martedì 3 aprile 2012

L'opera al cinema ( VI )

Un anno fa avevo iniziato a scrivere dell’Opera al cinema, ripromettendomi di continuare; nel frattempo ho raccolto altri titoli e altri dati, e li metto in fila qui sotto. Comincio con i commenti e i suggerimenti degli amici: prima di tutto, Marisa.
Marisa ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "L'Opera al cinema ( IV )":
Hai fatto una notevole carrellata, ma si sa, manca sempre qualcosa :-)
Non ho visto citato un film per me bellissimo e in cui l'opera ha un ruolo importante, addirittura ne segna il destino. Parlo del “Pranzo di Babette” e del ruolo centrale del duetto Don Giovanni-Zerlina. Tutto il film è una splendida risposta a come si possa rifiutare la tentazione di Don Giovanni e trovare il piacere di vivere senza sentirsi frustrati.
Visto che in questo post accenni a Mario Lanza non ho potuto non pensare al suo ruolo in "Creature del cielo" di Peter Jackson e a come l'esaltazione che suscita l'opera spesso si presti, in alcune situazioni, ad eccitare l'immaginazione sempre più malata. Sarebbe un tema da approfondire. Mi viene in mente anche la scena finale di "I pugni in tasca" di Bellocchio, dove l'attacco convulsivo è scatenato dal ritmo vitalissimo e sfrenato della Traviata "Sempre libera.."
Postato da Marisa in giulianocinema alle 26 maggio 2011
Sono due film che non ho visto... Li aggiungerò all'elenco, però almeno Bellocchio avrei dovuto ricordarmelo! Mario Lanza non mi piace perché conosco i veri cantanti, gli manca del tutto lo stile di Bergonzi, Tucker, Pertile, Peerce, per citare solo alcuni dei tenori che circolavano negli anni '40 e '50. Mario Lanza aveva una voce piacevole, ma il paragone va fatto con Claudio Villa o con Al Bano. (su queste cose sono un bel po' drastico, anche troppo, lo so...)
Postato da Giuliano in giulianocinema alle 26 maggio 2011
I film a cui fa riferimento Marisa sono questi: “Il pranzo di Babette”, regia di Gabriel Axel, uscito nel 1987, protagonista Stephane Audran; “Creature del cielo” di Peter Jackson (il regista del Signore degli Anelli); “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio , anno 1965, con Paola Pitagora e Lou Castel.
L’amico Matteo Aceto mi ha regalato un’informazione a cui non sarei mai arrivato:
Mat ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "L'Opera al cinema ( IV )":
Pensa che la prima volta che ho sentito nominare Ezio Pinza è stata grazie ai "Blues Brothers": quando Aykroyd e Belushi vanno a far visita alla signora Tarantino (di chiara provenienza italiana), in sottofondo si ascolta proprio la voce di Pinza in un'aria che ora non ricordo più.  Postato da Mat in giulianocinema alle 27 maggio 2011
Ho controllato su imdb, purtroppo non si tratta di un’aria d’opera ma di “Anema e core”: dato che Pinza non era napoletano, e dato che non era il suo repertorio, niente di memorabile. La presenza di Pinza nel film è probabilmente dovuta a un suo show televisivo americano nel 1951-52.
Ed infine l’amico Paolo Bullo, che sul suo blog (da buon wagneriano) si firma Amfortas, che mi ha scritto:
28.5.2011  In questo tuo excursus nella lirica e nel cinema l’appassionato trova davvero tanti spunti di riflessione. Non saprei neanche da dove cominciare. Certo, la prima cosa che passa per la testa è che i tempi cambiano, no? E anche velocemente! Negli anni 30 del secolo scorso c’era sì bisogno della musica per consacrare il cinema, ma soprattutto i cantanti erano personaggi popolari nella migliore accezione del termine: una popolarità sana e conquistata sul campo, non certo imposta dagli sponsor. Oggi credo che potrei diventare “popolare” anch’io, se qualcuno volesse scommettere su di me. E io non ho alcun talento.
Quest’anno, dopo lunga attesa, si riapre il Cortile delle Milizie del Castello di San Giusto, qui a Trieste, e addirittura vi faranno tappa gli amabili resti del Festival dell’operetta. Ho delle foto a casa, appunto di quegli anni 30 al castello durante la rappresentazione di opere, in cui la folla (pubblico è termine limitativo) è straripante.
I compositori sono stati spesso burloni, a proposito di autocitazioni mi piace, come hai fatto tu, ricordare Mozart, quando nel Don Giovanni fa dire al burlador “questa poi la conosco pur troppo” mentre si sentono le note di “Non più andrai farfallone amoroso” dalle Nozze di Figaro: scelta piuttosto comprensibile, direi (smile!). Ma l’hai già scritto tu, è che mi diverte troppo!
Comunque, da un certo punto di vista, l’opera è stata uccisa dal cinema, come ben sai, il quale è stato poi ucciso dalla televisione, che da ultima sta uccidendo buona parte di noi. E non sarebbe neanche un gran problema, per noi che abbiamo fatto le nostre idiozie: almeno noi ce le siamo scelte. I giovani si faranno uccidere, non so se sperare solo metaforicamente, da non scelte o scelte imposte.
Scrivo a braccio, quindi solo ora mi viene in mente di sottolineare come tu abbia ragione nel sostenere che solo in teatro si ascolta davvero la musica lirica, o si capisce e vive un lavoro di prosa. Da sempre combatto una battaglia contro i DVD, che spengono anche l’immaginazione.
Quando al cinema dell’oratorio diedero Moby Dick, da ragazzino saccente rimasi deluso, pensa un po’: Achab non corrispondeva all’immagine che m’ero fatto leggendo il libro di Melville.
Questo per dire che io vorrei continuare a immaginarmi una Norma, per dire, o un Manrico.
Viviamo nella società e (in)civiltà dell’immagine, però, piccolo particolare. Bah!
Un caro saluto.
P.S Questo è il testo del commento che avrei voluto scrivere sul tuo blog, ma ancora non l'accetta. Se ti va, quando sarà disponibile di nuovo la funzione commenti, pubblicalo pure.
28.5.2011
A dire il vero, vorrei fare qualcosa in più (sempre se mi lasciano), e cioè far continuare a te e a chi vuole di aggiungere altri titoli. Marisa (che ogni tanto commenta anche da te) mi ha ricordato "Il pranzo di Babette", e Matteo da Pescara mi ha detto che Ezio Pinza è citato addirittura nei "Blues brothers"! Onde per cui, metti giù pure qualche altro ricordo, che se si va avanti così la sesta puntata è già quasi pronta.
en attendant,
Giuliano
Aggiungo solo una cosa: che a me piace moltissimo Gregory Peck come Achab, nel film di Huston. Però, insomma, ognuno ha la sua opinione, io sono qui per fornire dati ed elenchi, non per dire cosa mi piace e cosa non mi piace (ogni tanto mi succede, ma si sa che nessuno è perfetto).
le immagini vengono tutte da "Il flauto magico" di Mozart con la regia di Ingmar Bergman, anno 1974 (il glockenspiel!)
 (continua)

2 commenti:

Matteo Aceto ha detto...

Un post collaborativo. :)

Giuliano ha detto...

La conosci la storia del glockenspiel, dei campanelli, nel Flauto Magico di Mozart? è una cosa molto simpatica
:-)
un glockenspiel è quello che vedi qui nelle immagini, nelle mani di Papageno. Ce ne sono di tipi diversi, non ricordo il nome italiano. (mi sa che tu ci sei riuscito a suonarlo, ottima cosa)