FANNY E ALEXANDER (Fanny och Alexander, 1981-82) Scritto e diretto da Ingmar Bergman - Fotografia: Sven Nykvist (colori) - Scenografia: Anna Asp - Montaggio: Sylvia Ingemarsson - Marionette di Arne Hogsander Effetti speciali e animazioni: Bengt Lundgren. Lanterna magica : Christian Wirsen Musica: Robert Schumann, Benjamin Britten, Charles Gounod, Fryderyk Chopin, e altri. Gli esterni e le scene in teatro sono stati girati a Uppsala (Svezia). Durata: 197 minuti per il cinema; Durata per la tv: 312 minuti. Durata del dvd italiano: tre ore esatte, 183 minuti con i titoli di coda.
Interpreti: casa Ekdahl Gunn Wällgren (nonna Helena Ekdahl); Allan Edwall (Oscar Ekdahl), Ewa Fröling (Emilie, moglie di Oscar), Pernilla Allwin e Bertil Guve (Fanny e Alexander, figli di Oscar e di Emilie); Jarl Kulle (Gustav Adolf Ekdahl), Mona Malm (Alma, moglie di Gustav Adolf), Maria Granlund (Petra, figlia di Gustav Adolf), Kristian Almgren (Putte), Emilie Werkö (Jenny); Börje Ahlstedt (Carl Ekdahl), Christina Schollin (Lydia, moglie di Carl); Käbi Laretei (zia Anna, la pianista), Sonya Hedenbratt (zia Emma); Pernilla Ostergren (Mai, bambinaia), Svea Holst-Widén (signorina Ester), Majlis Granlund (signorina Vega, la cuoca), Lena Olin (Rosa, nuova bambinaia), Siv Ericks (Alida, cuoca di Emilie) Kristina Adolphson (Siri, cameriera), Eva Von Hanno (Berta, cameriera di Helena) Inga Alenius (Lisen, cameriera di Emilie) Orchestrali: Daniel Bell, Gunnar Djerf , Ebbe Eng, Folke Eng, Evert Hallmarken, Nils Kyndel, Ulf Lagerwall, Borje Marelius, Karl Nilheim; Attrezzista al teatro: Gus Dahlstrom Casa di Isak: Erland Josephson (Isak Jacobi), Mats Bergman (Aron), Stina Ekblad (Ismael) Casa del vescovo: Jan Malmsjö (vescovo Edvard Vergérus), Harriet Andersson (Justina, serva di cucina), Kerstin Tidelius (Henrietta, sorella del vescovo), Marianne Aminoff (Blenda, madre del vescovo), Marianne Nielsen (Selma, cameriera) Mona Andersson (Karina, cameriera) Marrit Olsson (Malla Tander, cuoca) Hans Henrik Lerfeldt (Elsa Bergius, zia del vescovo) e con: Gunnar Björnstrand (Filip Landhal), Anna Bergman (signorina Hanna Schwartz), Angelica Wallgren (Eva), Ake Lagergren (Johan Armfeldt), Carl Billquist (ispettore di polizia), Axel Duberg (testimone) , Patricia Gelin (la statua), Nils Brandt (Mr Morsing), Viola Aberle, Gerd Andersson, Ann-Louise Bergstrom (tre dame giapponesi) Sune Mangs (Mr Salenius) Per Mattson (Mikael Bergman) Licka Sjoman (Grete Holm) Maud Hyttenberg-Bartoletti (Miss Sinclair) Marianne Karlbeck (Miss Palmgren) Heinz Hopf (Tomas Graal) Gösta Prüzelius (Dr Furstenberg) Hans Straat (sacerdote al matrimonio), Olle Hilding (sacerdote anziano). I tre amici al club con zio Carl: Lars-Owe Carlberg, Hugo Hasslo, Sven Erik Jakobsen
Nei primi 15 minuti di “Fanny e Alexander” siamo alla festa di Natale; poi ci si sposta per un attimo a casa di Isak Jacobi, che è interpretato da Erland Josephson ed avrà un ruolo molto importante più avanti nel film. Al minuto 16 vediamo Isak uscire di casa e camminare tra la neve, verso casa Ekdahl. Nel cammino Isak incontra un musicista di strada, un violinista; mi accorgo che la musica del violinista la conosco benissimo, ma non mi viene il titolo e mi dispiace doverlo ammettere. Prima o poi, risolverò l’enigma.
Il percorso è breve, Isak arriva presto a casa Ekdahl, trova Helena e la abbraccia: apprendiamo così che i due anziani signori sono molto più che amici. Altri particolari li apprenderemo più avanti, la loro relazione non è un segreto per nessuno, e anzi “zio Isak” è molto benvoluto e considerato come uno di famiglia. Zio Isak è ebreo, banchiere e prestatore su pegno; ha un magnifico negozio di antiquario, che abbiamo appena intravisto e che vedremo nei dettagli molto più avanti. Si tratta di uno dei personaggi più belli tra quelli creati da Ingmar Bergman, ed è facile immaginare che Erland Josephson, anche lui ebreo come il suo personaggio, lo abbia amato moltissimo.
Manca ancora una persona importante, alla festa in casa Ekdahl: è lo zio Carl, un professore che vive in disparte dalla famiglia, con la quale ha avuto qualche dissapore. Lo incontriamo a tavola in un club, con degli amici, mentre intona un coro a contrappunto, un lied o una canzone popolare (anche questa musica sarebbe da individuare). La moglie Lidia viene a recuperarlo e a portarlo alla festa in famiglia, alla quale Carl si dice stanco di dover partecipare. Litigando, i due arriveranno infine alla festa. Zio Carl ritornerà in un altro film di Bergman, “Vanità e affanni”.
La zia Anna suona Chopin al piano (il Notturno op.27), e poi un altro brano che potrebbe essere l’inno nazionale svedese. Anna è interpretata da Käbi Laretei, compagna di Bergman negli anni ’50 e sua collaboratrice in più occasione (quando si ascolta un pianoforte nei film di Bergman, è quasi sempre lei a suonare).
Segue un canto natalizio svedese, in girotondo, tutti in corsa mano nella mano; Gustav Adolf ne approfitta per fare delle avances alla bambinaia Maj, mentre Oscar ha qualche problema e si ferma. Dice che non è niente, ma sapremo poi che si tratta del primo sintomo di qualcosa di grave che sta per arrivare.
Dopo l’esibizione per i bambini di zio Carl (non la racconto, ma è molto meglio di Alvaro Vitali), vediamo Oscar mentre legge il Vangelo della Natività, con tutta la famiglia riunita.
Al suono di un carillon, i bambini sono i primi ad andare a letto; e Alexander appare contrariato perché, quando Maj lo saluta, gli mostra un bel vestito nuovo avuto in regalo e gli dice: «”..stanotte non puoi dormire con me...non entrano tanti uomini nel mio letto, sai...».
Al minuto 31 nonna Helena dà la buonanotte a tutti, uno alla volta gli ospiti se ne vanno, e lei rimane da sola con Isak. Nella sua stanza, Alexander gioca con la lanterna magica, una storia di spettri alla quale accorrono subito anche Fanny e la cuginetta; il grido di spavento delle bambine fa accorrere mamma Emilie, ma tutto si è già quietato.
Poi vediamo le coppie nella notte: Emilie e Oscar si vedono appena, nella stanza accanto ai bambini; poi tocca agli altri. Prima, un lungo e divertente dialogo fra nonna Helena e Isak; poi i bambini con la lanterna magica e la storia di spettri, Emilie e Oscar lì vicini; poi Gustav Adolf e Maj (che porterà un bel ricordo da questa notte divertente), poi Carl e Linda un po’ tristi nella loro casa.
Al minuto 51, fine della notte: Gustav Adolf torna da sua moglie Alma e scopre di averne ancora.
All'inizio della scena con loro vediamo Petra, la figlia maggiore, già adulta; Alma e Gustav hanno anche due bambini piccoli (la biondina sempre di fianco a Fanny e un maschietto che spaventa le bambine all'apparizione del fantasma nella lanterna magica). Alma e Gustav Adolf vanno molto d’accordo, nonostante tutto, e la donna pare accettare senza troppi pensieri le scappatelle del marito.
Al minuto 54 sono le sei del mattino: tutti a tavola per la colazione, poi le slitte in strada, le campane, la processione con le torce, si va in chiesa per il Natale.
Qui finisce la prima parte del film, e sta per arrivare la tragedia che cambierà la vita di Fanny e di Alexander.
Al minuto 55, le feste di Natale sono passate e iniziano le prove per l’Amleto. Oscar ha scelto per sè la parte dello spettro, la stessa che (si dice) William Shakespeare recitava ai suoi tempi: si tratta dell’inizio dell’Amleto, le prime scene in cui Amleto incontra l’ombra del padre morto e ha un lungo dialogo con lui. L’Amleto serpeggia sottotraccia in tutto il film: per esempio a 1h38’ Emilie vedrà suo figlio Alexander molto cupo e gli dirà: «Non metterti a recitare l’Amleto, io non sono la regina Gertrude e il vescovo non è lo zio usurpatore». Però qui succede qualcosa di inaspettato: Oscar ha un malore, che si rivela subito molto grave.
In questa scena recita anche Gunnar Björnstrand: è nel palco, con Alexander. Nella versione italiana disponibile sul dvd appare come un personaggio non ben definito, i tagli sono stati molto pesanti, ed è un peccato non poter vedere tutto. Björnstrand qui sta ancora abbastanza bene, si alza veloce dalla sedia quando si accorge che Oscar sta male. Così ne parla Ingmar Bergman, in “Immagini”:
Ingmar Bergman, da Immagini, pag.275
...Gunnar Björnstrand mi guarda con il suo sguardo tenebroso, socchiudendo gli occhi, mentre la bocca sorride sarcastica; siamo due samurai di una soldatesca condannata a morire, ma che, selvaggiamente, tira ancora di spada. Poi lui si ammalò e cominciò ad avere difficoltà con la memoria; sostenne una prima catastrofica in un teatro privato, e così fu schiacciato da alcuni bravi critici di Stoccolma. Io volli che fosse presente nel mio ultimo film, perché per tutta la mia vita di cineasta abbiamo lavorato insieme. (Prima venne il signor Purman di Piove sul nostro amore.) Scrissi quindi per Gunnar una parte abbastanza adatta alla sua invalidità: quella del direttore di teatro in Fanny e Alexander. Direttore, regista e « Père Noble » insieme. La compagnia teatrale rappresenta la Dodicesima notte di Shakespeare. Gunnar recita la parte del Buffone. Alla fine si siede su una piccola scaletta con una candela accesa sul capo e un ombrello rosso in pugno. Canta la canzone del Buffone: «E la pioggia piove sempre ogni giorno». Piove davvero, tutto l'insieme è di buon gusto e di buon effetto, ed è proprio secondo le inclinazioni di Gunnar Björnstrand. L'operatore incaricato di documentare il lavoro tenne tutto il giorno la sua cinepresa puntata su Gunnar. Nessuno, neppure io, sapeva che sarebbe stato così immortalato quello strano giorno di lavoro al Södra Teatern. Gunnar aveva difficoltà sia a ricordare che a coordinare. Moltissime riprese dovettero essere ripetute, ma né lui né io avevamo la benché minima intenzione di darci per vinti. Lottò eroicamente contro il suo handicap e contro la memoria che cedeva, senza arrendersi un momento. Alla fine tutto il Buffone era in chassis. Il trionfo fu totale.
Nel lungo documentario sulle riprese di Fanny e Alexander (due ore buone), la lotta e il trionfo di Gunnar Björnstrand costituiscono il punto centrale. Ne ricavai una quantità considerevole di materiale per un film nel film: migliaia di metri, ossia all'incirca venti minuti.
Per sicurezza, pregai Gunnar e sua moglie di approvare la parte. Loro si dichiararono contenti. Io ero soddisfatto: ero convinto di aver eretto un monumento sull'ultima vittoria di un grande attore, e non una vittoria qualsiasi, ma una vittoria al più alto livello artistico. In seguito, la vedova sporse querela e si diede da fare perché il pezzo con la canzone del Buffone fosse tagliato dalla versione definitiva. Con dolore mi vidi costretto ad assecondare la sua richiesta. Abbiamo tuttavia conservato il negativo. Il più grande trionfo di Gunnar Björnstrand come attore non deve andare perduto. (...)
Ingmar Bergman, da “Immagini”, ed. Garzanti 1992 (pagina 275)
(continua)
2 commenti:
E' commovente l'affetto che Bergman ha per i suoi attori e la sua riconoscenza.
Questa testimonianza poi su Gunnar Bjornstrand è veramente eccezionale per l'alta carica di amicizia ed umiltà che traspaiono. Anche la consapevolezza che un film è un'opera corale e riesce grazie all'appasionata collaborazione di tutti viene troppo spesso elusa da registi egocentrici o attori altrettanto narcisistici, che rubano la scena sbilanciando e compromettendo l'armonia di tutta l'opera.
Sì, viene spontaneo pensare a quanto succede invece a Hollywood, o a casa nostra, i terrificanti racconti su Liz Taylor e Richard Burton, per esempio... Anche Bergman racconta di aver litigato spesso con i suoi attori, ma poi quando c'era da fare sul serio erano sempre lì.
E poi, ammetto: Gunnar Björnstrand lo avrei abbracciato volentieri anch'io...
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