lunedì 23 novembre 2009
Au hasard, Balthazar ( II )
Au hasard Balthazar (idem, 1966) Scritto e diretto da Robert Bresson. Fotografia Ghislain Cloquet . Musica: Franz Schubert, Sonata D 959; musica leggera di Jean Wiener. Con Anne Wiazemsky (Marie), Walter Green (Jacques), François Lafarge (Gerard), Jean Claude Guilbert (Arnold), Philippe Asselin (padre di Maria), Pierre Klossowski (padrone del mulino), Nathalie Joyaut (madre di Marie), François Sullerot (fornaio), Marie Claire Fremont (moglie del fornaio), Jean Joel Barbier (il prete). Durata: 95 minuti
(segue dal post precedente)
Nuovamente minacciato (con una bottiglia) Balthazar fugge da Arnold: lo vediamo correre in città, fra automobili e furgoni.
L’asino Balthazar finisce al circo, dove c’è uno zoo (vediamo una tigre, uno scimpanzé, altri animali); uno del circo decide di ammaestrarlo e ci riesce. Balthazar fa numeri matematici; tra il pubblico arriva Arnold, l’asino si mette a ragliare e scalcia. Arnold riprende con sè l’asino.
Arnold torna nella sua baracca; i giovani guidati da Gerard lo avvertono che sta arrivando la polizia e gli danno una pistola. Arnold è sul punto di usarla, ma i gendarmi gli vogliono dare buone notizie: ha avuto un’eredità.
Arnold fa una piccola festa, invita tutti e offre da bere; ma Gerard lo insulta e spacca vetri, specchi, bicchieri. (minuto 56). Fuori dal locale, Maria dice alla fornaia che ama Gerard e che farebbe qualsiasi cosa per lui. La fornaia le dice che questo farà molto male a suo padre, ma Maria dice che suo padre ama cullarsi nelle sue sventure. Gerard tradisce apertamente Maria. Per dispetto, Maria balla con il primo venuto; il nuovo partner la offre per denaro a un uomo più anziano.
Arnold si allontana dal paese con i suoi asini, ma cade per terra e muore. Tutto ciò che ha viene venduto all’asta, dato che non ha eredi. Anche gli asini vanno all’asta: li vediamo alla fiera del bestiame.
Adesso Balthazar è stato messo a girare la macina di un mulino, come si faceva dai tempi antichi prima che si usasse l’elettricità, condannato a girare in tondo. Balthazar è coperto di piaghe, il suo nuovo padrone chiama il veterinario ma poi dice che non serve curarlo, finché va avanti bene, poi lo abbatterà.
In queste sequenze vediamo molta acqua, acqua di fonte, e di rubinetto: uno dei temi costanti del film (l’acqua viva che dà nuova vita?). Si torna ad ascoltare la musica di Schubert.
L’asino non vuole bere l’acqua che gli viene offerta dal padrone; berrà però l’acqua piovana che scende da una grondaia dentro a un secchio. (1h 05’)
Maria arriva alla casa del nuovo padrone di Balthazar: chiede riparo, non vuole tornare a casa dal padre né andare da Gerard.
L'uomo porge una coperta alla ragazza, bagnata per la pioggia, che ha cercato riparo in casa sua. La ragazza lo ringrazia, poi prosegue il dialogo:
- Com'è brutta la sua casa. E' qui che uno vorrebbe morire, così non avrebbe nulla da rimpiangere.
- Tu vorresti morire?
- Forse. Lei non crede a niente?
- Credo a quello che posseggo. Amo il denaro, e odio la morte.
- Morirà ugualmente, come gli altri.
- Io li seppellirò tutti.
- Lei è vecchio.
- Ma non troppo.
- E non è bello.Pausa. La ragazza va verso la credenza, l'uomo cerca di opporsi. Ma lei prende un barattolo (forse di conserva) e si siede alla tavola.- Mi lasci mangiare, vecchio avaro. Muoio di fame.
Mangia, con un cucchiaio, veloce e quasi meccanicamente. L'uomo va alle sue spalle e prova a fare delle avances, che lei respinge sempre in maniera meccanica, tra una cucchiaiata e l'altra.- Dicono che lei nasconde le monete d'oro e i biglietti nelle scarpe. A che le servono?
L'uomo esce, poi torna con un mazzetto di banconote e le dà alla ragazza.
- Tieni, prendi.
Pausa. La ragazza prende le banconote.
- Lei è ricco e non ha l'elettricità. Noi non abbiamo più niente, il poco che è rimasto, la casa e il giardino, non è neppure nostro. Papà ha pagato fino all'ultimo centesimo i debiti.
- A questo si arriva quando si mette l'onestà sopra ogni cosa. Tuo padre ha passato tutta la vita a crearsi dei doveri, degli obblighi. Perché? Adesso non c'è persona che creda alla sua innocenza. Io ho forse dei doveri, degli obblighi? No, sono libero. Faccio soltanto quello che può servirmi per guadagnare, e più guadagno e meglio è. La vita è una specie di fiera, un mercato in cui neppure la parola è necessaria, basta solo avere i quattrini. Pagare vuol dire adempiere a tutti gli obblighi verso il prossimo, per quanto sarebbe meglio far lavorare la gente per niente. Ma non tutti vedono le cose nello stesso modo. Se uno è furbo può permettersi tutto, e avere ugualmente la considerazione della gente. Ci vuole disinvoltura, faccia tosta.
- Riprenda i suoi soldi. Non sono i soldi che mi servono, ma un amico, un amico che sia disposto ad aiutarmi a fuggire. Ho sempre voluto fuggire.
- E perché?
- Così. Un amico, che divida con me le gioie ed i piaceri.
- Io dividerò con te i tuoi dolori e le tue gioie, ma spero che saranno di più le gioie che i dolori.
La ragazza acconsente alle avances dell'uomo, ma lo fa solo per convenienza.
La mattina dopo, i genitori di Maria dal negoziante; però Maria se ne è già andata. Ringraziano l’uomo per averla accolta, l’uomo dice loro che avevano un debito ma che adesso è stato pagato; il padre di Marie non accetta l’offerta. Allora il negoziante dà loro l’asino, che a lui non serve più. Così Balthazar torna nella casa dove è nato.
A casa, i genitori trovano la figlia nella sua stanza e ne sono felici. Torna anche Jacques, dalla città: si dice ancora disposto a sposarla, ma lei è molto indurita, vorrebbe accettare ma dice al ragazzo che la realtà è diversa dai sogni infantili.
I due ragazzi stanno insieme per un po’, sembra che davvero possano vivere insieme e sposarsi come Jacques desidererebbe, ma poi Marie va a cercare Gerard: spiega a Jacques che non può farne a meno. Jacques si allontana da lei con molta tristezza.
Ma Gerard è diventato violento. Marie viene picchiata e rinchiusa in una casa abbandonata; il padre va a recuperarla e la riporta a casa.
Jacques torna ancora a cercare Maria, ma la madre di Marie gli dice che “è partita, se ne è andata via per sempre”.
Vediamo il padre di Marie morente nel suo letto. Un prete va a dargli l’estrema unzione.
Dialogo con il prete:
IL PRETE: Bisogna perdonare a tutti. A lei saranno perdonate molte cose, perché molto ha sofferto.
IL PADRE DI MARIE: Forse soffro, ma meno di quanto lei pensi.
IL PRETE: (apre la Bibbia e legge): "Il Signore non sempre respinge; anche quando egli affligge, il peccatore ha la sua misericordia, perché non è a cuor leggero che egli umilia e affligge i figli degli uomini."
Gerard chiede l’asino Balthazar alla vedova del maestro. Lo barda per il funerale, e così lo vediamo in processione; ma poi Balthazar servirà a portare i carichi di merce per il contrabbando.
Alla frontiera, i doganieri sparano contro i contrabbandieri di Gerard; i ragazzi fuggono ma l’asino viene ferito e lo vediamo, all’alba, avanzare fuori dalla boscaglia e morire in pace, in mezzo alle pecore al pascolo.
In "Balthazar" la sequenza iniziale (quella dei tre bambini con l'asinello) è tra le più commoventi che io mi ricordi, sia per il modo (lo stile) in cui è girata che per l'impressione netta di chiudere gli occhi e rivedere la nostra infanzia. Non è un caso, perché Bresson è un maestro e non c'è nulla di casuale nei suoi film.
L'asino Balthazar è testimone e narratore, Bresson è trasparente (come si vede benissimo nei dialoghi qui riportato), di una trasparenza che lo apparenta a Dostoevskij (i Fratelli Karamazov, l'Idiota) anche nel rifarsi alla sua autobiografia. (nel seguente "Il diavolo, probabilmente", si tratterà del Dostoevskij dei Demoni).
Il contrasto tra l'onestà (dei comportamenti) e la volgarità (la radiolina del ragazzo, la moto) e la sordidezza del denaro e dell'avarizia (la casa del vicino, quella che accoglie Maria per una notte) sono i temi che caratterizzano quest'opera.
Forse la scena chiave del Balthazar di Bresson è quella in cui la donna dà al ragazzo una radio portatile. Il ragazzo la accende subito, e sceglie con cura un’emittente con canzoni moderne e un po’ sceme. Questa radio portatile rompe il silenzio fin là incontaminato, spezza l’incanto dei pascoli, è un elemento di forte rottura con il passato, così come i ciclomotori dei ragazzi.
Non a caso, questi ragazzi vengono presentati da Bresson come molto negativi, portatori di qualcosa di molto distruttivo (sono contrabbandieri, cioè legati al passato, ma proiettati verso di noi, al futuro). E’ molto simile alla visione del mondo che aveva Jacques Tati, con molto rimpianto per un mondo che era rimasto immutato per secoli e a volte per millenni. E ricorda molto il discorso di Pasolini sull’omologazione.
Ciò che è vecchio muore (l’asino Balthazar, il padre di Maria con la sua assurda onestà che gli provoca solo guai) e il nuovo ha un aspetto orribile, l’usuraio e una radiolina portatile sintonizzata su cose cretine.
Il vecchio dio Pan è morto veramente, questa volta.
Una curiosità per finire, anche se molti lo sapranno già: in questo film recita Pierre Klossowski, che non è un attore di professione ma pittore, romanziere e filosofo. E’ il fratello maggiore di Balthus, anche lui pittore e molto famoso; e il nome completo di Balthus è Balthazar Klossowski.
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