venerdì 27 novembre 2009

Il medico dei bambini


La ballata di Stroszek (Stroszek, 1976). Scritto e diretto da Werner Herzog. Fotografia di Thomas Mauch. Scenografie di Henning von Gierke. Musica di Chet Atkins, Tom Paxton, Sonny Terry. Girato a Berlino, a Monaco di Baviera, a Plainfield (Wisconsin), a Cherokee (North Carolina), a New York. Con Bruno S. (Stroszek); Clemens Scheitz (Herr Scheitz); Eva Mattes (Eva); Wilhelm von Homburg, Burkhard Driest, Pitt Bedewitz (i tre ruffiani); Clayton Szlapinski (meccanico del Wisconsin); Ely Rodriguez (aiuto meccanico); Alfred Edel (direttore del carcere); Scott McKain (impiegato dell’immobiliare); Ralph Wade (banditore d’asta); Dottor Vaclav Vojta (il dottore); Michael Gahr, Yücsel Topcügurler (i due carcerati); Bob Evans (cliente al ristorante nel North Carolina); Der Brave Beo (il merlo indiano). Durata: 108 minuti.

Una delle scene più belle di tutta la storia del cinema è quella, molto breve, che si trova a metà esatta del film “La ballata di Stroszek” di Werner Herzog. E’ una scena molto dolce e molto forte, e ad interpretarla non è un attore, ma un medico vero. E poi c’è un bambino piccolissimo, ma lui non sta recitando.
All’inizio del film, avevamo visto il protagonista (interpretato da Bruno S.) mentre usciva dal carcere: ma sappiamo che non è un delinquente, non ha mai commesso nulla di veramente grave, e a questo punto del film abbiamo imparato a conoscerlo. Stroszek è un uomo piccolo e buono, con un leggero ritardo mentale che lo rende inadeguato alla durezza e alla violenza del mondo, ed è per questo stretto parente dell’ “Idiota” di Dostoevskij, il principe Myskin. L’unico suo problema, quello che lo ha portato in carcere, è il vizio del bere: e Stroszek promette solennemente di fare attenzione, d’ora in avanti.
La vita sembra aprire una nuova strada a Stroszek: che ha una casa, un ottimo amico nella persona del suo vicino di casa, e adesso anche una compagna di vita. Tutto sembra andare per il meglio, ma la violenza esterna irrompe ancora una volta nella sua vita, e adesso Stroszek è disperato. E’ a questo punto che lo vediamo a colloquio con il Dottore: che lavora in ospedale, ma è anche il medico del carcere. E’ lì che ha conosciuto Stroszek, e lo ha preso in simpatia.
Del film per intero ho già parlato (il post è qui in archivio), oggi riporto quello che viene detto in questa scena, con alcune immagini. Il messaggio è molto positivo, e Stroszek ne trarrà la forza per dare una svolta alla sua vita. Il finale del film sembra contraddire questo messaggio, ma la vita è fatta anche di queste cose.
Aggiungo solo che questa è solo la trascrizione di un dialogo, qui mancano del tutto gli sguardi, la recitazione, e soprattutto i silenzi di Herzog, le sue pause. Il cinema di Herzog è un cinema dell’immagine, più che della parola; quello che riporto è ovviamente da intendersi solo come un invito ad andare a vedere (o rivedere) la sequenza così come è stata girata.
Questo è il dialogo italiano. Nell’originale, il Dottore dà del voi a Bruno, secondo l’uso tedesco: sarebbe quindi stato più giusto tradurre dando del lei, ma così il dialogo funziona sicuramente meglio. Il Dottore si chiama Vaclav Vojta, viene da un Paese dell’Est e parla in tedesco con accento céco; e alla fine, dato che siamo in Germania, dice “Cancelliere” e non “Presidente della Repubblica”.
Il Dottore: Bruno, non lasciarti andare così: non è da te, ti rimetterai presto. Puoi tornare da me ogni volta che vuoi, anche di notte se è necessario; e ricordati che il martedì e il giovedì puoi trovarmi all’infermeria del carcere, come al solito. (pausa) La tua ragazza se ne è andata via, è tornata con loro; e dunque si è rimessa nel giro. Tu hai detto che non puoi impedirglielo... Stai a sentire: tu sei stato in un istituto o in carcere per molti anni, non sei come tutti gli altri, hai imparato a subire, ti sei indebolito. Io penso che tu abbia bisogno di un lavoro fisso, andare in giro a cantare per i cortili non è certo la soluzione migliore. (pausa) Vedi, Bruno, il mondo andrebbe molto meglio se potessimo... L’uomo sarebbe molto più avanti se fosse possibile dare una risposta a tutte le nostre domande. Ci sono molti perché senza risposta. Anche nel mio lavoro ci sono punti oscuri che non capisco, e molte cose che non so spiegare. Ci sono tante cose che non conosco e che mi lasciano sconcertato. Sappiamo così poco di noi uomini... (pausa)
- Vieni con me nel reparto prematuri, voglio farti vedere una cosa.
(al reparto prematuri, sequenza col bambino)
- Vedi Bruno, noi medici abbiamo parecchi problemi che non riusciamo a risolvere, interrogativi ai quali non sappiamo rispondere. Questo bambino è nato prematuro, ma guarda: guarda come è forte. Ha già l’istinto di aggrapparsi. (pausa) Chi può dirlo? Forse un giorno questo bambino potrebbe diventare Presidente della Repubblica... (lo porta a sè, lo bacia; il bambino smette di piangere e si addormenta fra le mani del Dottore.)

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