mercoledì 26 ottobre 2011

Federico Fellini ( I )

Federico Fellini è un mio contemporaneo: è della generazione di mio padre, nato negli anni ’20. Andavo regolarmente a vedere i suoi film, quando uscivano nei cinema, e di molti ho potuto seguire (attraverso tv e giornali, s’intende) la fase di preparazione e la nascita. Ne consegue che per me Fellini è ancora qui, come Kubrick, come Tarkovskij, come Bergman, come Kurosawa; e non m’importa nulla di quello che dicono le cronache, per me sono ancora qui tutti, e confesso che ogni tanto mi stupisco del fatto che non esca un loro film nuovo.
Ci sono stati e ci sono ancora (per fortuna) molti che parlano di Fellini, molti che scrivono su Fellini; è invece diventato molto difficile vedere i suoi film, soprattutto per le nuove generazioni. C’è in atto una vera e propria rimozione e cancellazione del cinema di Fellini, e viene da chiedersi il perché, dato che si tratta di una delle persone che più hanno dato luce positiva al nostro Paese; ma in questo disgraziato Paese ormai tutto quello che valeva veramente è stato distrutto o messo da parte, si va in giro con le patacche al posto dell’oro e dell’argento, e l’impressione è che il peggio debba ancora venire – e non sto parlando solo di cinema, purtroppo.
Il fatto che ci siano in giro così tante persone che parlano o hanno parlato dei film di Fellini (magari senza vederli o guardandoli distrattamente) mi spinge a chiedermi se non sarebbe meglio mettersi a guardare i suoi film, invece di perdere tempo con pareri personali spesso affrettati e superficiali. Oltretutto, Fellini stesso ha scritto e detto molto in prima persona, è sempre stato disponibilissimo con la stampa e ci sono parecchie ore di interviste da ascoltare (Rai Storia le ha replicate più volte). Insomma (ed è un altro dei motivi per cui questo blog è stato chiuso e riservato a pochi amici: anch’io ho scritto e parlato troppo) a me pare che sarebbe meglio stare zitti ed ascoltare cosa dice lui – che era sempre molto lucido, a volte sornione, sempre educato ma a volte seccato di dover rispondere (come gli accadde con Pippo Baudo, per esempio) a chi gli fa domande banali e ripetitive. Con le interviste di Fellini, che ho in programma di ascoltare e trascrivere con calma più avanti, accade un po’ come con un altro maestro del cinema, Orson Welles: bisogna pesare bene le risposte di Fellini che alle volte scherza, esagera, gioca, prende in giro l’interlocutore o gli dice esattamente quello che vorrebbe sentire, non perché sia la cosa giusta ma per educazione e per gentilezza innata; ma c’è comunque sempre molta sincerità in Fellini, e molta profondità.
Qui di sotto metto in ordine quel che resta dei miei trentennali appunti su Fellini, ma prima trascrivo meglio che posso l’elenco completo dei suoi film come regista:
Luci del varietà (1950, girato insieme ad Alberto Lattuada) (P.De Filippo, C.Del Poggio, G.Masina)
Lo sceicco bianco (1952, con B.Bovo, L.Trieste, A.Sordi. E.Almirante)
I vitelloni (1953 con F.Interlenghi, F.Fabrizi, L.Trieste, A.Sordi, R.Fellini)
Agenzia matrimoniale, episodio da “L'amore in città” (1953, con A.Cifariello )
La strada (1954, con A.Quinn, R.Basehart, G.Masina)
Il bidone (1955, con B.Crawford, R.Basehart, F.Fabrizi, G.Masina)
Le notti di Cabiria (1957 con G.Masina, A.Nazzari, F.Marzi, D.Gray)
La dolce vita (1960, con M.Mastroianni, Y.Fourneaux, A.Aimée, A.Cuny, A.Ekberg)
Le tentazioni del dottor Antonio, episodio da “Boccaccio 70” (1962, P.De Filippo, A.Ekberg )
Otto e mezzo (1963, com M.Mastroianni, A.Aimée, R.Falk, S.Milo, C.Cardinale)
Giulietta degli spiriti (1965, con G.Masina, M.Pisu, S.Milo, V.Cortese, S.Koscina)
Toby Dammit, episodio da “Tre passi nel delirio” (1968, con T.Stamp, S.Randone, M.Yaru)
Block-notes di un regista (1969, con M.Mastroianni)
Fellini-Satyricon (1969, con M.Potter, H.Keller, S.Randone, M.Noel, A.Cuny)
I clowns (1970 con F.Fellini, M.Morin, A.Vitali, A.Ekberg, T.Scotti)
Roma (1972, con P.Gonzales, B.Barnes, P.DeSoses, e molti altri)
Amarcord (1973, con B.Zanin, M.Noel, C.Ingrassia, P.Maggio, A.Brancia)
Il Casanova di Federico Fellini (1976 con D.Sutherland, T.Aumont, C.Scarpitta, D.Kourys)
Prova d'orchestra (1979, con B.Baas, C.Colosimo, G.Javaroni)
La città delle donne (1980, con M.Mastroianni, E. Manni)
E la nave va (1983, con F.Jones, P.Bausch, V.Poletti, B.Jefford, F.Serra)
Ginger e Fred (1985, con M.Mastroianni, G.Masina, F.Fabrizi)
L'intervista (1987, con F.Fellini, A.Ekberg, M.Mastroianni, S.Rubini, A.Ponziani)
La voce della luna (1989, con R.Benigni, P.Villaggio)
A questi film andrebbe aggiunto “I cavalieri del deserto”, tratto da un romanzo di Salgari. Fellini a 22 anni ne curò la sceneggiatura: pare che sia il suo debutto dietro alla cinepresa (anno 1942) perché il regista Gino Talamo rimase ferito, a Tripoli, in un incidente stradale. Il film non fu mai finito, Fellini ne trasse alcuni disegnini umoristici. Da internet, copio un breve servizio della rivista “Max”:
Il Fellini del Deserto
Quindici disegni del regista esposti per la prima volta alla Ventesima Mostra del Libro Antico:
quindici tavole un po' ingiallite, con alcuni schizzi a matita, rimaste per oltre sessant'anni chiuse in un cassetto. Raccontano la vita del set di un film mai portato a termine, e di cui restano l'unica testimonianza. Un film che segnava l'esordio cinematografico del loro autore, uno dei più grandi registi del Novecento: Federico Fellini. È il 1942. Fellini ha appena 22 anni, ed è tra gli sceneggiatori de “I Cavalieri del Deserto”, tratto dal romanzo di Emilio Salgari e prodotto dall'Alleanza cinematografica Italiana. Alcune scene sono ambientate nel deserto e per realizzarle il set si trasferisce in Libia, a Tripoli. Ma Gino Talamo, il regista, resta ferito in un incidente stradale. Spinto dagli amici Guido Celano e Osvaldo Valenti, anch'essi nella troupe, Fellini assume la direzione delle scene. È il suo esordio dietro la macchina da presa. “Facemmo alcune scene nel deserto, molto di fantasia, con i cavalli e i cammelli” ricorda Celano. Fellini non si accontentò di girare su pellicola ma volle fermare su carta, con quello stile caricaturale che poi diventerà celebre, alcuni attimi della vita sul set. I Cavalieri del Deserto non verrà mai portato a termine. Le operazioni belliche sul fronte africano della Seconda Guerra Mondiale costringeranno la troupe ad un precipitoso e rocambolesco ritorno in Italia, durante il quale il girato andrà perduto. Di quell'esperienza restano solo questi quindici disegni, regalati da Fellini ad un membro della produzione ed esposte per la prima volta al pubblico a Milano durante la Ventesima Mostra del Libro Antico. L'unica testimonianza della prima volta del Maestro del cinema italiano.
A cura di Elvira Pollina (rivista Max, on line, anno 2011)
(continua)

4 commenti:

Matteo Aceto ha detto...

Ecco, di questo "Cavalieri del Deserto” non sapevo proprio nulla. Restando però in tema di disegni felliniani, ho messo gli occhi su "Il libro dei sogni", contenente appunto gli schizzi e i disegni che Fellini traduceva dalla sua attività onirica. Edito dalla Rizzoli, se non erro, il bel volumone costa qualcosa come 35 euro... vedrò di regalarmelo per Natale. :)

Giuliano ha detto...

è stato una sorpresa anche per me, l'ho scoperto solo da pochi mesi, forse un anno. Pensa che "I cavalieri del deserto" l'ho scritto anch'io - ma non è da Salgari e non sapevo nulla di quel libro. Ovviamente, non lo pubblicherò mai!
:-)

Matteo Aceto ha detto...

Hai scritto un romanzo?

Giuliano ha detto...

no, un poema epico-simbolico in versi alessandrini ed endecasillabi sciolti...
:-)