L’ultima donna (1976) Regia di Marco Ferreri Scritto da Marco Ferreri, Rafael Azcona, Dante Matelli. Fotografia di Luciano Tovoli. Musiche originali di Philippe Sarde. Girato in esterni a Parigi. Interpreti: Gérard Depardieu (voce di Flavio Bucci), Ornella Muti (voce di Michaela Pignatelli), Michel Piccoli, Renato Salvatori, Giuliana Calandra (Benoite), Zouzou (Gabrielle), Daniela Silverio (l’amica di Piccoli), Solange Skyden (guardarobiera al night club), Guerrino Totis (il profugo cileno) , Benjamin Labonnelie (il bambino), Carole Perle (amica di Gabrielle). Durata: 112 minuti
“L’ultima donna “ di Marco Ferreri, un film del 1976 che fin qui non avevo mai visto dall’inizio alla fine, mi lascia molto perplesso. Non so, forse bisognerebbe tornare indietro al tempo in cui uscì nei cinema, ma io nel 1976 non ero andato a vederlo, probabilmente non guardavo ancora i film di Ferreri, che dire? Lo guardo oggi come se fosse la prima volta, lo trovo un bel po’ noiosino e interminabile, capisco lo scandalo di allora (più che altro Depardieu, ancora oggi il nudo integrale maschile è rarissimo al cinema) ma cancello tutto quello che è stato detto e scritto e riparto da un dettaglio tutt’altro che trascurabile, e cioè Marte, Eros, Venere. Ci sono molte citazioni dirette di quadri famosi su questo soggetto: in primo luogo il Guercino e Velazquez; e anche il fatto che Depardieu se ne vada in giro a quel modo per quasi tutto il film, o magari armato col casco in testa (da motociclista: mica si voleva l’elmo e il cimiero?), il fatto che costruisca giochi di guerra per il bambino (e l’ex moglie, madre del bambino, glielo rimprovera) sono elementi messi così in bella mostra che mi meraviglia che quasi tutti, compresi i critici di professione, del film abbiano visto solo il pisello di Depardieu e le femministe “castranti”. Il bambino scelto da Ferreri, che si chiama Benjamin Labonnelie, non è solo “ciccione” e prosperoso (“ciccione” in senso affettuoso gli viene detto due o tre volte nel film) , ma è proprio ilo bambino dei quadri del ‘500, rubensiano, un putto o, appunto, l’Eros del Guercino.
Identificati Marte e Amore, rimane da chiedersi perché il personaggio di Venere sia diviso in due, due madri per un bambino: Atena, Minerva, Diana, o magari Maria e la Maddalena? Non mi inoltro più in là di questo punto, perché il terreno diventa troppo difficile per la mia (scarsa) preparazione mitologica e simbolica, però non posso trascurare un altro aspetto del personaggio di Ornella Muti, e cioè quello di Pandora, col cesto da non aprire: origine di tutti i mali, oppure il mistero e il segreto che si portano dentro le donne, come diceva Fellini? Una volta aperto il cesto, però, Depardieu non vi trova niente che sia degno di nota; nemmeno i ricordi, quasi nulla.
Ci si può interrogare anche sul personaggio affidato a Renato Salvatori, l’amico, un personaggio che verrà poi riscritto e ripensato per Mastroianni in “Ciao maschio”; anche questo personaggio è sdoppiato, la sua parte politica (l’aggancio alla realtà) è il profugo del Cile amico sia di Depardieu che di Salvatori. Per i più giovani o per i distratti, tre anni prima dell’uscita di “L’ultima donna”, l’undici settembre 1973, c’era stato il terribile colpo di Stato. L’inizio del film è decisamente politico, molto impegnato, e vede Salvatori discutere con Depardieu del loro posto di lavoro: dopo un inizio così ci si aspetterebbe tutt’altro film, ma è difficile capire se il soggetto sia sfuggito di mano agli autori (Ferreri, Azcona, Matelli) oppure se gli autori stessi abbiano lasciato andare la storia per il suo corso, cosa che mi sembra molto più probabile visti anche gli altri film di Ferreri.
E a questo punto devo dire che ogni volta che vedo o rivedo i suoi film mi viene da chiedere chi fosse veramente Ferreri. Cosa leggeva, cosa studiava. quali erano i suoi interessi? Chissà se qualcuno glielo ha mai chiesto, nelle interviste che ho trovato era sfuggente, minimizzava, ma magari in privato, di nascosto, chiacchierava con Zolla, con Baltrusaitis, con Kereny, con Roberto Longhi...Forse bisognerebbe sapere qualcosa anche su Rafael Azcona, scrittore e sceneggiatore di molti dei suoi film.
Altri appunti al volo: 1) l’evirazione invece della lenta scomparsa nel mare, come in altri film; 2) mi riconosco molto nel fisico di Depardieu, oggi non sono più ai suoi livelli (ci potrei arrivare) ma intorno ai trent’anni ero anch’io più o meno così, e chissà cosa ci trovano le donne, mah. 3) belle le musiche di Philippe Sarde, molto adatte al film, molto “misteriche” 4) Ornella Muti bellissima, come in poche altre occasioni; a lei Ferreri dedica immagini più da pinacoteca, Raffaello e Leonardo, o magari Courbet e Georges de la Tour, che da pin up. 5) Il mito di Eros e Psiche? qualcosa c’è, ma più che altro a livello di immagini e di suggestioni (“mai devi domandarmi...”). 6) l’altra donna, la madre vera del bambino: a tratti sembra che le due donne siano una sola, Ferreri ci dà di queste due donne anche un istante in cui sembrano fondersi insieme, un volto visto allo specchio. 7) il bambino si chiama Pietro, Pierino 8) il doppiatore “milanese” di Depardieu è Flavio Bucci; la Muti ha la voce perfetta di Michaela Pignatelli: si tratta di due grandi attori di teatro. 9) lui, Depardieu, è un ingegnere (difficile crederlo, ma nel film viene detto fin dall’inizio) che costruisce giochi di guerra in legno, ovviamente un cannone. 10) il ruolo di Michel Piccoli, un dio che si ritrae, un Giove assente, un po’ svagato e distratto, spensierato. Il vecchio dio abbandonato? Il conflitto fra le antiche religioni e quelle attuali? 11) i molti riferimenti a Marilyn Monroe, che io sto dando un po’ troppo per scontati; anche qui bisognerebbe scavare, almeno un po’. 12) Depardieu e la Muti, dopo l’apertura della cesta, si fabbricano falsi ricordi e foto finte del loro matrimonio, come si farà in “Green card” di Peter Weir. 13) l’espressione profondamente addolorata di Ornella Muti, quando Depardieu osserva e commenta ciò che ha trovato nella cesta.
14) i paesaggi di Parigi, la zona industriale, le speculazioni edilizie, i toroidi della centrale nucleare, zone urbane degradate dalle immobiliari, alberghi con piscina, niente di turistico o di riconoscibile, l’architettura anonima (ma “firmata”) che ha reso indistinguibile Parigi da Milano e da ogni altro luogo. 15) patriarcato e matriarcato, presenti nei dialoghi del film 16) il bambino è stato otto mesi da solo con il padre, poi arrivano “le due madri” a riprenderselo. Il bambino preferisce le donne al padre, ma all’inizio del film piange quando è da solo con la Muti e torna a sorridere quando è in braccio al padre. 17) Nathalie Baye è la ragazza che mangia le ciliegie con Depardieu. 18) Molte altre cose da dire e su cui pensare, ma me le riservo per una visione successiva del film, chissà quando.
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