sabato 22 ottobre 2011

Il viaggio di Mastorna ( I )

Block-notes di un regista (“Fellini: a director’s notebook”, 1969). Regia di Federico Fellini. Sceneggiatura di Bernardino Zapponi e Federico Fellini. Fotografia: Pasqualino De Santis. Musiche: Nino Rota. Con Marcello Mastroianni, Federico Fellini, Marina Boratto, Caterina Boratto, Prof. Genius, David Maunsell, molti attori non professionisti e brevi apparizioni di Nino Rota, Giulietta Masina, Bernardino Zapponi. Durata: 36 minuti (54’ negli USA)

“Il viaggio di Mastorna” è il film che Fellini non ha fatto. Se ne è favoleggiato a lungo, per diversi anni si è pensato che sarebbe stato” il nuovo di film di Fellini” dopo quello che aveva appena finito: ma il turno di Mastorna non venne mai. Non si sa quanto ci sia di vero in questa favola, Fellini era un burlone e in queste cose giocava e ci si divertiva molto. Esistono libri e saggi sull’argomento, ma l’unica cosa certa – l’unica solida e tangibile – sono le sequenze che vediamo dentro “Block-notes di un regista”, un piccolo film di 35 minuti girato nel 1967, che in origine doveva essere un servizio per la NBC americana, ma poi divenne qualcosa d’altro, fu firmato da Fellini, ed appartiene ufficialmente all’elenco dei suoi film, è un Fellini con tutti i crismi e i bolli notarili.
Si tratta di pochi minuti, i cinque iniziali e altri tre (quasi quattro) dal minuto 19 al minuto 22.
Ecco come inizia:
Voce dello speaker, fuori campo:
- Queste strane costruzioni dovevano apparire all’inizio di un film che si chiama «Il viaggio di G. Mastorna». Qui doveva atterrare un aereo dal quale sarebbe disceso l’eroe del film: un orchestrale, suonatore di violoncello. Da questa piazza cominciava il suo misterioso viaggio, ma il film non fu mai fatto e le costruzioni rimasero così: inutilizzate, deserte. Qualche anno dopo il regista del film, Federico Fellini, venne a scuriosare con una piccola troupe televisiva tra le vecchie costruzioni.Voce di Fellini, fuori campo:
(riascoltata oggi, ricorda curiosamente quella di Valentino Rossi)
- Mi sembrano più belle adesso, così abbandonate, cadenti, piene di erbacce... Ma vedo che c’è qualcuno qui. Chi sono? Buongiorno!Si tratta di giovani hippies, quasi tutti doppiati con accento inglese. Uno di loro dice: “Francamente, sono rimasto un po’ sorpreso di trovare la Cattedrale di Colonia qui da queste parti; ma mi ci sono trovato bene e ci sono rimasto, insieme ai miei amici.” Gli hippies celebrano un “matrimonio laico”; un altro racconta che non possono ripartire perché la loro macchina non ha le ruote: le hanno vendute.
Un altro del gruppo, con una gran barba nera da pirata, si avvicina e spiega:
- Ho scritto una poesia sulle rovine del tuo film. Si chiama “Mastorna blues”: « Io vivo in una città chiamata Mastorna, che è il sogno di un pazzo apposato sull’erba. Una città inutile dove nessuno ama, vive, lavora, odia, muore. C’è un aeroplano inchiodato che non può sollevarsi, e le botteghe hanno porte di legno che mai si apriranno. Mastorna, città triste e bella, di una bellezza che amo sopra ogni altra, perché si chiama demenza. Città di poveri e di stracci, come ogni cosa. Qui voglio morire, un giorno, ed essere sepolto in quella chiesa di carta, dove non entrano preti.»
Segue il rumore di un aereo, ma l’aereo non c’è. Arriva un temporale improvviso, vento e polvere si alzano fra le rovine; la cinepresa entra nell’aereo, tra le impalcature. L’aereo è vuoto, anche se si intravvede una sagoma umana dietro un finestrino; e dentro è tutto in rovina. Una voce femminile ci informa che ci sarà un atterraggio d’emergenza (echi di “Orizzonte perduto” di Frank Capra?). La scena cambia rapidamente, siamo da un’altra parte, una città forse del Nord Europa, dentro una tempesta di neve.
Neve. Un uomo di spalle, con un cappotto pesante, si allontana dall’aereo e cammina nella grande piazza deserta. Nella mano destra ha un violoncello. Lo vediamo allontanarsi, sempre di spalle; l’ultima inquadratura è per il violoncello abbandonato nella piazza, chiuso dentro la sua custodia, mentre la neve continua a scendere.
Voce di Fellini (fuori campo):
- Ecco, questo è Mastorna: l’eroe del mio film, un violoncellista. Doveva cominciare così il suo viaggio, con un atterraggio di fortuna in una piazza di una città sconosciuta. Ma il viaggio finì subito, come vedete. Per la verità, non incominciò mai; e tutto quello che avevamo preparato per il film (qui appare Fellini in prima persona, mentre cammina su una strada di campagna) venne sistemato in un grande magazzino, una specie di cimitero degli elefanti, un cimitero di scenari, di disegni, di costumi.Entriamo anche noi nel magazzino.
- Ecco, è tutto raccolto qua in attesa del giorno che riprenderò in mano il progetto. Mi dà una strana sensazione aggirarmi qua dentro, qualcosa che assomiglia al rimorso, come se mi sentissi sotto lo sguardo di milioni d’occhi che aspettano. (La sua assistente prende in mano dei disegni.) Il bozzetto che la segretaria vi sta mostrando rappresenta la piazza dell’atterraggio. Ma ora basta parlare di Mastorna, parliamo del nuovo film. E’ un altro viaggio, ma un viaggio nel tempo...
Da qui in avanti, il film parla della preparazione del “Satyricon”, che sarebbe uscito di lì a poco. Ci spostiamo al Colosseo, di notte, con personaggi equivoci, e poi via in cerca dell’antica Roma, con veggenti improbabili e improbabili professori, su e giù per Roma, tra le campagne e dentro gli scavi della metropolitana. C’è anche un anticipo di “Roma”, l’abbozzo della scena della perdita degli affreschi. Viene da pensare, guardando queste scene, all’intero cinema di Fellini. Ognuno trova in Fellini ciò che cerca dentro se stesso, verrebbe da dire: anche in un film così breve ci sono mille immagini, storie, pensieri, volti, eppure nell’immaginario comune Fellini è rimasto questo qua, quello un po’ equivoco delle prime sequenze al Colosseo e delle prostitute. Io dentro a Fellini ho trovato tante cose, se qualcuno ci ha trovato solo i travestiti e le prostitute (meno di cinque minuti sul totale del film) direi che è un problema suo, e sorvolo.
Io continuo a cercare Mastorna, e lo ritrovo al minuto 16: o meglio, trovo il suo interprete.
Voce di Fellini:
- Lo sapete chi abita qui, all’inizio dell’Appia Antica? Il mio amico Marcello Mastroianni (...)Segue un filmato che fa finta di essere documentario: Mastroianni tra belle donne, assistenti premurosi, ammiratrici, che prova costumi e risponde fingendo interesse alle domande di una giornalista straniera: ammette che lui “sull’isola deserta” non porterebbe libri ma Quattroruote e Linus. Sbuffa e si rifiuta di interpretare un Abate Faria, invece propone a Fellini di fare Mandrake insieme: “Un Mandrake de Frosinone, che te ne pare?”. Poi arriva un pullman di turiste americane: nel giro di Roma è prevista anche una sosta sotto casa Mastroianni. Marcello non si sottrae, saluta e benedice le turiste estasiate, lanciando anche un bacio. Tutto questo, con la consueta eleganza e con il necessario distacco. Fellini e Mastroianni ci si divertivano parecchio, in queste scenette: penso che sarebbero andati avanti per ore, ma poi il film bisogna pur continuarlo.
Siamo al minuto 19, e si torna a parlare di Mastorna.
Voce di Fellini:
- Marcello avrebbe dovuto essere Mastorna. Speravo che scegliere lui mi risolvesse ogni perplessità, e un giorno facemmo un lungo provino.Segue il provino: anche questo un piccolo divertimento privato, girato per l’occasione (e per gioco) ma tutt’altro che banale. Vediamo Mastroianni vestito da Mastorna, seduto, col suo violoncello, mentre truccatrici e costumiste e personale vario gli girano intorno. Ha i baffetti, un abito grigio; gli mettono il cappello e gli tolgono il cappello per vedere come sta, c’è una scena simile con Peter Falk in “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders. Intanto Mastroianni suona davvero il violoncello, traendone note esilaranti e pensose, e Fellini si sbraccia dietro la cinepresa. Voce di Fellini:
- Marcello sentiva il mio disagio, era disorientato dalla mia incertezza. Provammo coi baffi, senza baffi, con la parrucca, senza, le lenti a contatto, ma Mastorna non c’era. Continuava a nascondersi, inafferrabile.La scenetta del provino finisce con uno sguardo eloquente di Mastroianni.

Mastroianni: E va be’, allora mi strucco. Andiamo a mangiare?
Voce di Fellini: Sì.
Mastroianni: Ma senti un po’, Federi’, quando abbiamo fatto “La dolce vita”, non era giusto il personaggio? E in “Otto e mezzo”, non t’andavo bene?
Voce di Fellini: Sì, sì...
Mastroianni: E allora, che ci avrà di tanto complicato ‘sto Mastorna? Che ce dovrebbe ave’, du’ capocce? (si fa serio). No, Federico, il fatto grave è che io non sento la tua fiducia. E’ come se tu avessi paura. Se ti convinci che io sono Mastorna, (si toglie i baffetti finti) non avresti più dubbi: io divento Mastorna.

Siamo al minuto 22, e Mastorna finisce qui. Adesso si torna al Satyricon, Fellini va al macello di Roma per cercare comparse: gladiatori robusti, panze e muscoli rigorosamente “de Roma antica”. Ne trova in abbondanza, sono le facce e le panze che si possono vedere ancora oggi nel “Fellini Satyricon”. Del film (36 minuti titoli di coda compresi) segnalo ancora la lunga galleria di personaggini dei provini finali, la bellezza di Marina e Caterina Boratto, un gaudioso film muto (rigorosamente finto) su antichi romani che si accoltellano allegramente, e soprattutto le musiche di coda, dove un Nino Rota ispiratissimo trascrive le musiche da circo di “Otto e mezzo” per organo (un organo piccolo, quasi una fisarmonica) e chitarra.

Del “Viaggio di Mastorna”, quando ormai era chiaro che non si sarebbe fatto più, è stata pubblicata la sceneggiatura – segno che qualcosa c’era per davvero – ed anche un album a fumetti disegnato da Milo Manara, che ebbe l’approvazione di Fellini stesso. Il fumetto (che io ho voluto solo sfogliare in libreria) è rimasto famoso per un particolare: pare che vi sia l’unico ritratto autentico (opera di Manara) dello scrittore Carlos Castaneda.
Castaneda è figura leggendaria, di lui esiste solo una foto certa che lo ritrae molto giovane, al tempo della laurea. Castaneda scrisse molto di sciamanesimo, di droghe e allucinogeni, di voli mistici, di esperienze extrasensoriali: cose di cui Fellini si occupava da tempo, almeno da “Giulietta degli spiriti” in avanti; anche in questo piccolo film c’è una sequenza con un mago sensitivo, però virata sul comico e sullo sberleffo (è lo stesso “mago Genius” che appare brevemente in “Giulietta degli spiriti”). Forse era questo il “viaggio” di cui Fellini non voleva parlare. Gli sarebbe piaciuto, ma non sono cose che si possano raccontare.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Del Mastorna ho appunto letto la sceneggiatura, - scritta con Dino Buzzati e Brunello Rondi - pubblicata in un libro chiamato "Il viaggio di G. Mastorna" (edito da Quodlibet). Molto interessante è anche la prefazione di Vincenzo Mollica, che ne ricostruisce la vicenda. Di "Block Notes" posso dirti che m'è piaciuto molto, le sequenze che ci mostrano ciò che è rimasto di Mastorna sono molto affascinanti. Ah, e poi Marina Boratto è uno splendore! :)

Giuliano ha detto...

La copia che ho visto io è quella sul dvd di "I Clowns", però per "Block-notes" ci sono diverse indicazioni sulla durata e dovrò informarmi. Con Fellini capita: anche per "Roma" ci sono indicazioni che non ho capito. (è anche l'occasione per ribadire che io non sono un esperto: ogni tanto è bene ricordarsene!).

Il libro che indichi dovrò leggerlo, prima o poi... Confesso che ho dei pregiudizi: ma se c'è di mezzo Buzzati, i pregiudizi saltano subito.
:-)

Matteo Aceto ha detto...

Ah, ecco, mi sembrava di aver già letto questo post, e il primo commento lì sopra lo prova. ;) La sceneggiatura di cui sopra è molto bella, il "Mastorna" sarebbe stato un altro grande capolavoro felliniani, forse pure il più grande. Il problema, secondo me, era appunto quanto grande: leggendo la sceneggiatura (scritta da Fellini con Rondi e Buzzati) ho subito notato una profusione di aggettivi come "ampio", "vasto", "enorme", "gigantesco". Ecco, penso proprio che il tutto sembrava un po' fuori portata, perfino per un gigante come Fellini.

Matteo Aceto ha detto...

ps: dimentivavo... io devo aver visto l'edizione americana di "Block notes", perché è recitata quasi completamente in inglese, comprese le parti di Mastroianni.

Giuliano ha detto...

sì, la prima puntata l'ho riportata qui tale e quale. E' una bella cosa che abbiano pubblicato la sceneggiatura, che è pur sempre opera di Dino Buzzati, però tieni sempre presente che abbozzi e sceneggiature sono solo appunti preliminari, che si possono anche non usare, modificare, buttare via in blocco...Come sarebbe venuto il film non lo sapremo mai.
Io invece ho visto l'edizione corta (ma con le voci originali) di Block Notes, che è sul dvd dei Clowns se non ricordo male; c'è un altro dvd in commercio con i film brevi, il documentario sul set del Satyricon, e altre cose, ma non ho capito se c'è la versione da un'ora di Block Notes p se è sempre questa. Purtroppo, un'edizione critica dell'opera di Fellini non l'avremo mai, i diritti d'autore sono troppo divisi, ognuno si tiene il suo pezzettino.