- Le avventure di Pinocchio, libro di Carlo Collodi (1826-1890), pubblicato nel 1880.
- Pinocchio, film a disegni animati, produzione Walt Disney del 1940. Diretto da Hamilton Luske e Ben Sharpsteen sceneggiato da Ted Sears, Otto Englander, Webb Smith, William Cottrell, Joseph Sabo, Erdman Penner, Aurelius Battaglia. Musica di Leigh Harline & Paul J. Smith Durata 88 minuti
In Disney, Pinocchio va subito a scuola, e lo vediamo allegramente dirigersi in paese ben vestito e con un bel libro nelle mani; molto bella la panoramica sul paesino, che sembra ripresa dai film di René Clair (penso a “Il milione” e “Sotto i tetti di Parigi”).
Nel libro di Collodi, le cose vanno meno bene: Pinocchio appena nato combina subito guai, e Geppetto è stato portato via dai Carabinieri.
Nel capitolo IV, Pinocchio è rimasto da solo in casa; qui incontra il Grillo, ma Pinocchio si stanca subito di ascoltarlo e lo spiaccica contro il muro. Nel capitolo V, Pinocchio ha fame ma trova in casa soltanto un uovo; prova a cucinarlo ma quando lo rompe ne vola fuori un pulcino. Nel capitolo VI, Pinocchio si addormenta vicino al fuoco e si brucia i piedi; essendo fatto di legno non se ne accorge. Nel capitolo VII, torna a casa Geppetto, che dà a Pinocchio la sua colazione: tre pere. Pinocchio vuole che siano sbucciate, ma poi ha ancora fame e mangerà anche le bucce e i torsoli; Geppetto invece resterà senza nulla da mangiare. Nel capitolo VIII, Geppetto rifà i piedi a Pinocchio; quindi vende la sua giacca per comperargli il libro di scuola, il famoso “Abbecedario”.
Qui Collodi ha appena cominciato, ma in Disney quando Pinocchio va a scuola siamo già a un terzo della durata complessiva del film. Pinocchio versione Disney è ben vestito ed elegante (nel libro ha una giacchetta di carta e un berretto di midolla di pane), Geppetto gli dà una mela “da offrire al maestro”. Ma a scuola Pinocchio non ci arriva: trova subito il Gatto e la Volpe, che sono due attori di teatro e sembrano usciti da un romanzo di Dickens, magari “Il circolo Pickwick”.
A questo punto devo ammettere di aver rinunciato al parallelo capitolo per capitolo, perché i tagli e le differenze sono davvero tanti. L’incontro con il Gatto e la Volpe, in Collodi, ha un taglio decisamente più drammatico, addirittura oscuro: ricorderò solo che alla fine Pinocchio verrà impiccato, che l’impiccagione è descritta nei dettagli, e che si salverà perchè – essendo di legno – non può morire; sarà comunque la Fata a salvarlo e riportarlo in salute.
Tutto questo era evidentemente troppo per un cartone animato, e viene saltato o cambiato. Per esempio, il Gatto in Disney è molto simpatico ed è un evidente ricalco di Harpo Marx, così come era stato per il Cucciolo dei sette nani di Biancaneve. Niente a che vedere quindi con l’inquietante, sporco, e decisamente malavitoso Gatto del libro.
Oltretutto, in Collodi il Gatto si mangia un merlo, proprio come farebbe un gatto vero: il merlo è un’altra parte della coscienza di Pinocchio, qui interamente affidata al Grillo. E va ricordato che a questo punto, in Collodi, il Grillo è già morto: tornerà, ma come fantasma. Anche questo dettaglio, in un cartoon Disney, era sicuramente troppo forte; e poi Jimmy Cricket è troppo simpatico, mica si può farlo morire così...
Il cartoon Disney salta quindi completamente tutta la storia degli zecchini d’oro, di Melampo, della permanenza di Pinocchio in prigione; salta tutta la scena a casa della Fata, con i tre medici, i becchini, le bugie e i confetti col rosolio.
Quello che succede nel film è questo: il Gatto e la Volpe avvicinano Pinocchio perché è una marionetta semovente, quindi un’attrazione, qualcosa che si può rubare e vendere a un burattinaio: che però si chiama Stromboli e non Mangiafoco. Lo si vede bene anche nella versione italiana, dove però il doppiaggio dice “Mangiafuoco”: il pubblico italiano conosceva bene tutta la storia, e un Mangiafoco con un altro nome non era ammissibile (ma nei manifesti dello spettacolo il nome “Stromboli” è ancora ben visibile).
Ma, prima, c’è un bel numero musicale: un duetto di Pinocchio con la Volpe (il Gatto è muto, come Harpo Marx, mentre in Collodi ripete sempre l’ultima sillaba di quello che dice la Volpe). La canzone è sul mestiere dell’attore, e viene eseguita con una danza che prosegue per tutta la strada. Invano il Grillo cerca di recuperare Pinocchio alla retta via.
Il Volpone si mangia la mela destinata al maestro (è quasi identico al Luigi Proietti del “Circolo Pickwick” televisivo) e dice a Pinocchio che “ci sono vie più facili verso il successo” rispetto alla scuola, così noiosa.
Il Grillo decide che non andrà a raccontare tutto a Geppetto: in fin dei conti, si è preso un impegno con la Fata, è lui la Coscienza Ufficiale di Pinocchio e tocca a lui rimediare.
L’incontro con Mangiafoco, nel libro, è simile ma molto diverso nella sostanza; e il Gatto e la Volpe non c’entrano. Infatti vediamo Pinocchio vendere il libro di scuola per comperarsi i biglietti per lo spettacolo dei burattini; allo spettacolo i burattini accolgono Pinocchio come un fratello, poi però arriva Mangiafoco e si corrono momenti terribili. Ma, alla fine, Mangiafoco non sarà così terribile: anzi, regala a Pinocchio le cinque monete d’oro che poi saranno protagoniste della scena più cupa del libro, quella degli assassini. Dunque, per Collodi è solo dopo l’incontro con Mangiafoco che Pinocchio conoscerà il Gatto e la Volpe.
Mangiafoco: Che mestiere fa tuo padre?
Pinocchio: Il povero.
Mangiafoco: E guadagna molto?
(capitolo XII)
In Disney va così: Pinocchio diventa l’attrazione principale dello spettacolo di Stromboli-Mangiafuoco, una marionetta senza fili! Pinocchio è goffo e impacciato, ma lo spettacolo (ben documentato dal film) è comunque un successone. Il Grillo se ne va, pensando di essersi sbagliato: se davvero Pinocchio vuole fare l’attore, che male c’è?
Molto bello il duetto di Pinocchio con l’olandesina, e la canzoncina che canta dice: «Io fili non ho più, eppur sto su!”. In Collodi, tra le marionette vediamo le maschere della Commedia dell’Arte, che riconoscono Pinocchio come uno di loro e gli fanno una gran festa. Sono Arlecchino, Pulcinella, Rosaura: ad Arlecchino tocca una scena molto drammatica. Nel film le maschere non ci sono: dopo l’olandesina, arrivano le ballerine francesi e poi cosacche e cosacchi.
“Cosa se ne fa un attore di una coscienza?” dice il Grillo, e considera chiusa la sua missione, sia pure a malincuore. Ma non sarà così. (continua...)
I disegni di Attilio Mussino vengono dalla mia copia personale di “Pinocchio”, cioè l’edizione Bemporad-Marzocco del 1961 (“dodicesima ristampa”) (miracolosamente conservata attraverso i decenni, ma ne valeva la pena).
Nessun commento:
Posta un commento