martedì 24 aprile 2012

Ettore Scola ( III )

Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-Nam (1973) ***
scritto da Diego Novelli, Ettore Scola
Non lo vedo da moltissimi anni, ma ne ho un buon ricordo: è un film quasi documentario sulla Fiat e sull’immigrazione meridionale a Torino; Trevico, in provincia di Avellino, è il paese natale di Ettore Scola. Il gioco di parole Vietnam-Fiatnam l’ho sempre trovato piuttosto triste, ma il film è ben fatto (la guerra in Vietnam era quasi alla fine ma ancora in corso, in quegli anni). Diego Novelli, negli anni successivi, fu sindaco di Torino.
Brutti sporchi e cattivi (1976) N.Manfredi, M.Michelangeli **
scritto da Scola e Maccari
Un film che deve sicuramente molto a “Dodes-kaden” di Akira Kurosawa, uscito nel 1970; entrambi ambientati fra le baracche, villaggi poveri vicini alle città e gente che vive alla meno peggio, e che alle volte non sopravvive proprio. Il film di Kurosawa è molto più bello, a tratti sconvolgente e a tratti buffo; il film di Scola, ambientato in un’ipotetica baraccopoli romana, gioca molto sul grottesco e sulla commedia, anche greve. Notevole la caratterizzazione di Manfredi.
Una giornata particolare (1977) M.Mastroianni, S.Loren **
scritto da Scola, Maccari, Maurizio Costanzo
Un altro film che gode di ottima critica ma che io non ho mai apprezzato molto. Non riesco a calarmi in questi film, al di là del soggetto tutto mi sembra molto falso, e la presenza della Loren non mi aiuta a prendere sul serio la vicenda. Per dirla tutta, il mio parere è che la Loren recita bene solo nei film di De Sica: ma con Vittorio De Sica tutti recitavano bene, non solo Sofia Loren ma anche i cagnolini (vedi Umberto D.).
Per dirla tutta anche sul film, “Una giornata particolare” mi sembra il remake dei film di Rossellini del 1945, però qui siamo più vicino ai format televisivi odierni che non a Roberto Rossellini. La differenza qualitativa c’è, ma è dovuta al magnifico lavoro dei grandi artigiani del cinema italiano, dai direttori della fotografia agli scenografi e costumisti, dal fonico fino all’ultimo degli operatori. Il soggetto è di Maurizio Costanzo, che negli anni ’60 conduceva programmi alla radio, alla fine degli anni ’70 ebbe grande successo sempre alla Rai con “Bontà loro”, uno dei primi talk show televisivi, per poi passare alle tv di Berlusconi.
La famiglia (1987) **
scritto da Maccari, Scarpelli, Scola
E’ un film “storico” che copre l’arco di una famiglia per tre o quattro generazioni, nel Novecento. Quante generazioni siano di preciso non lo so, perché tutte le volte che inizio a vederlo non riesco a reggere fino alla fine. Non che sia brutto, anzi; ma so già cosa diranno i personaggi prima che aprano bocca, immagino gli sviluppi dell’azione prima che si compiano, insomma trovo tutto molto prevedibile, e forse è colpa mia che ho visto troppi film e letto troppi libri, ma non so cosa farci: è solo il mio parere personale e non vale molto, per me “La famiglia” di Scola è un buon film ma io lo trovo da sempre inguardabile. Oltretutto, l’ambiente altoborghese mi è del tutto estraneo; se poi penso a “Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman, che è del 1982 (cinque anni prima) e che ne è sicuramente il modello, il paragone è davvero impietoso. E’ eccellente il lavoro degli attori, dei costumisti, degli scenografi, del tecnico delle luci, ogni inquadratura è ammirevole per la perfezione, ma il film non decolla mai e sembra quasi non avere una vita propria. Un’altra cosa che non perdono a Scola è l’aver imbruttito Ottavia Piccolo, una grande attrice che andava più valorizzata dal cinema italiano e che invece, pur essendo molto bella ed espressiva, è stata spesso relegata in ruoli come questi.
Riflessione finale: come sarebbe oggi, la nuova generazione di questa famiglia? Tutti attaccati allo smartphone e al tablet, i bambini sui videogiochi, fuori un suv parcheggiato. E forse, chissà, avrebbero venduto o svenduto libri, mobili, arredi. Che ce ne facciamo dei libri, nel 2012?
La cena (1998) ** F.Ardant, V.Gassman, G.Giannini
scritto da Ettore Scola, Furio Scarpelli, Silvia Scola, Giacomo Scarpelli
Scola riprende lo schema di “La terrazza” e costruisce un film di gruppo, con molti personaggi, intorno a un ristorante gestito da Fanny Ardant, con frequentatori abituali come Vittorio Gassman, qui visibilmente anziano (più della sua età anagrafica, complice una grave forma di depressione da lui stesso raccontata proprio in quegli anni) e occasionali, come Giancarlo Giannini (un professore che cerca di scaricare la giovane allieva con cui ha avuto una relazione) e come molti altri. Il pretesto è la cena di un gruppo di studenti e studentesse intorno ai sedici anni, per il compleanno di una di loro, che si svolge proprio in quel ristorante. Tra i molti personaggi, e gli episodi più o meno divertenti, merita un cenno la divagazione sul tema del Grande Inquisitore, un capitolo dai “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij: due attori seduti a un tavolino che progettano di metterlo in scena a teatro. La storia di Gesù che torna fra di noi, e che viene arrestato dall’Inquisizione, è molto bella e la si riascolta sempre con piacere, ma questa volta si poteva fare qualcosa di più: in questo film finisce col diventare un espediente di sceneggiatura, un riempitivo in mezzo ad altre storie più facili, ed è un vero peccato.
(continua)

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