Klimt (2006) Regia: Raoul Ruiz.
Sceneggiatura: Raoul Ruiz, Herbert Vesely. Fotografia: Ricardo
Aronovich. Montaggio: Valeria Sarmiento, Beatrice Clerico. Musica:
Jorge Arriagada. Scenografia: Georg Resetschnig. Costumi: Birgit
Hutter. Interpreti: John Malkovich, Veronica Ferres, Saffron Burrows,
Stephen Dillane, Paul Hilton, Sandra Ceccarelli, Karl Fischer, Irina
Wanka, Antje Charlotte Sieglin, Nikolai Kinski, Joachim Bissmeier,
Peter Appiano, Hevesi Gunther Gillian, Alexander Strobele, Dennis
Petkovic, Annemarie Düringer, Marion Mitterhammer, Nicole Beutler,
Miguel Herz-Kestranek, Aglaia Szyszkowitz, Alexandra Hilverth, Miriam
Heard, Rose-Lise Bonin, Martin Brambach, Julie Bräuning, Georg
Friedrich, Ariella Hirshfeld, Erwin Leder Pochlatko, Andreas Schmid,
Ira Zloczower. Durata: due versioni, 127 minuti o 1h40'
"Klimt" di Raul Ruiz (2006) è
un ottimo lavoro dove Ruiz rinuncia un po' al suo stile consueto e
cerca di essere più narrativo, mescolando comunque realtà e
allucinazione (che nasce dal delirio di Gustav Klimt morente
all'ospedale). Purtroppo non sono riuscito a guardare la versione
completa del film; quella che ho visto è la versione ridotta, 1h40'
circa invece di due ore, ed è più che probabile che tutto sia più
chiaro nel disegno originale voluto dall'autore.
Il film di Ruiz comincia con Egon
Schiele che va a trovare all'ospedale l'amico ormai morente e quasi
privo di conoscenza, steso su un lettino; da qui partono ricordi
reali e fantasie, oppure vere e proprie allucinazioni dovute anche ai
farmaci contro il dolore. Parte di queste allucinazioni è un
funzionario statale, che appare a più riprese nel film e con il
quale Klimt crede di parlare; il funzionario lo controlla e lo spia,
ma con amabilità e buona educazione, anche riguardo al fisco. Il
dettaglio fa pensare a una situazione analoga (ma più che reale)
vissuta da Ingmar Bergman, che ne parla in alcuni suoi film (Il rito)
e nella sua autobiografia. Una vera e propria angoscia, ma che è in
realtà il prodotto della sua immaginazione e delle sue
preoccupazioni.
Klimt è infatti gravemente malato, e
questo porta alle sue allucinazioni; nel film si parla apertamente di
una sifilide ormai avanzata, altre fonti biografiche parlano invece
di un ictus o dell'influenza spagnola (siamo nel 1918). Ruiz non
spiega molto, nel corso del film; le immagini sono sempre molto belle
e gli attori molto bravi, ma converrà cercarsi una biografia
attendibile di Klimt per capire cosa è vero e cosa non lo è. La
narrazione è comunque comprensibile, richiede però attenzione e
conoscenza di quel periodo storico. Molto bello anche il lavoro su
colori e scenografie, è davvero un Klimt trasposto al cinema.
Un'altra difficoltà durante la visione
è dovuta alla voluta mescolanza di personaggi veri (Egon Schiele,
Kokoschka, lo stesso Klimt...) con altri di fantasia o rielaborati;
si vede poco o nulla Emilie Floege. Per esempio (lo apprendo da
internet) la Lea de Castro del film è ispirata a Cléo de Mérode,
all'epoca molto famosa. Lea de Castro (l'attrice è Saffron Burrows)
percorre tutto il film; lei e il suo doppio (l'attrice è Georgia
Reeve) conquistano Klimt. Ottimo protagonista è John Malkovich, che
riesce perfino ad essere molto somigliante al vero Klimt; ancora più
somigliante, mi sembra, è Nicolai Kinski nei panni di Schiele. Molte
belle donne nel film, c'è anche Sandra Ceccarelli.
Nel film si parla dei moltissimi figli
di Klimt, "quasi tutti avuti da modelle ebree"; su wiki si
dice che ne furono riconosciuti 14 dopo la sua morte. La sorella e la
madre di Klimt si vedono nel film; pare che la madre avesse seri
problemi psichiatrici ma Klimt non volle mai farla ricoverare.
Georges Méliès, vale a dire la
nascita del cinema, è molto presente nel film; lo vediamo mentre
proietta un film su Lea de Castro che colpisce molto Klimt; e nel
film muto c'è anche Klimt. Non mi pare però che Melies abbia
davvero girato un film su Klimt, e nemmeno su Cleo de Merode; il
catalogo di Méliès è comunque molto vasto, può darsi che il film
sia davvero esistito. Nel film vediamo anche Klimt mentre spreme una
fetta di torta nuziale in faccia a un critico, che poi gli spiega le
sue ragioni; Klimt lo ripulisce e gli chiede scusa. Si dice che un
fotografo ha ripreso la scena, chissà se è vero. Nel film si vede
anche che Klimt "rubò" le sue opere in mostra, già
vendute, e che anche qui fu fotografato per strada con un suo quadro
sottobraccio; anche in questo caso non so dire se sia un'invenzione
di Ruiz o se ci sia qualcosa di vero; tutte queste scene sono
comunque ben fatte e divertenti, e hanno un loro senso all'interno
del film.
Le musiche originali di Jorge Arriagada
sono belle, come sempre, ma forse è costretto dal periodo storico ad
essere meno personale; poi mi sembra di ricordare citazioni da altri
autori, forse Debussy, ma non ho trovato un elenco preciso delle
musiche.
Altri appunti presi durante la visione:
1) Klimt era figlio di un orafo boemo, visse fra il 1862 e il 1918.
2) Molte parolacce di Klimt, pare che ne dicesse davvero tante. 3)
Klimt fa anche a cazzotti, nel film, e dimostra una buona tecnica di
boxe, e potenza. 4) Cleo de Merode, cioè Lea de Castro, mostra il
ritratto a lei fatto da Whistler, ma non ne ho trovato traccia su
internet. Cleo de Merode fu comunque ritratta da molti pittori
importanti dell'epoca, come Boldini e Lautrec, ed esistono moltissime
sue foto. 5) Il dottore che cura Klimt gli dice che metà Vienna ha
la sifilide, e probabilmente c'era del vero; lo cura con mercurio,
che è un veleno, ma erano quelle le medicine del 1910. Gli
antibotici e le altre medicine moderne arriveranno solo trent'anni
dopo. 6) Klimt guadagna bene e ha molti appoggi, stando a ciò che si
vede nel film. 7) Divertente la scena delle foglie d'oro al minuto
56, con Sandra Ceccarelli che sbatte volutamente la porta. Le foglie
d'oro costano poco, perché pesano poco; l'oro può essere infatti
stirato in foglie sottilissime ed è usato comunemente anche dai
rilegatori di libri. Klimt le impiegò per un periodo piuttosto
lungo, ispirato da una visita ai mosaici di Ravenna e dall'arte
bizantina. (Qui c'è anche un mio ricordo personale - la foglia d'oro
intendo, purtroppo non la Ceccarelli).
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )
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