Taking
Off (1971). Regia di Miloš Forman.
Sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, Miloš Forman, John Guare e
Jon Klein. Fotografia di Miroslav Ondrícek. Film
Editing by John Carter
Interpreti: Linnea
Heacock (Jeannie Tyne), Lynn Carlin e Buck Henry (genitori di
Jeannie), Georgia Engel e Tony Harvey (amici dei genitori di
Jeannie), Paul Benedict e Gail Busman (coniugi Lockston), Audra
Lindley (figlia della signora Lockston), Corinna Cristobal (Corinna
Divito, amica di Jeannie), Rae Allen (madre di Corinna), Vincent
Schiavelli (insegnante di marijuana), David Gittler (Jamie), Philip
Bruns (policeman), Allen Garfield e Barry Del Rae (i due uomini al
night club), Robert Dryden (Dr. Bronson), Jack Hausman (Dr. Bob
Besch), Frank Berle (Committee Man), Madeline Geffen (Committee
Woman), Anna Gyory (Ellen Lubar), Carrie Kotkin (Laurie), Herman
Meckler (SPFC President), Ultra Violet (SPFC Member), Ike & Tina
Turner.
Ragazze
all’audizione:
Carly Simon, Kathy Bates, Sari Freeman, Jamie Freeman, Nina Hart,
Michelle Scheideler, Debbie Robbins, Nancy Bell, Nancy Ferland, Jane
Bedrick, Susan Chafitz, Meryl Schneiderman, Janie Rosenberg, Kay
Beckett, Mary Mitchell, Catherine Heriza, Shellen Lubin, Jinx Rubin,
Caren Klugman, Jessica Harper
Durata: 93 minuti
“Taking off” di Milos Forman contiene molta
musica, e di ottima qualità; è stato molto copiato negli anni
successivi, ancora oggi ci sono programmi tv che continuano a copiare
Taking off, magari senza nemmeno che gli autori lo sappiano, e questo
per pura ignoranza.
“Taking off” è anche
completamente scomparso dalla programmazione delle tv, e anche questo
è un piccolo tributo all’ignoranza dilagante (non solo in termini
di cinema) anche fra i dirigenti televisivi. Va però detto che, al
di là della parte musicale, il film è piuttosto invecchiato,
soprattutto nella recitazione; rimane comunque un documento di come
era il mondo quarant’anni fa, un mondo in cui la differenza fra
genitori e figli era ancora molto grande e molto ben visibile.
La storia è questa: una ragazza di
quindici anni, Jeannie, si allontana da casa senza dire nulla ai
genitori; non è ancora una vera e propria fuga, vuole soltanto
partecipare a un’audizione teatrale. La vediamo infatti recarsi in
palcoscenico e sottoporsi al provino, in mezzo a molte altre ragazze
della sua età o più grandi di lei. Quando scoprono la sua mancanza,
i genitori sono preoccupatissimi; ma durante la mancanza di casa
della figlia emergono anche tutti i loro difetti personali. Quando
Jeannie torna a casa, la sera stessa, troverà suo padre ubriaco;
tornerà a casa altre volte ma la goffaggine e la mancanza di
attenzione dei suoi, sia pure circondata da molto affetto, la
spingerà ad allontanarsi ancora. Nel finale tutto si accomoda,
niente tragedie; questo è un film leggero, di satira molto corrosiva
ma anche molto attento e molto vicino alla realtà. Alla fine, tutto
si accomoda: Jeannie torna a casa e ha trovato un fidanzato, un
musicista capellone e barbuto che si rivela inaspettatamente molto
ricco: scrive canzoni di protesta ma vendono molto, i diritti
d’autore lo hanno reso ricchissimo e lui dice di accettare questa
contraddizione. Forman e Carrière (coautore del soggetto) non
risparmiano dunque nessuno, Taking off è un film solo apparentemente
leggero.
Durante la prima fuga di Jeannie
vediamo i mariti che vanno fuori a cercare Jeannie ma poi si
ubriacano al bar; le mogli rimangono a casa e parlano di sesso, la
moglie dell’amico si esibisce in una ridicola canzone da
cheerleader. Se tra i ragazzi circolano LSD e marijuana, tra i
genitori circola molto alcool, anche per le donne; l’alcool e il
fumo di tabacco erano visti come una cosa normale, non pericolosa e
soprattutto non trasgressiva. Sarà proprio l’alcool a causare la
pessima figura dei genitori, nel pre finale. Forman e Carrière
mettono in scena anche una “lezione di marijuana” ai genitori,
tenuta nella sede della SPFC, una società che raccoglie i parenti
dei ragazzi fuggiti di casa (è il significato del titolo del film,
Taking off). Una sequenza grottesca che però non ho mai trovato
molto riuscita, ed è anche molto lunga.
Il film inizia con il primo piano di
due ragazze molto giovani, poco più che bambine, che cantano
all’unisono una canzone: è l’inizio dell’audizione in teatro.
Qui cominciano i titoli di testa, e vediamo subito Nina Hart che
canta “I believe in Love”. Dopo i titoli di testa, troviamo il
padre di Jeannie (ma non sappiamo ancora chi è) intento a una seduta
di ipnosi che dovrebbe portarlo a smettere di fumare (una scena
curiosamente simile c’è anche all’inizio di “Lo specchio” di
Tarkovskij, ma in tutt’altro contesto). La sequenza dell’ipnotista
e del tentativo di smettere di fumare è alternata a quella
dell’audizione, con le ragazze che si presentano a una a una al
loro esaminatore. Solo dopo un po’ vediamo avanzare la
protagonista, timidissima.
(Kathy Bates)
Il montaggio di queste scene iniziali
è molto bello, vale la pena di riportare il nome del tecnico che lo
ha effettuato, John Carter, davvero un gran lavoro. In particolare è
un vero capolavoro la serie su “Let’s get a little sentimental”,
poi copiatissima nei quarant’anni successivi; va detto che nel 1971
queste sequenze richiedevano un lavoro da certosino in sala di
montaggio, come al tempo di Vertov e di Eisenstein, forbici e moviola
badando bene che tutto vada a combaciare alla perfezione, sonoro e
immagini.
(Carly Simon)
Alcune delle ragazze all’audizione
sono diventate famose o lo erano già: in particolare Carly Simon e
Kathy Bates. Carly Simon avrà molto successo, sia da sola che in
coppia con James Taylor; Kathy Bates, che qui canta benissimo una
canzone molto bella scritta da lei, diventerà un’attrice
caratterista molto attiva ancora oggi. Nel film si vede anche Tina
Turner, che si esibisce nel locale notturno dove si fermano i
genitori di Jeannie; e rimane in memoria anche Mary Mitchell, che al
minuto 20 suona una specie di liuto o chitarrone intonando una
canzone gentile che però ha un testo irripetibile, davvero
terribile. Gli esaminatori la ascoltano a occhi sbarrati, tutto si
aspettavano ma non quello, non con quel testo (notevoli soprattutto i
vocalizzi sulla parola “fuck”).
Da un film corrosivo come questo sono
nati purtroppo decine di programmi tv tutti molto accomodanti; il
personaggio dell’uomo che conduce l’audizione e dice “basta
grazie” da noi è diventato il punto di arrivo per cantanti di
scarso livello e ripetutamente falliti ma con appoggi importanti in
tv.
Un tentativo di riepilogo delle
musiche presenti nel film:
All’inizio, la bionda
Nina Hart canta “Love”
(scritta da Nina Hart)
Al minuto 8 una bruna non
identificata, poi brevemente Carly Simon
Dal minuto 9 il medley
su “"Let's Get a Little Sentimental"
(di Mike Leander ed Eddie Seago)
Al minuto 13-16 Kathy
Bates con "And Even the Horses Had
Wings", scritta da lei stessa , che si presentava come Bobo
Bates.
Al minuto 17 Carly
Simon con "Long Term Physical Effects"
, scritta da Carly Simon con Tim Saunders
Al
minuto 19 Mary
Mitchell, liuto o
chitarrone, con la terribile "Ode to a Screw" (Composed
by Tom Eyen and Peter Cornell)
Al
minuto 39 Catherine
Heriza canta
"Lessons in Love" (Composed
by Catherine Heriza)
Al minuto 44 c’è anche una violoncellista nuda,
ma è difficile capire cosa stia suonando.
Al min.45 un’altra cantante che non
ho saputo riconoscere
Sui titoli di coda,
forse Shellen Lubin
"Feeling Sort of Nice"
(Composed by Shellen
Lubin)
Prima ancora, al minuto
49, vediamo e ascoltiamo Tina Turner
al locale notturno dove si fermano i genitori di Jeannie: "Goodbye,
So Long" (Composed by Ike Turner Performed by Ike & Tina
Turner). (Ike non si vede o quasi, c’è spazio solo per Tina e le
sue coriste).
Della colonna sonora fa
parte anche "Air", The Incredible
String Band, Composed by Mike Heron, ma non
ho trovato il punto preciso in cui la si ascolta.
Un estratto strumentale
dallo "Stabat Mater" di Antonin
Dvorák (dall’edizione Deutsche
Grammophon-Polydor Records non specificata) accompagna la scena, al
minuto 32, in cui Jeannie è tornata a casa ma ha trovato suo padre
ubriaco e se ne è andata un’altra volta di casa.
"Stranger
in Paradise" (Robert
Wright- George Forrest) è cantata da da Buck
Henry nel finale, con la moglie al pianoforte; in precedenza, sul
tavolo dello strip poker, lo stesso Buck Henry aveva storpiato il
brindisi dalla Traviata di Giuseppe Verdi.
“Camptown races”
di Stephen Foster è la canzone “da cheerleader” (duu-da, duu-da)
danzata e cantata due volte nel film, la prima da Georgia Engel e la
seconda da Lynn Carlyn.
Su wikipedia.it ho trovato anche il disco
che fu tratto dalla colonna sonora:
"Love" (Nina Hart) – 2:17
"Love" (Nina Hart) – 2:17
"Fields Of Green And
Gold" – 1:40
"Let's Get A Little
Sentimental/Sosaloosa" (Mike Leander/Eddie Seago) – 2:22
"And Even The Horses
Had Wings" (Kathy "Bobo" Bates) – 3:39
"Long
Term Physical Effects" (Carly
Simon/
Tim Sauders) – 1:54
"Ode
To A Screw" (Tom
Eyen /
Peter Cornell) – 1:35
"Stabat Mater Opus
58" di Dvorak – 2:54
"Lessons In Love"
(Catherine Heriza) – 2:35
"Nocturne" –
2:38
"Goodbye,
So Long" (Tina
Turner/Ike
Turner)
– 3:07
"Air"
(Performed by The
Incredible String Band,
Composed by Mike
Heron)
– 3:10
"He's Got The Whole
World In His Hands" – 1:50
"Stranger In Paradise"
– :49
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