Ettore Scola come sceneggiatore ha una lunghissima carriera, anche come battutista e autore comico (sul Marc’Aurelio), e come autore tv e radiofonico; i suoi inizi sono quindi simili a quelli di Federico Fellini, che però è più anziano di lui di una decina d’anni. Difatti, molti di questi film, quasi tutti, sono stati scritti per Totò, per Aldo Fabrizi, per Alberto Sordi, per Gassman, per Nino Manfredi, e per altri attori e comici più o meno famosi. Scorrendo l’elenco dei titoli si troveranno film firmati in regia da Dino Risi (anche famosi: Il sorpasso) e da altri registi italiani importanti di quegli anni. L’esordio ufficiale di Ettore Scola come regista è del 1964, un film a episodi non particolarmente memorabile intitolato “Se permettete parliamo di donne”.
I film scritti da Scola e diretti da altri registi, sempre secondo www.wikipedia.it :
Canzoni di mezzo secolo (1952) Fermi tutti, arrivo io! (1953) Due notti con Cleopatra (1953) Canzoni, canzoni, canzoni (1953) Ridere! Ridere! Ridere!, regia di Edoardo Anton (1954) Gran varietà (1954) Amori di mezzo secolo (1954, episodi Girandola 1910 e Dopoguerra 1920) - Accadde al commissariato (1954) Una parigina a Roma (1954) Un americano a Roma (1954) Rosso e nero (1955) Buonanotte... avvocato! (1955) Accadde al penitenziario (1955) I pappagalli (1955) Lo scapolo (1955) Mi permette, babbo! (1956) Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) I giorni più belli (1956) Il conte Max (1957) Primo amore (1958) Non sono più guaglione, regia di Domenico Paolella (1958) Il marito (1958) Totò nella luna (1958) Non perdiamo la testa (1959) Nel blu dipinto di blu, regia di Piero Tellini (1959) Il nemico di mia moglie, regia di Gianni Puccini e Gabriele Palmieri (1959) Guardatele ma non toccatele (1959) Il mattatore (1960) Nata di marzo (1960) Adua e le compagne (1960) Il carabiniere a cavallo (1961) Fantasmi a Roma (1961) Le pillole di Ercole (1961) Anni ruggenti (1962) Il sorpasso (1962) La parmigiana (1963) La marcia su Roma (1963) I cuori infranti (1963, episodio E vissero felici) - L'amore difficile (1963 episodio Le donne, L'avaro e L'avventura di un soldato) Il successo (1963) I mostri (1963) Follie d'estate (1963) La visita (1963) Alta infedeltà (1964) Il magnifico cornuto (1964) Il gaucho (1965) La congiuntura (1965) I complessi (1965 episodio Una giornata decisiva) Io la conoscevo bene (1965) Made in Italy (1965) Le dolci signore, regia di Luigi Zampa (1968) Il profeta (1968) Noi donne siamo fatte così (1971) La più bella serata della mia vita (1972) Il silenzio è complicità, regia di Laura Betti (1976) Cuori nella tormenta (1984) Passion (1996 TV)
Varietà televisivi firmati da Ettore Scola, sempre da http://www.wikipedia.it/
* Poltronissima, Testi di Mario Baffico, Riccardo Morbelli, Ettore Scola, con Isa Barzizza e Enrico Viarisio, programma di 6 puntate dal 3 ottobre 1957 al 14 novembre 1957.
* Le canzoni di tutti, Testi di Ruggero Maccari, Luciano Salce, Ettore Scola, con Bice Valori, Paolo Panelli, Alberto Bonucci, Elio Pandolfi, Silvio Spaccesi, Gabriella Andreini, Fausto Cigliano, Cosetta Greco, Anna Maria Ferrero, Paolo Ferrari, Nunzio Gallo, Nilla Pizzi, Enzo Garinei, Laura Betti, Dolores Palumbo, orchestrra di Franco Pisano, regia di Mario Landi, programma di 7 puntate, dal 15 gennaio 1958 al 26 febbraio 1958.
Varietà radiofonici
* Vi parla Alberto Sordi, (1949 - 1951), coautore testi
Agli inizi delle tv commerciali, Ettore Scola fu tra i più scandalizzati dalla novità, mai vista prima in Italia, di interrompere i film con la pubblicità. Va ricordato, per chi non lo sapesse o se lo fosse dimenticato, che Canale 5 interrompeva i film “a capocchia”, ogni dieci minuti, anche troncando a metà non solo una sequenza ma anche un dialogo, interrompendo una frase, cose veramente scandalose. Fu necessario un intervento del Parlamento per rimettere almeno un po’ di ordine e di decenza. A soffrirne più di tutti fu Federico Fellini, che vide scempiati e stracciati a brandelli tutti i suoi film più importanti. Questi due articoli, con interviste a Scola, li avevo conservati e li riporto qui.
Ettore Scola, dal Corriere della Sera del 19 giugno 1986
ROMA. «No, non credo proprio che Berlusconi vada anche in moviola. E' colpa di servi sciocchi, zelatori, servetti che fanno sciocchezze», commenta Ettore Scola il giorno dopo. Il regista aveva criticato il cavaliere alla festa dei «Ciak d'oro» e Canale 5, mandando in onda la registrazione della serata, lo ha censurato.
«E' vero, purtroppo, la censura esiste ancora. Ma qui si è andato oltre, si è fatto dire al censurato addirittura l’opposto». Con il consueto distacco ironico, Scola prova a ricostruire il discorsetto che aveva improvvisato in palcoscenico.
«Ho ringraziato Berlusconi a nome dei registi presenti, di tutto il cinema italiano, perché sta facilitando molto il nostro lavoro: e questo lo hanno potuto ascoltare anche i telespettatori. Ma io poi continuavo, e in forma banalmente ironica spiegavo il mio pensiero. Una volta, scrivendo le sceneggiature, si stava attenti al dialoghi, alle atmosfere, ai sentimenti, ai ritmi, alle cadenze. Lo stesso per i registi: si facevano addirittura i piani sequenza. Cose inutili, oggi, fatica sprecata. Per colpa delle interruzioni pubblicitarie, i film in televisione oggi durano tre-quattro ore, ogni emozione è interrotta dai pannolini o dai cerotti. Ormai chiunque può scrivere una sceneggiatura, può fare il regista, grazie a Berlusconi. Questo dicevo e questo è sparito, facendomi fare pure la figura del pezzente, lì sul palcoscenico a ringraziare Berlusconi. I miei amici registi potrebbero pure denunciarmi.».
Cosa è diventato il cinema nelle mani di Berlusconi?
«Coriandoli, solo coriandoli - risponde Scola -. Ti commuovi per una scena e ti trovi a piangere per un cerotto; si ride per Charlot o per un pannolone? I finali ormai sono inutili, nessuno arriva a vederli, dopo quattro ore. Cosa penseranno i bambini del cinema? I miei film, e quelli degli altri, non sono trattati in televisione in modo barbaro, ma peggio. Contro questa realtà ci battiamo, sperando di salvare il cinema, anche in difesa di quei catecumeni che ancora vanno a vedere i film nelle sale».
Con un telegramma alla Fininvest, Scola ha chiesto di diffondere integralmente il suo intervento ai «Ciak
d'oro»», richiamando Canale 5 «ai doveri di lealtà professionale e correttezza di informazione».
«Le mie parole - spiega il regista nel telegramma - erano dirette a difendere il lavoro degli autori dalle selvagge interruzioni pubblicitarie».
Qualcuno potrebbe pensare che non è educato andare da ospite a parlare male del padrone di casa. Replica il regista: «Io ho diritto di andare dovunque e di essere rispettato. Non volevo snobbare un premio assegnato da una giuria di lettori della rivista 'Ciak'. E poi, potevano tagliarmi tutto, ma non ribaltare il mio pensiero. Non m'inviteranno più? Tanto non ci sarei andato. Per carità, non considero l'accaduto un episodio di gravità nazionale, ma è il segno di un'arroganza, di un sistema, di un metodo sempre più frequenti nelle televisioni, nei giornali, nel potere. I risultati delle ultime elezioni sono indicativi, non sono state premiate delle proposte, ma certi metodi, certi sistemi, e Berlusconi è proprio il simbolo di tutto questo. Già a Cannes una berlusconiana andava dicendo che Scola avrebbe lavorato per loro - continua il regista- Proprio come i legionari fascisti in Abissinia, che andavano e facevano, senza preoccuparsi se quelli fossero d'accordo».
MILANO - In merito alla polemica del regista Ettore Scola a proposito del suo intervento al «Ciak d'oro '87», la Finivest comunica: «E' stato il classico errore di stampa, un incidente di montaggio di cui ci rammarichiamo con il regista. Il taglio ha purtroppo modificato il senso delle dichiarazioni di Scola, ma da parte nostra non c'era alcuna intenzione censoria. La correttezza e l'obiettività di Canale 5, Italia 1, Retequattro sono dimostrati da anni di operatività e anche dall'impegno dimostrato nella recente campagna elettorale». «Scola - prosegue il comunicato - accusa la televisione di danneggiare il cinema e accusa la televisione commerciale di danneggiare il film con le interruzioni pubblicitarie. In realtà in tutto il mondo il cinema sopravvive grazie alla televisione; in particolare negli Stati Uniti solamente il 20% del costo, di produzione di un film viene recuperato dalle vendite di biglietti al cinema, il resto proviene dalle televisioni commerciali, via cavo e a pagamento. In Italia, la televisione commerciale di Silvio Berlusconi sta producendo anche per il cinema: Reteitalia ha infatti in cantiere per la prossima stagione cinematografica ben 65 film. Scorrendo il listino si trovano prodotti tradizionali rivolti a un pubblico di massa, ma anche titoli di grande qualità, progetti affidati a registi di prestigio indiscusso (Lizzani, Montaldo, Bertolucci, Sandor, Magni, Monicelli, Del Monte, Bellocchio, e a sceneggiatori tra i più importanti (De Concini, Sonego, Badalucco, Guerra, Vincenzoni), progetti affidati a nuovi talenti (Soldi, Franco, Chiesa, Zagarrio, Rosati ...)». «Reteitalia - conclude il comunicato - non ha comunque commissionato alcun progetto a Ettore Scola. La televisione commerciale di Silvio Berlusconi sta producendo anche per il mercato internazionale, invertendo la tendenza - che dura da anni - dell'acquisto di programmi dall'America.»
«Conosco l'obiezione: e l'integrità del testo originale? - si difende Freccero - E il diritto dell'autore a difendere la propria creazione? Non è forse scioccante mettere i baffi alla Gioconda? Duchamp ha forse rovinato l'opera di Leonardo da Vinci? Come ha capito Andy Warhol, la forza delle immagini dipende dalla loro ripetizione. E la forza della televisione risiede nella dissezione e nella ripetizione».
Si apre una nuova dimensione creativa nel cuore dell'elettrodomestico. Il televisore diventa la tela o lo spazio dove chi guarda (col telecomando) e chi programma (con la pubblicità) possono comporre l'opera che vogliono partendo dal «suggerimento» di un canovaccio famoso.
(Corriere della Sera 15 luglio 1987)
Visto da oggi, 2012, si può aggiungere che Scola e Fellini furono sconfitti, e Berlusconi fu il vincitore. Il risultato è che il cinema italiano oggi non esiste quasi più, e anche Cinecittà sta chiudendo. Quanto a Freccero, devo dire che non mi è mai piaciuto.
(continua)
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