Questa invece è la lista dei film girati da Wenders dopo “Lisbon Story”, sempre da http://www.wikipedia.it/ :
* Crimini invisibili (The End of Violence) (1997)
* Buena Vista Social Club, documentario, (1999)
* The Million Dollar Hotel (2000)
* Viel passiert, documentario (2002)
* Ten Minutes Older: The Trumpet, episodio Twelve Miles to Trona (2002)
* L'anima di un uomo (The Soul of a Man), documentario, (2003)
* La terra dell'abbondanza (Land of Plenty) (2004)
* Musica Cubana, seguito di Buena Vista Social Club (2004)
* Non bussare alla mia porta (Don't Come Knocking) (2005)
* Chacun son cinéma (2007), episodio War in Peace
* Invisibles, episodio Invisibles Crimes (2007)
* Palermo Shooting (2008)
* Il Volo, cortometraggio (2009).
* If Buildings Could Talk, cortometraggio 3D (2010)
* Pina, lungometraggio in 3D sul teatrodanza di Pina Bausch (2011)
The end of violence (Crimini invisibili) 1997
Nel 1998, all’uscita dal cinema, ne scrivevo così: E’ un film meno riuscito rispetto ad altri, ma c’è troppa superficialità e faciloneria nei giudizi della critica. la violenza incombente, che qui addirittura “piove” dall’alto, via satellite, è davvero il problema, e Wenders somiglia molto all’ultimo Fellini nell’osservare il presente e nel fotografarlo, e nel proiettarci davanti un futuro assai inquietante. Il timore di una corsa verso il brutto (vedi Ginger e Fred) e verso il peggio: e il messaggio che arriva “dal cielo” al gangster-rapper forse non servirà, ma la domanda è stata posta, e forse qualcosa si muove.
Sembra che Wenders abbia realizzato tre film di transito – i suoi ultimi – in attesa di una formulazione definitiva, un punto d’arrivo, come furono Nel corso del tempo, Il cielo sopra Berlino, e anche Paris Texas. In fiduciosa attesa, mi segno: 1) Bill Pullman è molto anonimo. 2) Andie Mc Dowell è bellissima, piena e muscolosa, sembra un po’ S. (silvia?). 3) Molto bella e molto brava anche Traci Lind. 4) Gabriel Byrne al solito molto serio e molto in parte, somiglia un po’ ad Al Pacino. 5) Samuel Fuller, che qui fa il padre di Byrne, l’astronomo FBI 6) Wenders si appassiona alle “storie alla Hammett”, ma non è che gli vengano tanto bene. 7) Degno di Kafka il dialogo fra i due killer davanti a Bill Pullman. 8) Molto bello, come in Fino alla fine del mondo, l’uso delle tecnologie computerizzate (giugno 1998)
Visto da oggi, è proprio la parte dedicata alle nuove tecnologie quella più invecchiata (era inevitabile, del resto).
Il film fu preceduto da molte polemiche, perché Wenders disse in varie occasioni che non sopportava più la violenza al cinema. Sono dichiarazioni ancora oggi interessanti, ma ormai superate dai fatti, dai videogiochi sempre più violenti e dalla cronaca quotidiana, come quella del giovane nazista norvegese Breivik (più di ottanta morti sulla coscienza) e di altre simili sette di destra, ultima una scoperta in Austria di recente, responsabili di una lunga serie di efferati omicidi “rituali”.
Per dare una piccola idea delle dichiarazioni sul film di Wenders, riporto tre brevi ritagli dai giornali dell’epoca.
«...in generale, consideriamo la violenza al cinema un fatto scontato, ma nessuno ha mai pensato “e se non ci fosse?”. Ecco, il mio film vuole insinuare questo piccolo dubbio: cosa succederebbe se non ne vedessimo neppure un pochino?» Wenders per “The end of violence” cds 4.1.1997 (Dario “De Paura” Argento risponde e dice che non è d’accordo: ovvio, lui con la violenza ce campa...)
«...il rap oggi è una delle manifestazioni più forti della violenza in musica. Avevo contattato il rapper Tupac Shakur (per il film), purtroppo è stato ucciso.» Wenders a Cannes per “The end of violence” cds 12.5.1997
Quando Wenders ha visto “Funny games” dell’austriaco Michael Haneke, l’anno scorso al Festival di Cannes, dopo meno di mezzora si è alzato e se ne è andato. Ha lasciato la sala e ha spiegato perchè: «Questo film è come un incubo. Se ho un incubo, io cerco di svegliarmi, mi alzo: so che riaddormentandomi subito ripiomberei nell’incubo. Uscendo, ho voluto sottrarmi all’incubo.» (da L'espresso 25.06.1998)
Lietta Tornabuoni; che per il film citato dice che “non è né bello né brutto, ma ha un’efficacia terribile: con mezzi di grande semplicità terrorizza più di qualsiasi horror”. E’ un film su una banda di ragazzi violenti e spietati, che assalgono ville, uccidono, senza spiegazioni. “...è atroce, anche perchè ciascuno può pensare che quanto accade alla ricca famigliola potrebbe benissimo capitare anche a lui, anche domani”. Secondo Wenders, non serve la censura, inutile e controproducente; sono gli spettatori che dovrebbero boicottare questi film. (L'espresso, come sopra, 25.6.1998)
Buena Vista Social Club (1999)
Di questo film non so che farmene. Non è per me: è un onesto documentario, girato con mestiere dal mio regista preferito (Wim Wenders, illustre e giovine pensionato). Ma, per me, è come vedere un documentario su Nilla Pizzi e Gorni Kramer: sì, piacevole, ma insomma... (Mi segno il Laud, liuto cubano di derivazione araba) (luglio 2001)
Million dollar hotel (1999)
Wenders c’è, e lo si vede fin dalla sequenza iniziale. Dovrebbe però trovare qualcuno che gli scriva i film, perchè questo qui è una rifrittura di cose già viste (su tutte, “Hammett” di Wenders...). Il film è godibile, si regge anche sulla storia, ma soprattutto sullo stile di Wenders e sulla recitazione degli attori, in parte e ben scelti: su tutti Jeremy Davies (tra Jim Carrey e Johnny Depp), e un ottimo Mel Gibson, “finto Frankenstein”; in più c’è Milla Jovovic, sulla quale ho però molte riserve come attrice. Delle musiche non mi sento partecipe, però si lasciano ascoltare. Molto bravi tutti i comprimari. (“Isy voleva conservare i suoi pensieri anche dopo morto, così ha scelto la mia testa per tenerceli dentro, ecco perché mi aveva scelto per amico”, dice Tomtom.) (aprile 2000, visto al cinema)
(continua)
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