martedì 6 settembre 2011

Cacciatore bianco, cuore nero ( II )

Cacciatore bianco, cuore nero. (White Hunter Black Heart, 1990) Regia di Clint Eastwood  Tratto da un racconto di Peter Viertel, ispirato alla lavorazione del film “La regina d’Africa” di John Huston. Sceneggiatura di James Bridges, Burt Kennedy, Peter Viertel. Fotografia: Jack N.Green. Girato in Inghilterra e nello Zimbabwe. Musiche originali: Lennie Niehaus. Interpreti Clint Eastwood (Wilson-Huston), Jeff Fahey (Verrill-Viertel), George Dzundza (Paul Landers, il produttore), Boy Mathias Chuma (Kiwu) Alun Armstrong (Lockhart, supervisore al film in Africa) Timothy Spall (il pilota dell’aereo, Hodkins), Geoffrey Hutchings (Alec Laing), Charlotte Cornwell (miss Wilding, segretaria di Wilson), Clive Mantly (Harry) Martin Jacobs (il primo cacciatore bianco, a metà film), Conrad Asquith (il cacciatore bianco nel finale, Ogilvy), Norman Lumsden (butler George), i tre soci inglesi del produttore: Edward Tudor-Pole (Reissar), Roddy Maude-Roxby (Thompson) Richard Warwick (Basil Fields); Catherine Neilson (Irene Saunders, la donna del racconto con il cagnolino) Richard Vanstone ( Phil Duncan-H.Bogart) Jamie Koss (mrs. Duncan-L.Bacall) Marisa Berenson (Kay Gibson-K.Hepburn) (110 minuti)

Il film non è però tratto dalle memorie di Katharine Hepburn, bensì da quelle dello scrittore Peter Viertel, presente come protagonista accanto a John Huston (Clint Eastwood), e interpretato da Jeff Fahey, che è ben poco somigliante al vero Viertel.
Dall’edizione inglese di wikipedia traggo qualche notizia su Peter Viertel:
«Peter Viertel (November 16, 1920 - November 4, 2007) scrittore e sceneggiatore, nato a Dresda da genitori di religione ebraica. Il padre, Berthold Viertel, era anche lui scrittore; la madre Salka era un’attrice. La famiglia si trasferisce molto presto in California, nel 1928. Nella casa dei Viertel a Santa Monica si riunivano spesso gli intellettuali europei emigrati; nonostante questo, Peter Viertel si considerava più californiano che europeo, e molti dei nomi famosi e celebrati in tutto il mondo, compreso Brecht, da bambino gli sembravano solo dei buffi personaggi, anche per via del loro accento straniero. Prestò servizio nei marines durante la seconda guerra mondiale, e la sua conoscenza della lingua tedesca fu utile nei servizi di spionaggio e di controllo su quanto accadeva in Germania; Viertel raccontò questa sua esperienza in "The Survivors". L’opera più famosa di Peter Viertel è il romanzo “White Hunter Black Heart”, trasposto in film da Clint Eastwood nel 1990, dove si racconta la lavorazione del film di John Huston “The African Queen”, a cui Viertel partecipò come sceneggiatore. Viertel si sposò due volte, dalla prima moglie Virginia Ray "Jigee" Schulberg, divorziata dallo scrittore e sceneggiatore Budd Schulberg; ebbe la figlia Christine. Viertel lasciò moglie e figlia per una relazione con l’allora famosissima modella Bettina. La seconda moglie di Peter Viertel fu la grande attrice Deborah Kerr: il matrimonio durò dal 1960 fino alla morte della Kerr, nel 2007. Viertel morirà diciannove giorni dopo di lei. Tra i film più famosi scritti da Peter Viertel : Saboteur di Alfred Hitchcock (1942), The African Queen di John Huston (1951) Il sole sorge ancora (1957), Il vecchio e il mare (1958) e molti altri.»
(qui sotto, Viertel con Deborah Kerr)
Si può aggiungere che Katharine Hepburn contestò duramente la ricostruzione di Peter Viertel relativa a ciò che accadde sul set di “La regina d’Africa”, e probabilmente aveva le sue ragioni per farlo; ma è abbastanza evidente, anche solo guardando il film di Clint Eastwood, che Viertel non intendeva fare un semplice resoconto diaristico, ma partire da quell’esperienza per raccontare qualcosa di più profondo e universale.
I nomi dei protagonisti sono tutti cambiati, anche se immediatamente riconoscibili: John Huston diventa John Wilson, Peter Viertel diventa Peter Verrill, Bogart si chiama Phil Duncan, la Hepburn diventa Mrs. Kay Gibson, Lauren Bacall (che non recita in “La regina d’Africa” ma era presente sul set come moglie di Bogart) è semplicemente indicata come “signora Duncan”. Anche il produttore, i finanziatori, gli addetti alla produzione e i tecnici che vediamo all’opera nel film di Clint Eastwood hanno un loro corrispettivo nei titoli di “La regina d’Africa”, ma qui sarebbe difficile (e anche abbastanza inutile) trovare tutti i nomi giusti.
Basterà dire ancora che John Huston era davvero un personaggio sopra le righe, imprevedibile, e che lui stesso nella sua autobiografia amava descriversi così come lo vediamo interpretato da Clint Eastwood: rissoso, alcolista, sportivo, amante delle belle donne e del jet set, ma anche uomo di grande cultura, dallo spirito indipendente e anarchico. A giudicare dai film che ci ha lasciato, probabilmente John Huston era davvero così: a metà strada fra Braccio di Ferro e James Joyce.
(continua)

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