giovedì 14 ottobre 2010

Charlie Brown al cinema

La situazione tipica è questa: Charlie Brown in fila, davanti alla biglietteria del cinema. Una fila ordinatissima, sono tutti bambini molto educati, l’unico elemento di disordine di solito è Snoopy (ma Snoopy è poi un bambino?).

Penso che Charles Schulz si divertisse un mondo, a mettere in fila tutti i suoi bambini; penso anche che amasse molto il cinema, perché nelle sue strisce il cinema c’è sempre, ed è stato difficile scegliere quattro storie da portare qui, perché le vignette sono tante e tutte divertenti (confesso, per sceglierle ho fatto la conta...).
Sono anche vignette (purtroppo) ormai datate, e molto americane; non ho mai visto bambini così educatamente in fila, in Italia. Quelle biglietterie lì però c’erano anche da noi, ma c’erano una volta: oggi nei paesi piccoli il cinema è solo un vago ricordo, e nelle grandi città comperare un biglietto è diventato sempre più complicato, e del resto oggi nessun genitore manderebbe dei bambini di sei anni da soli al cinema.
Al cinema vanno anche gli altri bambini: soprattutto Sally, con la sua logica ineffabile, e Snoopy, che ovviamente (se lo lasciano entrare) quando torna a casa imbastisce sontuose ricostruzioni.
Di libri con Charlie Brown ce ne sono tanti, non so se ne esista uno dedicato specificamente al cinema: se non c’è, mi permetto di suggerire all’editore che sarebbe il caso di farlo (so che ne esiste uno per Schroeder e per la musica, lo cerco da tempo ma mi sfugge sempre).
L’ultima vignetta me la sono tenuta per Sally: il mio rapporto con la pubblicità è esattamente lo stesso della sorellina di Charlie Brown. Personalmente, considero gli spot al cinema e in tv una vera disgrazia. Lo so che non è di moda dirlo, so anche che è forse vietato dirlo (i “creativi” sono permalosissimi), ma penso sempre a Federico Fellini, quando – ormai un quarto di secolo fa – si trovò i suoi film scempiati e tagliuzzati su Canale5. Adesso non ne parla più nemmeno il buon Veltroni (caro vecchio Veltroni...) che ai bei tempi coniò uno slogan bellissimo: “Non si interrompe un’emozione”. Adesso sappiamo invece che le emozioni invece si possono interrompere, anzi si deve farlo, è giusto, è bello, ed è obbligatorio; critici illustri ci hanno spiegato che il film lo si può spezzettare come si vuole, e che anzi così è più bbello; ma io sto al fianco di Sally Brown, e quasi quasi fondo un partito contro gli spot, chissà mai che qualcuno mi segua (sento già un rumore di folla in avvicinamento: vengono per arrestarmi, oppure è la volta buona?).
PS: facendo clic sulle immagini si vede tutto molto meglio.

Nessun commento: