Il mestiere delle armi (2001) Regia di
Ermanno Olmi. Scritto da Ermanno Olmi Fotografia di Fabio Olmi.
Musiche di Fabio Vacchi. Interpreti: Omero Antonutti (voce del
narratore), Hristo Jivkov (Giovanni de' Medici, voce di Giovanni
Crippa), Sergio Grammatico, Dimitar Ratchkov, Fabio Giubbani, Sasa
Vulicevic, Dessy Tenekedjieva, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Belelli,
Paolo Magagna, Nikolaus Moras, Claudio Tombini, Aldo Toscano, Michele
Zattara, Vittorio Corcelli, Franco Palmieri, Paolo Roversi, Francesca
Lonardelli Durata: 1h36'
2.
"Il mestiere delle armi"
inizia con questa citazione:
« Chi fu il primo che inventò le
spaventose armi? Da quel momento furono stragi, guerre... si aprì la
via più breve alla crudele morte. Tuttavia il misero non ne ha
colpa! Siamo noi che usiamo malamente quel che egli ci diede per
difenderci dalle feroci belve.» (Tibullo, primo secolo aC)
Il film tratta dei fatti antecedenti il
sacco di Roma del 1527 e della morte di Giovanni de Medici che spianò
agli alemanni la via verso Roma. Giovanni dalle Bande Nere
(1498-1526), famoso condottiero, figlio del fiorentino Giovanni de'
Medici e di Caterina Sforza, fu battezzato come Ludovico, ma la madre
gli cambiò il nome in Giovanni, come il padre. Rimasto orfano,
crebbe nella Firenze di Lorenzo il Magnifico sotto la tutela di
Jacopo Salviati; quando Salviati fu nominato ambasciatore a Roma,
Giovanni lo seguì ed entrò nelle milizie pontificie. Giovanni, che
fin da ragazzo era sempre stato molto turbolento e indisciplinato, si
rivelò un ottimo comandante militare. Le "bande nere"
arrivano nel 1521, le insegne listate a lutto per la morte di papa
Leone X.
Se le battaglie del "Mestiere
delle armi" sembrano far pensare, oltre che al "Mahabharata"
di Peter Brook, ad Eisenstein per "Alexander Nevskij" (una
battaglia nella nebbia, invece che sul ghiaccio) Olmi sembra più
spesso rifarsi a Rossellini, i magnifici film storici girati negli
anni '60 e '70 a fini didattici.
La battaglia di Governolo è vista con
gli occhi di un bambino, almeno nel suo inizio; anche questa è una
caratteristica di Olmi, che ai bambini dedica sempre molte
attenzioni. Il bambino, figlio di contadini del luogo, vede gli
eserciti schierati sulle rive opposte del fiume, poi la madre lo
porta via. C'è anche un'altra bambina nel film, probabilmente figlia
di Giovanni, nelle scene con Sandra Ceccarelli.
Sandra Ceccarelli interpreta una
nobildonna di Mantova, anonima; Dessy Tenekedjieva interpreta invece
Maria Salviati, moglie di Giovanni e madre di Cosimo de' Medici
(figlio di Giovanni).
Su Giovanni dalle Bande Nere esistono
altri due film italiani: uno diretto da Luis Trenker nel 1937 e
intitolato "Condottieri", dove è lo stesso Trenker a
interpretare Giovanni de' Medici, e uno del 1956 con protagonista
Vittorio Gassman. Non conosco il film di Trenker, il "Giovanni
dalle Bande Nere" del 1956 è diretto da Sergio Grieco ed è di
buona fattura, anche se al centro del film c'è una storia d'amore
fra Gassman e una nobile mantovana, con la morte di Giovanni
provocata dal tradimento di un suo stretto collaboratore, eccetera.
Un film d'azione senza molte pretese, che però ha il merito di
spiegare bene gli antefatti della battaglia che portò a morte
Giovanni: la precedente guerra contro i francesi, e poi l'alleanza
proprio con i francesi contro le truppe alemanne guidate da
Frundsberg.
Per capire il periodo storico in cui
visse Giovanni de' Medici è utile la visione della
lezione-spettacolo di Dario Fo sul Correggio, molto ricca di
informazioni e spiegata in modo molto chiaro; non si parla solo di
pittura ma anche dei Visconti, degli Sforza, di Urbino, del Mantegna.
Cercando informazioni sui luoghi dove è
stato girato il film sono incappato in una recensione di Pino
Farinotti che dice cose come "tanto rigoroso da essere
arrogante" e aggiunge un parere non richiesto sui film storici
di Roberto Rossellini: "dell'ultima età non più quella
dell'oro". Sono poche righe, ma contengono informazioni
fuorvianti e facilmente contestabili: quella di Farinotti è una
recensione molto superficiale, viene da dubitare che abbia visto il
film per intero. Soprattutto mi chiedo come si faccia a dare
dell'arrogante a Ermanno Olmi, tanto più quando si parla di
attenzione storica. Non è obbligatorio recensire proprio tutti i
film, e se non si capisce cosa succede in un film meglio cambiar
mestiere: a cosa serve un critico, se non a far capire i film meno
facili, a far crescere il pubblico...
Va comunque detto che il film è molto
bello, ben fatto e ben curato, ma può essere di difficile
comprensione per lo spettatore comune abituato ai Vanzina e ai film d'azione tradizionali; è una scelta precisa da parte
di Olmi, così come quella di far sussurrare tutti gli attori, scelta
comprensibile e coraggiosa, rara in un film di guerra, coraggiosa
visti i tempi grossolani in cui viviamo.
(...) i miei film sono come alberi.
Piccoli misteri, tenaci curiosità che mi crescono dentro fino al
punto di volerli condividere (...) Oggi la morte è invisibile,
subdola. Si grida allo scandalo per un ragazzo che si spiaccica
contro un albero all'uscita della discoteca. Sono le stesse madri che
imbandiscono una tavola di veleni truccata da alimenti. (...) Non
puoi essere un buon soldato di ventura avendo la consapevolezza della
morte. La morte tende le sue trappole ai giovani, lusingandoli con
l'illusione di essere invulnerabili. Con l'età finisci con
l'accettare; ti predisponi. (...) (Nel cinema italiano) trovo, in
generale, una buona qualità di fattura anche nei più giovani; ma
sono gli slanci che mancano, i nostri slanci del dopoguerra. E' come
se i sentimenti si contraessero. Si finisce per fare dei soliloqui,
qualche volta a grandi livelli. Non parlerei di crisi, ma di una
momentanea malattia, come un'anemia. Succede a volte che gli
intellettuali vadano da una parte e il mondo dall'altra; artisti che
celebrano valori e i valori correnti sono altri. Lo vedo anche nelle
professioni: c'è una furbizia, un accodarsi nelle aree protette
della tecnica e della routine. (...) Viviamo barricati nei nostri
appartamenti, accettiamo contatti solo attraverso strumenti che ci
garantiscono la chiusura. Le società avanzate producono molte
occasioni d'incontro, a patto che questi incontri non avvengano mai.
(...)
- Chi sono i lanzichenecchi di oggi?
- Quelli che partono per mettere
l'officina dietro casa, ricavata nelle stalle, e poi, senza più
guardare in faccia nessuno, fanno devastazione convinti di praticare
il proprio diritto-dovere. Partono da ragioni condivisibili, che
diventano via via perverse. Fino a vent'anni fa, prima di esplodere
nella tracotanza di oggi, il Veneto era prevalentemente rurale e non
consegnava i suoi vecchi alle istituzioni. Se li teneva in casa. Oggi
nei ricoveri non si trova più posto. (...)
(Ermanno Olmi, intervista a L'Espresso
del 3 maggio 2001, per l'uscita di "Il mestiere delle armi")
(Hans Holbein, Cristo morto)
Nessun commento:
Posta un commento