Jim Jarmusch nasce nel 1953 in Ohio, e comincia a fare seriamente cinema nel 1986.
Mi sono accorto che con Jarmusch sono messo abbastanza bene, a parte i cortometraggi e i frammenti nascosti in qualche film collettivo ho visto quasi tutto; e tutto sommato mi manca solo “Permanent Vacation” (1980) il suo primissimo film. L’ho conosciuto con i suoi primi film arrivati in Italia, “Stranger than paradise” e “Down by law”, che mi sono subito piaciuti e che oltretutto mi hanno fatto conoscere Tom Waits.
Da wikipedia prendo qualche informazione: Jarmusch non è di origini ungheresi, come farebbe pensare “Stranger than paradise”, ma ha ascendenze ceco-tedesche. E’ molto amico di Roberto Benigni, che conosce nel 1985 al festival di Salsomaggiore, dove erano entrambi in giuria. Nel 1982 Jarmusch fu assistente di Wim Wenders per “Lo stato delle cose”: è da qui che probabilmente gli deriva la passione per il bianco-nero, che alterna al colore e che ha usato con ottimi risultati anche in “Dead man”, del 1995.
I film di Jarmusch sono sempre andato a vederli al cinema man mano che uscivano, ma solo fino a “Night on earth” (Taxisti di notte, 1991), che mi aveva deluso moltissimo. Poi Jarmusch è un po’ sparito, non so che cosa abbia fatto di preciso in quegli anni, ma quando è tornato ha fatto due capolavori, “Dead man”(1995) e “Ghost dog” (1999), che io avevo colpevolmente trascurato: li ho recuperati solo in tv, mea culpa.
“Dead man” è anche l’unico dei suoi film che ho portato qui sul blog, fino ad oggi; penso che prima o poi dovrò affrontarli tutti per esteso, ma per oggi mi limito a mettere in fila ordinata i miei appunti sui suoi film.
Di Jarmusch ho trovato questa frase su wikipedia: «Oggi gli Stati Uniti sono simili in ogni parte. Puoi spostarti di migliaia di chilometri e ritrovare la stessa geografia. Il paesaggio non definisce più dove sei.» Ormai, siamo ridotti così anche da noi: i veneti e i milanesi hanno visto in tv le autostrade a ventinove corsie di Los Angeles e hanno deciso di portarle anche qui da noi. Lo hanno fatto, e nessuno gli ha spiegato che Los Angeles e Las Vegas sorgono in zone in gran parte desertiche, l’Italia no. L’Italia era un’altra cosa, ma adesso – tra un condono edilizio e una superstrada per farci correre i suv - somiglia sempre più a un deserto, soprattutto nella Pianura Padana.
Stranger than Paradise (1983)
E’ del 1983, nasce come un corto girato sugli scarti di “Lo stato delle cose” di Wenders, del quale Jarmusch era stato assistente; vincerà a Locarno nel 1984. John Lurie riceve la visita di una cugina che viene da Budapest; dopo qualche tempo la cugina se ne va in un’altra città. Un anno dopo, Lurie con un suo amico (un po’ balordo come lui) va a cercarla, sapendo che abita con una zia (eccetera). Un film un po’ triste, con molto trovate divertenti, e girato con stile molto personale. La canzone guida, I got a spell on you, è di Screamin’ Jay Hawkins, che comparirà come attore in “Mystery train”. Nel 1990 ne scrivevo così: « Molto meglio di quanto non pensassi, e la sua “morale”, che un posto vale un altro, non cambia niente, Budapest Cleveland o New York è sempre la stessa storia se non sei tu a cambiare, o se non vuoi cambiare, mi è purtroppo assai vicina. Amo molto il modo di condurre la cinepresa di Jarmusch, l’ho già detto e qui mi ripeto. Mi piacciono anche le donne dei suoi film, qui c’è Eszter Balint. Nei titoli di coda: «Filmed in location, New York, Cleveland, Florida.», ma il film è tutto in interni.»
Down by law (1986)
Girato nello stesso stile di “Stranger than paradise”, in un bel bianco e nero che ricorda Wenders. Due balordi, Tom Waits e John Lurie, finiscono in prigione anche senza aver fatto niente; in cella conoscono Roberto Benigni, e il film diventa molto più allegro. Benigni ebbe molto successo in Usa per la sua buffa parlata inglese, e da qui iniziò la sua presenza americana, che lo avrebbe portato all’Oscar. Molto divertente la parte centrale dove c’è Benigni (“I scream for ice cream”), un po’ forzato il finale (la casetta dove abita Nicoletta Braschi), che si trasforma quasi in favola.
Coffee and cigarettes (1986-2003)
Film in piccoli episodi, girato un po’ alla volta da Jarmusch nei ritagli di tempo tra un film e l’altro, con gli attori di tutti i suoi film. Ne ho visto solo uno, quello con Benigni che va dal dentista al posto di Steven Wright, perché lui non aveva tempo di andarci: qualcosa che ricorda molto il tè dal cappellaio matto di Lewis Carroll.
(continua)
2 commenti:
Oggi ho deciso di darti il tormento su tutti e due i fronti...
Ieri, invece, ho visto tutti i corti di Coffee and cigarettes. In due di questi ( "Jack mostra a Meg la sua bobina di Tesla" e "Champagne" )si parla della bobina di Tesla. Ne sai qualcosa?
Ti riporto il dialogo del I dei due corti ( l'ho trovato qui: http://kiege.wordpress.com/2007/11/05/coffee-and-cigarettes-the-white-stripes/ )
Al tavolo, a prendere un caffè ci sono un ragazzo e una ragazza. Lei, un po' annoiata, un po' pensosa gli chiede dello strano marchingegno che il ragazzo ha portato inspiegabilmente con sè al bar.
M: Allora, Jack, non mi parli della tua bobina di Tesla?
J: Hai detto che non volevi saperne.
M: Si, lo so. Prima non volevo.
J: Non so se mi va ancora di parlarne.
M: E dai, Jack! L’hai trascinata fin qui col tuo carrettino rosso! Racconta, dai, ti ascolto.
J: Per costruirla, mi sono basato sui disegni dell’inventore, Nikola Tesla.
E’ un trasformatore con una bobina primaria e una secondaria accordate per risuonare. In buona sostanza, un trasformatore progressivo che converte una corrente a basso voltaggio e alta intensità in una ad alto voltaggio e bassa intensità. A frequenze elevate.
Ricordi che quando eravamo piccoli avevi quello specchietto da trucco di Barbie?
M: Si, me lo ricordo.
J: C’era una piccola lampada a fluorescenza. Beh, l’ha inventata Nikola Tesla. Senza di lui, non avremmo la corrente alternata, la radio, la TV, i raggi X, il motore a induzione, l’acceleratore di particelle, il laser. Non esisterebbero, se non fosse stato per lui.
M: E il gruppo rock dei Tesla.
J: Che ridere. Tesla era un autentico genio. Se avessero dato più credito alle sue idee ora il mondo sarebbe un posto migliore. Pensa: comunicazioni di massa gratuite, trasporti gratuiti… energia gratuita per tutti. Per questo, alla fine, l’hanno messo in disparte. Energia gratuita.
Lui vedeva la Terra come un conduttore di risonanza acustica.
M: Una bellissima idea. Allora, non mi fai vedere come funziona la bobina?
J: Si, certo. Mettiti questi. Ci sei, sei pronta?
M: Prontissima.
…
J: Accidenti! Si è rotto qualcosa.
M: Beh, bello però.
J: Si, ma in teoria non doveva fermarsi. Si è spenta così, da sola. Cosa sarà successo?
M: Avrai bruciato un condensatore.
J: Meg, non ho bruciato un condensatore.
M: Magari è scattato il differenziale. Si, il salvavita.
J: Grazie, lo so cos’è un differenziale. Ma non c’entra un bel niente.
M: Forse gli spinterometri sono un po’ troppo distanziati sul rocchetto d’induzione.
J: Ehm..Si, potrebbe essere…Credo…Ma si, certo. Giusto, hai ragione. E’ una cosa che non ho controllato. Vado a casa e lo sistemo. Tu che fai, vai al bowling, domani?
M: Si, mi trovi là.
J: Bene. Ci vediamo allora.
…
M: La Terra come conduttore di risonanza acustica…
p.s.
Mi ha incuriosito l'ultima battuta:)
Nìkola Tesla è stato un grande inventore, stesso periodo di Edison, sempre in America. Molto spesso i due si sono sovrapposti nell'arrivare a un'idea o a un brevetto. Però ti conviene cercare su internet, magari wikipedia: ci sono in giro anche delle belle foto di Tesla alle prese con lampi e fulmini e campi magnetici da laboratorio.
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