venerdì 2 dicembre 2011

L'ipotesi del quadro rubato ( I )

L’ipotesi del quadro scomparso (L'Hypothèse du tableau volé, 1976) Regia: Raoul Ruiz. Sceneggiatura: Raoul Ruiz, Pierre Klossowski. Tratto da “Il Bafometto” di Pierre Klossowski e citazioni tratte dalla “Revue des deux mondes” e da “L'Artiste”. Fotografia: Sacha Vierny, Maurice Perrimond. Montaggio: Patrice Royer, Maurice Perrimond. Scenografia: Bruno Beaugé. Musica: Jorge Arriagada. Interpreti: Jean Rougeul (il Collezionista), Gabriel Gascon, Anne Debois, Chantal Palay, Alix Comte, Jean Narboni, Christian Broutin, Jean Damien Thiollier, Stéphane Shandor, Isidro Romero, Bernard Daillancourt, Alfred Bailloux, Claude Hernin-Hibaut, Nadège Finkelstein, Jean Reno. Premi, Festival: Parigi 1978, Cannes 1978. Durata: 63 minuti.

Uscito nel 1978, “L’ipotesi del quadro scomparso “ è uno dei film più difficili e affascinanti tra quelli girati da Raul Ruiz. Vi si parla di una sequenza di sette quadri, dipinti a fine Ottocento dal misterioso pittore Tonnerre (indicato come “allievo di Jerome”, probabilmente si intende Jean-Leon Gérome, 1824-1904), che contengono un segreto. Uno dei quadri manca, e questa mancanza impedisce di leggere e conoscere l’intera sequenza. Il film, abbastanza breve ma molto complesso (poco più di un’ora), è girato con uno stile che ricorda molto i film di suspence o dell’orrore, o magari i film di fantascienza, ma non c’è niente di davvero inquietante in quel che si vede. O, quantomeno, abbiamo tutti visto cose sicuramente più inquietanti; eppure qualcosa vi succede.
Colpisce subito, dato l’argomento trattato, l’uso del bianco e nero invece del colore. Dato che siamo un un’epoca in cui si girava tranquillamente a colori, anche per la tv, direi che si tratta di un segnale preciso. Un’indicazione la trovo nel nome di Sacha Vierny, direttore della fotografia. Vierny lavorò con Resnais (“L’anno scorso a Marienbad”) e con altri grandi del cinema; e a Resnais e a Cocteau (“La bella e la bestia” e i film sul mito di Orfeo, sempre in bianco e nero, degli anni ’50) si appoggia molto Ruiz per questo film Una precisa scelta stilistica, che contrasta però con la rappresentazione dei dipinti: ci si vuole nascondere, o forse si vuol dire che nel film e nel ragionamento che sottintende l’importante non sono i dipinti?
Sul volume dedicato a Raul Ruiz, edito da Minimumfax nel 2007, questo film è riassunto così : «Liberamente ispirato alle tematiche di Pierre Klossowski, questo film racconta la storia di un collezionista che possiede una serie di quadri di Frédéric Tonnerre, pittore del secolo scorso. Manca una delle tele. Su questo dipinto rubato circolano le congetture più strane, perché si tratta di ritrovare e ricomporre questa tela invisibile, di penetrare l'enigma che potrebbe dare un senso all'intera collezione, e far scoprire la ragione dello scandalo che la serie dei quadri aveva provocato.»
(riassunto dal volume minimumfax, pag.251)
I quadri, riprodotti nel film anche come “tableau vivant”, cioè con attori che li ricreano in appositi ambienti, sono sette; uno manca, ed è il quarto.
I sette quadri.
1 – Diana e Atteone (soggetto mitologico)
2 – L’arrivo del crociato.
3 – La tortura dell’Inquisizione
4 - mancante
5 – Gruppo di famiglia in un interno (“quadro dello scandalo”)
6 – Scena di gruppo in costume antico
7 – Il rito nascosto.
In realtà, i dipinti che vediamo sono più di sette; ma di questo fatto non viene data spiegazioni, ed è probabile che si intenda che siano soltanto disegni esplicativi di alcuni dettagli.
Il protagonista (cioè il Collezionista, che spiega e racconta ogni dettaglio) è Jean Rougeul, un attore caratterista che appare anche nel “Don Camillo”, e non lo stesso Klossowski come ricordavo male. L’altro protagonista (non indicato in locandina) è una voce fuori campo, un ipotetico visitatore dell’esposizione; cioè noi spettatori, in definitiva. Tutti gli altri attori nominati nell’elenco degli interpreti sono parte dei tableaux vivants.
(continua)

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