non lo sapesse), ma anche Mozart (Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro...).
Un altro punto di riferimento sicuro è il francese Jacques Offenbach (1819-1880), mentre direi che siamo un po’ lontani dall’operetta viennese: la specialità di Gilbert & Sullivan è il nonsense, l’umorismo buffo e surreale, il mondo del fantastico dove tutto è sottosopra rispetto alle nostre abitudini quotidiane; mentre l’operetta viennese, Johann Strauss e Lehar, è sempre umoristica e brillante, ma molto più “sensata”.
Gilbert e Sullivan ebbero un enorme successo di pubblico, un successo che dura ancora oggi; con i soldi degli incassi e dei diritti d’autore, i proprietari del teatro dove si esibirono costruirono un albergo ancora oggi al centro della vita londinese, il Savoy. E “Savoy Theatre” era per l’appunto il nome del teatro dove Gilbert e Sullivan facevano compagnia stabile: di tutto questo ci parla Mike Leigh in “Topsy-turvy”, un film molto bello girato nel 1999.
Un piccolo esempio dell’umorismo di Mr. Gilbert e Mr. Sullivan è in questa scena da “The Mikado”: i due innamorati giapponesi, due fidanzatini molto giovani, sono rimasti finalmente da soli, e la ragazza elenca le cose che non possono fare:
LEI. (ritraendosi). Se non le dispiace, prego, io credo che Vostra Altezza non dovrebbe venirmi così vicino. Le leggi sono molto severe, in questi casi.
LUI. Ma siamo qui da soli, e nessuno può vederci.
LEI: Tuttavia, non è una cosa giusta. (...) E noi dobbiamo obbedire alle leggi. (...)
LUI. Se non fosse per quella legge, noi potremmo sederci vicini, così. (si siede vicino a lei)
LEI: Invece di essere obbligati a sederci mezzo miglio distanti, così.(si siede all’altro lato del palcoscenico)
LUI: Potremmo solo guardarci negli occhi, così. (la guarda con molto sentimento)
LEI. Lanciando sospiri d’amore impronunciabile, così. (sospira e lo guarda con trasporto)
LUI: Con le braccia attorno ai fianchi dell’altra, così. (la abbraccia)
LEI: Sì, se non fosse per la legge.
LUI: Sì, se non fosse per la legge.
LEI: Naturalmente, non possiamo fare niente del genere.
LUI: Nemmeno parlarne!
La scena prosegue con un duetto, dove i due innamorati, per essere sicuri di non infrangere la legge, fanno qualche altro piccolo esempio di ciò che non si può fare e di ciò che invece è permesso: ed è molto facile capire come finirà il duetto.
Un altro esempio, quasi intraducibile (non perché sia difficile, ma perché è in rima) e dalla musica trascinante, è l’ingresso del Generalmaggiore in “The pirates of Penzance”: dato che Penzance è una cittadina sul mare, tradizionale meta di gite e sede di stabilimenti balneari, il titolo si potrebbe tradurre con “I pirati di Riccione” o magari “I pirati di Fregene”, secondo la località che vi è più familiare. La scena è tragica: un manipolo di giovani pirati pronti a tutto sta insidiando alcune belle ragazze che hanno trovato appena sbarcati. Ma le ragazze li mettono in guardia: sono tutte sorelle, figlie del General Maggiore. E il General Maggiore, anzi, “The Major-General” arriva sulla scena e si presenta:
GENERAL: Yes, yes, I am a Major-General! And it is, it is a glorious thing
To be a Major-General! (....)
GENERAL: I am the very model of a modern Major-General,
I've information vegetable, animal, and mineral,
I know the kings of England, and I quote the fights historical
From Marathon to Waterloo, in order categorical;
I'm very well acquainted, too, with matters mathematical,
I understand equations, both the simple and quadratical,
About binomial theorem I'm teeming with a lot o' news,
With many cheerful facts about the square of the hypotenuse.
ALL: With many cheerful facts, etc.
GENERAL: I'm very good at integral and differential calculus;
I know the scientific names of beings animalculous:
In short, in matters vegetable, animal, and mineral,
I am the very model of a modern Major-General.
ALL: In short, in matters vegetable, animal, and mineral,
He is the very model of a modern Major-General.
GENERAL: I know our mythic history, King Arthur's and Sir Caradoc's;
I answer hard acrostics, I've a pretty taste for paradox,
I quote in elegiacs all the crimes of Heliogabalus,
In conics I can floor peculiarities parabolous;
I can tell undoubted Raphaels from Gerard Dows and Zoffanies,
I know the croaking chorus from the Frogs of Aristophanes!
Then I can hum a fugue of which I've heard the music's din afore,
And whistle all the airs from that infernal nonsense Pinafore.
ALL: And whistle all the airs, etc.
GENERAL: Then I can write a washing bill in Babylonic cuneiform,
And tell you ev'ry detail of Caractacus's uniform:
In short, in matters vegetable, animal, and mineral,
I am the very model of a modern Major-General.
ALL: In short, in matters vegetable, animal, and mineral,
He is the very model of a modern Major-General.
GENERAL: In fact, when I know what is meant by "mamelon" and "ravelin",
When I can tell at sight a Mauser rifle from a javelin,
When such affairs as sorties and surprises I'm more wary at,
And when I know precisely what is meant by "commissariat",
When I have learnt what progress has been made in modern gunnery,
When I know more of tactics than a novice in a nunnery--
In short, when I've a smattering of elemental strategy,
You'll say a better Major-General has never sat a gee.
ALL: You'll say a better Major-General, etc.
GENERAL: For my military knowledge, though I'm plucky and adventury,
Has only been brought down to the beginning of the century;
But still, in matters vegetable, animal, and mineral,
I am the very model of a modern Major-General.
ALL: But still, in matters vegetable, animal, and mineral,
He is the very model of a modern Major-General.
GENERAL: And now that I've introduced myself, I should like to have some idea of what's going on.
Ma qui siamo in un momento di crisi: Mr. Sullivan si è stufato delle storie che scrive Mr. Gilbert, e ha deciso di scrivere una Sinfonia. Lo comunica alla direzione del Teatro Savoy, e anche a Mr. Gilbert: che ci rimane malissimo. Anzi, a dirla tutta, Mr. Gilbert si è proprio offeso; ma, siccome non è uno stupido, ha capito che qualche ragione, in fin dei conti, Mr. Sullivan ce l’ha per davvero. Bisognerà inventare qualcosa di nuovo, ma cosa?

Topsy-turvy ( II )

Topsy-Turvy (Il mondo sottosopra, 1999) Scritto e diretto da Mike Leigh. Tratto dalla biografia di Gilbert & Sullivan. Fotografia: Dick Pope. Scenografie: Eve Stewart. Costumi: Lindy Hemming. Coreografie: Francesca Jaynes. Ricerche: Rosie Chambers. Musica: Arthur Sullivan (Lyrics by William S. Gilbert) Altre musiche: Jacques Offenbach, Beethoven, Schumann. Musiche originali e arrangiamenti di Carl Davis. Direttore d’orchestra: Gary Yershon. Tutti gli attori cantano con le loro vere voci. Durata: 160 minuti.
INTERPRETI: Allan Corduner (Sir Arthur Sullivan) Jim Broadbent (W. S. Gilbert) In casa di Gilbert: Lesley Manville (Lucy, moglie di Gilbert) Charles Simon (padre di Gilbert) domestici di casa Gilbert: Dexter Fletcher (Louis), Sukie Smith (Clothilde), Kenneth Hadley (Pidgeon), Kate Doherty (Mrs. Judd), Keeley Gainey (cameriera); David Neville (il dentista); Theresa Watson e Lavinia Bertram (sorelle di Gilbert) Eve Pearce (madre di Gilbert) In casa di Sullivan: Eleanor David (Fanny Ronalds, la cantante amica di Sullivan), Matthew Mills (Walter Simmonds, il pianista con la Rolands)
Al Savoy Theatre: Ron Cook (Richard D'Oyly Carte), Wendy Nottingham (Helen Lenoir, assistente di D’Oyly Carte), Sam Kelly (Richard Barker, direttore di scena - al telefono nell’ufficio di D’Oyly Carte) Nicholas Woodeson (Mr. Seymour, assistente di Gilbert nelle prove)  I cantanti del Savoy: Timothy Spall (Richard Temple, The Mikado), Martin Savage (George Grossmith), Kevin McKidd (Durward Lely, il tenore giovane), Shirley Henderson (Leonora Braham, che canta nel finale) Dorothy Atkinson (Jessie Bond, la cantante ferita a una gamba), Vincent Franklin (Rutland Barrington, cantante, nella scena delle ostriche), Cathy Sara (Sybil Grey, quella che prova il kimono) Louise Gold (Rosina Brandram, Katisha), Mark Benton (il corista che difende Temple) Steve Speirs (il corista che è d’accordo sul taglio dell’aria di Mikado)
Personale del Savoy Theatre, e altri attori: Francis Lee (Butt, servo di scena), Amanda Crossley (al servizio di Jessie Bond), Neil Humphries (il ragazzo), Roger Heathcott (Banton), Stefan Bednarczyk (Frank Cellier, assistente di Sullivan in orchestra), Geoffrey Hutchings (un armigero) William Neenan (Cook, servo di scena), Adam Searle (Shrimp) Andy Serkis (John D'Auban, coreografo) Mia Soteriou (Mrs. Russell, pianista durante le prove) Alison Steadman (Madame Leon, la costumista) Angela Curran (Miss Morton, assistente di Madame Leon) Jonathan Aris (Wilhelm, costumista e assistente di Gilbert) Shaun Glanville , Julian Bleach, Neil Salvage, Matt Bardock (orchestrali) In Francia: Gary Yershon (pianista nel bordello) Katrin Cartlidge (Madame) Julia Rayner (Mademoiselle Fromage) Jenny Pickering (Second Prostitute) Philippe Constantin (il cameriere) Al padiglione giapponese: Kimi Shaw (filatrice) Toksan Takahashi (calligrafo) Akemi Otani (danzatrice) Kanako Morishita (suonatrice di samisen) Togo Igawa e Eiji Kusuhara (attori Kabuki ) Naoko Mori (Miss 'Sixpence Please')

Mister Sullivan è un po’ stufo delle solite storielline buffe che gli confeziona da vent’anni Mister Gilbert, suo antico collaboratore. Vorrebbe cambiare, scrivere una sinfonia, un’opera seria: ma la Direzione del Teatro Savoy insiste perché la collaborazione tra i due continui, perché bisogna cavalcare l’onda del successo. Ed è un successo grande, e duraturo: ormai esteso a tutti i Paesi di lingua inglese, America compresa.
“Gilbert & Sullivan” è ormai un marchio di fabbrica molto ben affermato: ma i due, poeta e musicista, non si amano, si frequentano poco, sono molto diversi l’uno dall’altro: Arthur Sullivan è un ometto scattante e volitivo, mentre Mister Gilbert (William S. Gilbert), come quasi tutti gli umoristi di razza, è un uomo lento e abitudinario, corpulento, conservatore. O, quantomeno, così appaiono nel film: le fotografie e i ritratti dei veri Gilbert e Sullivan ce li mostrano un po’ diversi fisicamente: anche nelle caricature, il vero Gilbert è più magro di Jim Broadbent che lo interpreta; e il vero Sullivan appare più corpulento di Allan Corduner. Ma si tratta di due attori eccellenti, molto ben scelti: Corduner suona anche di persona il pianoforte, quando serve, ed in maniera ottima.
Il film coglie i due maestri dell’opera buffa inglese proprio in questo momento di crisi, quando il sodalizio (artistico, solo artistico) sembra davvero sul punto di finire. E invece si apre a Londra una grande mostra, la moglie di Mr. Gilbert è molto interessata, Mr. Gilbert sbuffa e non ne vuole sapere. Si sa come vanno a finire queste cose: Mr. Gilbert viene trascinato quasi a forza a vederla, e scopre – meraviglia – l’arte e la cultura del Giappone. Gli piace tutto quello che vede, è interessatissimo, prende nota, compera perfino un kimono e una spada da samurai. E’ la nascita di “The Mikado” (1885), grande e folle capolavoro del teatro inglese.
E’ un peccato che Gilbert & Sullivan siano completamente ignorati in Italia. E’ un peccato, ma forse è inevitabile: l’umorismo è vertiginoso, i nonsense si sprecano, sembra di leggere Jerome e Wodehouse e Carroll, e in più c’è la musica di un musicista vero, sempre fresca e azzeccata. Il problema (grosso) è che bisogna conoscere bene l’Inghilterra e la lingua inglese...
Mike Leigh, regista di grandissimo talento che di solito è impegnato sui grandi temi sociali, qui si concede una vacanza e realizza un film bellissimo, ma per un pubblico necessariamente ristretto. Penso che qui da noi l’abbiano visto pochissime persone, e io me ne sono interessato solo perché conoscevo qualcosa di Gilbert & Sullivan (The gondoliers, HMS Pinafore, I pirati di Penzance...) e sapevo che ne valeva la pena.
E’ un film di teatro sul teatro, i numeri comici e musicali vengono provati davanti a noi, si assiste alle vicende personali dei cantanti e degli attori, si costruiscono scene e costumi, una meraviglia assoluta. E’ difficile da seguire, questo sì: ma se state attenti, e se portate solo un po’ di pazienza, scoprirete che “ciò che non capite è il più bello, ciò che è più lungo è il più interessante, e ciò che non troverete divertente è il più arguto.” (che è una citazione da Manoel de Oliveira, “Le soulier de satin”: un altro film che ha radici profonde in teatro).

All’inizio del film, Gilbert & Sullivan hanno già scritto molte delle loro opere più famose: I pirati di Penzance, HMS Pinafore, Yolanthe; è il 5 gennaio 1884 e stiamo per assistere ad una novità assoluta, “Princess Ida”; che però non piacerà molto e verrà considerata ripetitiva. Per dirigere la prima, Mr. Sullivan si alza dal letto e si fa fare un’iniezione di antidolorifico: nel film non viene spiegato, ma un accenno più avanti al “mal di reni” mi fa pensare che si tratti di una colica renale. Renella o calcoli, insomma: cose che si risolvono ma che creano dolori fortissimi, per chi non lo sapesse (io lo so, e capisco).
Mike Leigh ci mostra alcuni momenti di Princess Ida, in palcoscenico, con Sullivan a dirigere; lì per lì sembra andare tutto bene, ma il giorno dopo le critiche sui giornali saranno cortesi ma anche piuttosto fredde. Mr. Gilbert è un uomo di teatro molto esperto, e lo capisce subito: c’è qualcosa che non va.
Il diverbio – molto contenuto, ma pur sempre diverbio – verrà presto a galla. “Vent’anni che non scrivo una sinfonia...voglio scrivere un’opera vera, non queste cosette”, dirà Mr. Sullivan al suo impresario, che gli ricorda di avere un contratto. L’impresario del Savoy Theatre è composto in realtà da due persone: il signor Richard D’Oyly Carte e la sua assistente Helen Lenoir.
Ed è importante il fatto che Leigh, a differenza di quanto avrebbero fatto altri registi, ci mostri da subito due belle figure femminili, la Lenoir e la moglie di Gilbert; altre ne incontreremo più avanti. Ed è una caratteristica di Mike Leigh l’amare i suoi personaggi, anche in un film “d’epoca” come questo i personaggi sono veri, vivi, ben immersi nel loro ambiente ricostruito a meraviglia. Insomma, “sembra di essere lì”: e non è un modo di dire, qui siamo in un clima ben diverso da quello dei film di Ivory, per esempio – che sono sempre molto belli, ma non così caldi e affettuosi.
Le differenze tra i due protagonisti sono profonde anche sul piano strettamente personale: mentre Sullivan è un tipo allegro e gaudente, che ha una relazione molto aperta con una cantante, Mr. Gilbert è solidamente sposato e ha una moglie che – stando a come ce la presenta Leigh - lo ama molto ma è da lui un po’ trascurata. Gilbert è un uomo molto chiuso su se stesso, la moglie ne soffre ma la loro relazione è comunque solida. Trovare informazioni in proposito non è facilissimo, e dunque non so come fossero i due in realtà: nel film Sullivan è piccolo e brillante, quasi napoletano; Gilbert grosso e impacciato, rigido, e molto inglese.
L’inizio è un po’ faticoso – come capita spesso nei film biografici - perché non si conoscono i personaggi e la materia, poi ci si comincia ad ambientare, le singole scene sono sempre belle, piene di curiosità; e nella seconda parte quando i personaggi hanno risolto i loro problemi di presentazione, anche Leigh va via spedito, e vediamo nascere la nuova opera.
Leigh ci fa conoscere bene i suoi personaggi e ci si affeziona ai cantanti, alle cantanti, al personale di scena, ai coristi, e perfino a Mr. Gilbert; e dispiace, alla fine, che non ci sia ancora qualcosa da vedere. Capita sempre così, con i film di Mike Leigh.
(continua)

Topsy-turvy ( III )

Topsy-Turvy (Il mondo sottosopra, 1999) Scritto e diretto da Mike Leigh. Tratto dalla biografia di Gilbert & Sullivan. Fotografia: Dick Pope. Scenografie: Eve Stewart. Costumi: Lindy Hemming. Coreografie: Francesca Jaynes. Ricerche: Rosie Chambers. Musica: Arthur Sullivan (Lyrics by William S. Gilbert) Altre musiche: Jacques Offenbach, Beethoven, Schumann. Musiche originali e arrangiamenti di Carl Davis. Direttore d’orchestra: Gary Yershon. Tutti gli attori cantano con le loro vere voci. Durata: 160 minuti.
INTERPRETI: Allan Corduner (Sir Arthur Sullivan) Jim Broadbent (W. S. Gilbert) In casa di Gilbert: Lesley Manville (Lucy, moglie di Gilbert) Charles Simon (padre di Gilbert) domestici di casa Gilbert: Dexter Fletcher (Louis), Sukie Smith (Clothilde), Kenneth Hadley (Pidgeon), Kate Doherty (Mrs. Judd), Keeley Gainey (cameriera); David Neville (il dentista); Theresa Watson e Lavinia Bertram (sorelle di Gilbert) Eve Pearce (madre di Gilbert) In casa di Sullivan: Eleanor David (Fanny Ronalds, la cantante amica di Sullivan), Matthew Mills (Walter Simmonds, il pianista con la Rolands)
Al Savoy Theatre: Ron Cook (Richard D'Oyly Carte), Wendy Nottingham (Helen Lenoir, assistente di D’Oyly Carte), Sam Kelly (Richard Barker, direttore di scena - al telefono nell’ufficio di D’Oyly Carte) Nicholas Woodeson (Mr. Seymour, assistente di Gilbert nelle prove)  I cantanti del Savoy: Timothy Spall (Richard Temple, The Mikado), Martin Savage (George Grossmith), Kevin McKidd (Durward Lely, il tenore giovane), Shirley Henderson (Leonora Braham, che canta nel finale) Dorothy Atkinson (Jessie Bond, la cantante ferita a una gamba), Vincent Franklin (Rutland Barrington, cantante, nella scena delle ostriche), Cathy Sara (Sybil Grey, quella che prova il kimono) Louise Gold (Rosina Brandram, Katisha), Mark Benton (il corista che difende Temple) Steve Speirs (il corista che è d’accordo sul taglio dell’aria di Mikado)
Personale del Savoy Theatre, e altri attori: Francis Lee (Butt, servo di scena), Amanda Crossley (al servizio di Jessie Bond), Neil Humphries (il ragazzo), Roger Heathcott (Banton), Stefan Bednarczyk (Frank Cellier, assistente di Sullivan in orchestra), Geoffrey Hutchings (un armigero) William Neenan (Cook, servo di scena), Adam Searle (Shrimp) Andy Serkis (John D'Auban, coreografo) Mia Soteriou (Mrs. Russell, pianista durante le prove) Alison Steadman (Madame Leon, la costumista) Angela Curran (Miss Morton, assistente di Madame Leon) Jonathan Aris (Wilhelm, costumista e assistente di Gilbert) Shaun Glanville , Julian Bleach, Neil Salvage, Matt Bardock (orchestrali) In Francia: Gary Yershon (pianista nel bordello) Katrin Cartlidge (Madame) Julia Rayner (Mademoiselle Fromage) Jenny Pickering (Second Prostitute) Philippe Constantin (il cameriere) Al padiglione giapponese: Kimi Shaw (filatrice) Toksan Takahashi (calligrafo) Akemi Otani (danzatrice) Kanako Morishita (suonatrice di samisen) Togo Igawa e Eiji Kusuhara (attori Kabuki ) Naoko Mori (Miss 'Sixpence Please')

Dopo la prima di “Princess Ida”, Sullivan passa la bacchetta di direttore d’orchestra al suo sostituto, e va a divertirsi a Parigi: donnine nude e musiche di Offenbach, che Mike Leigh ci mostra nei dettagli in una scena molto divertita. La musica che si ascolta al minuto 15 è l’aria di Olimpia, la bambola meccanica dei “Racconti di Hoffmann” di Jacques Offenbach: musica contemporanea, anzi nuovissima: è del 1881. Qui siamo nel 1884, Sullivan è a Parigi, in un bordello di lusso. Droghe, fumo, alcool, sesso, ostriche: sia pur con molto tatto e grande finezza, e grande amore verso i suoi personaggi, Mike Leigh ci mostrerà cosa succedeva anche in quegli anni. Sono i primi anni in cui le droghe cominciano a diffondersi, e anche le iniezioni nascono in quel periodo. La siringa ipodermica viene inventata nel 1851-53, qui ne vediamo alcuni modelli già perfezionati, molto simili a quelli che usiamo oggi. L’ago era d’acciaio o d’argento, e il primo impiego della siringa ipodermica fu quello che vediamo qui: antidolorifico. Vale a dire, morfina.
Intanto, a Londra, gli impresari del teatro Savoy discutono sul da farsi, se continuare con l’opera nuova che lascia un po’ freddo il pubblico, o se riprendere uno dei vecchi e solidissimi successi di Gilbert & Sullivan; e altre cose. Vediamo in scena tre persone: l’impresario Richard D’Oyly Carte, la sua assistente Helen Lenoir, e il direttore di scena Richard Barker (interpretato da Sam Kelly). Fa molto caldo ma tutti circolano ben vestiti, Barker addirittura con il cappotto e il gilet: siamo nell’epoca vittoriana, prima di tutto vengono l’eleganza e la decenza. Il caldo va sopportato.
Il direttore del Savoy ha un volto bellissimo, somiglia al capitano Nemo: l’attore è Ron Cook, molto somigliante al vero D’Oyly Carte. Molto bello è anche il volto dell’attrice Wendy Nottingham, che interpreta l’assistente di D’Oyly Carte. Sono due personaggi molto interessanti, perciò prendo qualche appunto.
da wikipedia:
La D'Oyly Carte Opera Company fu una società teatrale che si occupò di rappresentare, per oltre cento anni, le Savoy Opera di Gilbert e Sullivan. Lo fece in Gran Bretagna, Europa, Nord America, Sud Africa, Australia e in molti altri paesi dal 1875 al 1982. Una nuova D'Oyly Carte Opera Company fu costituita nel 1988 ed operò fino al 2003, quando sospese completamente la sua attività. La D'Oyly Carte Opera Company celebrò il suo primo centenario nel 1975, riproponendo la sua prima rappresentazione avvenuta nel marzo 1875 quando Trial by Jury debuttò al Royalty Theatre a Londra. Però all'epoca Richard D'Oyly Carte non era ancora un impresario indipendente, ma soltanto l'agente della direttrice del teatro. Risulta comunque certo che questo fu l'inizio della lunga collaborazione fra W. S. Gilbert e Arthur Sullivan nella produzione di Savoy Opera.
Nel 1876, Carte lanciò la The Comedy Opera Company che nel 1877 mise in scena The Sorcerer all'Opera Comique Theatre di Londra. Nello stesso anno nominò Helen Lenoir come sua assistente. La Lenoir si rivelò molto abile e riuscì a gestire con grande successo la nuova società. Ella andò diverse volte negli Stati Uniti per organizzare lo sbarco della compagnia a Brodway.
The Sorcerer fu un successo abbastanza lusinghiero per decidere una nuova produzione che avvenne nel maggio 1878 con H.M.S. Pinafore. Dopo una poco redditizia stagione estiva, i soci decisero di ritirarsi e Carte continuò da solo nella gestione della società. (...) Dal 1880 al 1896, Carte presenta ogni nuovo lavoro del duo Gilbert e Sullivan. La compagnia mette in scena, simultaneamente, a Londra e a New York, The Pirates of Penzance. Segue quindi Patience nel 1881. Con i profitti della collaborazione con Gilbert e Sullivan, altri concerti con Adelina Patti, Oscar Wilde, e Charles Gounod), Carte acquista un terreno lungo lo Strand e vi costruisce il Savoy Theatre. (...) Il Savoy ha circa 1.300 posti ed è il primo edificio pubblico ad essere interamente illuminato con la corrente elettrica. In uno dei primi spettacoli Carte salì sul palcoscenico e ruppe una lampada per dimostrare al pubblico la ricurezza del nuovo sistema di illuminazione. Iolanthe fu la prima opera a debuttare sul palco del nuovo teatro seguita da The Mikado. (...)
Quando la moglie di Carte morì nel 1885, egli sposò la sua assistente Helen Lenoir nel 1888, che era ormai diventata il cardine della Compagnia. Durante le rappresentazioni dell'ultimo successo di Gilbert e Sullivan, The Gondoliers, nel 1889, i due autori e Carte ebbero delle divergenze di vedute e Sullivan si schierò con Carte mettendo in minoranza Gilbert. In seguito a tale situazione Carte decise di rappresentare opere di altri autori per mantenere in attività la Compagnia. Soltanto nel 1892, a seguito dell'intervento dell'editore Chappell, Gilbert si convinse a continuare la collaborazione con Sullivan. Vennero così alla luce Utopia, Limited nel e The Grand Duke nel 1896 ma non furono dei grandi successi come le opere precedenti. Verso la fine degli anni novanta del XIX secolo, le condizioni di salute di Carte volsero al peggio e sua moglie assunse la completa bresponsabilità della Compagnia. Ella riuscì ad ottenere grandi profitti dall'attività del teatro e dalle compagnie itineranti, proponendo opere di altri autori e degli stessi Gilbert e Sullivan realizzate però individualmente con altri collaboratori. A seguito della mancanza di nuove opere, le fortune del teatro iniziarono a scemare e la signora Carte chiese la collaborazione di Gilbert per realizzare le stagioni al Savoy, con opere di Gilbert e Sullivan, negli anni 1906-1909. Dopo il 1909 la Compagnia non tenne cartellone a Londra fino al 1919. Dopo la morte di Gilbert nel 1911, la compagnia continuò a produrre il repertorio convenzionale del duo Gilbert e Sullivan fino al 1982.
Alla morte della signora Carte (1913), la Compagnia venne ereditata dal figlio Rupert D'Oyly Carte che per tutto il periodo della prima guerra mondiale mantenne la compagnia in giro per l'Inghilterra non facendo cartellone a Londra. Dopo la guerra venne costituita una piccola Compagnia che continuò le rappresentazioni fino al 1982, anno in cui la stessa venne sciolta.
Sempre da wikipedia apprendo che Helen Lenoir era scozzese, e il suo vero nome è Susan Couper Black: aveva iniziato a lavorare in teatro come cantante, e mantenne in seguito il suo nome d’arte Helen Lenoir. Mike Leigh ci dice poco di loro, mostrandoceli quasi sempre calmi e attenti, molto british: ma D’Oyly Carte rimase vedovo proprio in quest’anno 1885, ed è forse da qui che deriva la sua espressione attenta e sempre un po’ preoccupata. D’Oyly Carte (si pronuncia più o meno doili-cart) si risposerà con la Lenoir tre anni dopo.
La scena è anche il pretesto per presentarci i primi telefoni (siamo nel 1884): la comunicazione e gli apparecchi relativi li vediamo al minuto 25, tra il Savoy Theatre e la casa di Mr. Gilbert. Gli apparecchi sono quel che sono, per farsi sentire all’altro capo del filo bisogna avere voce; dato che la conversazione verte su “soffiate” relative al mondo delle corse a cavallo, e relative scommesse, Gilbert e Barker usano un codice segreto basato su lettere e numeri, nel timore che l’addetto al centralino possa rubare le preziosissime informazioni.
La scena è già gustosa per conto suo, ma Leigh ci mostra anche l’arrivo (all’altro capo del cavo telefonico) del padre di Gilbert, e un’altra novità recentissima: la corrente elettrica in casa. A Mr. Gilbert piacciono le novità, e non si fa mancare niente.
Il vecchio Gilbert si lamenta perché ha dovuto aspettare molto, prima di essere ricevuto in casa di suo figlio. Come mai? Semplice: non vuole suonare il campanello elettrico, per paura di morire fulminato. “Quanti morti fulminati abbiamo avuto sotto casa in quest’ultima settimana?” chiede imperturbabile Gilbert figlio al maggiordomo. “Nessuno, signore”.
Il vecchio Gilbert è perplesso anche davanti al telefono. Indica l’aggeggio e dice: “tanto varrebbe aprire la finestra e urlarlo direttamente in strada, quello che avevi da dire”; e non ha tutti i torti.
Mike Leigh sembra divertirsi molto a illustrare quest’epoca di novità e di invenzioni, ed è davvero bravo perché riesce a infilarle nella narrazione con molta naturalezza.
Per esempio, al minuto 30 vediamo una delle prima penne stilografiche: siamo a Parigi, e l’impresario D’Oyly Carte fa firmare a Sullivan (molto curioso sul nuovo gadget) un documento che riguarda la costruzione dell’Hotel Savoy. Anche l’Hotel Savoy verrà costruito con nuovissimi criteri: l’impresario racconta a Sullivan lo stupore dell’idraulico chiamato a realizzare l’impianto:  « un bagno in ogni camera? a che serve? ci devono forse vivere degli anfibi?»
Al minuto 35 un’altra novità tecnologica: le zollette di zucchero. Sullivan è tornato a Londra, le ha comperate a Ginevra e le offre a Mr.Gilbert. Gilbert è goloso e curioso; accetta e apprezza, ma si ritroverà il giorno dopo con il mal di denti e dovrà andare dal dentista. Che, purtroppo, è ancora un dentista del 1884...
(dentista)

Topsy-turvy ( IV )

Topsy-Turvy (Il mondo sottosopra, 1999) Scritto e diretto da Mike Leigh. Tratto dalla biografia di Gilbert & Sullivan. Fotografia: Dick Pope. Scenografie: Eve Stewart. Costumi: Lindy Hemming. Coreografie: Francesca Jaynes. Ricerche: Rosie Chambers. Musica: Arthur Sullivan (Lyrics by William S. Gilbert) Altre musiche: Jacques Offenbach, Beethoven, Schumann. Musiche originali e arrangiamenti di Carl Davis. Direttore d’orchestra: Gary Yershon. Tutti gli attori cantano con le loro vere voci. Durata: 160 minuti.
INTERPRETI: Allan Corduner (Sir Arthur Sullivan) Jim Broadbent (W. S. Gilbert) In casa di Gilbert: Lesley Manville (Lucy, moglie di Gilbert) Charles Simon (padre di Gilbert) domestici di casa Gilbert: Dexter Fletcher (Louis), Sukie Smith (Clothilde), Kenneth Hadley (Pidgeon), Kate Doherty (Mrs. Judd), Keeley Gainey (cameriera); David Neville (il dentista); Theresa Watson e Lavinia Bertram (sorelle di Gilbert) Eve Pearce (madre di Gilbert) In casa di Sullivan: Eleanor David (Fanny Ronalds, la cantante amica di Sullivan), Matthew Mills (Walter Simmonds, il pianista con la Rolands)
Al Savoy Theatre: Ron Cook (Richard D'Oyly Carte), Wendy Nottingham (Helen Lenoir, assistente di D’Oyly Carte), Sam Kelly (Richard Barker, direttore di scena - al telefono nell’ufficio di D’Oyly Carte) Nicholas Woodeson (Mr. Seymour, assistente di Gilbert nelle prove)  I cantanti del Savoy: Timothy Spall (Richard Temple, The Mikado), Martin Savage (George Grossmith), Kevin McKidd (Durward Lely, il tenore giovane), Shirley Henderson (Leonora Braham, che canta nel finale) Dorothy Atkinson (Jessie Bond, la cantante ferita a una gamba), Vincent Franklin (Rutland Barrington, cantante, nella scena delle ostriche), Cathy Sara (Sybil Grey, quella che prova il kimono) Louise Gold (Rosina Brandram, Katisha), Mark Benton (il corista che difende Temple) Steve Speirs (il corista che è d’accordo sul taglio dell’aria di Mikado)
Personale del Savoy Theatre, e altri attori: Francis Lee (Butt, servo di scena), Amanda Crossley (al servizio di Jessie Bond), Neil Humphries (il ragazzo), Roger Heathcott (Banton), Stefan Bednarczyk (Frank Cellier, assistente di Sullivan in orchestra), Geoffrey Hutchings (un armigero) William Neenan (Cook, servo di scena), Adam Searle (Shrimp) Andy Serkis (John D'Auban, coreografo) Mia Soteriou (Mrs. Russell, pianista durante le prove) Alison Steadman (Madame Leon, la costumista) Angela Curran (Miss Morton, assistente di Madame Leon) Jonathan Aris (Wilhelm, costumista e assistente di Gilbert) Shaun Glanville , Julian Bleach, Neil Salvage, Matt Bardock (orchestrali) In Francia: Gary Yershon (pianista nel bordello) Katrin Cartlidge (Madame) Julia Rayner (Mademoiselle Fromage) Jenny Pickering (Second Prostitute) Philippe Constantin (il cameriere) Al padiglione giapponese: Kimi Shaw (filatrice) Toksan Takahashi (calligrafo) Akemi Otani (danzatrice) Kanako Morishita (suonatrice di samisen) Togo Igawa e Eiji Kusuhara (attori Kabuki ) Naoko Mori (Miss 'Sixpence Please')

Arthur Sullivan era lo Johann Strauss d’Inghilterra (o lo Jacques Offenbach, forse più giusto). Le sue musiche sono sempre molto piacevoli, e Leigh nel suo film ce ne fa ascoltare molte: molto belle le riprese in teatro, delle quali noi però perdiamo molto se non conosciamo bene l’inglese; ma diversamente non si poteva fare. Il doppiaggio italiano, nelle parti parlate, è però ottimo, molto curato e con le voci giuste per ogni personaggio.
Al minuto 40 ascoltiamo una canzone di Sullivan, un’aria da camera cantata in un salotto dalla sua amica cantante: un‘altra scena molto bella, una vera finezza da parte di Leigh. Questo è il testo della poesia musicata nel 1877 da Arthur Sullivan, “The lost chord”, scritta da Adelaide Ann Procter (1825-1864):
Seated one day at the organ,
I was weary and ill-at-ease;
And my fingers wandered idly
Over the noisy keys.
I know not what I was playing
Or what I was dreaming then,
But I struck one chord of music
Like the sound of a great Amen.
It flooded the crimson twilight
Like the close of an angel's psalm,
And it lay on my fevered spirit
With a touch of infinite calm.
It quieted pain and sorrow
Like love overcoming strife;
It seemed the harmonious echo
From our discordant life.
It linked all perplexèd meanings
Into one perfect peace,
And trembled away into silence
As if it were loth to cease.
I have sought, but I seek it vainly,
That one lost chord divine,
Which came from the soul of the organ
And entered into mine.
It may be that death's bright angel
Will speak in that chord again;
It may be that only in heav'n
I shall hear that grand Amen.
(dal sito http://www.lieder.org/ )
Di seguito, al minuto 45, vediamo alcuni momenti da “The sorcerer”, cioè “Lo stregone”: un glorioso successo di Gilbert & Sullivan, ripreso al posto della poco apprezzata novità, “Princess Ida”.
Qui, per la prima volta nel film, Leigh ci porta dietro le quinte, nei camerini: è l’occasione per conoscere altri due personaggi femminili, due cantanti che da qui in avanti saranno presenze importanti. Dai loro dialoghi, in apparenza futili, veniamo a sapere che Leonora Braham (interpretata da Shirley Henderson) è vedova e ha un bambino da mantenere; e si lamenta con l’amica perché i corteggiatori svaniscono come neve al sole appena vengono a sapere “il suo segreto”, e cioè che ha un figlio. L’altra cantante, Jessie Bond (l’attrice si chiama Dorothy Atkinson) è ferita ad una gamba e viene medicata, ma nel film non si danno spiegazioni sul fatto: anche in questo, Leigh è molto fedele alla nostra vita comune. Non tutto ci viene spiegato, non è necessario sapere tutto: nella nostra vita quotidiana incrociamo spesso persone bendate o con cicatrici, o con le stampelle, ma non è quasi mai necessario sapere cosa è successo.
Su internet ci sono le foto vere di tutti i cantanti e i personaggi del film: la vera Leonora Braham appare molto diversa dall’attrice che la interpreta, mentre la somiglianza di Jessie Bond con la sua interprete ha qualcosa di incredibile.
Il giorno dopo, negli uffici del teatro, si tenta una riconciliazione fra Gilbert e Sullivan: è importante, da loro e dai loro successi dipende il futuro del Savoy, e anche la costruzione del nuovissimo Savoy Hotel. L’incontro è composto e cortese, ma la rottura appare insanabile. E’ soprattutto Mr. Gilbert ad essere perplesso: non riesce a credere che le sue nuove invenzioni così brillanti vengano considerate ripetitive, e la cosa lo deprime molto. Mr. Sullivan, invece, appare più deciso e sollevato: potrà finalmente dedicarsi alla sua Sinfonia, che attende di scrivere da molto tempo, e magari anche ad un’opera seria.
Nella scena seguente vediamo Mr. Gilbert a casa sua, molto perplesso. Mentre è intento a rimuginare su quel che succede, gli si avvicina silenziosamente sua moglie: c’è un mostra interessantissima di arte e cultura giapponese, vorrebbe forse Mr. Gilbert andare a vederla con lei? “Non se ne parla neanche”, dice Mr. Gilbert; e infatti nella scena successiva li vediamo tutti e due, marito e moglie, a passeggio per la mostra. Che è piena di cose nuove e inaspettate: Mr. Gilbert è molto attento, guarda tutto, si informa e prende nota.
Anche noi vediamo la mostra, molto ben ricostruita da Mike Leigh con attori giapponesi: musiche, arti marziali, teatro kabuki, tè verde, e quant’altro ancora. Durante la visita, Gilbert incontra le sue sorelle: che vivono con la madre, con la quale Gilbert non è in buoni rapporti.
Qui sotto metto un’immagine dei veri coniugi Gilbert, direi che come somiglianza non c’è male.
(continua)

Topsy-turvy ( V )

Topsy-Turvy (Il mondo sottosopra, 1999) Scritto e diretto da Mike Leigh. Tratto dalla biografia di Gilbert & Sullivan. Fotografia: Dick Pope. Scenografie: Eve Stewart. Costumi: Lindy Hemming. Coreografie: Francesca Jaynes. Ricerche: Rosie Chambers. Musica: Arthur Sullivan (Lyrics by William S. Gilbert) Altre musiche: Jacques Offenbach, Beethoven, Schumann. Musiche originali e arrangiamenti di Carl Davis. Direttore d’orchestra: Gary Yershon. Tutti gli attori cantano con le loro vere voci. Durata: 160 minuti.
INTERPRETI: Allan Corduner (Sir Arthur Sullivan) Jim Broadbent (W. S. Gilbert) In casa di Gilbert: Lesley Manville (Lucy, moglie di Gilbert) Charles Simon (padre di Gilbert) domestici di casa Gilbert: Dexter Fletcher (Louis), Sukie Smith (Clothilde), Kenneth Hadley (Pidgeon), Kate Doherty (Mrs. Judd), Keeley Gainey (cameriera); David Neville (il dentista); Theresa Watson e Lavinia Bertram (sorelle di Gilbert) Eve Pearce (madre di Gilbert) In casa di Sullivan: Eleanor David (Fanny Ronalds, la cantante amica di Sullivan), Matthew Mills (Walter Simmonds, il pianista con la Rolands)
Al Savoy Theatre: Ron Cook (Richard D'Oyly Carte), Wendy Nottingham (Helen Lenoir, assistente di D’Oyly Carte), Sam Kelly (Richard Barker, direttore di scena - al telefono nell’ufficio di D’Oyly Carte) Nicholas Woodeson (Mr. Seymour, assistente di Gilbert nelle prove)  I cantanti del Savoy: Timothy Spall (Richard Temple, The Mikado), Martin Savage (George Grossmith), Kevin McKidd (Durward Lely, il tenore giovane), Shirley Henderson (Leonora Braham, che canta nel finale) Dorothy Atkinson (Jessie Bond, la cantante ferita a una gamba), Vincent Franklin (Rutland Barrington, cantante, nella scena delle ostriche), Cathy Sara (Sybil Grey, quella che prova il kimono) Louise Gold (Rosina Brandram, Katisha), Mark Benton (il corista che difende Temple) Steve Speirs (il corista che è d’accordo sul taglio dell’aria di Mikado)
Personale del Savoy Theatre, e altri attori: Francis Lee (Butt, servo di scena), Amanda Crossley (al servizio di Jessie Bond), Neil Humphries (il ragazzo), Roger Heathcott (Banton), Stefan Bednarczyk (Frank Cellier, assistente di Sullivan in orchestra), Geoffrey Hutchings (un armigero) William Neenan (Cook, servo di scena), Adam Searle (Shrimp) Andy Serkis (John D'Auban, coreografo) Mia Soteriou (Mrs. Russell, pianista durante le prove) Alison Steadman (Madame Leon, la costumista) Angela Curran (Miss Morton, assistente di Madame Leon) Jonathan Aris (Wilhelm, costumista e assistente di Gilbert) Shaun Glanville , Julian Bleach, Neil Salvage, Matt Bardock (orchestrali) In Francia: Gary Yershon (pianista nel bordello) Katrin Cartlidge (Madame) Julia Rayner (Mademoiselle Fromage) Jenny Pickering (Second Prostitute) Philippe Constantin (il cameriere) Al padiglione giapponese: Kimi Shaw (filatrice) Toksan Takahashi (calligrafo) Akemi Otani (danzatrice) Kanako Morishita (suonatrice di samisen) Togo Igawa e Eiji Kusuhara (attori Kabuki ) Naoko Mori (Miss 'Sixpence Please')

Al padiglione giapponese, Mr. Gilbert ha comperato una bella spada da samurai: la fa appendere al muro, ma il chiodo è mal fissato e in seguito, quando Gilbert è da solo nel suo studio, la spada cadrà a terra. Gilbert non resiste: la raccoglie, la snuda, comincia a giocarci. E’ fatta: sta per nascere “The Mikado”, questo sì un soggetto nuovo. Lo scrive quasi di getto, e quando lo farà leggere a Sullivan il musicista non riesce a dire di no: troppo divertente, e troppo piena di spunti nuovi e interessanti.
Intendiamoci: in “The Mikado” rimane ben poco di veramente giapponese, a parte i costumi e l’esteriorità. Nello scrivere l’opera, Mr. Gilbert è stato molto bravo e molto divertente, ma va detto che “The Mikado” ha a che vedere col Giappone tanto quanto un film di Franchi e Ingrassia o un cartone animato di Tom e Jerry: ma è una novità, perché del Giappone, in quel 1884, non si sa ancora quasi niente, e anche solo vedere scene e costumi (davvero molto accurati) per il pubblico della Londra vittoriana è davvero sbalorditivo.
Siamo ormai nel 1885, il 12 febbraio: e giunge a Londra la notizia che il generale Gordon è stato ucciso a Khartoum, in Sudan. E’ un colpo terribile per l’impero coloniale britannico, ed è anche il soggetto di “Le quattro piume”, un film famoso e spettacolare che ha avuto anche un remake pochi anni fa. (Winston Churchill, così come viene detto all’inizio da Fanny Rolands, ha 11 anni: crescerà e farà in tempo a combattere anche lui nelle colonie).
E’ davvero una notizia terribile, ma i tre cantanti del Teatro Savoy (che impariamo a conoscere qui, e da qui in avanti saranno protagonisti) non ne sembrano molto preoccupati e la trattano come un normale argomento di conversazione: del generale Gordon e del Sudan ci si occuperà più avanti, per intanto si fa una bella scorpacciata di ostriche, con abbondante bevuta di birra. I cantanti si chiamano Barrington, Grossmith e Lely; Lely è il più giovane, è l’unico a non mangiare le ostriche, e Leigh lo sceglie per ricordarci che anche gli inglesi, nelle colonie, hanno parecchi morti innocenti sulla coscienza. Ma il dialogo è molto cordiale, niente polemiche.
Questa scena mi ha incuriosito molto, perché è ben fatta e ben recitata, ma soprattutto perché mi ha ricordato una scena simile in Lewis Carroll, in Alice nel Paese delle Meraviglie: la storia del Tricheco e del Carpentiere. C’è anche nel cartone animato di Walt Disney, e per molto tempo mi sono chiesto cosa ci facessero le ostriche in quel libro: poi ho trovato la spiegazione in un articolo di Repubblica, un paio d’anni fa. Nell’Ottocento a Londra le ostriche erano molto comuni, così come a New York: se ne trovavano facilmente, data la vicinanza col mare, ed erano molto pregiate. In più, c’era la Francia molto vicina: anche dalle coste francesi arrivavano ogni giorno ostriche fresche.
Questa è dunque da intendersi come una scena abbastanza comune all’epoca: birra e ostriche, con replica, è il pranzo di due dei cantanti; il terzo non si fida e se ne astiene, sceglie una sogliola e farà bene. Nella scena successiva, infatti, vediamo i cantanti, uno alla volta, andare dall’impresario del Savoy a discutere del contratto per “The Mikado”, l’opera nuova: i due che hanno mangiato le ostriche non riusciranno a finire il colloquio. “Tutta colpa di Barrington, quel ghiottone...” dirà Grossmith prima di correre in bagno, sotto lo sguardo costernato di Miss Lenoir e di D’Oyly Carte.
Intanto l’opera nuova va avanti, siamo già alle prove. Vediamo al lavoro Mr.Gilbert, che è anche un regista molto esigente; a casa sua ha un teatrino giocattolo dove prepara tutto meticolosamente. In quell’epoca non c’erano ancora i registi di teatro come oggi, ma sappiamo che molti autori (Giuseppe Verdi, per esempio) erano esigentissimi e controllavano ogni dettaglio della messa in scena, non solo la musica ma anche la recitazione e i costumi: così come fa Gilbert in queste sequenze.
Leigh ci mostra le prove di “The Mikado”: sia per la recitazione che per tutto il resto, ci sono molte novità inaspettate, e i cantanti sono un po’ sconcertati. Gli abiti giapponesi sono davvero qualcosa di strano e di sconveniente, nell’Inghilterra vittoriana. Per esempio, bisognerà togliere i corsetti: che si usavano sia per maschi che per le femmine. Il tenore Lely è convinto che il corsetto gli serva per reggere le note più lunghe, Mr. Gilbert gli spiega che sono tutte scuse. Ed è sempre Mr. Gilbert a far venire in teatro i giapponesi e le giapponesi che ha conosciuto alla mostra: dovranno mostrare agli attori e cantanti inglesi come ci si muove, come si porta il kimono, come si usa il ventaglio...
Leigh si diverte molto a mostrare il teatro nel teatro, per esempio con la macchietta del coreografo che spiega di aver già portato più volte con successo movimenti cinesi e giapponesi in teatro: che bisogno c’è di cercare qualcosa di nuovo?
Mr. Gilbert ci appare molto efficace ma anche molto rigido e chiuso, tratta tutti come cose e non accetta discussioni; ma poi saprà accettare suggerimenti dai coristi e dai cantanti. Suo aiutante è Mr. Seymour, piccolo e barbuto e molto efficiente.
Dei cantanti, Temple è il grosso baritono che sarà Mikado, Grossmith il tenore eroinomane; anche loro sono due vere star dell’epoca, e su internet si trovano molte foto e caricature dei veri cantanti. E’ una ricerca divertente: il vero Temple era più magro di Timothy Spall, che però è un attore stupendo e ne fa un ritratto memorabile.
Dopo il successo della nuova opera, Leigh chiude con il dialogo finale di Gilbert con la moglie, che verte sulla maternità negata; c’è un rimando alle battute iniziali di Gilbert su sua madre e sulla disgrazia d’essere nati, e a quella di sua madre sul dispiacere di aver partorito “un bambino spiritoso”. Di seguito, a contrasto, il dialogo finale di Sullivan con Fanny: una coppia felice, ma veniamo a sapere che Fanny è incinta, ma ha deciso di abortire. Con gran sollievo per entrambi: del resto, non è la prima volta. Ancora una volta, un netto contrasto fra Gilbert e Sullivan anche nelle loro vite private; e una riflessione non banale sulla società, come negli altri film di Mike Leigh (il suo film successivo sarà “Il segreto di Vera Drake”, proprio sul tema dell’aborto e della maternità).

Dopo il Mikado, la collaborazione tra i due continuò con grande successo, con opere divertenti e molto riuscite come “I Gondolieri” e “Yeomen of the Guard”. Sullivan riuscì a scrivere la sua opera seria, “Ivanhoe” : un buon successo alla prima, ma subito dimenticata.
Gli attori sono tutti professionisti molto affermati, magari con nomi poco noti da noi ma ben presenti in tutti i film inglesi o di ambientazione inglese: Jim Broadbent (Gilbert) è il professore in Cronache di Narnia, ma molti elementi del cast si trovano in Harry Potter, nel Signore degli Anelli, eccetera.
William Gilbert meriterebbe davvero di essere scoperto qui anche da noi: fu anche disegnatore e vignettista, diresse riviste e lavorò molto in teatro, e tra le altre cose scrisse un burlesque su “Rosencrantz e Guildenstern”, cioè una rivisitazione dell’Amleto cent’anni prima di Tom Stoppard (ma senza la musica di Sullivan).
L’ascolto di Sullivan può essere una piacevole sorpresa: molte sue cose sono di routine, ma ci sono melodie bellissime (è molto ma molto meglio di Lloyd-Webber, per fare un solo esempio). Ed è su una sua melodia, un’aria dal Mikado, che si chiude il film. Il finale di questo film è bellissimo, un piccolo classico, il finale che tutti i registi, prima o poi, hanno sognato di poter girare.


YUM (allo specchio). Yes, I am indeed beautiful! Sometimes I sit and wonder, in my artless Japanese way, why it is that I am so much more attractive than anybody else in the whole world. Can this be vanity? No! Nature is lovely and rejoices in her loveliness. I am a child of Nature, and take after my mother.
The sun, whose rays
Are all ablaze
With ever-living glory,
Does not deny
His majesty--
He scorns to tell a story!
He don't exclaim,
"I blush for shame,
So kindly be indulgent."
But, fierce and bold,
In fiery gold,
He glories all effulgent!
I mean to rule the earth,
As he the sky--
We really know our worth,
The sun and I!
Observe his flame,
That placid dame,
The moon's Celestial Highness;
There's not a trace
Upon her face
Of diffidence or shyness:
She borrows light
That, through the night,
Mankind may all acclaim her!
And, truth to tell,
She lights up well,
So I, for one, don't blame her!
Ah, pray make no mistake,
We are not shy;
We're very wide awake,
The moon and I!