“Mezzanotte nel giardino del bene e del male” è sicuramente troppo lungo e troppo oscuro; non è perfettamente riuscito, ma è condotto con mano ferma, da maestro, il che evita di cadere nel ridicolo – dato il soggetto, era un rischio consistente. E’ recitato alla grande da tutti, con grande convinzione e bravura; strepitoso Jude Law nella sua breve parte. Ci sono sequenze straordinarie, ed è degna del Don Sebastian di Oliveira (“No, o la vana gloria del comando” del 1990) l’apparizione finale del morto, proprio quando Spacey, assolto, sta morendo di infarto (in questa sequenza, Jude Law è da brividi). Memorabile anche la statua del cimitero, quella che fa anche da poster per tutto il film.
Nella versione italiana, il transessuale nero è doppiato da una donna: penso che sia una cattiva idea, perché rende il personaggio più normale e accettabile. Ma questo film è già molto sgradevole per conto suo, mi sembra normale che si sia cercato di attenuarne qualche aspetto là dove era possibile; penso anzi che in anni passati un film come questo avrebbe avuto enormi problemi di censura e di distribuzione, anche se non vi sono scene di sesso. La censura alle volte agisce in modo strano: dato che non ho a disposizione il dvd, ho cercato le immagini su internet e vi sono infatti moltissime immagini, ma non ne ho trovata nessuna della scena del cimitero. Per avere almeno una foto di Minerva ho dovuto digitare il nome dell’attrice che la interpreta, Irma P. Hall; e per trovare il nome di Irma P. Hall ho dovuto ricorrere a www.imdb.com , perché non c’era in quasi nessuno dei riassunti su internet, segno inequivocabile di una cosa: il film è stato visto fino in fondo veramente da poche persone, e anche quelle poche hanno rimosso i particolari più disturbanti. (Quasi tutti invece si ricordano del transessuale, ed è un’osservazione che lascio volentieri agli antropologi e ai sessuologi, nonché agli psicanalisti, perché spiega molto di questi nostri tempi che stiamo vivendo).
A questo proposito, ragionando su normalità e stranezza, si può ricordare il momento in cui Minerva, nella scena del cimitero, dice che “Billy Hanson di là si trova male, perché è tutto diverso da quello che si aspettava” e chiede al suo assassino (non ancora reo confesso) di continuare a parlare bene di lui, così si placherà almeno un po’. Allora Spacey parla della passione per le automobili del giovane morto, e di com’era contento della sua macchina: si sa che automobili e motociclette sono considerate cose “normali” e apprezzate.
Sapere che la bellissima Mandy è interpretata dalla figlia di Clint (Alison Eastwood) aiuta a capire in anticipo quale sarà il finale, almeno per il protagonista: un finale rassicurante, sereno, non più ambiguo. L’ambiente in cui ci troviamo è quello della ricca borghesia americana, nella quale circolano però strani percorsi; e rivedendo il film viene da pensare che forse Eastwood sarebbe stato più adatto di Kubrick, per “Eyes wide shut” – ovvero “Doppio sogno” di Schnitzler. Ma il film di Kubrick non era ancora uscito, nel 1997 di “Mezzanotte nel giardino del bene e del male”.
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