venerdì 27 aprile 2012
Gola profonda, più o meno
In un blog precedente avevo provato, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, a parlare di film pornografici. Confesso subito che non è il mio genere, non me ne intendo affatto e non l’ho mai frequentato prima dei miei cinquant’anni, per i motivi che espongo qui sotto. Arrivato a un’età che mi pone in grado di giudicare, ho deciso di fare un’esplorazione nel genere, approfittando di bancarelle dove i dvd, ormai obsoleti, vengono svenduti per pochissimi soldi.
Di questa mia esplorazione parlo più sotto, e inizio il post ripubblicando il mio intervento di cinque anni fa.
Gola profonda
Recensisco un film che non ho visto: però il titolo lo conoscono tutti, è il più famoso del suo genere, e lo prendo come emblema di tutto un genere. Che non è il mio genere preferito, ma almeno un cenno se lo merita. Prima di tutto bisogna sgomberare il campo dagli equivoci: questo è un campo nel quale la criminalità regna sovrana. Molti film pornografici sono spaventosi, altri sono girati da poveri disgraziati e disgraziate, ma non è questo il discorso che vorrei fare: per queste cose ci sono i carabinieri e le aule giudiziarie (e anche il carcere, certamente). Fatta la tara su tutte queste cose, rimane ben poco. Di quel poco, e per quel poco che mi è capitato di vedere, il 95-99% è di livello molto basso. Ragionando ancora su quel poco che resta, ormai pochissimo, mi sento di dire che il film pornografico è un genere come tanti altri. Ci sono pessimi western e ottimi western, ci sono commedie mal scritte e mal recitate e i capolavori di Lubitsch o di Blake Edwards, c’è Jack Lemmon ma c’è anche Sylvester Stallone; e la stessa cosa succede con il cinema pornografico. Quando capita che sia ben fatto, anche il cinema pornografico ha una sua dignità e un suo valore estetico non trascurabile, ma si tratta di un evento raro, rarissimo, che non troveremo mai segnalato da nessuna guida: il cinema porno si vende un tanto al chilo, tutto fa brodo, nessuno fa distinzioni. Quel poco di critica o di indagine che esiste in questo campo è quasi sempre mal fatto o frettoloso; inutile cercare segnalazioni, se anche si trovano è difficile trovare i titoli, il mercato del porno è in mano a gente senza scrupoli. Mi dispiace quindi di non poter fare nomi, a parte quei tre o quattro che conoscono tutti: la mia frequentazione del genere è stata molto bassa e molto casuale, nel senso che è un terreno nel quale muoversi non è bello (eufemismo). Le copertine dei dvd e delle cassette sono bruttissime, spesso repellenti; e quanto ai cinema “a luci rosse”, non ho mai voluto metterci piede per evidenti ragioni igieniche. Ma il mio giudizio definitivo, che non è del tutto negativo, penso che si possa riassumere in quello di un’attrice del cinema serio, che disse: “Se da adolescente avessi visto un film porno, penso proprio che non mi sarei mai innamorata in tutta la mia vita”. La fotografia erotica ha avuto grandi nomi e grandi capolavori; purtroppo, un Man Ray al cinema non c’è mai stato, e se c’è stato si è occupato d’altro.
(da un blog precedente, anno 2007)
Aggiungo una breve storia di com’era questo genere fino agli anni ’80, cioè prima della messa in commercio delle videocassette. I film erotici, più o meno pornografici, esistono fin dagli inizi del cinema; ai tempi di Méliès e fino agli anni ‘20 del Novecento era quasi impossibile girarli, perché per fare cinema serviva la luce naturale, la luce del giorno. Insomma, si correva il rischio di essere arrestati per atti osceni in luogo pubblico. In seguito, con l’elettricità sempre più diffusa e a buon mercato, e con l’uso di lampade e proiettori, furono girati molti film erotici o apertamente pornografici, che però avevano circolazione limitata: per vederli bisognava avere un proiettore in casa, erano cose costose e richiedevano una certa perizia per poterli vedere.
Questa situazione dura per molti decenni, quasi un secolo intero. Negli anni ’70, e qui iniziano i miei ricordi personali, cominciarono a vedersi i cinema “a luci rosse”, in tutte le città ce ne era almeno uno ma erano posti infrequentabili, o quanto meno io non ci sono mai entrato, per motivi igienici facilmente comprensibili e per il tipo di gente che inevitabilmente attraevano. L’unico mio ricordo assimilabile è stato quando decisi di andare a vedere un film di Nagisa Oshima, regista giapponese autore di film importanti e molto celebrato da una parte della critica seria; il film era “Ai no korida”, “Corrida d’amore”, io ero andato a vederlo in un cinema di Milano ignorando che fosse un locale a luci rosse: dato l’argomento spinto (molto spinto) il film era uscito in Italia con molto ritardo, e non era stato distribuito nei locali normali. Conclusione: non solo il film non mi era piaciuto, ma da quel giorno avevo deciso di stare bene attento, in futuro, alla sala in cui si proiettavano i film. Per fortuna, il locale era quasi deserto.
Con la messa in commercio dei videoregistratori ha avuto inizio il mercato casalingo; gli storici dicono che grande spinta all’affermazione delle vhs venne proprio dal cinema porno, che da quel momento, più o meno trent’anni fa, era facilmente visibile anche in casa, e in maniera anonima. Ma in quegli anni io avevo in mente tutt’altre cose, le vhs le usavo solo per registrare dalla tv i film che volevo vedere ed eventualmente conservare. Dopo le videocassette, ancora piuttosto ingombranti, sono arrivati i dvd; e oggi il cinema pornografico è quasi tutto su internet, ben visibile e frequentabile anche se si è minorenni. Per mia fortuna (mi dispiace dirlo, ma mi ritrovo a dire queste cose che non condivido) io non ho figli, e quindi non devo preoccuparmi dell’educazione dei minori; ma se avessi figli, e figlie, sarei un bel po’ preoccupato.
Arrivato dunque ai cinquant’anni, per pura curiosità e anche per completezza (in fin dei conti, anche questo è cinema, video, immagine in movimento), ho fatto dunque qualche scelta tra i dvd esposti sulle bancarelle, ormai a prezzi risibili. Mi sono accorto di poter scegliere, c’era un po’ di tutto: dai riversamenti dei film “clandestini” che vanno dalle origini del cinema fino agli anni ’70 fino alla nascita dell’industria pornografica dei primi anni ’80 (circuiti a luci rosse, poi videocassette), fino a materiale recentissimo. Scartando subito i film violenti o contrari alle mie inclinazioni, e accertandomi che non vi fossero film da considerare come reati o crimini (non ne ho visti), c’era comunque materiale sufficiente per dare un parere complessivo.
A conclusione del mio giro, mi sono dunque segnato degli appunti, questi:
1) confermo che il 90-95% dei film pornografici non ha nessun motivo per essere stato girato, e mi stupisco sempre della quantità di materiale in circolazione e delle dimensioni di questa industria.
2) del restante 5-10%, vale il discorso che vale per qualsiasi altro film: ce ne sono di belli e di pessimi, con tutte le gradazioni intermedie; escluderei che ci siano dei capolavori, ma può ben darsi che mi siano sfuggiti. E’ un genere come un altro, e qualche artista c’è davvero; come nei film normali, molto dipende da chi gira il film, da chi c’è dietro la cinepresa. Se c’è qualcuno che somiglia ai cameraman di Werner Herzog, penso a Fitzcarraldo o ad Aguirre, gente come Thomas Mauch, per esempio, vale sempre la pena di perderci del tempo; in Italia gente così non c’è, a Hollywood qualcuno che sa il mestiere (cioè che sa usare la cinepresa e le luci) si trova.
3) molte performance sono cose da circo, autentici pezzi da acrobati o da giocolieri, da contorsionisti, da mangiatori di spade. Non chiederei mai queste cose con una donna, e non ho mai avuto l’agilità per farle, ma possono essere cose divertenti, quantomeno curiose.
4) la questione igienico-sanitaria è terrificante. Non è tanto l’uso del preservativo, quanto il fatto (ed è solo uno degli esempi possibili) che si dia per scontato che la sodomia sia una cosa normale ed innocua: non è affatto così, gli attori e le attrici si fanno male, ci sono spesso lacerazioni e sanguinamenti, e soprattutto ci sono batteri che nell’intestino non creano problemi ma ne creano invece, anche grossi, nelle vie urinarie. Mi spaventa dunque pensare che degli adolescenti guardino queste cose, e che vengano spinti a considerare sicure fonti di infezione come se fossero la normale sessualità. Senza contare il fatto che non è affatto scontato che le donne amino essere trattate così, anzi caso mai è vero il contrario: a me per esempio nessuna ha mai chiesto sesso anale, qualcuna anzi prima di iniziare mi ha avvertito di non chiederglielo. E a me non è mai venuto in mente di chiederlo. Senza contare l’odissea nello schifo: contenti loro contenti tutti, ma insomma (qui mi fermo, ed evito di entrare in ulteriori particolare sgradevoli)
5) le prestazioni degli attori maschi sono sicuramente dovute a farmaci; e non è affatto vero che alle donne piaccia essere usate a quel modo. Come si diceva al punto precedente, gli attori dei film pornografici si fanno male: e spesso. Queste scene, le lacerazioni e i sanguinamenti, vengono tagliate dai film “normali”: ma ogni tanto qualcosa arriva sui giornali, e su internet ci sono delle biografie vere e terrificanti sugli attori e attrici dei film porno, e sugli incidenti a loro capitati. Si parla sempre di Aids e di malattie veneree o epatiche, ma questi incidenti “sul set” hanno un’incidenza rilevante, e del resto basta aver fatto sesso una o due volte per capire che non sempre fila tutto liscio, che non siamo macchine, e che qualche cautela va presa.
6) trovo orribili le ex star “rifatte” e rovinate dalla cosiddetta chirurgia estetica, ma qui il discorso andrebbe allargato anche al di fuori del cinema porno.
7) ho dovuto constatare che sono davvero molte le donne che si prestano, possibile?
8) il porno italiano è gestito da persone tecnicamente incompetenti, spesso ignoranti e volgari, con gusti di terz’ordine e senza la minima cultura, né cinematografica né di altro genere.
9) è grottesco e insensato il concetto di “pornostar”: a differenza del cinema vero e del teatro, qui non c’è da fare recitazione, e il tempo che passa non è certo di aiuto. Per questi film servono solo disinvoltura e una certa predisposizione, e direi anche che è fondamentale essere giovani, o comunque in buona forma fisica; più in generale, queste sono cose da una botta e via, passare venti o trent’anni a fare sempre le stesse cose nei film porno è una cosa ridicola e anche un tantino penosa.
Ed infine, forse non sembra, ma le immagini che ho messo qui vengono davvero da un autentico film pornografico, italiano: il film era bruttissimo e per fortuna l’ho dimenticato, ma questa sequenza era simpatica, la ragazza che beve il tè ha davvero un bel viso, e dunque ne ho conservato qualche fotogramma.
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