domenica 10 ottobre 2010

Velazquez, Pasolini

Che cosa sono le nuvole? (1968) Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Liberamente tratto da “Othello” di William Shakespeare. Fotografia: Tonino Delli Colli. Musica: Domenico Modugno. Costumi di Jürgen Henze. Interpreti: Totò (Iago), Ninetto Davoli (Otello), Laura Betti (Desdemona), Franco Franchi (Cassio), Ciccio Ingrassia (Roderigo), Domenico Modugno (lo spazzino), Adriana Asti (Bianca), Carlo Pisacane (Brabanzio), Francesco Leonetti (il burattinaio), Luigi Barbieri , Mario Cipriani, Piero Morgia (tre marionette) - segmento nel film Capriccio all'italiana (1968) - Durata: 20 minuti

I camionisti di una volta (quelli di oggi non so) erano famosi anche per le “pin up”, le foto di donne più o meno nude esposte nelle loro cabine. In questo film di Pasolini, Domenico Modugno interpreta la parte di un camionista (non è proprio così, spiegherò meglio in seguito), e anche lui ha la sua brava donnina nuda appesa alle spalle.
Ma non è una donna nuda qualsiasi: è la Venere allo specchio di Velazquez.

da wikipedia :
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, più noto semplicemente come Velázquez (Siviglia, 6 giugno 1599 - Madrid, 6 agosto 1660), è stato un pittore spagnolo, l'artista più importante tra quelli presenti alla corte di Re Filippo IV di Spagna. Fu uno degli artisti più rappresentativi dell'epoca barocca e un grande ritrattista. Tra il 1629 e il 1631 trascorse un anno e mezzo in Italia con l'intento di viaggiare e studiare le opere d'arte presenti nel paese, facendovi poi ritorno nel 1649. Oltre a numerose versioni di note scene storiche e letterarie, dipinse moltissimi ritratti dei membri della famiglia reale di Spagna, di altri importanti personaggi dell'Europa del tempo ed anche di persone comuni, attività che raggiunse il suo vertice massimo con la realizzazione del capolavoro “Las Meninas (1656)”. A partire dalla prima metà del XIX secolo l'opera di Velázquez ha rappresentato un modello a cui si sono ispirati i pittori dei movimenti realista e impressionista, in particolare Édouard Manet. Da allora, anche altri artisti moderni, tra cui gli spagnoli Pablo Picasso e Salvador Dalí (...) hanno pagato il loro tributo a Velázquez reinterpretando alcune delle sue opere più celebri. Nato a Siviglia, in Andalusia, qualche giorno prima del 5 giugno 1599 (il 6 giugno è il giorno in cui fu battezzato), Velázquez era il figlio di Juan Rodríguez de Silva (vero nome João Rodrigues da Silva), un avvocato di origine ebrea-portoghese, e di Jerónima Velázquez che faceva parte della classe degli hidalgo, la nobiltà minore spagnola. (Per mantenere un legame con la famiglia materna in Spagna c'era l'abitudine che il primogenito maschio assumesse il cognome della madre). Recenti ricerche condotte da Mendez, Ingram e altri studiosi, non solo hanno quindi rivelato come egli non fosse di origini aristocratiche, ma come discendesse da una famiglia di Ebrei conversi. I suoi genitori gli impartirono un'educazione molto religiosa e, dato che desideravano avviarlo ad una professione di tipo intellettuale, ricevette una buona preparazione linguistica e filosofica. Tuttavia dimostrò ben presto di possedere un talento artistico ed iniziò quindi a studiare presso lo studio di Francisco Herrera il Vecchio, un energico pittore che disprezzava l'influenza dell'arte italiana sulla prima scuola pittorica di Siviglia. Velázquez rimase con lui per un anno. Probabilmente è da Herrera che imparò ad usare i pennelli a setole lunghe.
Dopo aver lasciato lo studio di Herrera all'età di dodici anni, Velázquez iniziò a fare l'apprendista di Francisco Pacheco, un altro artista e maestro di Siviglia. Nonostante sia comunemente considerato un pittore mediocre e senza particolari virtù, Pacheco talvolta si esprimeva con uno stile semplice e realista, opposto a quello di Raffaello Sanzio che gli era stato insegnato. Velázquez restò nello studio di Pacheco per 5 anni, studiando le proporzioni e la prospettiva ed assistendo al susseguirsi delle tendenze nei circoli letterari ed artistici della città. (...)
(...) Se non fosse stato per la sua nomina reale, che gli permetteva di sottrarsi alla censura dell'Inquisizione, Velázquez non avrebbe potuto realizzare il suo Venere e Cupido (1644-1648). Si tratta dell'unico nudo femminile dipinto dall'artista spagnolo.(...)
Pasolini inizia il film, che è una rivisitazione dell’Othello di Shakespeare, con altri dipinti di Velazquez, presentati come cartelloni cinematografici, del tipo che era comunissimo vedere per le strade negli anni ’60. Sopra i quadri di Velazquez ci sono delle “strisce” che annunciano i titoli dei film in programma: uno di questi è “Che cosa sono le nuvole” (che è un capolavoro, ma dura solo venti minuti ed è parte di un film a episodi girato a più mani), gli altri hanno titoli immaginari: “I magi randagi” fu poi davvero girato (da Sergio Citti, negli anni ’90), così come “La terra vista dalla Luna” che è sempre di Pasolini, con Totò e Ninetto Davoli. “Mandolini” penso che non sia mai stato girato, ma due mandolinisti si vedono per davvero, in “Che cosa sono le nuvole”.
Il titolo “Che cosa sono le nuvole” è posto sull’opera più famosa di Velazquez, “Las Meninas”, completato nel 1656. Nel quadro c’è anche un autoritratto di Velazquez.
da wikipedia:
(...)La protagonista di Las Meninas sembra a prima vista essere una delle infante, Margherita, la figlia maggiore della seconda moglie del re. Tuttavia, osservando le varie parti del quadro, non è più tanto chiaro chi o che cosa sia il vero soggetto dell'opera. È la principessa o forse il pittore stesso? La risposta potrebbe trovarsi nell'immagine dipinta sulla parte posteriore, che ritrae il re e la regina. Si tratta del riflesso di uno specchio, nel quale caso la coppia reale si troverebbe di fronte al quadro al nostro posto? Sono loro il soggetto del quadro? Il dibattito sul vero soggetto di quest'opera è tuttora aperto, e molte delle domande che pone non hanno ancora ricevuto una risposta soddisfacente. Dipinto quattro anni prima della morte dell'artista, è un caposaldo del periodo artistico del barocco europeo. (...) Il filosofo Michel Foucault, nel suo libro del 1966 Le parole e le cose, dedica il capitolo di apertura a una dettagliata analisi di Las Meninas. Spiega i modi in cui il dipinto evidenzia i problemi del concetto di rappresentazione grazie al suo uso di specchi e schermi e le conseguenti oscillazioni tra l'interno e l'esterno dell'immagine e la sua superficie. (...) L'importanza dell'arte di Velázquez è anche oggi evidente considerando con quale rispetto i pittori del XX secolo si sono accostati al suo lavoro. Pablo Picasso rese il più duraturo omaggio a Velázquez nel 1957, quando dipinse una propria versione di Las Meninas nel suo caratteristico stile cubista. Anche se temeva che se avesse rifatto il quadro di Velázquez sarebbe stato visto solo come una copia e non come un lavoro originale, si mise ugualmente al lavoro e l'enorme dipinto-il più grande che abbia realizzato dopo Guernica del 1937- si guadagnò un posto di grande importanza nella storia dell'arte spagnola.
Sul poster di “Le avventure del re magio randagio” c’è il ritratto di Filippo IV di Spagna; su quello di “Mandolini” è ritratto il principe Baltasar Carlos, bambino, accanto a uno dei nani di corte. I nani, gli attori e i buffoni di corte sono stati uno dei soggetti preferiti di Diego Velazquez; anche nel film di Pasolini ne vediamo uno, il ritratto del nano Don Diego de Acedo el Primo. Il ritratto è buttao per terra, non si vede benissimo ma è ugualmente riconoscibile: “La terra vista dalla Luna” è il film che sta pubblicizzando.

da wikipedia:
(...) Velázquez, in tutti i ritratti del re, dipinge Filippo mentre indossa la golilla, un colletto di lino rigido che dallo scollo si proiettava verso l'alto. Era stata inventata dal re stesso, che ne era così orgoglioso da celebrarlo con una festa a cui seguiva una processione diretta in chiesa per ringraziare Dio di quella benedetta idea. Per questo, la golilla rappresentava un capo di gran moda, e compariva nella maggior parte dei ritratti di gentiluomini dell'epoca. Velázquez rimase sempre a disposizione di Filippo, accompagnandolo nei suoi viaggi in Aragona del 1642 e 1644, e senza dubbio era presente quando fece il suo ingresso a Leida da conquistatore. Proprio in quell'occasione dipinse un grande ritratto equestre in cui il re veniva rappresentato come un grande comandante alla guida delle sue truppe: un ruolo che Filippo in realtà non svolse mai. Tutto il quadro è pervaso da una grande animazione, ad eccezione dell'impassibile volto del re.
(...) Velázquez dipinse il primo di molti ritratti del giovane principe erede del trono di Spagna, Don Baltasar Carlos, conferendogli un aspetto nobile e signorile nonostante fosse solo un bambino, vestito da feldmaresciallo sul suo cavallo che impenna. La scena è ambientata nella scuola equestre di palazzo, con il re e la regina che osservano da un terrazzo mentre Olivares fa da insegnante d'equitazione al principe. Don Baltasar morì nel 1646 quando aveva 17 anni, così, a giudicare dell'età che dimostra nel ritratto, si ritiene che esso sia stato dipinto attorno al 1641. (...)
(...) Curiosamente, Velazquez non eseguì molti ritratti femminili, ma dipinse molti dei nani e dei buffoni al servizio del re. Li ritrasse con molto rispetto e simpatia, come si può vedere in Diego de Acedo, el Primo (1644), la cui espressione intelligente e il grande foglio con la bottiglietta d'inchiostro e la penna che gli stanno accanto lo mostrano come una persona più saggia e colta di molti cortigiani. Anche Pablo de Valladolid (1635), un comico che sta evidentemente interpretando un ruolo, e El Bobo de Coria (1639) sono opere che fanno parte di questo periodo della carriera dell'artista. In quegli anni realizzò anche il suo più grande dipinto a tema religioso, il Cristo crocifisso (1631-32). (...)

Non saprei dire il motivo esatto per cui Pasolini scelse Velazquez per “Che cosa sono le nuvole”; a differenza del Giotto che troverà posto nel “Decameron” e che è pienamente inserito in quel film, qui c’è un evidente spunto stilistico, nei costumi soprattutto, ma nessun legame evidente nella storia.
Dimenticavo: nel film Domenico Modugno è lo spazzino, il camion gli serve per portare via la “monnezza” e buttarla in discarica. Lo fa felicemente, sereno, cantando: per chi non lo sapesse, Modugno era un grandissimo cantante e anche un grande attore di teatro. La metafora, guardando il film, è evidente: nel corso di una rappresentazione di marionette, il pubblico si è ribellato contro la malvagità di Jago e la dabbenaggine di Otello. Le marionette ora sono rotte, morte, inservibili: il “monnezzaro” le sta buttando via.
Ma queste sono marionette particolari: Otello è Ninetto Davoli, Jago è – nientemeno – un grandissimo Totò. (Del film intero ho già parlato a suo tempo, il mio post è qui in archivio, alla voce “Shakespeare”).

2 commenti:

Marisa ha detto...

Più passa il tempo e più apprezzo Pasolini, soprattutto come poeta e "Che cosa sono le nuvole" è un lavoro altamente poetico.
Mi è sempre rimasto in mente il colloquio finale,(captato per caso in un programma di cui non ricordo altro) mentre cadono nella discarica, delle due marionette: Ninetto Davoli con la faccia dipinta di nero, gli occhi "ridarelli" sgranati per lo stupore che chiede al più anziano ed esperto Totò,(che ha la faccia dipinta di blu) :" E cchè so' quelle?" Alla risposta : "E so' nuvole", esclama:"e che so' bbelle, e che so' bbelle!..."
Non mi ricordo se questa breve frequenza sia stata poi inserita nel film.

Giuliano ha detto...

Sì, è proprio il finale: all'inizio la marionetta di Otello (Ninetto Davoli) "nasce" e viene collocata nel teatrino accanto alle altre. L'interpretazione è questa: Otello è giovane e ingenuo, per questo si fa ingannare.
Ed è probabilmente questo il motivo per cui non aveva mai visto le nuvole, mentre Jago (Totò) le conosce.
Confesso di non sapere nulla degli altri episodi di "Capriccio all'italiana"...