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“Nel corso del tempo” è la cosa più simile ad un western mai girata in Europa: c’è anche la frontiera. Wim Wenders lo gira nel 1975, subito dopo “Falso movimento”; io lo vedo al cinema poco tempo dopo, e me ne innamoro subito – come tutti, del resto. E decido subito che è anche il “mio” film, quello che avrei girato io se ne avessi avuto la possibilità; e anche in questa fantasia penso di essere ben accompagnato. Zischler come Henry Fonda, Vogler come uno di quei cowboys o pistoleros (magari nei film di Peckinpah) che hanno un ruolo di fianco ma finiscono per rubare la scena al protagonista, uno di quei cowboys biondi un po’ approssimativi ma simpatici e fidati.
Non c’è una vera e propria storia, la storia si fa da sola lungo il cammino, nel corso del tempo, come la nostra vita. Racconta di due uomini giovani, sui trent’anni, che si trovano per puro caso a fare un percorso insieme; è la nascita di un’amicizia, o forse no; ma è comunque vita, ed è la vita quella che conta. Tutti e due hanno qualcosa in sospeso, delusioni da smaltire, separazioni, rancori da risolvere con i genitori (a trent’anni può ancora succedere).
Oggi inizio anch’io il mio viaggio dentro “Nel corso del tempo”, che durerà un po’. Siccome il film è mio (si fa per dire, ma insomma...) e lo conosco a memoria, non comincio dall’inizio ma parto con un dialogo che è quasi alla fine . Ormai sappiamo molto dei due protagonisti: Robert (Hanns Zischler) si è appena separato dalla moglie, e l’ha presa malissimo; Bruno (Rüdiger Vogler) vive ormai da due anni dentro il suo camion (anche il camion è un protagonista del film), fa assistenza ai cinema riparando i proiettori e facendo manutenzione, e la sua vita è tutta lì dentro, dentro al suo camion e a questa solitudine non cercata ma provocata dalle sue ferite.
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- Non sono un pediatra.
- Ma se l’hai detto tu!
- Sì, d’accordo. Lavoro in un settore che sta fra la linguistica e la pediatria.
- E dunque è vero.
- Sì, ma io non curo. Utilizzo i risultati delle ricerche sui primi mesi di apprendimento della scrittura e della letteratura. In questa fase, le lettere e i numeri sono ancora avventure. Più tardi, abituandosi a scrivere, va perduto il ricordo di queste fantasie; ma continuano a sussistere i disturbi connessi con queste fantasie. C’era un bambino... per lui le righe erano come strade su cui le lettere arrivavano con una moto, la penna. Le i e le e viaggiavano sempre insieme; la i era intelligente e appuntita.
- Allora io sono la i e tu sei la e.
- (ride) Per lui, la e era stupida e pigra, una teppista... Era sporca e cattiva.
- (tra sè) ...mean... mean as she can be...
- Cosa?
- Mi capita di avere una melodia in testa, spesso per ore, con le parole in inglese... senza badare alle parole... E, d’un tratto, nello stesso tempo, canticchiavo un motivo... anche quando mi insultava... Poi sono uscito di casa, e fuori ho trovato le parole: «I’ve got a woman, mean as she can be.»
- (fa segno di sì, poi prova a telefonare; poi ride) Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio.
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- E’ impossibile.
- Perché no?
- Quando sono con lei non sono più me stesso.
- Allora perché le telefoni sempre?
- Ho paura che faccia qualcosa.
- Vigliacco! Hai paura di te stesso... Così finirai davvero per ucciderla. (pausa) Ne uscirà fuori.
- Non la conosci.
- Ma conosco te.
- Non sai di cosa parli. Sei seduto nel tuo camion come in un bunker, e fai dei gran discorsi sulla solitudine... Non ti può succedere niente.
- Me ne sono capitate abbastanza.
- Ma ora non più. Sei praticamente morto. Hai ancora desideri nella vita?
(fanno a botte, ormai ubriachi. Zischler ne ricaverà un occhio nero).
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Vogler: Vorrei una donna, una donna qualsiasi. Ogni donna mi eccita. Credo che capiti a tutti gli uomini. E poiché lo so e non posso ignorarlo, non voglio più attaccarmi a una donna. So che potrebbe essere diverso da come è. Non so come si fa a vivere con una donna.
- Se non è possibile, bisogna renderlo possibile. Non si può vivere così, senza poter immaginare alcun cambiamento.
- Naturalmente, vorrei essere una cosa sola con una donna. Ma vorrei essere me stesso, e non ci voglio mai più rinunciare.
- Bisogna poter sopportare questa contraddizione.
- Non credo neppure a... Ma hai mai avuto l’impressione di essere davvero insieme a lei? Almeno, quando scopi sei nella donna... Mi sono sempre sentito solo, dentro a una donna. Profondamente solo.
- Non riesco a immaginarti mentre scopi.
- Io ci riesco: ansimi come un film porno mal doppiato.
(lo imita; ridono; spengono la luce e dormono)....
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(minuto 2h:36')
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(continua)
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