Il trono di sangue (KUMONOSU-JO, 1957) (t.l.: Il castello Kumonosu, cioè “il castello della tela di ragno”) Regia: Akira Kurosawa; sceneggiatura (dal Macbeth di Shakespeare): Shinobu Hashimoto, Ryuzo Kikushima, Hideo Oguni e Akira Kurosawa; fotografia: Asakazu Nakai; scenografia: Yoshiro Muraki e Kohei Ezaki; musica: Masaru Sato; montaggio:Akira Kurosawa; interpreti: Toshiro Mifune (Taketoki Washizu - Macbeth), Isuzu Yamada (Asaji, sua moglie - Lady Macbeth), Minoru Chiaki (Yoshiaki Miki, suo amico - Banquo), Akira Kubo (Yoshiteru, il figlio di Miki - Fleance), Takamaru Sasaki (Kuniharu Tsuzuki, il principe - Duncan), Yoichi Tachikawa (Kunimaru, il figlio di Tsuzuki - Malcolm), Takashi Shimura (Noriyasu Odagura, il capo dell'esercito liberatore - Siward), Chieko Naniwa (lo Spirito del bosco); produzione: Shojiro Motoki e Akira Kurosawa per la Toho; distribuzione: Toho; durata: 110'.
«Ammirate le rovine del castello delle illusioni, dove ancora si aggira lo spirito di chi, consumato dal desiderio, pagò il suo tributo al Trono di sangue: il sentiero dell’ambizione, senza via di scampo, conduce alla rovina.» (coro iniziale, fuori scena, dal film “Il trono di sangue” di Akira Kurosawa)
Il Macbeth di Shakespeare inizia con le streghe, che hanno grande presenza spettacolare e attirano subito l’attenzione dello spettatore. Un inizio da grande autore di teatro, che è stato rispettato nei loro adattamenti, in epoche e momenti diversi, sia da Giuseppe Verdi che da Orson Welles che da Roman Polanski. Kurosawa invece fa qualcosa di completamente diverso, riuscendo fin dall’inizio nell’impresa di essere fedelissimo a Shakespeare pur prendendosi parecchie libertà rispetto al testo originale. Con questo coro iniziale, fuori scena e avvolto nella nebbia, è proprio come se le streghe, o gli spiriti che le possiedono, si stessero rivolgendo direttamente a noi; lo stesso coro tornerà nel finale, con le identiche parole e le stesse immagini, a concludere la storia: «Ammirate le rovine del castello delle illusioni, dove ancora si aggira lo spirito di chi, consumato dal desiderio, pagò il suo tributo al Trono di sangue: il sentiero dell’ambizione, senza via di scampo, conduce alla rovina.»
Questo è l’inizio del Macbeth di Shakespeare:
ATTO PRIMO, SCENA PRIMA
Luogo aperto. Tuoni e lampi. Entrano tre Streghe.
PRIMA STREGA Quando c'incontreremo di nuovo, tutt'e tre, nel tuono, nel lampo o nella pioggia?
SECONDA STREGA Quando il tumulto e la confusione saranno cessati, quando la battaglia sarà perduta e vinta.
TERZA STREGA Questo avverrà prima che il sole tramonti.
PRIMA STREGA E in qual luogo?
SECONDA STREGA Sulla brughiera.
TERZA STREGA Per incontrarvi Macbeth.
PRIMA STREGA Vengo, Graymalkin.
TUTT'E TRE Paddock chiama. Veniamo subito! il bello è brutto, e il brutto è bello. Planiamo attraverso la nebbia e l’aria impura.
Exeunt.
(William Shakespeare, Macbeth, traduzione di Gabriele Baldini, edizione BUR-Rizzoli) (dalle note di Baldini: Graymalkin e Paddock sono due animali-totem delle streghe britanniche, rispettivamente un gatto grigio e un rospo).
Il film di Kurosawa inizia con la nebbia e con le rovine del Castello; e con una stele, un palo di legno dove tre ideogrammi dipinti ricordano quello che è successo. Sul dvd ufficiale, nell’edizione italiana, c’è un magnifico commento che ci spiega cosa sta facendo Kurosawa: siamo in pieno Teatro No, questa nebbia e questa assenza totale di persone servono per fare silenzio dentro di noi, e prepararci ad affrontare la storia. Che inizia subito, e che nella scena successiva è fedelissima a Shakespeare, pur nella sua trasposizione giapponese e nell’ambito del No, si comincia allo stesso modo: un guerriero corre trafelato dal Re e racconta l’esito della battaglia, dapprima incerta per il tradimento di uno dei fedelissimi e poi vincente per l’eroica reazione di Macbeth e di Banquo, che hanno combattuto con grande coraggio e incitato tutti a proseguire fino alla vittoria. E dunque il Re si prepara a ricevere Macbeth e Banquo con tutti gli onori.
Vale la pena di ricordare come iniziano gli altri Macbeth più famosi: in Verdi, c’è un breve preludio musicale che introduce subito lo spettatore nel clima giusto, e poi le streghe, divise in tre gruppi, intonano un breve coro giustamente rozzo e dal testo volutamente grottesco (versi di Francesco Maria Piave, anno 1847): «Che faceste, dite, su? Ho sgozzato un verro, e tu?... » al quale seguono immediatamente l’arrivo di Macbeth e di Banquo e la prima scena delle profezie. Giuseppe Verdi, come poi farà anche con l’Otello, salta tutti i preamboli e va diritto al cuore dell’azione.
Nel film di Orson Welles (1948) le streghe compiono un rito voodoo, creando e manipolando una statuetta d’argilla; nel film di Roman Polanski (1971) siamo su una spiaggia scozzese, in riva al mare, e le streghe seppelliscono un braccio umano: è il braccio che guiderà Macbeth nel compiere le sue azioni.
Akira Kurosawa sceglie di non mettere le streghe nel suo film: al loro posto, dentro il bosco incantato, mette un unico spirito. Uno spirito bianco, quasi silenzioso, impalpabile; ma di grande effetto.
(continua)
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