mercoledì 2 febbraio 2011

I fratelli Skladanowsky

I FRATELLI SKLADANOWSKY (Die Gebrüder Skladanowsky, 1995) Regia: Wim Wenders con gli studenti della "Hochschule für Fernsehen und Film" di Monaco: Carlos Alvarez, Sebastian Andrae, Sorin Dragoi, Peter Fuchs, Carsten Funke, Florian Gallenberger, Markus Hansen, Henrik Heckmann,Veit Helmer, German Kral, Björn Kurt, Bodo Lang, Matthias Lehmann, Eva Munz, Stefan Puchner, Barbara Rohm, Britta Sauer, Marcus Schmidt, Alina Teodorescu.   Sceneggiatura: Wim Wenders con gli studenti: Sebastian Andrae, Florian Gallenberger, Henrik Heckmann, Veit Helmer, German Kral, Barbara Rohm, Alina Teodorescu   Fotografia (bianco&nero e colore): Jürgen Jürges Montaggio: Peter Przygodda Musica: Laurent Petitgand. Riprese: Berlino, Berlino Est. Prima proiezione pubblica: Festival di Venezia, settembre 1996 Durata originale: 78' (video 76')
Interpreti: Udo Kier (Max Skladanowsky), Nadine Büttner (Gertrud Skladanowsky), Christoph Merg (Eugen Skladanowsky), Otto Kuhnle (Emil Skladanowsky), Lucie Hürtgen-Skladanowsky (se stessa), Rüdiger Vogler (l'uomo in biciclo), Alfred Szczot (spia), Bodo Lang (postino), Marianna Kavka Uosephine), Hans Moser (Baron, il direttore del Wintergarden), Thomas Rosie (Dorn il suo socio), Brygida Ochaim (Mlle. Ancion), Wim Wenders (il lattaio), Manfred Wopalka (Auguste Lumière), Ludwig Licht (Louis Lumière) La troupe nel film: Wim Wenders (il regista), Jürgen Jürges (il direttore della fotografia), German Kral (assistente operatore), Barbara Rohm (tecnico del suono), Florian Gallenberger (assistente al suono) Interpreti del programma del Wintergarten: Wiebke Bayer, Larissa H. Gomez ("Danza di contadini italiani"); Michael Krauss, Diego Patschenko ("Alla sbarra"); Angelica Kraml e "Romeo" ("Il canguro boxeur"); Christoph Merg ("Giocoliere"); Lajos Kovacz, Leon Jürges, Lena Rüssmann, Daniele Drobny ("Potpourri di Acrobati); Stefan Barber, Ercan Inci, Mehmet Ali Ceyhanli ("Danza nazionale russa"); Brygida Ochaim ("Danza serpentina"); Lajos Kovacz, Ercan Inci ("Lotta libera”); Udo Kier, Otto Kuhnle ("Apoteosi") Consulenza artistica del programma del Wintergarten: Lajos Kovacz Voce narrante di Gertrud Skladanowsky: Nadine Büttner Voce narrante di Max Skladanowsky: Rolf Zacher

Dopo “Così lontano così vicino”, Wenders accetta un invito ad insegnare per tre anni nella scuola di cinema di Monaco di Baviera, la stessa che ha frequentato lui negli anni ’60 (Wenders è però berlinese). Il primo anno, invece di tenere lezioni “normali”, in cattedra, decide insieme ai suoi studenti di realizzare un cortometraggio: il modo migliore per insegnare il cinema, e per imparare a farlo. Siamo nel 1993, ed è ormai vicinissima una ricorrenza fondamentale per la storia del cinema, il centenario della prima proiezione pubblica, 1895-1995: il soggetto sarà quello. Sono in pochi ormai a ricordarselo fuori dalla Germania, ma non furono i fratelli Lumière a realizzare la prima proiezione pubblica su schermo di immagini in movimento: furono i tre fratelli Skladanowsky, berlinesi. Ebbero un enorme successo, che generò un entusiasmo destinato a durare pochissimo: un mese dopo la loro trionfale prima esibizione (novembre 1895), i fratelli Skladanowsky si recano a Parigi (dicembre 1895) e hanno modo di osservare che cos’hanno inventato i francesi: non c’è paragone, il “cinematografo” dei Lumière è di un altro pianeta, rispetto al loro “bioscopio”. Non rimane che prenderne atto, e accettare di buon grado.
“L’invenzione del cinema era nell’aria”, viene detto nel film: molti inventori ci stavano lavorando, in America Edison aveva già dato prove eccellenti, ma i film potevano essere visti solo da una persona per volta, e non si era ancora arrivati alla proiezione in pubblico: ecco, questo della prima proiezione pubblica di immagini in movimento è l’unico “record” rimasto ai tre fratelli Skladanowsky, che in seguito, dopo la grande delusione di molti anni di lavoro andati in fumo, non si occuparono più di cinema ma continuarono a guadagnare bene con fotografie, proiezioni, “flip book”, e furono tra i primi ad avere brevetti sul 3D e sulla fotografia a colori. I “flip book” forse si stampano ancora oggi: un libretto da far scorrere tra le dita, a dare l’illusione del movimento. Un antenato del cartone animato, insomma (se siete bravi a disegnare, si possono fare anche in casa), ma ovviamente nel 1895 avere tra le mani delle immagini vere, in movimento, era ancora una grande novità. Il film inizia nel 1894 a Pankow, un quartiere di Berlino dove gli Skladanowsky facevano proiezioni con la lanterna magica e numeri da circo, ed è “dedicato ai tanti dimenticati pionieri del cinema”: infatti, macchina da presa e proiettore vengono inventati dai Lumière, ma arrivano a coronamento di ricerche e brevetti fatti ovunque in tutto il mondo
Tutto questo è mostrato con molta bravura e molta simpatia nel film “I fratelli Skladanowsky”: tre brevi film di venti minuti ciascuno realizzati in ognuno dei tre anni di quei corsi, poi riuniti insieme nella versione attualmente disponibile su dvd. Per realizzare il film, Wenders si procura una cinepresa dei primi anni ’20, del tipo di quelle usate da Buster Keaton e da Charlie Chaplin (la pellicola era ancora identica, ed è stato così fino all’avvento del digitale) e per interpretare i tre fratelli chiama l’attore Udo Kier (Max Skladanowsky, l’inventore che mise a punto il meccanismo del bioscopio) e due degli attori che erano nel circo di “Il cielo sopra Berlino”, Christoph Merg e Otto Kühnle: gli Skladanowsky erano infatti una famiglia di clown e giocolieri del circo.
A differenza dei fratelli Lumière, che erano ingegneri, e avevano dietro di loro l’industria, gli Skladanowsky erano oltre che artisti di circo, piccoli inventori autodidatti; Wenders dice che ci si aspetterebbe il contrario, parlando di tedeschi e francesi: i tedeschi metodici e ingegneri, i francesi più improvvisati e fantasiosi – invece no, questa volta è andata diversamente.
Completa il quartetto degli attori la bambina Nadine Büttner, che interpreta Gertrud, la maggiore delle figlie di Max Skladanowsky. Far raccontare la storia dalla bambina è stata un’ottima idea, che rende il film molto piacevole.
Un’altra delle figlie di Max Skladanowsky la conosciamo invece di persona, ed è una bella sorpresa: si chiama Lucie, all’epoca del film aveva più di novant’anni ed era in forma eccellente, una memoria di ferro, è lei la vera star del film.
Il vero bioscopio lo vediamo al minuto 12: non è una ricostruzione, è proprio l’apparecchio che fu costruito in quel 1895. Questa sequenza è stata girata al museo del cinema di Potsdam, perché non era possibile trasportare lo strumento. I dettagli tecnici sono spiegati nel film, per intanto si possano notare le due lenti e le due fonti di luce, a differenza dei proiettori poi entrati in uso nel cinema (le immagini sono all'inizio del post).
Con questa macchina si facevano filmati di 20 secondi circa, da riprodurre in loop, volendo anche all’infinito; la pellicola era incollata su un disco rotante messo in verticale, vagamente simile a un ventilatore.
L’invenzione viene visionata e approvata entusiasticamente dai signori Dorn und Baron, impresari del Wintergarten di Berlino: pagano bene, il Wintergarten è infatti un locale di lusso, night club, can can, prestigiatori, ballerine, eccetera. Al bioscopio, i fratelli Skladanowsky stavano lavorando già da cinque anni; sarebbero già pronti da subito, ad agosto, ma gli impresari del Wintergarten gli chiedono di aspettare fino a novembre.
Il 1 novembre 1895 c’è dunque la prima esibizione pubblica del bioscopio al Wintergarten, un grande successo che Wenders e i suoi studenti ricostruiscono con cura. Si tratta di sei filmati, sei numeri in tutto, che vengono ricostruiti nel film: una danza di contadine italiane (due bambine), un incontro di lotta, una piramide umana, un canguro pugile, un numero di giocoliere (il giocoliere è Emil Skladanowsky, o forse Eugen), e la “serpentintanz”, la danza serpentina: una danzatrice che fa magie con il grande velo bianco.
Il successo è grande, e si prospetta subito un ingaggio a Parigi, alle Folies Bergères; ma già a dicembre arrivano i Louis e Auguste Lumière, con filmati “anche di un minuto”, e di qualità decisamente migliore. Il sogno è durato veramente poco.
Gli Skladanowsky continuano comunque la loro attività, e il campionario di oggetti che vediamo tra le mani di Lucie è stupefacente. Max Skladanowsky ha brevetti sul 3D e sulla fotografia a colori, usando la tricromia come per il Technicolor; altri oggetti, plastograph, mignon stereo, diapositive, ci vengono mostrati da sua figlia. Tutto questo, tra fine ‘800 e inizio ‘900: a far riflettere su chi considera il 3D come cosa modernissima.
Tra i “flip book” c’è una pubblicità della Liebig (estratto di carne, i dadi non li avevano ancora inventati) dove recita la sorella Gertrud, che aveva 13 anni più di Lucie. Lucie dice che probabilmente sua sorella fu la prima diva bambina. Verso la fine del film, Lucie Skladanowsky ricorda anche i primi esperimenti sul sonoro: li fecero in un pollaio, le voci delle galline furono la prima colonna sonora...
E’ molto bello vedere Lucie Skladanowsky mentre mostra gli oggetti, li smonta e li rimonta per mostrarci come andavano usati. Al di là della simpatia per la signora (che nel modo di fare ricorda un po’ Luciana Littizzetto), sono sequenze che mi hanno fatto pensare a “Il posto delle fragole” di Bergman, dove c’è una sequenza molto simile: la vecchia signora quasi centenaria che sfoglia fotografie e oggetti all’origine del cinema, aprendo scatole e bauli...La differenza è che qui è tutto vero, niente di falso o di inventato.
Il film finisce con un giro in carrozza per Berlino, la Potsdamer Platz del 1995, cent’anni dopo. Sono gli stessi luoghi dove fu girato “Il cielo sopra Berlino”, e dove c’era il Muro: un grande cantiere, pieno di gru. Se si fa attenzione, si vede anche la spettacolare sequenza dello spostamento dell’edificio dell’Esplanade, dove fu girata la scena finale (quella con il concerto di Nick Cave).
I titoli di coda durano più di sette minuti: Wenders spiega che il film durava 68 minuti e bisognava arrivare a 75 per poter considerare il film come lungometraggio (questioni burocratiche, insomma); ma negli extra sul dvd c’è molto materiale che avrebbe permesso di raggiungere la durata desiderata. Ne concludo, visto che il risultato è comunque piacevole, che gli piaceva fare così: era stata un’esperienza piacevole, era un peccato separarsi sia dal film che dai collaboratori di quei tre anni. Come dice Wenders stesso: « Il primo corto di venti minuti aveva avuto un enorme successo, ed era stato un grande piacere lavorare con gli studenti, tanto che l'anno dopo, al mio secondo incarico di professore, decidemmo semplicemente di continuare lo stesso film, aggiungendo un altro capitolo. E facemmo la stessa cosa anche il terzo anno, e alla fine del processo avemmo un film lungo settanta minuti.» (Wim Wenders, dal commento al film)

Sono molto belle le musiche di Laurent Petitgand, che ci accompagnano per tutto il film; Petitgand è stato collaboratore di Wenders per molti film di questo periodo, e appare anche di persona in “Il cielo sopra Berlino”, nelle sequenze del circo. Gli effetti sonori, come spiega bene Wenders nel commento al film sul dvd, sono stati ottenuti con un “organo da cinema” del museo di Potsdam, anch’esso degli anni 20, che oltre alla musica faceva anche rumori, versi d’animali, risate, eccetera.
Oltre a Petitgand e ai due attori nominati prima, è facilmente riconoscibile, per chi ha visto “Il cielo sopra Berlino”, l’attore Lajos Kovacs: erail maestro al trapezio di Solveig Dommartin, e qui appare come lottatore e come forzuto-equilibrista. Rüdiger Vogler, protagonista di tanti film di Wenders, appare brevemente anche qui, in equilibrio precario su un velocipede.
Per concludere, metto qui i nomi delle due bambine che fanno la “danza delle contadine italiane”: Wiebke Bayer, Larissa H. Gomez. Chi ha visto il film capirà benissimo perché...




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