domenica 4 settembre 2011

Mezzanotte nel giardino del bene e del male ( I )

Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Midnight in the garden of good and evil, 1997) Regia di Clint Eastwood. Scritto da John Berendt e John Lee Hancock. Fotografia di Jack N. Green. Musiche originali di Lennie Niehaus. Girato in Georgia (USA). Interpreti: Kevin Spacey, John Cusack, Alison Eastwood, Jack Thompson, Irma P. Hall (Minerva), Jude Law, Chablis Deveau, Kim Hunter, e molti altri. Durata: 155 minuti

“Mezzanotte nel giardino del bene e del male” è un film che sconcerta, ma che è ugualmente molto bello. E’ un film strano, che non si accosterebbe mai a Clint Eastwood il duro, il cowboy, l’ispettore Callaghan, il veterano...Eppure questo film esiste, e si sa da tempo che il vecchio Clint sceglie con cura i suoi soggetti, quindi bisogna tenerne conto, anche perché ha un corrispettivo importante nella filmografia di John Huston, uno dei punti di riferimento per Eastwood come autore: “Riflessi in un occhio d’oro” (1967). Un altro riferimento obbligato, sempre tra i film di John Huston, è “Sotto il vulcano” (1983) un film girato in Messico, tratto da un romanzo di Malcolm Lowry.
“Mezzanotte nel giardino del bene e del male” (ed è ben strano per chi pensa a Eastwood e ai suoi personaggi di maggior successo) è un film dove ci sono omosessuali ovunque, più o meno nascosti, e dove non solo il tema principale è l’omosessualità, ma i protagonisti ha largo spazio un transessuale (“Lady Chablis”) e dove il soggetto verte su un omicidio commesso tra omosessuali, con relativo processo. E’ vero che alla fine il protagonista (John Cusack, eterosessuale) sposerà la bellissima Mandy (Alison Eastwood, figlia di Clint); però qualche domanda in proposito bisogna pur farsela.
E qui viene in soccorso la scena madre del film, la scena del cimitero: dove ci si ritrova per un rito voodoo “mezz’ora prima di mezzanotte per fare del bene, mezz’ora dopo la mezzanotte per fare del male” secondo quanto ci spiega la donna che compie quel rito, e che si chiama Minerva (l’attrice è Irma P. Hall, presente in molti film e telefilm, uno di quei volti che però difficilmente si ricordano). «Savannah è nel pieno centro del mondo vudu», spiega fin dall’inizio Kevin Spacey all’estraneo Cusack, un giornalista che è appena arrivato in città. Il rito viene compiuto per rendere benevola l’anima di un morto, un giovane che è stato assassinato: è il delitto su cui vertono le indagini e il processo che vedremo nel corso del film.
Devo alle mie antiche letture di Elemire Zolla, antropologo e storico delle religioni, la soluzione del quesito: si tratta del mito dell’androgino, basilare nell’alchimia. L’androgino, e il morto, sono nella zona di passaggio, né di qui né di là; né maschi né femmine, né morti né vivi, o forse ambedue le cose. Il vero tema del film (che pure si basa su un fatto di cronaca) è dunque questa zona, la “zona di passaggio” dove nulla è certo e dove le identità sono dubbie, e non è necessariamente l’identità sessuale quella di cui si parla. Ancora una volta, come in “Billy Budd” di Melville (l’autore di “Moby Dick”) e con “Morte a Venezia” di Thomas Mann, o magari con Nabokov e “Lolita”, chi tenta di spiegare il significato facendo leva solo sull’aspetto più esteriore e superficiale – il sesso – è destinato a sbagliare strada e a non capire.
La somiglianza con i due film di John Huston che ho citato sopra è dovuta appunto a questi fattori: in “Riflessi in un occhio d’oro” (1967), uno dei film più sgradevoli che mi sia mai capitato di vedere (grande e bello, ma sgradevolissimo), l’omosessualità è latente nel personaggio interpretato da Marlon Brando, tutti i rapporti fra le persone sono ambigui, e su tutto comanda la Natura, l’ambiente, animali e piante, la foresta, i cavalli, la caserma e l’ambiente militare contribuiscono a rendere tutto opprimente e repressivo. E’ una disciplina rigida che si vorrebbe mantenere, ma da ogni parte tutto sfugge al controllo dei due militari (Marlon Brando e Brian Keith) che dovrebbero avere il comando. In “Sotto il vulcano”, invece, è il clima di morte e di impotenza a regnare su tutto il film: la festa e i rituali messicani per il due novembre, l’alcolismo disperato del protagonista, il forte amore per lui di sua moglie e di suo fratello, rendono il clima molto simile a quello che si vede in “Mezzanotte nel giardino del bene e del male”. In più, su tutti e tre i film, è la notte a segnare le sequenze più impressionanti, la notte e l’oscurità che contribuiscono a rendere tutto più incerto, anche i nostri confini personali, anche il confine fra la morte e la vita. Il lieto fine del film di Eastwood, con il matrimonio fra i due giovani, uomo e donna, sta a significare che anche da queste situazioni estreme può nascere del bene, può nascere una nuova vita.
Questo è il dialogo (a tre) che avviene nel cimitero, a mezzanotte, più o meno al centro del film.
Siamo nel cimitero della città di Savannah, in Georgia, poco prima di mezzanotte: Kevin Spacey porta John Cusack da Minerva, nera sacerdotessa del vudu.
Minerva ( a Cusack): Mi fai una gran pena, figliolo.
Spacey (guarda Cusack, poi chiede a Minerva): Dicci perché, Minerva.
Minerva: Lui è convinto che nessuno lo ami.
Cusack: Che cosa ne sa? Noi non ci siamo mai visti...
Minerva: Tu hai un buco dentro. Troppe domande! Senza le risposte non sai decidere se essere così o così.
Cusack: (sorpreso ed esterrefatto, guarda Spacey e rimane in silenzio)
Minerva (a Cusack): Le risposte non esistono. (ride forte davanti allo sguardo perplesso del giovane) Hai fatto un sacco di strada per venire a scoprirle quaggiù... (ride ancora, forte, più a lungo; poi si rivolge a Spacey) Adesso mettiamoci al lavoro, li hai presi i soldi?
Segue il rito vudu per rendere amica l’anima del morto assassinato.
La scena si ripeterà nel finale, però stavolta è Minerva a chiamare Cusack e a portarlo di notte al cimitero. A questo punto del film, Spacey è in prigione in attesa del processo. Ma il rito si interrompe, e non viene portato a termine; Minerva legge le perplessità sul volto di Cusack e si arrabbia: «Non azzardarti a ridere di me!» e se ne va lasciandolo da solo sulla tomba di Billy Hanson.
Questo personaggio lo abbiamo visto da vivo, per poche sequenze: l’interprete è un grande Jude Law. Va fatto notare che “Billy Hanson” suona quasi come “Billy Handsome”, il bel marinaio, “the handsome mariner”, del romanzo “Billy Budd” di Herman Melville. Billy Budd è l’innocente, il giovane amato da tutti, che viene mandato a morte: nel film di Eastwood “Billy Hanson” è una figura molto più ambigua e perfino odioso, ma mi sembra di poter dire che questo nome non è stato messo a caso.
(continua)

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