Gosford Park (2001) Regia di Robert
Altman Soggetto di Bob Balaban Sceneggiatura di Julian Fellowes
Fotografia di Andrew Dunn Canzoni di Ivor Novello Musiche per il
film di Patrick Doyle Interpreti: Maggie Smith (Constance Trentham)
Michael Gambon (William McCordle ) Kristin Scott Thomas (Sylvia
McCordle) Camilla Rutherford (Isobel McCordle) Charles Dance (Raymond
Stockbridge) Geraldine Somerville (Louisa Stockbridge) Tom Hollander
(Anthony Meredith) Natasha Wightman (Lavinia Meredith) Jeremy Northam
(Ivor Novello ) Bob Balaban (Morris Weissman) James Wilby (Freddie
Nesbitt) Claudie Blakley (Mabel Nesbitt) Laurence Fox (Rupert
Standish) Trent Ford (Jeremy Blond ) Ryan Phillippe (Henry Denton)
Stephen Fry (Inspector Thompson) Ron Webster (Constable Dexter)
Kelly Macdonald (Mary Maceachran) Clive Owen (Robert Parks) Helen
Mirren (Mrs. Wilson) Eileen Atkins (Mrs. Croft) Emily Watson (Elsie)
Alan Bates (Jennings) Derek Jacobi (Probert )Richard E. Grant
(George) Jeremy Swift (Arthur) Sophie Thompson (Dorothy) Meg Wynn
Owen (Lewis) Adrian Scarborough (Barnes) Frances Low (Sarah) Joanna
Maude (Renee) Teresa Churcher (Bertha) Sarah Flind (Ellen) Finty
Williams (Janet) Emma Buckley (May) Lucy Cohu (Lottie) Laura Harling
(Ethel) Tilly Gerrard (Maud) Will Beer (Albert) Leo Bill (Jim)
Gregor HendersonBegg (Fred) John Atterbury (Merriman) Frank Thornton
(Mr. Burkett) Ron Puttock (Strutt) Adrian Preater (McCordle's Loader)
e molti altri. Durata: 137 minuti
"Gosford Park" è un film di
due ore abbondanti, evidentemente modellato sul Renoir di "La
regola del gioco", che si svolge nel 1932 in Inghilterra. E' un
altro dei grandi film corali di Robert Altman, con molti personaggi e
molti attori. Si inizia con l'arrivo in automobile alla grandiosa
villa di un Lord inglese, sotto la pioggia, di una giovane donna
(Kelly Macdonald) cameriera di un'anziana dama dell'aristocrazia
(Maggie Smith). Sulla strada incontrano Ivor Novello, unico
personaggio realmente esistito del film, interpretato da Jeremy
Northam. Novello è un attore inglese, a quel tempo all'apice del
successo con un film di Alfred Hitchcock, "The lodger",
uscito nel 1929. Novello è accompagnato da un americano,
interpretato da Bob Balaban (anche autore del soggetto e produttore
reale di "Gosford Park") presentato nel film come
"produttore di Charlie Chan", cioè di film di successo,
dei gialli ben congegnati ma piuttosto dozzinali. Due personaggi, tre
con Kelly Macdonald, che mal si adattano allo stile di vita della
nobiltà inglese. Molti sono gli invitati, vediamo gli ospiti e la
servitù, come nel film di Jean Renoir, e un po' alla volta verremo a
sapere che dietro la ricchezza del padrone di casa c'è tutta una
storia di bambini abbandonati, che si svelerà alla fine: il Lord
aveva l'abitudine di fare sesso con tutte le operaie giovani della
sua fabbrica. Se poi nascevano bambini, li mandava all'orfanotrofio:
questo è il terribile segreto accuratamente nascosto sotto opere di
filantropia. Ma tutto questo è solo una parte (molto importante, con
un finale toccante) di un film molto complesso e corale, con molti
personaggi. Scritto da Julian Fellowes, "Gosford Park"
nasce da un'idea di Bob Balaban e di Altman stesso.
La lista dei protagonisti è molto
lunga, metterei al primo posto Kelly Mac Donald (molto graziosa) che
è la cameriera di Maggie Smith (Lady Trentham) e molto importante è
anche Clive Owen (uno dei servitori ospiti) . Oltre a Bob Balaban (il
produttore americano), ci sono Alan Bates (il Lord), Charles Dance,
Derek Jacobi (il capo cameriere), Stephen Fry, Michael Gambon, Jeremy
Northam (Ivor Novello), Kristin Scott Thomas, Emily Watson, ed Helen
Mirren che è il vero centro dell'azione (ma lo si scoprirà solo nel
finale). Le musiche per il film sono di Patrick Doyle, nove canzoni
su dieci sono state veramente scritte di Ivor Novello, e cantate da
Jeremy Northam che lo interpreta; su youtube si possono trovare le
versioni originali e interpretazioni di altri cantanti, anche
importanti come il soprano Hilde Güden.
"Gosford Park" va visto,
raccontandolo si perderebbe molto e si rischierebbe di rovinare la
visione. Non è una visione facile, come in "Nashville" e
in molti altri film di Altman bisogna tenere in memoria molti
personaggi, ricordarsi cosa dicono e cosa succede loro; fa parte del
divertimento, mi viene da dire, ma so che molti sbuffano davanti a
film come questo e mi dispiace per loro.
Nel
libro- intervista "Altman racconta Altman" a cura di David
Thompson (ed. Feltrinelli 2012) a "Gosford Park" sono
dedicate sei o sette pagine, tutte da leggere; ne riporto qui qualche
estratto che può essere utile.
DAVID THOMPSON: Cosa ti ha
portato in Inghilterra a girare un film d'epoca?
ROBERT
ALTMAN: Conoscevo Bob Balaban da anni, lui è come un uomo del
Rinascimento, fa di tutto: l'attore, il produttore e il regista. Un
giorno mi chiese: "Perchè non facciamo qualcosa insieme?"
E io gli risposi: “Vuoi sapere una cosa, non ho mai fatto un film
giallo. Uno di quelli in cui tutti cercano di capire chi è il
colpevole, ambientato in una villa aristocratica, come Dieci piccoli
indiani: un giallo alla Agatha Christie. Mi piacerebbe fare una
puntata in quel genere, se troviamo qualcosa di fattibile”. Così
Bob si mise a leggere tutto quello che non era stato fatto di Agatha
Christie, ma alla fine mi disse: “E' tutto uguale, non c'è niente
di buono". Passò quindi a leggere cose più sconosciute dello
stesso periodo, ma non ebbe miglior fortuna. Allora gli dissi: "Beh,
è evidente che quello che cerchiamo non si trova là. (...) "
- Perchè hai inserito
personaggi americani, il produttore cinematografico e il suo giovane
compagno?
-
Avevo bisogno di una voce che in un certo senso fosse la mia voce,
che potesse reagire alle tradizioni e agli atteggiamenti che
avrebbero sorpreso me: perciò mi serviva un mio surrogato. La
presenza di questo produttore cinematografico della serie di Charlie
Chan mi aiutò a togliere al film quell'aria alla Merchant-Ivory/Jane
Austen. Mi permise di entrare in quell'ambiente. Non lo dico per
disprezzo a Merchant-Ivory, in realtà se non ci fossero stati i loro
film non avrei fatto neanche Gosford Park perchè sarebbe mancato il
punto di riferimento. Le prime persone a cui chiesi consiglio furono
Ismail Merchant e Ruth, che ci aiutarono moltissimo. (...)
- L'unico personaggio
realmente esistito era Ivor Novello. Perchè l'hai inserito nel
gruppo?
- E' l'unica persona vera
che abbiamo usato nel film. Stavo seduto alla mia scrivania, nella
biblioteca dove conservo tutte le ricerche che ho svolto in
trentacinque anni di attività, cercando di pensare a un modo per
introdurre nel film la musica di quel periodo senza dover far
dirigere un'orchestra a Georgie Stoll. E all'improvviso mi ricordai
di alcune ricerche che avevo condotto più di trent'anni prima per
The Chicken and the Hawk, il progetto mai realizzato sulla Prima
guerra mondiale, e vidi sugli scaffali un'infinità di materiale su
Ivor Novello. Tirai fuori tutto e lo esaminai, il periodo coincideva. Fu
così che aggiungemmo il personaggio di Ivor stando molto attenti
alla fedeltà storica: in questo modo anche i personaggi fittizi
acquisirono credibilità.
- La cosa significativa è
che non tutti i personaggi reagiscono nella stessa maniera di fronte
a lui.
- Beh, la gente snob non è
attratta da quella forma di intrattenimento! Invece il suo vero
pubblico era costituito dalla servitù del piano di sotto, che con
molta probabilità gli dava più lavoro: tra loro era più popolare
di Noel Coward. Il suo personaggio ci diede dunque quello che io
definisco un filo su cui stendere il bucato. Non era uno snob, la
madre faceva l'insegnante, ma era accettato dal gruppo perchè era un
intrattenitore, un divo del cinema. Era un po' come avere a cena
Bobby Darin.
- Come per gli altri tuoi
film popolati da un'infinità di personaggi, avevi in mente una guida
turistica?
- La
nostra filosofia era quella di raccontare la storia attraverso i
pettegolezzi del piano di sotto. Kelly Macdonald diventa la nostra
guida turistica. E' la cameriera di Maggie Smith, ed è
un'apprendista. Tutto è nuovo per lei: quindi noi vediamo le cose
mentre le vengono raccontate. Ogni volta che avevo bisogno di
spiegare qualcosa la chiamavo perchè la spiegassero a lei. E' il
filo che ci conduce dalla prima all'ultima scena. (...)
- Secondo te Gosford Park
è il ritratto di una società in declino?
- Il film è ambientato
nel novembre del 1932 durante la stagione di caccia, l'ultima prima
della caduta del Reichstag, che segnò anche la fine di quel mondo
costituito da un piano superiore e uno inferiore per la servitù a
contratto. La società si stava aprendo soprattutto alle donne, la
struttura sociale stava cambiando. Molto si doveva ai progressi nelle
comunicazioni e nei trasporti. Prima se una ragazza di quattordici
anni nasceva in un paesino e divideva il letto con quattro sorelle,
non aveva alcuna possibilità di studiare o di trovare un lavoro, e
se non si sposava entrava in servizio, in modo da poter avere una
certa sicurezza nella vita. Altrimenti andava a Londra a fare la
prostituta. Fino a dopo la Prima guerra mondiale non c’erano altre
scelte. Dopo la Seconda guerra mondiale, invece, questa forma di
servitù era sparita, anche se ne rimangono tracce ovunque. Abbiamo
esaminato centinaia di case nobili in cui quaranta servitori avevano
lavorato per gestire una famiglia di quattro persone.
- Prima che iniziassi le
riprese, nella pubblicità iniziale ci si riferiva al classico di
Jean Renoir del 1939, La regola del gioco, come a un precedente di
Gosford Park. Anche quel film si basava sul conflitto di classe e si
svolgeva durante un fine settimana in una residenza di campagna dove
i partecipanti si uniscono a una battuta di caccia.
-
Anche se partimmo dicendo che era Dieci piccoli indiani, in seguito
mi interessò che assomigliasse più alla Regola del gioco. (...)
Non
facevo che minare la trama, perchè quello che mi interessava di più
era l'atteggiamento dei personaggi. Quando il film uscì raccontai
senza farmi problemi che c'era un omicidio, perchè non volevo che il
pubblico passasse la prima ora al cinema chiedendosi cosa sarebbe
successo. Su un pubblico di duecento persone venti lo avrebbero
capito da sole e avrebbero commentato: "Oh, c'è questo tizio,
qui avviene questo e la quest'altro..." Non mi diedi molto da
fare per mascherare le cose. (...)
(dal
volume "Altman racconta Altman" a cura di David Thompson,
ed. Feltrinelli 2012)
Sul mio piano personale, nel ricordo
tendo a sovrapporre "Gosford Park" con "Quel che
resta del giorno" di Ivory, più che altro per la parte politica
e storica; in realtà i due film sono molto differenti nonostante
l'ambientazione storica simile. Ricordo a me stesso che il Lord
vicino ai nazisti non è in Altman, ma in Ivory, e che Altman in
"Gosford Park" racconta invece una storia di violenze sulle
operaie da parte del Lord proprietario della fabbrica, e di bambini
mandati in orfanotrofio.
Nel film si dice che
Ivor Novello, reduce dal grande successo di "The lodger"
con Hitchcock, era cugino di questo Lord; non so però se ci sia
qualcosa di vero, cioè se Novello fosse davvero parente di qualche
Lord (il Lord interpretato da Alan Bates è un personaggio
d'invenzione).
Dal film di Altman è
stato tratto uno sceneggiato tv in più puntate, scritto da Julian
Fellowes (autore della sceneggiatura del film originale). Temo che il
disegno di Altman sia andato perso; non ho visto lo sceneggiato tv ma
se gli autori hanno preso tanti soldi sono ovviamente contento per loro.
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com)
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