Falso movimento (Falsche Bewegung, 1975) Regia di Wim Wenders. Tratto dal "Wilhelm Meister" di Wolfgang Goethe. Sceneggiatura di Peter Handke. Fotografia: Robby Müller. Musiche originali di Jurgen Knieper. Gustav Leonhardt suona in tv Johann Sebastian Bach: la numero 25 dalle “Variazioni Goldberg” Con Rüdiger Vogler, Nastassja Kinski, Hanna Schygulla, Hans Christian Blech, Peter Kern, Ivan Desny, Marianne Hoppe, Lisa Kreuzer, Adolf Hansen. (103 minuti)
Mi sono ritrovato a leggere il Wilhelm Meister di Goethe a quasi cinquant’anni, e vi ho trovato gli stessi “difetti” che me lo avevano reso ostico a venti. L’ho letto per intero, mi è piaciuto molto (nel frattempo sono passato per Schubert, Schumann, e tutti gli altri che hanno messo in musica le canzoni di Mignon), ma mi sono chiesto – oggi come allora - perché mai un diciottenne d’oggi dovrebbe leggere quel libro, e trovarlo bello. Ne ho concluso che forse è meglio leggere direttamente il Faust, che è più duro e più difficile ma molto più moderno e sempre attuale: vale anche la pena di imparare un po’ di tedesco, quel tanto che basta, perché il Faust è una lettura molto musicale, e mantenere il ritmo originale è importante.
Per Wenders, in quel 1975, il ritorno a Goethe più che un falso movimento è un passo indietro, di quelli che si fanno per prendere la rincorsa e saltare meglio: perché Wenders il suo movimento vero lo aveva già cominciato, un anno prima, con “Alice nelle città”; da solo, e senza bisogno di appoggiarsi ad Handke. “Falso movimento” è un bel film, ma “Alice” è molto meglio.
Boppard am Rhein, il paese della madre di Wenders, lo si vede in cima alla salita a piedi sui tornanti, nella lunga panoramica tra i vigneti del Reno, tra i colori dell’autunno appena iniziato, una sequenza che Wenders dice ispirata a Caspar D.Friedrich. La scena finale si svolge sul Meno, a Francoforte, e non più sul Reno: è quella del traghetto sul quale Wilhelm minaccia il suo compagno di viaggio. La Zugspitze, nel sud della Germania, è l’ultima immagine del film; se guardate bene, di fianco a Wilhelm e al bellissimo panorama, c’è un cestino dei rifiuti. Sarebbe stato facilissimo eliminarlo dall’inquadratura, e quindi la sua presenza non dev’essere ritenuta casuale.
Nel suo commento, Wenders insiste molto, sorridendo, sul carattere artigianale di queste riprese, girate con una vecchia Renault 4 e con dieci persone in tutto. Può ben farlo, perché sono riprese molto belle. Dice che alcune sono state girate in meno di mezz’ora, e che oggi per le stesse riprese ci vorrebbero almeno due giorni. La maggior parte dei film di Wenders, i più belli, sono stati girati così; e forse è il caso di chiedersi che cosa sia mai successo al cinema, forse è meglio tornare al 1974 e alle cineprese montate sulle Renault 4, visti certi risultati...
Alcuni appunti sparsi: negli interni, i televisori sono sempre accesi ma senza immagini; in un angolo, nell’appartamento, c’è persino un televisore colpito da un’accetta (è difficile da vedere, ma i fermo immagine dei dvd sono portentosi). E quando sul televisore l’immagine c’è, alla fine, si vede il grande clavicembalista Gustav Leonhardt che interpreta Bach nel film di Straub-Huillet.
Hanna e Nastassja, lungo la salita, fischiettano la Nona di Beethoven (versi di Schiller). Il personaggio di Laertes, il vecchio che suona l’armonica e che racconta di tempi passati, ritornerà in Heimat II di Edgar Reitz: il poeta anziano che muore di freddo per strada. Viene persino il dubbio che sia lo stesso attore, ma non è possibile. Le musiche, scritte da Jürgen Knieper, sono molto belle e suggestive, oltre che adattissime per il film; di Knieper saranno anche le musiche iniziali per “Il cielo sopra Berlino”. E una nota finale per il cappottone largo di Nastassja, un anticipo di quello che porteranno gli angeli sopra Berlino, dieci anni più tardi.
Ecco che cosa dice Wenders sulle due protagoniste di questo film:
Cercavo una ragazza di tredici anni per il ruolo di Mignon. Non avevo mai fatto un casting e anzi l'idea non mi piaceva per niente. Così avevo cominciato a dare un'occhiata nelle discoteche. Ero con Lisa Kreuzer in uno di questi locali, quando abbiamo visto una ragazza davvero molto bella. Aveva qualcosa di particolare: nello sguardo, nel modo di muoversi come saltellando in continuazione. Si chiamava Stassi. Allora Lisa è andata a chiederle di parlare con i suoi genitori per avere il permesso di farla lavorare in un film. L'indomani abbiamo incontrato la madre e saputo che era la figlia di Klaus Kinski, Nastassia. Aveva circa quattordici anni. Non era mai stata davanti ad una macchina da presa e spesso si metteva a ridere nel bel mezzo di una ripresa. Ma era magnifica; ancora una bambina eppure con un fascino che incantava. Metà della troupe si era innamorata di lei. Già dai primi provini era chiaro che sarebbe diventata un'attrice anche se allora non aveva ancora preso questa decisione. Aveva una grande presenza e la parte ha acquistato un rilievo maggiore proprio grazie a lei.
Avevo conosciuto Hanna Schygulla prima del suo debutto cinematografico. Con Fassbinder frequentavamo lo stesso bar, il Bungalow, dove lei amava ballare davanti al juke-box. Quando abbiamo lavorato insieme in Falso movimento, aveva già interpretato una dozzina di film. In quelli di Fassbinder era sempre piena di vita; nel mio ha funzionato, visibilmente, molto meno bene e io ho vissuto la cosa come un insuccesso personale.
(da “Stanotte vorrei parlare con l’angelo” , ed. Ubu Libri).
2 commenti:
ciao giuliano. è da leggere con calma il tuo blog, molto bello. ti aggiungo ai miei link, così torno a trovarti.
grazie iosif! ricambierò, perchè vedo che hai scritto su un sacco di cose che non conosco.
Questo è un sito che scrivo per me, come puoi vedere dalla lunghezza dei post: ma se qualcuno mi scrive mi fa piacere.
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