lunedì 15 novembre 2010

Una lezione d'amore ( I )

EN LEKTION I KARLEK (UNA LEZIONE D'AMORE, 1954). Regia, soggetto e sceneggiatura: Ingmar Bergman. Fotografia: Martin Bodin e Bengt Nordwall. Musica: Dag Wirén. Scenografia: P. A. Lundgren. Interpreti: Gunnar Björnstrand (dottor David Erneman), Eva Dahlbeck (Marianne), Harriet Andersson (Nix), Yvonne Lombard (Suzanne), Ake Grönberg (Carl-Adam, lo scultore), Olof Winnerstrand (il nonno), Renée Björling (la nonna), John Elfstroem (Sam ), Birgitte Reimer (Lisa), Dagmar Ebbesen (suor Lisa), Sigge Fürst (il pastore), Helge Hagerman (il viaggiatore). Produzione: Helge Hagerman per la Svenskfilmindustri.. Durata: 96 minuti

Il film comincia con Gunnar Björnstrand (nelle vesti di un ginecologo) che “scarica” la sua giovane amante; più avanti sapremo che sta cercando di recuperare il suo matrimonio, perché è ancora molto innamorato di sua moglie (Eva Dahlbeck).
Ma prima, sui titoli di testa, c’è un carillon molto bello: nelle commedie di Bergman (e nel Flauto Magico di Mozart) c’è sempre un carillon, un orologio meccanico, un congegno ad orologeria più o meno buffo. Questo qui è proprio bello, e vale la pena di fermarsi a guardarlo: riapparirà alla fine, questo lo si può dire senza rovinare la sorpresa.
Prima dei quarant’anni, Ingmar Bergman firma infatti diverse commedie, tutte belle e piacevoli. La più bella è probabilmente “Sorrisi di una notte d’estate”, ma anche “Donne in attesa” e “Una lezione d’amore” sono molto ben fatte e molto ben recitate, e con parecchie sorprese nei dialoghi e negli argomenti trattati. E’ solo verso gli anni ’60, da “Il settimo sigillo” in avanti, che Bergman comincia a diventare sempre più serio.
Nei suoi libri, Bergman ironizza volentieri su queste commedie, minimizza, parla d’altro. In sostanza, dice di averle girate perché aveva bisogno di soldi e di affermarsi al botteghino: capisco l’argomento, ma non sono molto d’accordo perché Bergman con la commedia brillante dimostra di saperci fare, sia come scrittore che come direttore. Nei suoi film degli anni ’50 troviamo dialoghi brillanti che stanno alla pari con quelli di Billy Wilder, spesso sono anche meglio; se fossero girati a Los Angeles o a New York e ci fossero Cary Grant e Audrey Hepburn o Tony Curtis e la Monroe si griderebbe al capolavoro, invece Bergman è vittima di luoghi comuni pesantissimi (i critici guardavano davvero i film di Bergman o uscivano appena cominciava il film, senza guardarlo?).
Personalmente, trovo Eva Dahlbeck impagabile; e la sua coppia con Gunnar Björnstrand (in almeno tre film di Bergman) è da antologia, imperdibile. Sono così bravi che si vede subito che Bergman li ha lasciati perfino improvvisare, nelle scene in cui sono insieme.
In particolare, questo film e “Donne in attesa” sono un’esplorazione nel mondo femminile: guardando “Donne in attesa” avevo preso nota degli evidenti richiami al tema antico della Dea Madre, ben presente anche nel Faust di Goethe, e qui non siamo da meno. Per esempio, questo dialogo, al minuto 12: siamo in macchina, e Björnstrand (che è ginecologo!) parla con il suo autista Sam
- Non credo che sia stato l’uomo ad essere creato per primo, bensì la donna.
- La fece il sabato, vero?
- Di prima mattina, col sole, quando il Signore era dell’umore migliore. Fu creata con la terra bagnata e con un soffio celeste nel nasino. Non credi?
- E il sabato sera lei si arrabbiò perché non sapeva con chi uscire...
- ...perciò Dio creò l’uomo, e lo fece subito dopo pranzo, nel mezzo di uno sbadiglio. Usò lo stesso stampo usato per la donna, ma l’uomo serviva solo a farle compagnia e perciò non ci perse troppo tempo.
- E la costola, allora?
- Ah, forse quella che ci manca scappò via un po’ più in basso.
- (ride) Forse anche Dio è donna.
- Sam, la donna è la vita stessa: con tutto ciò che comporta in delizie e in inganni. (...)
Sam sta portando Björnstrand alla stazione; ci arriveremo al minuto 16, quando Björnstrand riesce a salire sul treno per Copenhagen, di corsa; lì troverà la sua Eva, con la gag del venditore (che corteggia Eva), eccetera. Ma queste sono cose da vedere, non sto qui a raccontarle.
Al minuto 23, in flashback, vediamo il Dottore e sua figlia (Harriet Andersson) al tornio, ad impastare e lavorare argilla per fare vasi, nel laboratorio dello zio. Vasi di argilla, la terra, Adamo, la creazione, la “terra bagnata” cui si alludeva nel dialogo precedente.
Al minuto 26, di seguito: Nix (Harriet) e suo padre (Björnstrand). La ragazza racconta al padre, arrabbiatissima, di una sua amica che già si atteggia da donna, e fa la smorfiosa, e d’improvviso disprezza tutto quello che facevano loro due insieme. Nel corso del dialogo (che è tutto in flashback) Björnstrand apprende che sua moglie ha un amante a Copenhagen, nientemeno che il loro vecchio amico Carl-Adam.
- Odio Eva, la mamma e tutto il loro amoreggiare! Agiscono come mucche, come galline, come non so cosa...(...)
- E così vuoi vivere la tua vita?
- Sì, ho bisogno della solitudine.
- Per quanto si sia ansiosi di solitudine, col passare del tempo si scopre che non si può fare a meno del prossimo.
- E’ spaventoso.
- Oh no, non tanto.La vita nella sua forma migliore è un’enorme cooperativa.
- (molto arrabbiata) Ma l’amore è un’idiozia!
- Né l’amore né l’erotismo sono idiozie. Ma praticare l’erotismo è un’occupazione per babbuini.
- Allora tu sei un babbuino.
- Sì, è probabile.
- Tu ti disprezzi, vero?
- Sì, Nix, mi disprezzo e trovo tutto supremamente irrilevante.
- Trovi irrilevante ciò che succede a me, alla mamma, e anche a Pelle...
- Ora non più. Voi soli mi interessate.
(ed è davvero così, come vedremo nel corso del film)
Al minuto 29: Nix è seduta accanto a suo padre, all’aperto.
- Staremo qui tutta la notte?
- Sì, se vuoi...
- Io non riesco a dormire col chiaro di luna. (gli si stringe vicino)
- Nix, hai freddo?
(ma Nix si è già addormentata).
Al minuto 30, fine del flashback, marito e moglie sul treno (i due fanno finta di non conoscersi: un dialogo brillantissimo che sarebbe tutto da trascrivere)
- Caro dottore, non si sarà offeso?
- Conosco la filastrocca: un uomo non matura mai, non partorisce, ma gioca con le armi e altre cretinate. A parte la continuazione della specie, che la donna non può sbrigare da sola, l’uomo è un fattore trascurabile nel mondo femminile (...) senza rancore, riconosco la mia inferiorità.
Al minuto 42:
Lei: ...in definitiva, cos’è l’amore? una spasmodica smorfia ("grimace") che finisce in uno sbadiglio.
Lui (protesta): è una definizione cinica!
Lei: sono parole tue, caro David.
(segue il bacio “per scommessa”, davanti al venditore esterrefatto)
(continua)

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