sabato 5 maggio 2012

Cadaveri eccellenti ( I )

Cadaveri eccellenti (1975) Regia di Francesco Rosi. Dal romanzo “Il contesto” di Leonardo Sciascia. Sceneggiatura di Tonino Guerra, Francesco Rosi, Lino Jannuzzi. Fotografia di Pasqualino De Santis. Musiche di Piero Piccioni, Astor Piazzolla. Interpreti: Lino Ventura, Tino Carraro, Renato Salvatori, Luigi Pistilli, Fernando Rey, Charles Vanel, Alain Cuny, Max von Sydow, Francesco Callari, Paolo Bonacelli, Marcel Bozzuffi, Paolo Graziosi, Maria Carta, Tina Aumont, Carlo Tamberlani, Enrico Ragusa, Silverio Blasi, Florestano Vancini, Anna Proclemer, Alfonso Gatto. Durata: 115 minuti

I “cadaveri eccellenti” di cui parla il titolo del film (il romanzo di Sciascia da cui è tratto si intitola “Il contesto”) sono quelli di importanti magistrati, che vengono uccisi a uno a uno nel corso del film. C’è un richiamo alla realtà di quegli anni, e purtroppo anche dei nostri tempi: i magistrati assassinati sono stati molti. Chi conosce Leonardo Sciascia sa però che nei suoi libri la realtà è quasi sempre un pretesto per parlare d’altro, di qualcosa di metafisico e ultraterreno; ed è quello che accade anche qui, sia pure in misura minore rispetto a “Todo modo”, che è sempre un romanzo di Sciascia ma che fu portato al cinema da un altro regista, Elio Petri, quasi nello stesso anno. Dato che anch’io tendo a fare confusione fra i due film, forse è il caso di mettere un punto fermo: “Cadaveri eccellenti” è del 1975 e ha la regia di Francesco Rosi, “Todo modo” è del 1976 e ha la regia di Elio Petri.
Fare confusione è facile, la storia è diversa ma molte sequenze potrebbero passare da un film all’altro; inoltre, sono di quegli anni altri soggetti simili: “Vogliamo i colonnelli” di Mario Monicelli (1973, con Ugo Tognazzi), Il generale dorme in piedi (1972, regia di F.Massaro, ancora con Tognazzi), alcuni episodi dai “Mostri” di Risi e Monicelli con Tognazzi e Gassman...Queste figurine di politici, generali, manager, preti, cardinali, sembrano improbabili ma sono invece quasi sempre vere, più vere del vero: circolavano allora e circolano ancora oggi, sia pure nei nuovi modelli “aggiornati”, diversi dai vecchi solo nell’abbigliamento e nei gadgets. Il momento più alto di questo tipo di soggetti è qualcosa di irripetibile, visto solo in teatro: il polacco Tadeusz Kantor, spettacoli come “La classe morta” e i suoi generali traballanti, ridotti a scheletri o a carcasse ma ancora intenti a impartire ordini e a fare terrore.
“Cadaveri eccellenti” è dunque un film non facile, che lascia un bel po’ perplessi, da sempre; per capire bene cosa succede bisognerebbe sicuramente leggersi Sciascia, “Il contesto”, ma anche tutto quello che riguarda i golpe mancati degli anni ’60 e ’70 (il golpe Borghese, gladio, le manifestazioni di piazza del 1960 contro il governo Tambroni, eccetera) e tutto quello che riguarda la strategia della tensione, comprese le bombe di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus (la bomba alla stazione di Bologna doveva ancora arrivare: cinque anni dopo l’uscita del film, nel 1980) senza dimenticarsi dell’omicidio del giudice Occorsio, che indagava sul terrorismo neofascista ed era arrivato molto vicino a chi proteggeva e finanziava i neofascisti.
Però di tutto questo nel film c’è solo un’ombra, a Sciascia interessava fare un discorso più ampio, che potesse prescindere dall’attualità.
A questo proposito, ragionando sulla complessità del film, si può portare qui il dialogo tra il giudice Riques (Max von Sydow) e il commissario Rogas (Lino Ventura), che sta indagando sugli omicidi. Anche il giudice Riques finirà assassinato, come tutti gli altri, in una sequenza successiva.
Riques: ...l’errore giudiziario non esiste. Lei è cattolico praticante?
Rogas: Praticante, no.
Riques: Certo, cattolico come tutti. E come tutti quanti penso che andrà ogni tanto a sentire la Messa. Ha mai considerato il problema del pane e del vino che diventano corpo e sangue di Cristo? Ogni volta, dico: ogni volta che il prete mangia quel pane e beve quel vino, il Mistero si compie. Mai, dico mai, succede che il Mistero non avvenga. Il prete può anche essere indegno nella sua vita o nei suoi pensieri, ma il solo fatto che sia stato investito dell’Ordine permette sempre ad ogni celebrazione della Messa che il Mistero si realizzi. Quando il giudice celebra la Legge, è esattamente come il prete che dice Messa. Il giudice può dubitare, interrogare, interrogare se stesso... ma nel momento in cui pronuncia la sentenza, non più. In quel momento la giustizia si è compiuta.
Rogas: Sempre? C’è stato un prete che mentre rompeva l’ostia si è trovato il sangue sulle vesti...
Riques: Perché dubitava. A me non è successo, mai. Nessuna sentenza ha mai sporcato di sangue le mie mani, nessuna condanna ha mai macchiato la mia toga.
Rogas: Certo è sempre una questione di fede.
Riques: Non ci siamo capiti, allora. Non sono cattolico, e naturalmente non sono neanche cristiano. Comunque, non ho mai avuto di queste debolezze, non ho mai creduto a Voltaire e al suo “Trattato sulla tolleranza”; lui ha cominciato con la storia dell’errore giudiziario! La virtù, la pietà, l’innocente caduto nelle mani dell’errore... Quale errore? Il giudice che “con una sentenza può uccidere impunemente”...bah! E’ Voltaire che per primo ha seminato dubbi sull’amministrazione della Giustizia! Ma quando una religione comincia a tenere conto dei dubbi della gente...allora vuol dire che è già morta. E’ così che siamo arrivati a Bertrand Russell, a Sartre, a Marcuse e a tutti i deliri di questi giovani d’oggi.
Rogas: Allora è tutta colpa di Voltaire?
Riques: Sì. Ma Voltaire aveva una scusante: ai suoi tempi non ci si rendeva conto fino in fondo del pericolo di quelle idee. Ma oggi, con l’avvento delle masse, il pericolo è diventato mortale. Se si continua così, la sola forma di giustizia sarà quella che i militari in guerra chiamano decimazione: uccidere per punizione un soldato ogni dieci. Niente, non esistono più individui oggi...non esiste più responsabilità individuale! Il suo mestiere, mio caro amico, è diventato ridicolo. Andava bene in tempo di pace, ma oggi siamo in guerra. Rapine, sequestri, uccisioni, sabotaggi: questa è guerra! E come in tempo di guerra, la risposta è: decimazione! Uno, due, tre, quattro, cinque: fuori! Uno, due, tre, quattro, cinque: Cress condannato!
Rogas: Cress va in giro con una calibro 22, e in canna c’è una pallottola per lei.
(dialogo da “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi, da Sciascia)
In questo dialogo c’è un accenno al famoso miracolo di Bolsena, avvenuto nel 1230, il sanguinamento dell’ostia consacrata davanti a un sacerdote che dubitava: i paramenti macchiati sono ancora oggi conservati e oggetto di venerazione. Ho fatto una breve ricerca e ho scoperto che i miracoli di questo tipo sono molti, quasi tutti avvenuti fra il 700 (a Lanciano) e la fine del 1300. Se si è interessati al tema, le parole da cercare sono consustanziazione o transustanziazione, a seconda che si stia con Lutero o con il papa; su wikipedia alla voce “miracolo eucaristico” c’è un elenco molto lungo dei luoghi e delle date in cui si sono verificati eventi simili.
Suggerisco però di fare attenzione non tanto al fatto che Sciascia parli di questo famoso miracolo, ma a come viene riportato: è dunque il dubitare che fa sanguinare l’ostia, non il fatto in sè ma il dubbio. Non è quindi la semplice descrizione del miracolo. Quanto al paragone della funzione del sacerdote con quella del giudice, confesso che è un argomento che non sono ancora riuscito bene a inquadrare, l’unica cosa che posso fare è un confronto con Kafka, non solo “Il processo” o “Il castello” ma soprattutto il racconto intitolato “Nella colonia penale”
Restando in ambito cinematografico, qualcosa di simile lo si ritrova nei film dei fratelli Coen, in particolare i personaggi affidati a John Goodman (nel film “Barton Fink”) e ad Antonio Banderas (“Non è un paese per vecchi”)
(continua)

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