Cuore di vetro (Herz aus Glas, 1976) di Werner Herzog. Scritto da Werner Herzog con Herbert Achternbusch. Fotografia: Jorg Schmidt-Reitwein Scenografie: Henning von Gierke Effetti speciali: Cornelius Siegel. Musica: jodler tradizionali, Florian Fricke e i Popol Vuh. Con Josef Bierbichler, Stepan Guttler, Clemens Scheitz, Sonja Skiba (93 minuti)
Sul dvd ufficiale di “Cuore di vetro”, editore Ripley’s Home Video, si può seguire il commento di Werner Herzog al film, attimo per attimo. La conversazione, condotta con Norman Hill, è ricca di notizie interessanti e spesso indispensabili per capire cosa succede nel film. Porto qui i momenti che più mi hanno aiutato a capire, e ne approfitto per ringraziare l’editore del dvd e tutti i suoi collaboratori, che hanno fatto un lavoro davvero eccezionale traducendo tutto il dialogo e sottotitolandolo in italiano.
minuto 27, Werner Herzog.
- (...) (accenna a Claude Chiarini, medico chirurgo e suo amico personale, appena apparso nel film) ...lo scenografo Henning von Gierke era un appassionato studioso di letteratura provenzale antica. C’era gente di ogni parte del mondo. Gli effetti speciali per l’incendio della vetreria li ha curati un uomo che in realtà è un fisico e un matematico (Cornelius Siegel). A cena, il tema delle nostre conversazioni era il Lemma di Zorn, un assioma, una formula matematica pronunciata da uno studioso americano degli anni ’30, per l’appunto il “Lemma di Zorn”. Chiamavamo spesso l’Accademia Britannica delle Scienze per conoscere la precisa trascrizione del lemma.
minuto 36
- Dove hai trovato gli oggetti di vetro?
- Li ho presi da una fabbrica nel sud della Baviera.
- Li hai fatti fare apposta per il film?
- No, esistevano già. Dove abbiamo girato c’era un antico forno rotondo (...) una rarità, una tradizione di duecento anni fa. Oggi i forni per lavorare il vetro sono molto diversi. (...)
minuto 40
- Come hai scelto costumi e locations?
- Le scene sono state girate quasi tutte in Baviera, anche se qua e là ho inserito riprese fatte in Irlanda, in Alaska, a Yellowstone (...) Naturalmente, sono andato a cercare vecchie costruzioni.
- E i costumi?
- Non volevo che gli abiti di scena sembrassero costumi. I costumi dovevano davvero essere indossati dagli attori, essere consunti e non solo sembrarlo.
- In che periodo si svolge la storia?
- Fine del diciottesimo secolo. (...)
minuto 62
Herzog dice “sono cresciuto in una casa come questa”, davanti alla casa della vedova del vetraio, quando le riportano il sofà. (racconto del freddo: da bambino, in quella casa, si formavano i cristalli di ghiaccio quando si respirava tenendo la bocca fuori dalle coperte)
In taverna, Hias e il suonatore di ghironda.
- Dal 1800 ad oggi, come sono cambiati i paesi della Baviera?
- (ride) E’ come chiedere la differenza tra gli Amish e gli abitanti di New York... Naturalmente c’è molto turismo. L’unica cosa che è sopravvissuta sono i dialetti, e il festival della birra, l’Oktoberfest, che conservano ancora intatto l’antico fascino della Baviera.
- Ci sono ancora locande così?
- No. Il set è stato ricostruito apposta per il film. La cultura dei macdonald ha invaso tutti gli angoli del mondo, anche la Baviera. Non mancano mai una tv accesa, un jukebox...
minuto 72 – l’anatra, Hias, la ragazza che danza sul tavolo
- Perché hai deciso di inserire nella scena un’anatra e una donna che danza?
- No so dirtelo. Mi piaceva, e basta. Sono cose che difficilmente si vedono nei film, in circostanze normali. In nessuno dei miei film compare una cosa del genere. (la donna che si spoglia).
- Sei sempre alla ricerca di immagini mai viste prima?
- No, cerco piuttosto immagini che abbiano spessore. Di superficialità se ne vede fin troppa, alla tv, nella pubblicità, sui giornali, addirittura al cinema. Immagini consunte. E’ necessario creare una nuova grammatica delle immagini. Dobbiamo visualizzare e cogliere immagini che non siano così consumate e degradate, che non siano tanto sconcertanti (“embarassing”) come la maggior parte di quelle che ci circondano.
- E’ l’intento che ti poni con i tuoi film?
- Non è un intento, fa parte della mia natura. Forse è per questo che faccio film.
(...)
minuto 73
- Come hai fatto a incendiare la fabbrica?
- Abbiamo dato fuoco a un vecchio capannone. Ho lavorato con l’addetto agli effetti speciali, lo stesso che poi collaborò con me anche per Nosferatu e Fitzcarraldo. Si chiama Cornelius Siegel, è un matematico, laureato all’Università di Brema. Impagabile compagno di tante avventure (...)
- Hai avuto problemi a contenere le fiamme?
- L’edificio è andato completamente distrutto. C’erano comunque due squadre di pompieri pronte ad intervenire, ma l’edificio era isolato dalle altre costruzioni e quindi non correvamo rischi. Avevamo comunque tutti i permessi (...) Ma non è facile appiccare un incendio di quella portata.
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