venerdì 5 novembre 2010

Così lontano così vicino ( V )

Così lontano così vicino (Faraway, so close! / In weiter Ferne, so nah!) (1993) Regia: Wim Wenders Soggetto e sceneggiatura: Wim Wenders, Ulrich Zieger, Richard Reitinger Dialoghi: Ulrich Zieger Fotografia: Jürgen Jürges Montaggio: Peter Przygodda Musica: Laurent Petitgand Canzoni: Laurie Anderson, Jane Siberry, Simon Bonney, Lou Reed, Herbert Grönemeyer, U2, Johnny Cash, The House of Love, Nick Cave. Suono: Günther Kortwich Scenografia: Albrecht Konrad Costumi: Esther Walz Interpreti: Otto Sander, Bruno Ganz, Horst Buchholz, Nastassja Kinski, Peter Falk, Heinz Rühmann, Solveig Dommartin, Rüdiger Vogler, Willem Dafoe, Michail Gorbaciov, Lou Reed, Henri Alekan, Louis Cochet, Tom Farell, Marijam Agischewa, Monika Hansen, Hanns Zischler Durata originale 146'

Quando Cassièl scopre che il suo "padrone" è un trafficante d'armi, si ribella.
- Servire, finalmente servire... E' la strada giusta, Rafaela. Oggi ricomincio da capo. (...) Come ho potuto ingannarmi così, Rafaela? Come ho potuto essere così cieco? Dunque è possibile precipitare all'inferno senza aver voluto il male, e soprattutto senza aver conosciuto il male... E se uno lo riconosce, il male, cosa deve fare? Sfuggirlo? Aiutami ad uscire, Rafaela, fammi tornare alla luce... Adesso voglio sfruttare il tempo. Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora. Niente dovrà distrarmi, niente dovrà interferire o mettermi i bastoni fra le ruote, se solo riesco ad uscire di qui...
Cassièl fugge attraverso i sotterranei, come Orson Welles nel “Terzo Uomo”: ma qui è lui l’elemento positivo, il Bene. Questo è il momento in cui esce dal tombino, nella pista dell’aeroporto; andrà a recuperare i suoi amici e cercherà di mettere i bastoni fra le ruote ai trafficanti d’armi. Può sembrare uno sviluppo narrativo poco credibile, ma non è un particolare inventato: nel suo commento, Wim Wenders spiega che alla dissoluzione dell’URSS e della Germania Est il traffico di armi e di materiale pornografico erano un business impressionante. All’est volevano le cassette porno, che venivano ripagate con armi: le armi del Patto di Varsavia, soprattutto i kalashnikov, venivano via per poco...
Quando tutto sembra a posto, è il Tempo, Emit Flesti, che avverte Cassièl che le cose non stanno andando bene, e che dovrà salvare i suoi amici dalle minacce del Male. Il Tempo porta Cassièl in moto verso la chiatta:
- Voglio spiegarti un paio di cose. Il tempo fugge, questa è la prima cosa. Per gli ambigui il tempo è ambiguo, per gli eroi il tempo è eroico, per le puttane il tempo è solo un altro giochetto. Se sei gentile il tuo tempo è gentile, se vai di fretta il tempo vola via. Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone; il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo, e gli assassini del tempo. Il tempo è senza tempo, questa è la seconda cosa. Sei tu l'orologio, Cassièl.
E' da antologia la sequenza in cui Dafoe-Time Itself ferma la ruota nel meccanismo della grande chiusa - il Tempo - e poi la fa ripartire. Nel corso dell’azione Cassièl muore, per salvare una seconda volta la stessa bambina dell'inizio: ma non è un finale triste, ritornerà da dove è venuto, tra gli angeli, con Rafaela ad accoglierlo.
Dal finale, mi segno qualche frase (non perfetta, a memoria):
- Ci credete così lontani, eppure siamo così vicini... Non siamo il messaggio, siamo i messaggeri. Il messaggio è l'amore. Noi non siamo niente, voi siete tutto per noi; ci lasciate vedere con i vostri occhi.
Rimangono molte altre cose da dire, provo a metterle qui in ordine sparso.
- La chiatta si chiama Alekhan, dal nome del direttore della fotografia di “Il cielo sopra Berlino” e di tanti magnifici film del passato, come “La bella e la bestia” di Jean Cocteau. Ed è proprio Henri Alekhan il capitano del battello, e al suo fianco c’è Louis Cochet suo assistente. Non è lui il direttore della fotografia in questo film: Wenders dice che lo avrebbe fatto volentieri, ma le assicurazioni non si prendono carico dei Maestri ottantenni, e così è stata inventata questa simpatica comparsata, per il piacere di riavere ugualmente sul set i due maestri francesi. Sul retro della barca, nel finale, si legge Plaue H. : ma non so cosa significhi.

- La mostra nazista sull’arte degenerata, riproposta a Berlino nel periodo in cui fu girato il film, ma con ben altri intenti. Cassièl vi si aggira sconvolto: lui c’era, anche alla prima mostra, e ricorda benissimo. Il dipinto di Max Beckmann è “La caduta dell’angelo” e Sander rifà Munch.
- Per chi ama la musica rock (e dintorni) ci sono molto motivi per vedere questo film, come le esibizioni live di Lou Reed, Nick Cave, e tanti altri.
- Su un volantino appeso vicino al Museo: ZEIT IST KUNST, il Tempo è Arte. Wenders dice che era già lì quando hanno iniziato le riprese, io direi che è stato messo apposta.
- La scena finale si svolge in un set davvero inusuale: un “ascensore per navi”, prodigio d’ingegneria, che serve per sollevare le navi e far loro superare un dislivello di 50 metri (anche per le navi molto grosse) su uno dei tanti canali di Berlino. “Berlino ha più canali di Venezia”, dice Wenders: tutti navigabili, a Berlino si può arrivare per nave da ogni parte d’Europa.
- Sul set tutti gli attori dicono che credono negli angeli, chi più chi meno convinto. Uno dei pochi a dire di no è Rüdiger Vogler: “Lo dicono per gentilezza verso gli intervistati, perché questo è un film sugli angeli...Credo agli angeli solo nei film e nelle storie, non nella vita reale.”
Gianni Canova sul Corriere della Sera, all’uscita del film nel gennaio 1994, scriveva: «Non è un bel film, “Così lontano così vicino”; è però, indiscutibilmente, un buon film, cioè un esempio di cinema in cui la bellezza è prima di tutto morale. (...)». Sottoscrivo, mi limito solo a dire che “Così lontano così vicino” è anche un bel film, anche se non ben riuscito; soprattutto, è difficile collegare tra loro le varie scene, tante cose si capiscono solo dopo essersele studiate bene, e non sempre si ha il tempo e la voglia di farlo. Direi che è questo il vero limite del film, l’abbondanza (anzi, la sovrabbondanza) delle idee e delle storie da seguire. Forse questo non è un film solo, forse siamo davanti a tre o quattro film mescolati insieme...
E forse gli angeli di Wenders guardano la nostra vita registrata, come il protagonista dell’Invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares. Ed è forse per questo che non possono intervenire; la differenza è che a loro – a differenza del protagonista del libro dello scrittore argentino - può capitare di raggiungere la persona amata, come la Faustine sull’isola del dottor Morel. Ed è per questo che vanno avanti e indietro nel tempo, e che sanno tutto di noi: possono avvolgere e riavvolgere, far scorrere, rivedere ogni momento. Al Tempo, e a chi gli è vicino, tutto questo è concesso ed è possibile.

2 commenti:

Marisa ha detto...

"(...)Si dice che gli Angeli, spesso, non sanno
se vanno tra i vivi o tra i morti.
L'eterna corrente sempre trascina con sé
per i due regni ogni età, e in entrambi
la voce più forte è la sua.(...)"
R.M.Rilke, I° Elegia

Non ti avevo ancora mandato questi versi di Rilke, ma ora mi sembrano essenziali per concludere il tuo discorso sugli Angeli e sul loro modo di guardare la vita dal di fuori, da quel senza tempo che è la loro dimensione.

Giuliano ha detto...

Sembra un paradosso, ma è molto più facile parlare di questo secondo film, rispetto a Il cielo sopra Berlino. Forse perché è meno bello, forse perché qui ci sono più dialoghi - per esempio, avevo provato a trascrivere i versi che recitano Bruno Ganz e il morente (..le isole di Tristan de Cunha...), ma scritto non significa quasi niente, mentre nel film ha un grande impatto emotivo.
E' per questo che ho lasciato da parte la poesia, "Così lontano così vicino" è un film in prosa, e non ho ritoccato i miei post ormai vecchi di almeno tre anni.
Però ho fatto male a dimenticarmi di Rilke, almeno in chiusura! Grazie per essertene ricordata
:-)