sabato 17 dicembre 2011

Herzog, Nosferatu, Henning von Gierke

Nosferatu, Phantom der Nacht (1979) Scritto e diretto da Werner Herzog Tratto dal film omonimo di F.W. Murnau (1922) e dal romanzo “Dracula” di Bram Stoker (1897), Fotografia: Jorg Schmidt-Reitwein Scenografie e arredi di Henning von Gierke e Ulrich Bergfelder Costumi di Gisela Storch Trucco per Klaus Kinski: Reiko Kruk Effetti speciali: Cornelius Siegel Musica: Florian Fricke (Popol Vuh), Richard Wagner, Charles Gounod, Vocal Ensemble Godela (Georgia ) Con Klaus Kinski (Dracula), Isabelle Adjani (Lucy Harker), Bruno Ganz (Jonathan Harker), Roland Topor (Renfield, il capo di Harker), Walter Ladengast (van Helsing), Jacques Dufilho (il capitano della nave) Martje Grohmann (Mina) Clemens Scheitz (impiegato comunale) e altri. Durata originale 107 minuti

- Perdonatemi se non mi sono annunciato...
- Io vi conosco. Ho letto il diario di Jonathan...da quando è stato con voi è condannato.
- Non morirà.
- Sì, invece.
- Morire è una crudeltà per chi non se lo aspetta, ma la morte non è tutto. E’ molto più crudele non poter morire.
(primo incontro fra la Adjani e Kinski, davanti allo specchio, dal “Nosferatu” di Werner Herzog)
Il grande disegnatore polacco Roland Topor, uno degli interpreti del film, pare che non abbia apprezzato il lavoro di Werner Herzog sul Nosferatu (che è un remake dichiarato e un omaggio riconoscente al capolavoro di Murnau), definendolo “un film kitsch di un regista che non sa captare la vita” (intervista a Giuseppina Manin, corriere della sera 2 luglio 1989). E’ un parere che andrebbe però visto nel suo contesto: purtroppo non ho ritrovato l’intervista completa, è probabile che sia da qualche parte in qualche mio cassetto ma al momento mi sfugge. Si tratta comunque di un parere da tenere in considerazione, ma come conclusione del mio percorso sul Nosferatu penso che sia più interessante parlare di Henning von Gierke, uno dei principali collaboratori di Herzog in quegli anni, autore delle bellissime scenografie di questo e di altri film del regista tedesco.
Il testo che segue è tratto dal dvd ufficiale di “Nosferatu” di Werner Herzog, il commento attimo per attimo fatto dello stesso Herzog (disponibile fra gli “extra” sul disco). Per questo testo e per tutto il lavoro di traduzione e sottotitolazione devo ringraziare moltissimo gli editori, Ripleys Home Video, e tutti i loro collaboratori. Spero che in futuro sia ancora possibile avere degli editori così attenti; nulla lo vieta, ma ho visto come stanno andando le cose nel mondo dell’editoria (libri, musica, film, tv, facebook, blog, internet in generale...) e purtroppo ne dubito molto.
NOSFERATU
- Si può dire che più che un remake “Nosferatu” sia una “variazione” del film di Murnau? Murnau non avrebbe mai fatto dei rimandi all’epoca Biedermeier...
- Il mio film è a colori, e ha un carattere diverso, mostra il mondo borghese chiuso in se stesso. (...) Abbiamo studiato ogni particolare. La scenografia è di Henning von Gierke, in origine pittore. Si nota, il tocco di un pittore.
- Mi ricorda molto “Kaspar Hauser”: anche lì c’era Henning... Quale è la classe sociale rappresentata?
- Il richiamo al Biedermeier si evince dai costumi, dal tipo di edificio (Delft, in Olanda), dallo sfondo cittadino. E’ stato tutto studiato a tavolino, mi sono consultato a lungo con Schmidt-Reitwein. Io non volevo la copia di un quadro, non era mai stato nelle mie intenzioni. Sapevo che avremmo lavorato al buio, così abbiamo studiato i quadri di Georges de La Tour per capire come risolvere il problema della luce. Nessuno meglio di Schmidt-Reitwein sa come lavorare con la luce e la penombra.
(...)
- Questo sembra Seurat (la spiaggia, Ganz con la Adjani, all’inizio).
- A me interessa filmare i paesaggi dell’anima, eravamo lì per caso. (taglia corto Herzog).
(...)
- C’è un tocco di romanticismo tedesco...
- Sì, se ne possono scorgere delle reminiscenze, ma io andrei cauto nell’associare il mio nome al romanticismo, ho poca affinità con quell’epoca culturale. I miei riferimenti sono ad epoche precedenti, al tardo medioevo... è un’epoca che sento più vicina e che mi ispira di più.
(il medioevo visto come epoca di transizione, di cambiamenti radicali)
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14:38, scena degli zingari, la taverna dove Ganz rivela di voler andare da Dracula
- Henning von Gierke ha una sensibilità particolare (verso gli arredi), molti mobili li ha costruiti lui stesso. La locanda era una capanna di caccia, abitata dai taglialegna. Di giorno, qui era pieno di taglialegna.
Davanti agli zingari perplessi, citano Goya e la Fucilazione di Massimo d’Asburgo: ma Herzog aggiunge ridendo “Non esageriamo, con tutti questi quadri!”
Herzog aggiunge che sono scene girate di notte e all’aperto, e che a lui non piace girare di notte ma lo fa quando è necessario.
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E’ a Garmisch Partenkirchen la cascata a 20:25, proprio dietro il trampolino per le gare di sci.
E’ invece in Slovacchia la scena degli zingari che la precede, mentre le rocce e il verde a 21:00 sono gli Alti Tatra. Al minuto 22, Bruno Ganz sulle rocce è a Borgopass (dov’è?).
La carrozza che porta Ganz al castello è un autentico carro funebre cecoslovacco.
Il castello del vampiro è Pernstein, in Moravia, nei Carpazi.
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Herzog sottolinea l’uso delle scene “di genere” (quelle proprie dei film di vampiri), dove il pubblico in sala spesso rideva perché le riconosceva come appartenenti al “genere” (l’oste che fa cadere il piatto quando Ganz rivela di andare dal vampiro, Kinski che si precipita sul dito tagliato, Kinski che porta a spasso la bara, i buchi nel collo, il ritratto, l’avvertimento degli zingari, eccetera).
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- Abbiamo arredato le stanze del castello, che erano completamente vuote. L’orologio sulla destra è stato realizzato da un uomo con cui adoravo lavorare, Cornelius Siegel.  Siegel, matematico e fisico, sapeva costruire ogni cosa. Henning von Gierke ha poi aggiunto alcuni dettagli. L’orologio era funzionante, Cornelius lo aveva costruito in due settimane.
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Cenni su Reko Kruk, la truccatrice giapponese che realizzava ogni giorno il trucco per Kinski. Herzog dice che Kinski fu con lei pazientissimo, il trucco durava ore e lui stava fermissimo ascoltando musica giapponese.
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Di nuovo l’orologio, a 29:30.
- Gli ingranaggi li ha costruiti tutti Cornelius Siegel. Il suono è in presa diretta. Ora viene fuori la Morte, batte un colpo con la falce, e sparisce. Il colpo non si vede tanto, peccato. A destra si vede un pipistrello vivo...
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- Anche il camino è stato ricostruito.
- Le scimmie scolpite nelle colonne...
- Le colonne le ha realizzate Henning von Gierke. Tutte cose realizzate in poco tempo e con pochi soldi.
(...)
Herzog ricorda che è di Murnau l’idea di dare al vampiro zanne da vipera.
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Minuto 33, la cena offerta dal vampiro a Ganz.
- Il tema della natura morta...
- Sì, sempre Henning von Gierke. Alcune di queste pietanze sono state preparate da lui, cucinava volentieri anche per la troupe, era bravissimo. Queste scene dovevano dare un’idea di abbondanza.
(...)
Minuto 33:55
- Avete realizzato molti bozzetti, disegni?
- No, praticamente neanche uno. Quando abbiamo visto il camino ci siamo chiesti cosa farne. Non abbiamo mai concordato progetti con la produzione. Qui, per esempio, le pareti erano così irregolari e c’erano così tante porte, che ho pensato di girare senza stacchi: doveva essere chiaro che non c’era una via d’uscita. Il castello era stupendo. Una ricostruzione in studio sarebbe stata impossibile, è molto difficile ricostruire i soffitti delle stanze, soffitti come questo sono irriproducibili.
(...)
- Le scene così accurate... ma tu non eri contro le cose troppo preparate?
- “Sembra” tutto preparato.
- Non volevo dire questo...
- Diciamo che ho sempre avuto fortuna, locations così non se ne trovano. Anche quel corridoio a sinistra (minuto 35), e il legno. E quella luce meravigliosa. Io voglio che lo spettatore riesca ad orientarsi, che sappia sempre dove si trova, dov’è l’uscita. Siamo al piano di sopra? Si può scappare dalla finestra? L’arredamento qui è essenziale, c’è solo un armadio e un tavolino.
(...)
Minuto 36
- Questa è la stanza preparata per Harker. Il paesaggio che si vede è reale.
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Nota sul bambino che suona il violino, come si vedrà anche in Fitzcarraldo.
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Al minuto 43 l’intervistatore cita Bresson, ma Herzog prende le distanze: “Lo conosco poco.”
Herzog dice che nella sua formazione Murnau è stato più importante di Lang. Dice anche che Murnau fa del vampiro quasi un insetto, invece con Kinski ha potuto dargli sentimenti e il dolore che si vede sul suo volto, per non poter avere una vita normale. Al minuto 45 indica con ammirazione le dita come vengono mosse da Kinski: sembra un ragno, più che un insetto.
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Zattera al minuto 50, che rimanda ad “Aguirre”. Subito dopo, la barca.
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Al minuto 51 Herzog indica Claude Chiarini, che parla con Dufilho: è un medico amico di Herzog, suo collaboratore abituale.
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Al minuto 52, le vele rosse; poi ancora Henning von Gierke per l’arredamento dello studio di van Helsing.
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Preraffaelliti per Lucy al minuto 54.
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Est della Slovacchia per le scene degli zingari e del ricovero di Harker dopo la fuga.
Mulini in Olanda, per il minuto 58.
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Al minuto 62, Herzog indica Uli Bergfelder, l’uomo che slega Dufilho. E’ un collaboratore di Henning von Gierke, che in seguito lavorerà con Herzog come scenografo.
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I topi sono ungheresi; a Delft avevano appena fatto una grande derattizzazione ed erano molto preoccupati, ma “non ne abbiamo perso nemmeno uno” (avevano messo reti ovunque prima di liberarli).
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Brueghel e Rembrandt al minuto 63 al municipio per la scoperta della peste leggendo nel diario del capitano della nave, e anche il geografo di Vermeer in citazione molto esplicita. Queste scene sono tutte girate a Delft.
(...)
Al minuto 65 siamo a Lubecca, e la casa che si vede è la stessa dove girò anche Murnau, identica anche l'inquadratura. Herzog dice che probabilmente gli alberi che vediamo sono i cespugli del film di Murnau. (è la scena dove Kinski prende le bare e le trasporta in un luogo sicuro). Anche la chiesa abbandonata, con i topi e le bare, è a Lubecca.
(...)
Al minuto 67 siamo a Gouda in Olanda, la carrozza lungo il canale.
(...)
Cornelius Siegel è l’ombra al minuto 72, la scena dello specchio: Lucy non vede il vampiro nello specchio ma ne vede l’ombra. Per realizzare il trucco, Siegel ha fatto da ombra e poi è apparso Kinski.
(...)
Al minuto 76, l’arredo con i fiori è opera di Henning von Gierke (Ganz in un angolo della sua casa, Lucy che legge il diario). “Henning e Jörg qui hanno fatto un lavoro eccezionale.”
(..)
Il film fu girato con pochissime persone, 16 in tutto, in 50 giorni.
(...)
Per la “festa” in piazza dopo la peste la musica è un coro della Georgia; ma quando fu girata la scena Herzog mise un’altra musica, per far ballare e andare a tempo gli attori e le comparse. L’effetto è notevolissimo, da brividi.
In questa scena, Herzog dice di aver voluto mettere tutti i suoi collaboratori e amici presenti sul set:
- il monaco sulla bara è Jonathan Cott, uno scrittore americano.
- Henning von Gierke è inquadrato forse mentre suona il corno (verificare!!) e sicuramente quando balla con un montone.
Nella tavolata:
- Anja Schmidt-Zähringer, addetta alla produzione (a capotavola, abito bianco e capelli rossi);
- Walter Saxer, con la tuba e la barba, mentre mangia;
- Ann Poppel, costumista, con l’abito nero;
- Michael Idahls, un regista australiano in visita al set;
- Gisela Storch, costumista, in abito blu e ghirlanda nei capelli;
- Martin Gebel, addetto alle luci, biondo e con la barba.
Herzog dice che dall'iinquadratura mancano solo il cameraman e il fonico, per ovvi motivi.
(...)
Al minuto 89, Herzog fa il discorso sulla propria mancanza di senso dell’ironia, e dello scherzo che gli fece il musicista Florian Fricke spacciandosi al telefono per il Ministro degli Interni.
(...)
Al minuto 93, Herzog parla della psicoanalisi, che a lui non piace. Dice che è un errore, e che non dovremmo mai venire a conoscenza del nostro io più profondo. (trascrivere?)
Alla fine del film, commenta che Kinski muore accecato dalla luce, e nel morire “geme chiudendosi in se stesso”.
Henning von Gierke ha un suo sito internet http://henningvongierke.de/  dove è possibile trovare anche i suoi quadri, e assicuro che vale la pena di andarli a vedere.

2 commenti:

Eraserhead ha detto...

Post ricolmo di chicche sfiziose, come sempre.
Mi vengono da fare due osservazione sul grande Klaus.
L'idea che Kinski durante il trucco e parrucco ascoltasse della musica giapponese non so perché ma mi fa parecchio ridere.
Inoltre quando Herzog dice che muove le mani come un ragno, mi è venuta in mente la sua recitazione in Woyzeck dove anche lì offriva un repertorio di gesticolazioni (ammesso che questo termine esista) da vero fuoriclasse qual era.
Ad ogni modo non ho mai ritenuto Nosferatu di Herzog una delle sue opere più riuscite, anche se non saprei spiegare esattamente il perché.

p.s., non sono più riuscito a risponderti su Tarr e me ne dispiace. Ad ogni modo, giusto per collegarmi, quella leggenda ebraica dei giusti che governano il mondo non era proprio ripresa in Invicibile del buon vecchio Werner?

Giuliano ha detto...

Nosferatu di Herzog ha un po' il difetto di tutti i remakes...diventa molto più interessante se lo si vede di seguito al film di Murnau, molte sequenze sono identiche. Un esercizio di stile ad altissimi livelli, qualcosa di simile al lavoro che si fa normalmente in teatro - o che si dovrebbe fare, visto che ormai i registi di teatro se ne infischiano del testo originale e sovrappongono il loro ego smisurato perfino a Shakespeare e ad Euripide.
Sui saggi nascosti, non ho ancora visto L'invincibile ma la conosco attraverso i grandi scrittori di origini ebraiche, primo fra tutti Isaac Bashevis Singer (gli hanno dato anche il Nobel, negli anni 70). Una lettura da fare è sicuramente "Il mago di Lublino", di Singer; ma di queste cose ha parlato anche Borges.
non preoccuparti per la risposta, a me ha fatto piacere mandarti quel file, visto che difficilmente riuscirò a parlare qui di Tarr. (ho ancora troppe cose da mettere a fuoco, troppi suoi film non visti)