
Nella storia del cinema, il film con il maggior numero di gatti è senza ombra di dubbio “L’Atalante” di Jean Vigo (1934): nella chiatta che naviga lungo la Senna ce ne sono così tanti che si meriterebbero un censimento, e un giorno di questi lo farò per davvero, perché è una di quelle imprese titaniche che prima o poi vanno pur affrontate. Ma, appunto per questa sua caratteristica, “L’Atalante” si merita un discorso a parte.
Oggi invece comincio da queste due fiere pericolosissime, autentici guardiani della soglia, che danno inizio ad un film che probabilmente le anime sensibili non hanno mai visto; e quindi sto rendendo loro un servizio per il quale mi saranno grate.
Il film è “Nosferatu” di Werner Herzog (1978), e il ritratto con il quale stanno giocando è quello di Isabelle Adjani, molto somigliante.
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Del resto, il gatto non è soltanto un tenero batuffolo di pelo, e chi ci vive insieme ha avuto le sue esperienze in proposito; in questo senso, l’accostamento con un’altra belva, come il vampiro, ci può stare. (In verità, protagonisti del film di Herzog sono i ratti, presenti a centinaia: ma non ditelo troppo in giro, non ora).
4 commenti:
Uh, gatti e cinema!! Non si può resistere. :-)
lavori in corso! tra un po' arrivano anche i coniglietti
:-)
Gatti, gatti e ancora gatti, macché coniglietti.
i coniglietti li tengo qui per Snoopy!
:-)
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