venerdì 20 novembre 2009
Giovane e innocente
Young and Innocent (t.l.: Giovane e innocente, 1937) Regia: A. Hitchcock; soggetto: dal romanzo di Josephine Tey “A shilling for Candles”; sceneggiatura: Alma Reville, Charles Bennett, Edwin Greenwood, Anthony Armstrong; fotografia: Bernard Knowles; scenografia: Alfred Junge; musica: Louis Levy; montaggio: Charles Frend; interpreti: Derrick de Marney (Robert Tisdall), Nova Pilbeam (Erica), Percy Marmount (col. Burgoyne), Edward Rigby (Old Will), Mary Clare (la zia di Erica). John Longden (Kent). George Curzon (Guy), Basil Radford (zio Basil), Pamela Carme (Christine Clay). George Merritt (Miller), G.H. Robert (procuratore), Jerry Verno (camionista), H.F. Maltby (sergente), John Miller (commissario), Torin Thatcher (padrone del dormitorio pubblico), Peggy Simpson (Alice), Anna Konstam (Elsie), Beatrice Varley, William Fazan, Frank Atkinson, Fred O'Donovan, Albert Chevalier, Richard George, Jack Vyvian, Clive Baxter, Pamela Bevan, Humberstone Wright, Gerry Fitzgerald, Syd Crossley, Bill Shine, Philip Ray; produzione: Edward Black per la Gainsborough-Gaumont British; origine: Gran Bretagna; durata: 80'.
Uno dei film più belli di Hitchcock. Non fate caso alla data: siamo nel 1937 ma ce lo dimentichiamo subito; la storia ti prende subito fin dall’inizio, i protagonisti sono molto belli e molto simpatici, e il gioco diventa subito avvincente. Il giovane Hitchcock è già all’altezza delle sue produzioni più mature e più famose: dopo gli esordi ai tempi del cinema muto, ha già alle spalle capolavori come “Rich and strange” (Ricco e strano, 1931), come la prima versione di “L’uomo che sapeva troppo” (1934, rifatto vent’anni dopo con James Stewart e Doris Day), “I trentanove scalini” (del 1935); ed è già pronto per una serie di capolavori come “Rebecca” (1940, con Laurence Olivier e Joan Fontaine), “Il sospetto” (1941, con Cary Grant), Notorious (1946, con Ingrid Bergman).
Il film successivo a “Giovane e innocente”, anno 1938, è un grande classico: “The Lady vanishes”, che tutti i cultori del thriller conoscono a memoria e che ha avuto molti remakes.
Non racconto la trama, perché non si fa: anche se Hitchcock ci mostra il colpevole proprio nella prima inquadratura, e se il lieto fine è ovviamente garantito dalla simpatia della coppia protagonista, non si mai cosa succederà nella sequenza successiva, suspence e divertimento sono garantiti dall’inizio alla fine.
Il nome di Alfred Hitchcock viene sempre tirato in ballo a sproposito, quando si parla di gialli e di thriller. Hitchcock ha dichiarato più volte, nelle sue interviste, di non apprezzare affatto il “whodunit”, cioè il “chi l’ha fatto” secondo un’espressione gergale inglese; e se provate a contare gli schizzi e i rivoli di sangue nei suoi film, ne troverete veramente pochi. Hitchcock cambia quando arriva a fine carriera, ed ha paura di non aver più niente da dire: è a questo punto che si inventa “Psycho” (ma anche qui di sangue ne vediamo poco), “Gli uccelli”, e altri film minori sui quali si basa una fama che gli fa decisamente torto. La soluzione del giallo è l’ultima cosa che interessa a Hitchcock, e in “Giovane e innocente” lo vediamo dal modo sbrigativo in cui si conclude la vicenda (per capire cosa succede è necessario ricordarsi che la ragazza sa come rianimare una persona svenuta: lo avevamo visto all’inizio).
E, come faceva anche Agatha Christie, non sta a preoccuparsi troppo della credibilità di quello che racconta. Penso che anche in quel 1937 la polizia andasse a cercare un po’ di indizi e non si fermasse alla superficie: recuperare il marito o convivente dell’uccisa – mi permetto di raccontarlo perché è Hitchcock a cominciare da lì – non dovrebbe essere stato difficile, anche per un semplice interrogatorio.
Colpiscono invece molto, e da subito, i dialoghi brillanti e divertenti: sembra di essere in Wodehouse o in “Tre uomini e una barca” di Jerome. Il che non toglie nulla alla suspence, anzi: è questo il vero stile di Hitchcock. Nell’ambiente del teatro, si dice da sempre che quando un comico ha paura di non far più ridere si aggrappa al turpiloquio e ai dettagli di sesso volgare: una parolaccia, un rumore corporale qualsiasi, un accenno a gusti sessuali particolari, e la risata la si strappa facilmente; ma è solo un trucco che prima o poi viene a galla. Non ricordo una sola battuta veramente volgare di Totò, per esempio; ogni tanto ci vuole, ma se hai le idee e se sei bravo la volgarità non è indispensabile. La stessa funzione, nei thriller, è svolta dal sangue e dagli sbudellamenti: più sangue e più sbudellamenti ci sono, meno idee ci sono nel film. Non è sempre così, ovviamente ci sono delle eccezioni; ma provate a farci caso.
Insomma, in “Giovane e innocente” non c’è nulla di credibile ma ci si diverte un mondo. Gli attori sono ottimi: Nova Pilbeam e Derrick de Marney i due giovani protagonisti, Percy Marmount il padre della ragazza (capo della polizia), gli impagabili zii Basil Radford e Mary Clare, e lo strepitoso Old Will interpretato da Edward Rigby, che vediamo solo nella seconda metà del film. Tra i personaggi bisogna inserire anche l’automobile della ragazza (“quasi un essere umano”) , considerata obsoleta già nel 1937: figuriamoci cosa può sembrare oggi...
Meritevoli di segnalazione (tra le cose che si possono raccontare) la festa con i bambini, la rissa al bar dei camionisti, il dormitorio pubblico, la miniera.
Mi ha interessato molto la citazione beethoveniana all’inizio del film: quanto si è copiato nelle colonne sonore! (qualcuno ci ha anche vinto l’Oscar). Però la musica di Louis Levy è funzionale al film, ed è questo ciò che conta.
Amo invece moltissimo – è una delle mie debolezze, forse anch’io come Jack Nicholson in Shining ho qualcosa a che fare con quel periodo temporale – la musica jazz e la canzoni degli anni ’30: esattamente la musica che ascoltiamo nel finale di “Giovane e innocente”. La canzone cantata nel finale non fa che ripeterci quanto è antipatico quel batterista...
“The drummer man”
di Samuel Lerner, Al Goodhart, Al Hoffmann. canta Gerry Fitzgerald
Ev'ry man who plays in the band is
Wonderful too,
I've got to give credit,
Where credit is due.
When it... (parole coperte dai dialoghi)
That excite your dancin' feet,
I'm right here to tell you mister,
No-one can like the Drummer Man.
When it comes to doin' tricks,
With a pair of hick'ry sticks,
I'm right here to tell you sister,
No-one can like the Drummer Man.
Ev'ry man who plays in the band is,
Wonderful too,
I've got to give credit,
Where credit is due.
But when it comes to make that music hot,
Make you give it all it's got,
I'm right here to tell you mister,
No-one can like the Drummer Man.
Alfred Hitchcock intervistato da François Truffaut, 1962:
A.H (...) Poi ho girato “The Girl Was Young”.
F.T. Vuole dire “Young and Innocent” (Giovane e innocente)?
A.H. In America si chiamava “The Girl Was Young”. L'idea era di girare una storia di inseguimento con dei personaggi molto giovani. (...) Ancora una volta il protagonista era un giovane accusato di un delitto che non aveva commesso. (...) E’ ricercato, si nasconde e una ragazza, suo malgrado, l'aiuta. Ma a un certo punto gli dice: «Devo andare a trovare mia zia, gliel'ho promesso» e porta il giovane nella casa della zia, dove si sta svolgendo una piccola festa per bambini; organizzano un gioco; (...) Quando il film è stato distribuito negli Stati Uniti, hanno tagliato una sola scena, questa. Era assurdo, perchè costituiva l'essenza stessa del film.
(...) metto la macchina da presa nel punto più alto dell'hotel, vicino al soffitto; sulla gru attraversa la grande sala da ballo, passa in mezzo alla gente che sta danzando, arriva fino alla piattaforma dove si trovano i musicisti neri, isola quello che suona la batteria. La carrellata continua con il primo piano del batterista, anch'egli nero, fino a quando i suoi occhi riempiono completamente lo schermo e, a questo punto, gli occhi si chiudono: è il famoso tic nervoso. Tutto ciò in una sola inquadratura.
F.T. È uno dei suoi principi: dal più lontano al più vicino, dal più grande al più piccolo...
A.H. Sì. A questo punto faccio uno stacco e torno al vagabondo e alla ragazza, sempre seduti allo stesso posto all'altra estremità della sala. Ora il pubblico sa e si pone la domanda: «Come faranno il vagabondo e la ragazza a scoprire quest'uomo? ». (...)
F.T. Avevo visto questo film molto tempo fa alla Cinématèque e mi ricordavo solo questa scena che era stata molto apprezzata. Tutti l'avevano trovata stupenda, soprattutto la carrellata lungo la sala.
A.H. Mi ci erano voluti due giorni solo per questa carrellata.
F.T. Si basa sullo stesso principio di quella che c'è in Notorious: la macchina da presa posta al di sopra del grande lampadario abbraccia tutta la sala dei ricevimenti e, alla fine della carrellata, inquadra la chiave nella mano di Ingrid Bergman.
A.H. E’ il linguaggio della macchina da presa che si sostituisce al dialogo. In Notorious questo lungo movimento di macchina dice esattamente: ecco un grande ricevimento che si sta svolgendo in questa casa, ma c'è un dramma e nessuno lo sospetta; il dramma sta in un solo fatto, in un piccolo oggetto: questa chiave.
F.T. Parliamo ora di Lady Vanishes (La signora scompare). Lo danno molto spesso a Parigi e capita che lo vada a vedere due volte nella stessa settimana; ogni volta mi dico: siccome lo conosco a memoria, non seguirò la trama, osserverò attentamente il treno... se si muove... come sono i trasparenti.. . se ci sono dei movimenti di macchina dentro gli scompartimenti, ma ogni volta sono talmente avvinto dai personaggi e dall'intreccio che non riesco mai a sapere come il film è costruito.
A.H. È stato girato nel 1938 nel piccolo teatro di posa di Islington, su di una piattaforma di trenta metri e con sopra un vagone. Il resto è stato fatto con degli schermi di trasparenza e dei modellini. Tecnicamente era un film molto interessante da fare. (...)
(da “Il cinema secondo Hitchcock”, libro-intervista con François Truffaut dove Hitchcock racconta tutti i suoi film e il suo punto di vista sul cinema) (ed. Pratiche, 1987)
N.B: dall’intervista di Hitchcock ho tagliato tutte le parti in cui vengono raccontati dettagli importanti del film; e mi sono anche tenuto per me alcuni “fermo immagine” spettacolari che avevano però lo stesso difetto. Non si fanno i riassunti dei gialli, è un punto d’onore che mi sono impegnato a rispettare...☺
Le immagini vengono da questo libro, e da “The films of Alfred Hitchcock” di Harris &Lasky, The Citadel Press, 1976.
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