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Mi sono ritrovato a leggere il Wilhelm Meister di Goethe a quasi cinquant’anni, e vi ho trovato gli stessi “difetti” che me lo avevano reso ostico a venti. L’ho letto per intero, mi è piaciuto molto (nel frattempo sono passato per Schubert, Schumann, e tutti gli altri che hanno messo in musica le canzoni di Mignon), ma mi sono chiesto – oggi come allora - perché mai un diciottenne d’oggi dovrebbe leggere quel libro, e trovarlo bello. Ne ho concluso che forse è meglio leggere direttamente il Faust, che è più duro e più difficile ma molto più moderno e sempre attuale: vale anche la pena di imparare un po’ di tedesco, quel tanto che basta, perché il Faust è una lettura molto musicale, e mantenere il ritmo originale è importante.
Per Wenders, in quel 1975, il ritorno a Goethe più che un falso movimento è un passo indietro, di quelli che si fanno per prendere la rincorsa e saltare meglio: perché Wenders il suo movimento vero lo aveva già cominciato, un anno prima, con “Alice nelle città”; da solo, e senza bisogno di appoggiarsi ad Handke. “Falso movimento” è un bel film, ma “Alice” è molto meglio.
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Nel suo commento, Wenders insiste molto, sorridendo, sul carattere artigianale di queste riprese, girate con una vecchia Renault 4 e con dieci persone in tutto. Può ben farlo, perché sono riprese molto belle. Dice che alcune sono state girate in meno di mezz’ora, e che oggi per le stesse riprese ci vorrebbero almeno due giorni. La maggior parte dei film di Wenders, i più belli, sono stati girati così; e forse è il caso di chiedersi che cosa sia mai successo al cinema, forse è meglio tornare al 1974 e alle cineprese montate sulle Renault 4, visti certi risultati...
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Hanna e Nastassja, lungo la salita, fischiettano la Nona di Beethoven (versi di Schiller). Il personaggio di Laertes, il vecchio che suona l’armonica e che racconta di tempi passati, ritornerà in Heimat II di Edgar Reitz: il poeta anziano che muore di freddo per strada. Viene persino il dubbio che sia lo stesso attore, ma non è possibile. Le musiche, scritte da Jürgen Knieper, sono molto belle e suggestive, oltre che adattissime per il film; di Knieper saranno anche le musiche iniziali per “Il cielo sopra Berlino”. E una nota finale per il cappottone largo di Nastassja, un anticipo di quello che porteranno gli angeli sopra Berlino, dieci anni più tardi.
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Cercavo una ragazza di tredici anni per il ruolo di Mignon. Non avevo mai fatto un casting e anzi l'idea non mi piaceva per niente. Così avevo cominciato a dare un'occhiata nelle discoteche. Ero con Lisa Kreuzer in uno di questi locali, quando abbiamo visto una ragazza davvero molto bella. Aveva qualcosa di particolare: nello sguardo, nel modo di muoversi come saltellando in continuazione. Si chiamava Stassi. Allora Lisa è andata a chiederle di parlare con i suoi genitori per avere il permesso di farla lavorare in un film. L'indomani abbiamo incontrato la madre e saputo che era la figlia di Klaus Kinski, Nastassia. Aveva circa quattordici anni. Non era mai stata davanti ad una macchina da presa e spesso si metteva a ridere nel bel mezzo di una ripresa. Ma era magnifica; ancora una bambina eppure con un fascino che incantava. Metà della troupe si era innamorata di lei. Già dai primi provini era chiaro che sarebbe diventata un'attrice anche se allora non aveva ancora preso questa decisione. Aveva una grande presenza e la parte ha acquistato un rilievo maggiore proprio grazie a lei.
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(da “Stanotte vorrei parlare con l’angelo” , ed. Ubu Libri).
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2 commenti:
ciao giuliano. è da leggere con calma il tuo blog, molto bello. ti aggiungo ai miei link, così torno a trovarti.
grazie iosif! ricambierò, perchè vedo che hai scritto su un sacco di cose che non conosco.
Questo è un sito che scrivo per me, come puoi vedere dalla lunghezza dei post: ma se qualcuno mi scrive mi fa piacere.
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