martedì 1 ottobre 2019

Gosford Park


 
Gosford Park (2001) Regia di Robert Altman Soggetto di Bob Balaban Sceneggiatura di Julian Fellowes Fotografia di Andrew Dunn Canzoni di Ivor Novello Musiche per il film di Patrick Doyle Interpreti: Maggie Smith (Constance Trentham) Michael Gambon (William McCordle ) Kristin Scott Thomas (Sylvia McCordle) Camilla Rutherford (Isobel McCordle) Charles Dance (Raymond Stockbridge) Geraldine Somerville (Louisa Stockbridge) Tom Hollander (Anthony Meredith) Natasha Wightman (Lavinia Meredith) Jeremy Northam (Ivor Novello ) Bob Balaban (Morris Weissman) James Wilby (Freddie Nesbitt) Claudie Blakley (Mabel Nesbitt) Laurence Fox (Rupert Standish) Trent Ford (Jeremy Blond ) Ryan Phillippe (Henry Denton) Stephen Fry (Inspector Thompson) Ron Webster (Constable Dexter) Kelly Macdonald (Mary Maceachran) Clive Owen (Robert Parks) Helen Mirren (Mrs. Wilson) Eileen Atkins (Mrs. Croft) Emily Watson (Elsie) Alan Bates (Jennings) Derek Jacobi (Probert )Richard E. Grant (George) Jeremy Swift (Arthur) Sophie Thompson (Dorothy) Meg Wynn Owen (Lewis) Adrian Scarborough (Barnes) Frances Low (Sarah) Joanna Maude (Renee) Teresa Churcher (Bertha) Sarah Flind (Ellen) Finty Williams (Janet) Emma Buckley (May) Lucy Cohu (Lottie) Laura Harling (Ethel) Tilly Gerrard (Maud) Will Beer (Albert) Leo Bill (Jim) Gregor HendersonBegg (Fred) John Atterbury (Merriman) Frank Thornton (Mr. Burkett) Ron Puttock (Strutt) Adrian Preater (McCordle's Loader) e molti altri. Durata: 137 minuti

"Gosford Park" è un film di due ore abbondanti, evidentemente modellato sul Renoir di "La regola del gioco", che si svolge nel 1932 in Inghilterra. E' un altro dei grandi film corali di Robert Altman, con molti personaggi e molti attori. Si inizia con l'arrivo in automobile alla grandiosa villa di un Lord inglese, sotto la pioggia, di una giovane donna (Kelly Macdonald) cameriera di un'anziana dama dell'aristocrazia (Maggie Smith). Sulla strada incontrano Ivor Novello, unico personaggio realmente esistito del film, interpretato da Jeremy Northam. Novello è un attore inglese, a quel tempo all'apice del successo con un film di Alfred Hitchcock, "The lodger", uscito nel 1929. Novello è accompagnato da un americano, interpretato da Bob Balaban (anche autore del soggetto e produttore reale di "Gosford Park") presentato nel film come "produttore di Charlie Chan", cioè di film di successo, dei gialli ben congegnati ma piuttosto dozzinali. Due personaggi, tre con Kelly Macdonald, che mal si adattano allo stile di vita della nobiltà inglese. Molti sono gli invitati, vediamo gli ospiti e la servitù, come nel film di Jean Renoir, e un po' alla volta verremo a sapere che dietro la ricchezza del padrone di casa c'è tutta una storia di bambini abbandonati, che si svelerà alla fine: il Lord aveva l'abitudine di fare sesso con tutte le operaie giovani della sua fabbrica. Se poi nascevano bambini, li mandava all'orfanotrofio: questo è il terribile segreto accuratamente nascosto sotto opere di filantropia. Ma tutto questo è solo una parte (molto importante, con un finale toccante) di un film molto complesso e corale, con molti personaggi. Scritto da Julian Fellowes, "Gosford Park" nasce da un'idea di Bob Balaban e di Altman stesso.


La lista dei protagonisti è molto lunga, metterei al primo posto Kelly Mac Donald (molto graziosa) che è la cameriera di Maggie Smith (Lady Trentham) e molto importante è anche Clive Owen (uno dei servitori ospiti) . Oltre a Bob Balaban (il produttore americano), ci sono Alan Bates (il Lord), Charles Dance, Derek Jacobi (il capo cameriere), Stephen Fry, Michael Gambon, Jeremy Northam (Ivor Novello), Kristin Scott Thomas, Emily Watson, ed Helen Mirren che è il vero centro dell'azione (ma lo si scoprirà solo nel finale). Le musiche per il film sono di Patrick Doyle, nove canzoni su dieci sono state veramente scritte di Ivor Novello, e cantate da Jeremy Northam che lo interpreta; su youtube si possono trovare le versioni originali e interpretazioni di altri cantanti, anche importanti come il soprano Hilde Güden.

 
"Gosford Park" va visto, raccontandolo si perderebbe molto e si rischierebbe di rovinare la visione. Non è una visione facile, come in "Nashville" e in molti altri film di Altman bisogna tenere in memoria molti personaggi, ricordarsi cosa dicono e cosa succede loro; fa parte del divertimento, mi viene da dire, ma so che molti sbuffano davanti a film come questo e mi dispiace per loro.


Nel libro- intervista "Altman racconta Altman" a cura di David Thompson (ed. Feltrinelli 2012) a "Gosford Park" sono dedicate sei o sette pagine, tutte da leggere; ne riporto qui qualche estratto che può essere utile.
DAVID THOMPSON: Cosa ti ha portato in Inghilterra a girare un film d'epoca?
ROBERT ALTMAN: Conoscevo Bob Balaban da anni, lui è come un uomo del Rinascimento, fa di tutto: l'attore, il produttore e il regista. Un giorno mi chiese: "Perchè non facciamo qualcosa insieme?" E io gli risposi: “Vuoi sapere una cosa, non ho mai fatto un film giallo. Uno di quelli in cui tutti cercano di capire chi è il colpevole, ambientato in una villa aristocratica, come Dieci piccoli indiani: un giallo alla Agatha Christie. Mi piacerebbe fare una puntata in quel genere, se troviamo qualcosa di fattibile”. Così Bob si mise a leggere tutto quello che non era stato fatto di Agatha Christie, ma alla fine mi disse: “E' tutto uguale, non c'è niente di buono". Passò quindi a leggere cose più sconosciute dello stesso periodo, ma non ebbe miglior fortuna. Allora gli dissi: "Beh, è evidente che quello che cerchiamo non si trova là. (...) "

 

- Perchè hai inserito personaggi americani, il produttore cinematografico e il suo giovane compagno?
- Avevo bisogno di una voce che in un certo senso fosse la mia voce, che potesse reagire alle tradizioni e agli atteggiamenti che avrebbero sorpreso me: perciò mi serviva un mio surrogato. La presenza di questo produttore cinematografico della serie di Charlie Chan mi aiutò a togliere al film quell'aria alla Merchant-Ivory/Jane Austen. Mi permise di entrare in quell'ambiente. Non lo dico per disprezzo a Merchant-Ivory, in realtà se non ci fossero stati i loro film non avrei fatto neanche Gosford Park perchè sarebbe mancato il punto di riferimento. Le prime persone a cui chiesi consiglio furono Ismail Merchant e Ruth, che ci aiutarono moltissimo. (...)
 

 

- L'unico personaggio realmente esistito era Ivor Novello. Perchè l'hai inserito nel gruppo?
- E' l'unica persona vera che abbiamo usato nel film. Stavo seduto alla mia scrivania, nella biblioteca dove conservo tutte le ricerche che ho svolto in trentacinque anni di attività, cercando di pensare a un modo per introdurre nel film la musica di quel periodo senza dover far dirigere un'orchestra a Georgie Stoll. E all'improvviso mi ricordai di alcune ricerche che avevo condotto più di trent'anni prima per The Chicken and the Hawk, il progetto mai realizzato sulla Prima guerra mondiale, e vidi sugli scaffali un'infinità di materiale su Ivor Novello. Tirai fuori tutto e lo esaminai, il periodo coincideva. Fu così che aggiungemmo il personaggio di Ivor stando molto attenti alla fedeltà storica: in questo modo anche i personaggi fittizi acquisirono credibilità.
- La cosa significativa è che non tutti i personaggi reagiscono nella stessa maniera di fronte a lui.
- Beh, la gente snob non è attratta da quella forma di intrattenimento! Invece il suo vero pubblico era costituito dalla servitù del piano di sotto, che con molta probabilità gli dava più lavoro: tra loro era più popolare di Noel Coward. Il suo personaggio ci diede dunque quello che io definisco un filo su cui stendere il bucato. Non era uno snob, la madre faceva l'insegnante, ma era accettato dal gruppo perchè era un intrattenitore, un divo del cinema. Era un po' come avere a cena Bobby Darin.
 

 

- Come per gli altri tuoi film popolati da un'infinità di personaggi, avevi in mente una guida turistica?
- La nostra filosofia era quella di raccontare la storia attraverso i pettegolezzi del piano di sotto. Kelly Macdonald diventa la nostra guida turistica. E' la cameriera di Maggie Smith, ed è un'apprendista. Tutto è nuovo per lei: quindi noi vediamo le cose mentre le vengono raccontate. Ogni volta che avevo bisogno di spiegare qualcosa la chiamavo perchè la spiegassero a lei. E' il filo che ci conduce dalla prima all'ultima scena. (...)
 



- Secondo te Gosford Park è il ritratto di una società in declino?
- Il film è ambientato nel novembre del 1932 durante la stagione di caccia, l'ultima prima della caduta del Reichstag, che segnò anche la fine di quel mondo costituito da un piano superiore e uno inferiore per la servitù a contratto. La società si stava aprendo soprattutto alle donne, la struttura sociale stava cambiando. Molto si doveva ai progressi nelle comunicazioni e nei trasporti. Prima se una ragazza di quattordici anni nasceva in un paesino e divideva il letto con quattro sorelle, non aveva alcuna possibilità di studiare o di trovare un lavoro, e se non si sposava entrava in servizio, in modo da poter avere una certa sicurezza nella vita. Altrimenti andava a Londra a fare la prostituta. Fino a dopo la Prima guerra mondiale non c’erano altre scelte. Dopo la Seconda guerra mondiale, invece, questa forma di servitù era sparita, anche se ne rimangono tracce ovunque. Abbiamo esaminato centinaia di case nobili in cui quaranta servitori avevano lavorato per gestire una famiglia di quattro persone.
- Prima che iniziassi le riprese, nella pubblicità iniziale ci si riferiva al classico di Jean Renoir del 1939, La regola del gioco, come a un precedente di Gosford Park. Anche quel film si basava sul conflitto di classe e si svolgeva durante un fine settimana in una residenza di campagna dove i partecipanti si uniscono a una battuta di caccia.
- Anche se partimmo dicendo che era Dieci piccoli indiani, in seguito mi interessò che assomigliasse più alla Regola del gioco. (...)
Non facevo che minare la trama, perchè quello che mi interessava di più era l'atteggiamento dei personaggi. Quando il film uscì raccontai senza farmi problemi che c'era un omicidio, perchè non volevo che il pubblico passasse la prima ora al cinema chiedendosi cosa sarebbe successo. Su un pubblico di duecento persone venti lo avrebbero capito da sole e avrebbero commentato: "Oh, c'è questo tizio, qui avviene questo e la quest'altro..." Non mi diedi molto da fare per mascherare le cose. (...)
(dal volume "Altman racconta Altman" a cura di David Thompson, ed. Feltrinelli 2012)

 
Sul mio piano personale, nel ricordo tendo a sovrapporre "Gosford Park" con "Quel che resta del giorno" di Ivory, più che altro per la parte politica e storica; in realtà i due film sono molto differenti nonostante l'ambientazione storica simile. Ricordo a me stesso che il Lord vicino ai nazisti non è in Altman, ma in Ivory, e che Altman in "Gosford Park" racconta invece una storia di violenze sulle operaie da parte del Lord proprietario della fabbrica, e di bambini mandati in orfanotrofio.
Nel film si dice che Ivor Novello, reduce dal grande successo di "The lodger" con Hitchcock, era cugino di questo Lord; non so però se ci sia qualcosa di vero, cioè se Novello fosse davvero parente di qualche Lord (il Lord interpretato da Alan Bates è un personaggio d'invenzione).
Dal film di Altman è stato tratto uno sceneggiato tv in più puntate, scritto da Julian Fellowes (autore della sceneggiatura del film originale). Temo che il disegno di Altman sia andato perso; non ho visto lo sceneggiato tv ma se gli autori hanno preso tanti soldi sono ovviamente contento per loro.



 
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com)

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