mercoledì 20 ottobre 2010

Nostalghia ( VIII )

Nostalghìa (1983). Regia di Andrej Tarkovskij; soggetto e sceneggiatura: Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Giuseppe Verdi (messa di Requiem) , Ludwig van Beethoven (finale nona sinfonia), musica tradizionale russa, musica antica cinese. Scenografia: Andrea Crisanti; costumi: Lina Nerli Taviani. Interpreti: Oleg Jankovskij (Andrej Gorchakov), Erland Josephson [voce di Sergio Fiorentini] (Domenico), Domiziana Giordano [voce di Lia Tanzi] (Eugenia), Patrizia Terreno (moglie di Gorchakov), Milena Vukotic (donna nella piscina di Bagno Vignoni), Laura De Marchi, Delia Boccardo (moglie di Domenico), Raffaele Di Mario, Rate Furlan, Livio Galassi, Elena Magoia, Piero Vida. durata: 130'.
Un altro luogo fondamentale, in “Nostalghia”, è l’Abbazia di San Galgano. Wikipedia dedica a San Galgano pagine e pagine; le scorro e provo a farne un piccolo riassunto, cercando quello che può servire per il film.
San Galgano, al secolo Galgàno Guidotti (Chiusdino, 1148 - 30 novembre 1181), è una figura leggendaria vissuta, secondo la narrazione trecentesca, in Toscana nel basso medioevo, santo per la Chiesa cattolica. L'esistenza di Galgano è avvolta nel mistero, nella simbologia e per molti versi nell'incertezza, come incerto è il suo stesso cognome. Nacque probabilmente nel 1148 a Chiusdino, ora in provincia di Siena, da Guidotto e Dionigia, in una famiglia della piccola nobiltà locale, e morì il 30 novembre 1181, giorno della celebrazione liturgica. Secondo la tradizione, fu un figlio a lungo desiderato e destinato, per i costumi dell'epoca, ad una vita da guerriero, quale cavaliere medievale, e nacque durante quella parte del Medioevo che si esprimeva nel suo territorio, quello che è oggi appunto il senese, con le lotte dei signori locali, Gherardesca, Pannocchieschi ed altri, per la supremazia politico-militare. Era un'epoca di violenze, soprusi e stupri (...). In questo contesto storico, Galgano ebbe una gioventù improntata al disordine e alla lussuria, salvo in seguito convertirsi alla vita religiosa e ritirarsi in un eremitaggio vissuto con la medesima intensità con cui aveva precedentemente praticato ogni genere di dissolutezze. (...) Il luogo del suo eremitaggio è conosciuto oggi come la Rotonda di Montesiepi.
Per comprendere appieno il significato della parabola esistenziale di Galgano occorre inquadrare storicamente l'intero periodo di lotte per la successione della Gran Contessa Matilde di Canossa. Il patrimonio della Gran Contessa era immenso, estendendosi dalla Toscana settentrionale alle sponde adriatiche della Romagna, e fu lasciato, alla sua morte, alla Chiesa. Iniziò una lunga diatriba politico-legale che attraversò il periodo e che culminò nello scontro fra i massimi poteri universali, Impero e Chiesa, sempre latente, i cui protagonisti principali sarebbero stati prima Innocenzo III e poi Ludovico il Bavaro. (...) Non esistono documenti contemporanei e tutto quello che si sa di lui deriva da biografie successive. Tutto è presunto, anche la sua esistenza e le sue reliquie, mentre ne è certo il culto e gli edifici sacri a lui dedicati: la Rotonda che custodisce la spada infissa nella roccia e l'abbazia i cui resti grandiosi testimoniano l'importanza e la diffusione del suo culto. Cenni biografici si ricavano da diverse”Vitae” di incerta datazione: l'anonima “Legenda beati Galgani”, la “Legenda beati Galgani confessoris” di Rolando Pisano, la “Leggenda di Sancto Galgano”, la “Vita sancti Galgani de Senis”, la “Vita beati Galgani”, oltre che dal processo di beatificazione del 1185.
Galgano (...) ebbe, infatti, due visioni successive in cui l'arcangelo Michele gli indicò il suo percorso di vita. Nella prima visione era tracciato il suo destino di cavaliere sotto la protezione dell'arcangelo stesso, mentre nella seconda l'arcangelo lo invitava a seguirlo. Galgano dietro l'arcangelo attraversò un ponte molto lungo al di sotto del quale si trovava un fiume ed un mulino in funzione, il cui movimento simboleggia la caducità delle cose mondane.
Rotonda di Montesiepi. Oltrepassato il ponte ed attraversato un prato fiorito, che emanava un profumo intenso e soave, raggiunse Monte Siepi, dove incontrò in un edificio rotondo i dodici apostoli. Qui ebbe la visione del Creatore: fu il momento della conversione. In seguito, durante degli spostamenti, per due volte il cavallo si rifiutò di proseguire e la seconda volta, solo dopo una intensa preghiera rivolta al Signore, il cavallo da solo e con le briglie sciolte lo condusse a Monte Siepi, nello stesso posto dove la visione gli aveva fatto incontrare i dodici apostoli. Qui Galgano, non trovando del legname per fare una croce, ne fece una infiggendo la propria spada nella roccia, quindi, trasformò il proprio mantello in saio e come tale lo indossò. Sentì anche una voce che veniva dal cielo che lo invitò a fermarsi in quel posto fino alla fine dei suoi giorni: iniziava così la sua vita da eremita cibandosi di erbe selvatiche e dormendo sulla nuda terra. Lottò e sconfisse con la sua fermezza il demonio che lo tentava. (...) Durante una sua assenza, per un pellegrinaggio alle basiliche romane, alcuni individui invidiosi cercarono di estrarre la spada dalla roccia per rubarla, ma non riuscendovi la vollero rompere per oltraggio. Il castigo di Dio fu fulmineo: uno cadde in un fiume ed annegò, un altro fu incenerito da un fulmine ed un terzo fu afferrato per un braccio da un lupo e trascinato via, ma si salvò invocando Galgano. Al ritorno dal pellegrinaggio Galgano trovò la spada rotta e provò un grande dolore ritenendosi responsabile per essersene allontanato; Dio però, volendolo consolare, gli disse di ricomporre la spada posando il pezzo rotto sulla parte infissa nella roccia. Galgano obbedì e i due pezzi si saldarono perfettamente: la spada si ricostituì più forte di prima. (...) Quattro anni dopo la sua morte, dopo che una apposita commissione diretta dal cardinale Conrad di Wittelsbach ebbe condotto la relativa inchiesta, papa Alessandro III lo proclamò santo. (...)
La narrazione della storia di Galgano è ricca di simbolismi e l'atmosfera sembra quasi magica. La spada, strumento di guerra e di morte, è trasformata in strumento di pace e di speranza; il mantello, orgoglio di ogni cavaliere, diventa umile e povera veste eremitica. È quasi una anticipazione dell'avventura di San Francesco. Galgano era il cavaliere che abbandonava il suo mondo, disgustato dalle nefandezze commesse e da quelle che vedeva continuamente commettere, per dedicarsi ad una vita di eremitaggio e penitenza nella ricerca di quella pace che il suo tempo non consentiva e di quel desiderio e contemplazione di Dio che solo la vita ascetica poteva permettere. (...) Galgano è un santo dalla valenza iniziatica: le sue traversie per giungere alla redenzione lo rendono una figura archetipica, un riferimento per tutti quei santi, a partire proprio da san Francesco, che nell'ascetismo ritrovano al via della salvezza ma anche il prototipo per tanti ordini cavallereschi. (...)
La Rotonda. Negli anni immediatamente successivi alla sua morte venne costruita sul suo eremo una chiesetta, meglio nota come la Rotonda. La Rotonda è una costruzione a pianta circolare che racchiude e custodisce la spada che Galgano infisse nella roccia. Lo stile architettonico è romanico-senese, caratterizzato da un susseguirsi di fasce cromatiche alternate bianche e rosse; la stessa successione di colori si ripete nella cupola, creandovi come un movimento di onde che si dipartono dal suo culmine per continuare sulle pareti. Questo particolare cromatismo, sia delle pareti che della cupola, esprime una simbologia che richiama ricordi etruschi, celtici ed anche templari. Si è immaginato un tentativo dei cavalieri templari di costituire una loro base in Toscana per ricercare il Santo Graal: è il mito che tutto consente. Alla Rotonda è addossata una cappelletta detta del Lorenzetti per i suoi affreschi che la decorano. Sulla spada è stata condotta una indagine metallografica, iniziata il 17 gennaio 2001 e coordinata dal prof. Luigi Garlaschelli dell'università di Pavia, che ha certificato la sua autenticità quale arma del XII secolo. La spada fino al 1924 circa era conficcata in una fessura della roccia e poteva essere estratta. Dopo una serie di atti vandalici fu fissata dal parroco di allora don Ciompi che bloccò la lama versando del piombo fuso nella fessura. La spada continuò a subire atti vandalici finché fu deciso di cementarla e poi coprirla con una cupola di plexiglas tuttora presente. (...)
L'abbazia . A partire dal 1218 fu costruita, poco lontano dalla Rotonda, l'abbazia di San Galgano, dalle caratteristiche architettoniche gotico-cistercensi. L'edificio è imponente e testimonia, così, la diffusione ed il grande seguito del culto di san Galgano. L'abbazia raggiunse, nel XIV secolo, una grande potenza, anche grazie alle immunità ed ai privilegi concessi da vari imperatori, tra i quali Federico II, ed alle munifiche donazioni ricevute; a ciò si aggiunse l'esenzione dalla decima da parte di papa Innocenzo III. (...) Dopo questo periodo di splendore, iniziò quella lenta decadenza che l'avrebbe ridotta ad un grandioso e mistico rudere. Sarebbe diventata cava di materiali edili, depredata ed abbandonata all'incuria degli uomini; si sarebbe arrivati a vendere le lastre di piombo che coprivano il tetto, esponendola così alle offese del tempo.
Quel che è rimasto ha acquistato, però, un fascino particolare, circonfuso di magia e di mistero che permane inalterato. (...) Si direbbe quasi che non di un rudere si tratti bensì di un originale lasciato volutamente incompiuto. Le proporzioni, i materiali, l'assenza del tetto, il rosone vuoto, il silenzio, il cielo a vista avvolgono e stordiscono. È proprio la mancanza del tetto, crollato nel 1768, che esalta l'articolazione e l'eleganza architettonica delle linee che si slanciano verso il cielo aperto, un inno alla spiritualità, accomunandola in questo alle abbazie di Melrose e di Kelso, in Scozia, ed a quella di Cashel, in Irlanda. (...)
Le immagini vengono tutte dal film, e si riferiscono a due sequenze diverse, entrambe sogni o visioni: a differenza degli altri posti visitati (Bagno Vignoni, Monterchi) all’Abbazia di San Galgano ci si arriva solo in sogno, almeno per Tarkovskij.
E’ da notare l’immagine finale, che rimanda direttamente al finale di “Solaris”: dentro l’Abbazia, in questa sequenza di sogno, c’è la casa russa di Gorchakov; e Gorchakov ha accanto un cane, che è il cane di Domenico. Del cane, e di Domenico, ho già parlato molto e a questo punto lascio a voi l’occasione di pensare al loro significato in questo contesto. Nel finale di “Solaris”, invece, vedevamo Kelvin tornare a casa da suo padre: ma l’allargamento dell’immagine ci mostrava che eravamo dentro ad una delle “isole della memoria” prodotte dall’Oceano del misterioso pianeta; e anche qui l’accostamento dei due finali dà molto da pensare.
“Nostalghia” comincia con il mistero della nascita (Monterchi e la Madonna del Parto), passa attraverso la vita (la candela accesa, con cui bisogna attraversare la vasca di Bagno Vignoni: un’impresa che sembra inutile e senza senso, ma forse non è così), e finisce con un altro mistero, ancora più grande.
Non è un caso che, all’inizio del film, Gorchakov si rifiuti di andare a vedere la Madonna del Parto: non è facile nascere, è difficile ed è anche doloroso. E non è un caso che Eugenia vada dalla Madonna, ma “solo per vedere”: Eugenia è una donna ma non vuole avere figli. Come le spiega il sacrestano, cerca la felicità ma solo per se stessa; non accetta il sacrificio della sua vita a favore del prossimo (ma il sacrestano non giudica, si limita ad esprimere la sua opinione). Tutto il film, e forse tutta l’opera di Andrej Tarkovskij, racconta il percorso dalla nascita alla fine della vita: la “nostalghia” del titolo è forse da intendersi come nostalgia di quello che c’era prima di nascere. Una nostalgia che ci accompagna per tutta la nostra vita.

4 commenti:

Marisa ha detto...

Oltre che all'indubbia bellezza dei luoghi e la loro storia, che tu hai rintracciato con tanta amorevole cura,a me piace pensare anche al loro significato simbolico, in questo film,tuttaltro che trascurabile.
Se Monterchi, con la Madonna del parto di Piero apre la via ad una nuova nascita prefigurando attraverso il volo degli uccelli la liberazione dell'anima, e la piscina di Bangno Vignoni è l'utero alchemico dove deve compiersi la trasformazione attraverso la morte, cosa rappresenta S. Galgano?
Secondo me è la giusta cornice per riassumere tutti i significati e trascenderli tutti.
Finalmente,dopo tanto femminile, entra in campo un luogo sacro dedicato ad un santo guerriero, veramente ex guerriero,(la spada è stata lasciata poco lontano) in cui le qualità proprie del maschile attivo e penetrante, dopo la conversione, vengono messe a servizio della conquista spirituale, dell'ascesi,della trascendenza.
Il protagonista è un uomo e, pur prevalendo nella morte una simbologia femminile,è importante che l'identità maschile venga coservata.
A me sembra quindi che S. Galgano rappresenti la personalità sopraelevata, spirituale e più ampia del poeta,in poche parole il vero Sè che contiene tutto:conscio e inconscio, maschile e femminile...
E' la sintesi e la pacificazione definitiva, entro il cui spazio sacro e dlatato il passato(la casa) rimane sullo sfondo mentre l'unca presenza vicina è costituita dal cane,che come hai ipotizzato altrove è anche Anubi, l'equivalente egizano di Hermes, il dio psicopompo, che accompagna le anime nel regno di Ade.

Giuliano ha detto...

Sono rimasto molti anni senza guardare Nostalghia, e non ci ho nemmeno pensato molto, giudicandolo un film poco riuscito. (Invece Stalker e Solaris li ho sempre visti e rivisti).
Figurati che non sapevo niente di San Galgano, fino a due anni fa; poi l'amico che mi ha coinvolto nella scrittura in rete (e che ringrazio molto) mi ha spiegato che questo posto era San Galgano.
Indubbiamente è un posto con un'aura fuori dal normale - oggi magari ci sarà un mcdonalds, sarà ridotto come la Piazza dei Miracoli a Pisa... (speriamo di no, ma i tempi sono questi).
L'interpretazione che ne dai mi sembra perfetta, e anche qui non c'ero arrivato.

Sulle altre cose si potrebbe molto discutere, ma lo farei solo di persona - sono argomenti delicatissimi.

Marisa ha detto...

Sono completamente d'accordo e sto cercando di limitarmi al generale, ma anche così si sfiorano cose troppo profonde. Da tanto tempo non rivisitavo Tarkovskij e ringrazio te di darmene l'occasione.
Anch'io non ci avevo mai riflettuto e lo sto trovando sconvolgente.
Stalker è sampre stato uno dei miei film di riferimento, ma mi ero abituata a tenerlo nella mente senza confrontarmici più di tanto come rischio personale.
Sto scoprendo adesso la profondità di "Nostalghia" e non so cosa succederà con "Sacrificio"

Giuliano ha detto...

L'unico paragone possibile forse è davvero la Divina Commedia, come suggerisce Tonino Guerra.