Nitrato d’argento (1996) regia di Marco Ferreri. Scritto da Marco Ferreri, Gianni Romoli, David M. Putorti. Fotografia di Giorgos Arvanitis. Montaggio di Dominique B. Martin. Musiche originali di vari autori. Interpreti: film di montaggio, spezzoni di film con molti attori del passato. Durata: 87 minuti.
«Come i vespasiani, come i bagni pubblici, le sale cinematografiche hanno fatto il loro tempo, non hanno più ragione d’essere. Quelle che oggi sopravvivono sono povera cosa, pallide ombre di antichi fulgori. (...) Quelle sale erano il luogo della socialità, d’incontro, di seduzione. Lì la gente ha imparato a vivere, a parlare, a leggere, ad amare. L’unica, grande scuola degli italiani è stata il cinema. Meglio delle chiese, che erano fredde e punitive, mentre là era caldo e accogliente. Per quelli abituati a vivere ammucchiati in un solo locale, poter accedere per soli trenta centesimi a un luogo così elegante era davvero un sogno. (...) i film venivano scelti del tutto a caso, (...) giovani e vecchi entravano in sala senza neanche sapere che cosa davano, tanto quel che importava era stare lì, tutti insieme in un grande luna park dove si poteva mangiare, dormire, ascoltare storie, tentare approcci erotici. (...) Il cinema era un rifugio accogliente dove era lecito fare tutto quello che era proibito per strada: baciare le ragazze, far l’amore, tirare i bruscolini sulle teste dei vicini, persino sognare. (...) Ma i luoghi d’incontro oggi sono altri: le palestre, le discoteche. I pochi che ancora vanno al cinema ci stanno giusto il tempo del film, e scappano via senza scambiarsi neppure un commento. Del resto, se si tratta solo del film, tanto vale vederselo a casa.»
Marco Ferreri, per l’uscita di “Nitrato d’argento”, corriere della sera 29 ottobre 1995
Forse vale la pena di ricordare di cosa parla il titolo del film: il nitrato d’argento è stato all’origine della fotografia, quasi tutte le stampe in bianco e nero delle pellicole fotografiche sono a base di nitrato d’argento. E’ un sale che conosco bene, perché si usa molto nelle analisi chimiche (ricerca e titolazione dei cloruri), e a scuola chi studia chimica rischia perfino di essere interrogato su questa reazione, peraltro una delle più semplici da capire. Il nitrato d’argento ha una lunga storia alle spalle: era chiamato dagli alchimisti “pietra infernale”, proprio per la sua capacità di annerirsi e dare ombre in varie scale di grigio; è stato molto usato anche in medicina, come emostatico e cicatrizzante. Di mio, avendolo usato parecchio nella sua soluzione normal decima, posso dire che è del tutto innocuo, ma se non si sta attenti lascia macchie grigie sulle dita (cose che scompaiono quasi subito, sia ben chiaro) . Del resto, le posate e gli oggetti d’argento che diventano neri sono un’esperienza abbastanza comune: il punto di partenza è più o meno quello, anche per le emulsioni fotografiche.
Le pellicole fotografiche e cinematografiche erano invece in nitrato di cellulosa (celluloide), che è tutt’altra cosa: la cellulosa viene dal legno, come la carta, e l’acido nitrico, in questo caso, serviva a dare un prodotto che ha l’aspetto tipico della pellicola, dura e trasparente. La celluloide è una delle materie plastiche più antiche, dato che la sua invenzione risale al 1853: materia plastica artificiale, cioè derivata da qualcosa che già esiste in natura; quelle sintetiche sarebbero venute molto tempo dopo. La parola “film”, già che ci siamo, significa pellicola nel senso di qualcosa di simile alla pelle: è la sua traduzione esatta. Il nitrato di cellulosa, così come i suoi simili (acetato di cellulosa) non si usano più dai primi anni ’50, perché molto infiammabili, e sono stati sostituiti gradatamente con altri supporti plastici inerti, come il poliestere.
Chissà se i ventenni di oggi ne hanno mai avuto in mano un frammento, il negativo fotografico (celluloide o poliestere che sia) è ormai diventato una rarità.
Questo film di Ferreri l’ho visto malvolentieri, non mi sembra uno dei più riusciti e forse non era diretto a me, ma alle generazioni a venire che non sanno cos’è stato veramente il cinema. L’intento di Ferreri è quindi più che lodevole, ma chi volesse sapere cos’era il cinema e l’andare al cinema può magari guardare “Roma” di Fellini, o magari l’inizio di “La luna” di Bertolucci, o altri film degli anni ’50 e ’60 (c'è una bella scena "dentro il cinema" anche nel segmento di Monicelli in "Boccaccio 70"). Tre anni fa ho voluto comunque guardare “Nitrato d’argento” dall’inizio alla fine, e mi ero segnato questi appunti: «Non sembra un film di Ferreri. E’ un film di montaggio per almeno tre quarti, e richiede notevole competenza per essere capito, sia per quanto riguarda la storia del cinema che la storia del Novecento. Ci vorrebbe un commento che spieghi momento per momento cosa succede (perché ci sono gli ungheresi, ad esempio), però è bello saper riconoscere i vari spezzoni montati da Ferreri. Notevolissimi i due frammenti in cui De Sica spiega agli attori di “Ladri di biciclette” cosa devono fare; ed è notevole che Ferreri parli dei neri nel cinema Usa, o dei “paralitici” che non avevano successo al cinema negli anni ’40 e ’50. Vediamo anche la reazione del pubblico davanti a “La grande abbuffata” dello stesso Ferreri: (“questo da Mastroianni non me lo sarei mai aspettato” e “ma che schifo!!”), l’insegnante che porta la classe a vedere i film di Ferreri, “Lanterne rosse” di Zhang Yimou usato come scusa per un club privato dove si fanno orge (in un cinema che verrà demolito: a cosa si riferisce di preciso?). Finale con Carlos Gardel, anche in un suo film; l’ultima sequenza è per i manichini in platea al posto degli spettatori (cosa che per inciso è appena successa nel 2010, ma in uno stadio di calcio: la Triestina, in serie B, mise un grande telo con gli spettatori dipinti, per coprire gli spalti vuoti), finale nel quale non si può tacere del televisore cosparso di merda e di sangue, metafora chiarissima dei programmi tv di maggior successo, e non solo di questo. Vediamo anche dei cinema in Cina, in Ungheria, Argentina, Usa, e i filmati della morte di Charlie Chaplin: un emigrante di successo. La parte girata apposta per il film è invece molto televisiva, con volti e attrici quasi tutti da serie tv, e il tutto è di qualità molto inferiore a quello che ci si aspetterebbe da un maestro come Ferreri. Nei titoli di coda ci sono tutti i titoli dei film “campionati”. » (aprile 2008)
Queste sono le musiche che si ascoltano nella colonna sonora:
- Johann S. Bach, la famosissima Toccata e fuga in re minore;
- Louis Armstrong esegue "I'll Be Glad When You Are Dead";
- Carlos Gardel esegue "El dia que me quieras"
- Musiche da film famosi: Zorba il greco di Mikis Theodorakis, Via col vento di Max Steiner, tema di Lara dal “Dottor Zhivago” di Maurice Jarre.
- Le canzoni napoletane: "Fenestra che luceva" cantata da Enrico Caruso; "Piscatore ‘e Pusilleco" cantata da Roberto Murolo,
- Canzoni varie: "Que te la pongo" composed by 'Mau Mau' performed by Garibaldi; "Jingle Bells" (traditional); "Ya no hay mujeres feas" composed by D. Arias
- Nelle sequenze ungheresi: "Improvisation au cinéma" di Ferenc Darvas; "Kicsi vagyok en" e "Csak egy kislany" di Tibor Lugosi; "Hires ember notaja", "Lukadalmas" e "Indula" di Kalyi Jag
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