Cadaveri eccellenti (1975) Regia di Francesco Rosi. Dal romanzo “Il contesto” di Leonardo Sciascia. Sceneggiatura di Tonino Guerra, Francesco Rosi, Lino Jannuzzi. Fotografia di Pasqualino De Santis. Musiche di Piero Piccioni, Astor Piazzolla. Interpreti: Lino Ventura, Tino Carraro, Renato Salvatori, Luigi Pistilli, Fernando Rey, Charles Vanel, Alain Cuny, Max von Sydow, Francesco Callari, Paolo Bonacelli, Marcel Bozzuffi, Paolo Graziosi, Maria Carta, Tina Aumont, Carlo Tamberlani, Enrico Ragusa, Silverio Blasi, Florestano Vancini, Anna Proclemer, Alfonso Gatto. Durata: 115 minuti
“Cadaveri eccellenti” comincia con le Catacombe dei Cappuccini a Palermo, e con le mummie, quasi come il Nosferatu di Herzog. Consultando una guida turistica di Palermo ho imparato che non si tratta di catacombe, ma del cimitero sotterraneo del Convento dei Cappuccini, annesso alla Chiesa di Santa Maria della Pace. Ad aggirarsi fra i cadaveri è l’attore francese Charles Vanel, nella parte dell’anziano giudice che sarà la prima vittima del misterioso complotto. Le indagini verranno affidate al commissario Rogas, interpretato da Lino Ventura, grande attore franco-italiano (nazionalità francese, origini familiari nei dintorni di Parma). Di più non mi sento di raccontare, il film ha la struttura del giallo “alla Agatha Christie” e in questi casi sarebbe un delitto anticipare i dettagli. Con i libri di Leonardo Sciascia capita spesso di trovare questa struttura da giallo “classico” come se si dovesse trovare il colpevole; esemplari dello stile dello scrittore siciliano, oltre a “Il contesto” da cui è tratto questo film, sono “Todo modo” e soprattutto “A ciascuno il suo”, entrambi portati al cinema non da Rosi ma da Elio Petri.
Bisognerebbe comunque fare un elenco dei luoghi dove è stato girato il film, non solo la cripta di Palermo che vediamo all’inizio, ma anche il museo del finale, i molti palazzi magnifici, eccetera. Su http://www.imdb.com/ sono indicati i luoghi dove è stato girato il film e li riporto così come li ho trovati: Agrigento, Palermo, Napoli, Roma Museo Napoleonico, Roma Palazzo Spada.
Magnifiche le riprese in tutti questi luoghi, spettacolare la fotografia del grande Pasqualino De Santis.
Il film è stato sceneggiato da Tonino Guerra e Lino Jannuzzi, con Rosi. Tonino Guerra non certo ha bisogno di presentazioni; Lino Jannuzzi negli anni ’70 era un giornalista di punta, molto serio, impegnato in molte inchieste importanti, che in seguito, in anni più vicini a noi, ha preferito farsi stipendiare da Berlusconi.
Gli interpreti: Lino Ventura è il commissario che indaga, Tino Carraro è il capo della polizia, Renato Salvatori è il tecnico addetto alle intercettazioni e registrazioni delle telefonate (amico di Ventura), Luigi Pistilli è un deputato del PCI (anche lui amico del commissario), Fernando Rey è ministro della sicurezza (un ministero con questo nome non è mai esistito, facile pensare al ministro degli interni). I giudici uccisi sono: Charles Vanel (all’inizio), Alain Cuny, Max von Sydow, Francesco Callari.
Nel cast anche altri attori importanti: Paolo Bonacelli, Marcel Bozzuffi, Paolo Graziosi, Maria Carta, Tina Aumont (testimone di uno degli omicidi, per strada), Carlo Tamberlani è un arcivescovo, Enrico Ragusa è il meraviglioso vecchio frate dell’inizio del film, poi ci sono i registi Silverio Blasi (capo squadra politica) e Florestano Vancini (dirigente PCI). La grande attrice di teatro Anna Proclemer interpreta una signora ad una festa, dove suo marito è interpretato dal poeta Alfonso Gatto.
Tino Carraro è stato un attore meraviglioso a teatro, dove ho avuto la fortuna di vederlo molte volte; al cinema è stato utilizzato poco e male, qui riesce a dare un’idea della sua grandezza, anche se il ruolo di cattivo gli si addice pochissimo. Lo svedese Max von Sydow è stato l’alter ego di Ingmar Bergman in molti dei suoi film (era il cavaliere del Settimo Sigillo) per poi trasferirsi ad Hollywood (L’esorcista) e iniziare una carriera più facile e più redditizia, mantenendosi comunque a livelli sempre eccellenti. Alain Cuny, francese, ha partecipato a molti film italiani importanti, dalla “Dolce vita” di Fellini (in un ruolo molto tragico) fino a tutti gli anni ’80. Paolo Bonacelli è un grande attore di teatro, così come Paolo Graziosi; Bonacelli lo si vede spesso in molti film anche comici, per esempio al fianco di Benigni. Maria Carta è una grande cantante folk sarda, qui impiegata come attrice con ottimi risultati; Carlo Tamberlani è il protagonista di “Ladri di biciclette”, Tina Aumont è un’attrice francese di bellezza particolare, che ha avuto parti di rilievo in molti film italiani, anche con Bertolucci (Partner) e con Fellini (Casanova), qui il suo ruolo non è dei migliori, peccato. Luigi Pistilli oltre ad essere stato un grande attore è anche un volto molto noto per i cultori del western italiano, lo spagnolo Fernando Rey ha lavorato molto con Buñuel ed è un volto notissimo, Marcel Bozzuffi è un ottimo attore francese con un’importante carriera internazionale (vedi Images di Robert Altman), Renato Salvatori non ha bisogno di presentazione, Charles Vanel è un attore francese di lunga carriera. Non so niente di Enrico Ragusa, interprete del vecchio frate che parla con fortissimo accento siciliano, e mi dispiace di non poter aggiungere altro perchè è una presenza che colpisce, penso che alla fine del film sia uno dei personaggi che più rimangono in memoria, un intervallo di buon umore in un film necessariamente cupo.
Un rimando d’obbligo, per questo film come per “Todo modo” è il dramma per il teatro di Ugo Betti che si intitola “Corruzione al palazzo di giustizia”, un tempo molto famoso e sicuramente conosciuto anche da Sciascia; ne esiste un’ottima versione tv con Tino Buazzelli e altri grandi attori di teatro. La somiglianza è evidente anche per i nomi dei personaggi, e non solo per il clima generale.
I collegamenti con l’attualità sono molti, per esempio l’attore e autore Bebo Storti dal gennaio 2012 sta portando in giro per l’Italia, anche nelle scuole, un monologo-inchiesta intitolato “Suicidi?”, che parla del 1993 e dintorni, le morti di Gabriele Cagliàri e di Raul Gardini, eccetera, fatte passare per suicidi o incidenti: cadaveri eccellenti, stavolta non magistrati ma comunque persone potenti e importanti, “a conoscenza dei fatti”.
In definitiva, “Cadaveri eccellenti” è un film che mostra pochissimo l’usura del tempo, ed è anzi nel suo complesso di un’attualità sconcertante. Mi ha colpito lo stile, e il sonoro: sembra di vedere Rosi e di sentirlo parlare. Peccato poi che l’ultimo Rosi non sia sempre stato all’altezza di se stesso.
«La verità non sempre è rivoluzionaria» è la frase che chiude il film, tristemente.
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