Ho sentito parlare di Werner Herzog per la prima volta, come tutti quelli della mia età, con “Aguirre”: un film del 1972, dove però la vera star era un attore, Klaus Kinski. Un film favoloso e anche un bel po’ strano, con protagonista assoluto quell’attore biondo che faceva il cattivo (cattivissimo) nei film western all’italiana: non a tutti quel film piaceva, ma che colpo. Un film così non lo aveva ancora fatto nessuno, e non poteva lasciare indifferenti. Però io lo avrei visto solo molti anni dopo, e non al cinema ma in tv; e mi ci è voluto ancora molto tempo per memorizzare bene il nome di Werner Herzog. Già il fatto che un tedesco facesse dei film così belli e spettacolari, nei primi anni ’70, suonava ben strano; i film così li facevano gli americani, magari i russi, cosa c’entrava un tedesco? Poi sarebbe arrivato anche Wim Wenders, con “Nel corso del tempo”, e tanti altri film memorabili: ma si parla già degli anni ’80, quando cominciò una distribuzione più regolare del grande cinema tedesco.
Come ricordano spesso sia Wenders che Herzog, il cinema tedesco era davvero rimasto fermo agli anni ’20, ai tempi di Lang e di Murnau: l’eredità di Hitler era ancora pesantissima, ci volle un notevole sforzo produttivo per tornare a grandi livelli. Non che mancassero bravi registi e attori tedeschi, ma fino a tutti gli anni ’70 il cinema italiano era un’altra cosa, così come quello francese, o russo, o americano. Herzog, Wenders e altri registi tedeschi della loro generazione capirono che il primo passo era l’indipendenza finanziaria: fondarono una loro casa di produzione, rischiando in proprio, ma sapevano di poterlo fare. Nacquero così molti film che oggi fanno parte della storia del cinema, la lista sarebbe molto lunga e comprende anche grandi successi al botteghino, come “Paris Texas” e “Il cielo sopra Berlino” di Wenders, “Aguirre” e “Fitzcarraldo” di Herzog, e tanti altri. Forse il film che mi ha fatto davvero capire chi era Herzog è stato “Cuore di vetro”, uno dei suoi più belli e più difficili; ma poi anche “Fitzcarraldo”, “Nosferatu”, e tanti altri che ho avuto la fortuna di vedere al cinema man mano che uscivano.
Vedere i film di Herzog non è però mai stato facile: spesso uscivano senza troppo clamore, restavano in programmazione pochi giorni, e anche con la tv non è che fosse facile vederli come si deve. Una visione completa dell’opera di Herzog è stata possibile soltanto con l’avvento del dvd, dove sono reperibili (magari negli “extra”) anche film mai usciti in Italia, e mai visti nemmeno in tv. Si tratta, oltretutto, di dvd realizzati con grande cura: non solo i film sono stati restaurati dallo stesso Herzog, ma per ogni film c’è anche un commento ricchissimo, minuto per minuto, dello stesso autore. Insomma, negli anni ’70 e ‘80 la situazione era diversa anche soltanto rispetto a Wenders; vedere i film di Herzog dava la sensazione di inseguire qualcosa di riservato a pochi, qualcosa di bello e strano, ai limiti della follia: quella follia che, per l’appunto, era ben incarnata da Klaus Kinski e dal suo volto, e dal suo modo di recitare. Un grande attore, ma anche una personalità inquietante, tutt’altro che amichevole: con Herzog, Klaus Kinski ha girato cinque film, tutti notevolissimi.
A questo punto, però, devo putroppo ripetere il discorso già fatto con Wim Wenders (autore da lui molto diverso): già da molti anni non riesco più a seguire il percorso di Werner Herzog, l’ho lasciato andare per la sua strada e ho ormai abbandonato l’idea di poterlo ritrovare. Sarò sempre lieto di essere smentito, penso che Herzog sia oggi una persona più serena di quello che era da giovane, penso che gran parte della sua “follia” sia ormai placata, ma ho il timore che fosse proprio quella follia ad averlo portato ai suoi capolavori. La stessa cosa, più o meno, accadde a Ingmar Bergman: che trovò nel cinema lo sfogo e la sublimazione di sue nevrosi personali, così come accadde a molti altri grandi e grandissimi artisti.
Oggi Herzog fa un cinema molto più normale: i suoi documentari sono sempre belli, ma le sue immagini sono da documentarista normale, da film maker normale. Per chi era abituato ad Aguirre, a Cuore di vetro, o anche soltanto al campanaro di “Rintocchi dal profondo”, è diventato difficile riconoscere la mano di Werner Herzog nei suoi film dal Duemila in qua. O, quantomeno, questa è la mia impressione personale: che non ha nessuna pretesa di essere un parere condiviso anche da altri.
I film di Herzog che ho visto:
- I medici volanti dell'Africa orientale (Die Fliegenden Ärzte von Ostafrika) (1969)
- Fata Morgana (1970)
- Anche i nani hanno cominciato da piccoli (Auch Zwerge haben klein angefangen) (1970)
- Paese del silenzio e dell'oscurità (Land des Schweigens und der Dunkelheit) (1971) documentario
- Aguirre, furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes) (1972)
- L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle) (1974)
- La grande estasi dell'intagliatore Steiner (Die Große Ekstase des Bildschnitzers Steiner) (1974)
- Cuore di vetro (Herz aus Glas) (1976)
- How Much Wood Would a Woodchuck Chuck (1976) documentario
- La ballata di Stroszek (Stroszek) (1977)
- La Soufrière (1977) documentario
- Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht) (1978)
- Woyzeck (1979)
- La predica di Huie (Huies Predigt) (1980)
- Fede e denaro (Glaube und Währung/God's Angry Man) (1980)
- Fitzcarraldo (1982)
- La ballata del piccolo soldato (Ballade vom kleinen Soldaten) (1984)
- Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen Ameisen träumen) (1984)
- Cobra Verde (1987)
- Wodaabe - I pastori del sole (Wodaabe - Die Hirten der Sonne) (1989)
- Echi da un regno oscuro (Echos aus einem düstern Reich) (1990) documentario
- Grido di pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein) (1991) solo regista
- Apocalisse nel deserto (Lektionen in Finsternis) (1992)
- Rintocchi dal profondo (Glocken aus der Tiefe) (1993) documentario
- Tod für fünf Stimmen (Gesualdo da Venosa, Morte a cinque voci, 1995)
- Kinski, il mio nemico più caro (Mein liebster Feind - Klaus Kinski) (1999) documentario
- Demoni e cristiani nel nuovo mondo (Christ and Demons in New Spain) (2000) episodio della serie 2000 Jahre Christentum
- Kalachakra, la ruota del tempo (Wheel of Time) (2003) documentario
- Il diamante bianco (The White Diamond) (2004) documentario
- L'ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder) (2005)
- My Son, My Son, What Have Ye Done (2009)
La lista è ovviamente molto più lunga; la mancanza di molti dei titoli più recenti non è ovviamente casuale.
(continua)
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