venerdì 2 settembre 2011

René Clair ( I )

René Clair nasce nel 1898, e a poco più di vent’anni, nel 1920, è già nel cinema come attore; il suo primo film da regista è del 1923, l’ultimo del 1965. Tre anni prima della sua nascita i fratelli Lumière effettuavano la prima proiezione pubblica di immagini in movimento; Clair da bambino ha sicuramente visto i film di Georges Méliès, che iniziò a produrne nel 1896 e finì la sua carriera nel 1918. A Georges Méliès, alla sua casa di produzione, alla nascita del cinema, René Clair dedicherà un film nel 1947, “Il silenzio è d’oro”, dove la nascita del cinema è descritta con la precisione e l’accuratezza (e l’affetto) che poteva avere solo chi a quella nascita aveva assistito.
René Clair è la felicità nel cinema. In seguito girerà anche film drammatici, come “Grandi manovre” (1956), ma penso che si possa dire che è con Clair, dagli anni '20 in poi, che la felicità fa il suo ingresso nel cinema; prima c’erano stato film comici, film brillanti, ma niente di paragonabile a “Il milione” o a “Sotto i tetti di Parigi”. A Clair devono molto, moltissimo, tutti i registi di cinema “brillante”, un primato probabilmente da condividere con Lubitsch, che era più vecchio di sei anni e col quale condivide sicuramente l’origine teatrale; ma per chi conosce Clair è difficile non riconoscere la sua influenza su Blake Edwards, su William Wyler, e anche su Mary Poppins (regista Stevenson) e su tutte le commedie della Disney.
René Clair non nasce dal nulla: dietro di lui c’è il grande teatro brillante francese di fine Ottocento, Labiche in primo luogo, autore di farse e commedie ancora oggi molto rappresentate e piacevolissime nei loro giochi ad incastro, come “Il cappello di paglia di Firenze” o “I due timidi”, che sono anche due titoli dei suoi film, ancora nel periodo del muto (1927 e 1928).
Non tutti i film di Clair sono dei capolavori, ma tutti quelli che ho visto me li ricordo volentieri e torno spesso a rivederli; alcuni erano difficili da capire per un diciottenne (a diciott’anni si fa molto caso alle mode e ai vestiti degli adulti, soprattutto se è “roba del nonno”), altri si capiscono al volo, come “Il milione” o “Parigi che dorme”, “A nous la liberté”...
Le donne di Clair sono tutte molto piacevoli, e molto determinate al di là dell’apparente fragilità: nel periodo francese, quello iniziale (il migliore) appaiono quasi sempre piccole e ben fatte, il tipo della ballerina, con una luce particolare negli occhi che va molto al di là della bellezza puramente fisica. E’ un tipo in cui si può far rientrare anche Gina Lollobrigida di “Le belle delle notte”, ma probabilmente qui c’è all’origine una scelta della produzione. Nel periodo americano, spesso sono delle star scelte dai produttori (Veronica Lake, per esempio) in Grandi manovre è invece il turno di Michèle Morgan, donna matura e consapevole. La più simpatica delle attrici di Clair è sicuramente Annabella, nome d’arte di Susanne Georgette Charpentier (1909-1996). (nella foto qui sopra Clair è con Louise Brooks: è bello sapere che si conoscevano. Qui sotto, invece, Annabella in "14 luglio"; le altre immagini del post vengono da "Entr'acte" e da "Le million").
Un’altra costante dei film di Clair è il “noir”, l’ambiente della malavita, celebratissimo negli anni ’30 e ’50 anche qui da noi e non solo in Francia. La malavita di Clair non è comunque quella dei film di altri registi francesi, quelli con Jean Gabin da protagonista: siamo molto più vicini alle farse di Mack Sennet e di Buster Keaton, o ai film di Charlie Chaplin, cose piccole, banditi tutto sommato gentili e spesso anche un po’ pasticcioni. Raramente si arriva ad un finale drammatico, quasi soltanto in “Grandi manovre” o in “Quartiere dei lillà”, ma anche in questi film il dramma è appena accennato, anche se non lascia indifferenti.
René Clair rimarrà sempre un autore fedele a se stesso, ben riconoscibile anche nei film americani, nonostante il lungo percorso di tempo come autore, che va da dal 1922 al 1965; morirà nel 1981.
Non sono riuscito a vedere tutti i film di Clair come avrei desiderato: mi sono fermato a poco più di metà strada, e molti non li rivedo da vent’anni, o giù di lì. Siccome sono un bel po’ noioso, mi piacerebbe vederli o rivederli in un’edizione decente, ben restaurata: le copie che circolavano erano quasi sempre piuttosto usurate, ed è un peccato. Visto lo stato in cui versa la tv italiana, governata da autentici incompetenti su ogni canale, difficilmente riuscirò a completare il mio percorso; dispero ormai anche dei dvd, e mi toccherà quindi fare ordini su internet; ma fino a agli anni ’90 i film di Clair passavano regolarmente in tv, anche in orari decenti.
I film di Clair che ho visto:
Parigi che dorme (1923, H.Rolland, A.Préjean, M.Rodrigue) ****
Entr’acte (1924, F.Picabia, Man Ray, M.Duchamp, E.Satie) ****
Le voyage imaginaire (1925, J.Borlin, A.Préjean, Dolly Davis) ***
La tour (1928, documentario sulla Torre Eiffel) ***
Sotto i tetti di Parigi (1930 A.Préjean, Pola Illery, G.Modot) ****
Il milione (1931 Annabella, R.Lefevre, V.Greville, L.Allibert) ****
A nous la liberté (1931 R.Cordy, H.Marchand, Rolla France) ****
Quatorze juillet (1932 Annabella, Pola Illery, G.Rigaud) ****
L’ultimo miliardario (1934 Max Dearly, R.Saint-Cyr, M.Mellot) **
Il fantasma galante (1935 R.Donat, Jean Parker) ***
L’ammaliatrice (1941 M.Dietrich, B.Cabot, M.Auer) **
Ho sposato una strega (1942 V.Lake, F.March) ***
Avvenne domani (1943 Dick Powell, Linda Darnell, Jack Oakie) ***
Dieci piccoli indiani (1945 W.Huston, B.Fitzgerald) ***
Il silenzio è d’oro (1947 M.Chevalier, F.Perier, M.Derrien) ***
La bellezza del diavolo (1950 G.Philipe, Michel Simon, N.Besnard) ****
Le belle della notte (1952 G.Philipe, G.Lollobrigida, M.Carol) ***
Grandi manovre (1955 G.Philipe, M.Morgan) ****
Quartiere dei lillà (1957 P.Brasseur, G.Brassens, Dany Carrel) ***
I due piccioni (1962 Leslie Caron, C.Aznavour) ***
da http://www.wikipedia.it/ :
René Clair (nome d'arte di René Chomette) (Parigi, 11 novembre 1898 - Neuilly-sur-Seine, 15 marzo 1981) è stato un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico francese.
Nato a Parigi, crebbe nel quartiere di Les Halles. Frequentò il Lycée Montaigne ed il Lycée Louis-le-Grand. Durante la prima guerra mondiale servì nell'esercito francese come autista di ambulanze. Dopo la guerra iniziò una carriera come giornalista sotto lo pseudonimo di René Desprès. Fece anche il suo debutto come attore e divenne l'assistente di Jacques de Baroncelli e Henri Diamant-Berger. Iniziò la carriera di regista nel 1924, distinguendosi subito con Entr'acte (Intermezzo), un cortometraggio dadaista tratto da un'idea del pittore Francis Picabia. Il suo primo successo fu il film muto Un chapeau de paille d'Italie (1927), tratto dalla farsa teatrale Un chapeau de paille d'Italie di Eugène Labiche e Marc Michel. Poi seguirono film quali: Sotto i tetti di Parigi (1930), Il milione e A me la libertà (entrambi del 1931), Per le vie di Parigi (1933), L'ultimo miliardario (1934).
Seguirono altri film girati nel Regno Unito e poi a Hollywood, negli Stati Uniti: tra questi, Il fantasma galante (1936), L'ammaliatrice (1941), Ho sposato una strega (1942) e Avvenne domani (1944). Durante la seconda guerra mondiale, trovandosi negli Stati Uniti venne privato della cittadinanza francese dal governo della repubblica di Vichy.
Nel dopoguerra Clair torna in patria e nel 1947 realizza un altro capolavoro, Il silenzio è d'oro. I film successivi sono La bellezza del diavolo (1950), Le belle della notte (1952), Grandi manovre (1955), Quartiere dei lillà (1957). Gli è stato dato un dottorato onorario dall'Università di Cambridge ed ha ricevuto il Grand Prix du Cinéma Français nel 1953. Nel 1960 è stato eletto all'Académie Française. Divenne l'icona assoluta del cinema francese, ed il riconoscimento principale assegnato dall'Académie Française per il cinema porta il suo nome. Nel 1974 è presidente del Festival di Cannes. "Clair è il primo "autore" a pieno titolo del cinema francese, in grado d'imporre il comando di un unico individuo in tutte le fasi creative. Ma questo essere autore non si manifesta tanto nella valorizzazione della regia nè nella direzione degli attori, quanto nella preparazione scrupolosa della sceneggiatura" (N. Berge)
(continua)

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