lunedì 26 dicembre 2011

Werner Herzog ( V )

Regie teatrali (Opera)
* Doktor Faustus di Ferruccio Busoni (1986) Teatro Comunale di Bologna
* Lohengrin di Richard Wagner (1987) Festival di Bayreuth, Germania
* Giovanna d'Arco di Giuseppe Verdi (1989) Teatro Comunale di Bologna; (2001) Teatro Carlo Felice, Genova
* Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart (1991, 1999) Teatro Massimo Bellini, Catania; (2001) Baltimore Opera Company, Baltimora, USA.
* La donna del lago di Gioachino Rossini (1992) Teatro alla Scala, Milano
* L'olandese volante di Richard Wagner (1993) Opéra Bastille, Parigi, Francia; (2002) Domstufen-Festspiele, Erfurt, Germania
* Il Guarany di Antonio Carlos Gomes (1994) Opera Bonn, Germania; (1996) The Washington Opera, Washington, USA
* Norma di Vincenzo Bellini (1994) Arena di Verona
* Chushingura di Shigeaki Saegusa (1997) Tokyo Opera, Tokyo, Giappone
* Tannhäuser di Richard Wagner (1997) Teatro de la Maestranza, Siviglia, Spagna; (1998) Teatro San Carlo, Napoli; (1998) Teatro Massimo, Palermo; (2000) Baltimore Opera Company, Baltimora, USA; (2001) Teatro Municipal, Rio de Janeiro, Brasile; (2001) Houston Grand Opera, Houston, USA
* Fidelio di Ludwig van Beethoven (1999) Teatro alla Scala, Milano
* Parsifal di Richard Wagner (2008) Palau de les Arts, Valencia, Spagna
(elenco da http://www.wikipedia.it/ )
Lohengrin di Wagner
Per Werner Herzog, Lohengrin è l’occasione mancata, l’utopia sfiorata e perduta, la felicità intravista e scomparsa. Il cavaliere del Graal scende tra gli uomini a portare l’amore, come il giovane straniero in Teorema di Pasolini, ma gli uomini non sono pronti, Elsa fallisce la prova, resta impigliata fra i tortuosi meandri della diffidenza e della paura, e resta sola. Sull’umanità affaticata da così grandi e così inutili passioni scende un lungo e interminabile inverno: il dominio dell’oro, del potere, il regno della politica, quello stesso potere che nel Ring, non a caso composto subito dopo il Lohengrin, conduce gli dei all’ultimo crepuscolo. Alla fine del terzo atto, partito ormai per sempre il cavaliere del Graal, Elsa tende la mano a Ortrud, la donna senza amore, anch’essa come lei sola e prigioniera del calcolo del calcolo, della paura, della diffidenza. Le due donne sono le due creature più disperate, ma anche le sole che hanno quasi toccato la Verità: una con l’amore e una con l’odio.
(recensione di Dino Villatico, Bayreuth 1991, ripresa dell’allestimento1987, Repubblica 27.07.1991)
(alcune sequenze in teatro si trovano anche sul dvd del Woyzeck, nell'intervista a Herzog).
Ho conservato due vhs con regie di Herzog: la Giovanna d’Arco di Verdi, e La donna del lago di Rossini. La regia della Giovanna d’Arco di Verdi, con scene di Henning von Gierke (scenografo per Nosferatu, Cuore di vetro, Woyzeck...), è molto bella e non prevarica sulla musica, non si sovrappone mai all’opera. E’ del 1989, Bologna, dir. Chailly, con Susan Dunn, Vincenzo La Scola e Renato Bruson nelle parti principali. Per “La donna del lago” di Rossini, alla Scala nel 1992, direttore Riccardo Muti, si può ripetere lo stesso discorso: che è un grande pregio, perché saper seguire l’opera, assecondare la musica e mai sovrapporsi ad essa, deve sempre essere la caratteristica fondamentale del regista d’opera. Purtroppo, da ormai troppo tempo prevale una corrente contraria: quasi sempre con enorme spreco di denaro, va detto. Di Herzog in teatro conosco solo questi due allestimenti, non mi è quindi possibile fare un discorso completo.

Herzog e Rossellini
Non so se qualcuno ci ha già pensato, ma se si va a prendere il Cartesio e il Pascal di Rossellini e li si va a confrontare con Kaspar, Nosferatu, Woyzeck, si trovano molte somiglianze che varrebbe la pena di approfondire. Non so se Herzog conosca questi film di Rossellini (che sono molti, con ricostruzioni accuratissime di ambienti, abiti, luce, oggetti d’uso quotidiano: si va da Sant’Agostino fino a Luigi XIV), ma è molto probabile che Herzog e i suoi collaboratori ne abbiano tenuto conto, magari anche in maniera marginale.
Il diamante bianco (2004)
Werner Herzog è diventato un regista come tanti. Bello “Il diamante bianco”, immagini mozzafiato, ma dove sono finiti il mistero e la magia? Anche le interviste sono un po’ piatte e risibili, al limite del chi se ne frega: il gallo di Marc Anthony, e il medico che si fa calare dietro la cascata per vedere cosa c’è dietro, ma poi le immagini che gira non vengono mostrate. Diamante bianco è è il dirigibile-mongolfiera (per la sua forma) di Graham Dorrington dell’università di Londra, che firma questo film con Herzog; e a tratti il film sembra la parodia di un film di Herzog, un’imitazione. Dorrington non ha moltissimo da dirci, a parte la sua personale passione per il volo; però Herzog lo lascia parlare e parlare, e appare ridicolo quando insiste per volare insieme a lui. (“lo devo fare per forza io, non posso chiederlo a un altro”). E poi il pallone ha dei problemi al motore, eccetera. Tutte queste cose, il vero Herzog le avrebbe tagliate.
Gran parte del film è dedicata alla memoria di Dieter Plage, documentarista che morì mentre girava con Dorrington; i filmati di Plage sono i momenti veramente emozionanti del film. Il film è girato in Guyana, a Menzie’s Landing, sulle enormi cascate di Kaieteur (magnifiche). La Guyana è uno dei pochi paesi del Sud America dove si parla inglese, i suoi abitanti discendono da neri africani e indiani dell’India, quasi tutti sono rastafariani. La musica è dei tenores di Bitti: un kyrie e un sanctus, messi un po’ a caso, che non collimano con le immagini del film (ed è ben strano, il primo Herzog ci sarebbe stato più attento). Più adatte le musiche del violoncellista Ernst Reijsiger. Molto belle le scene con i rondoni, che abitano nelle grotte dentro la cascata. Swift è il nome inglese del rondone. (febbraio 2009)
(continua)

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